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Autore: DavidMac93    11/12/2015    3 recensioni
C'è una bella differenza tra tirare con l'arco per uccidere nemici e farlo per assaporare la bellezza unica del volo di una freccia. Non importa dove andrà ad impattare, quello che conta è che per qualche istante ha volato, tenendoti il fiato sospeso, caricando l'atmosfera di magia. Il nostro caro Link sta per capire proprio questo, la grande differenza tra tirare per prenderci e tirare per tirare.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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DavidMac è tornato.
Dopo l'ultimo semestre di laurea triennale.
Dopo aver sopportato alcuni compagni di corso tremendi.
Dopo aver scritto pagine e pagine di formule matematiche.
Dopo essere sopravvissuto riuscendo a prendere il famoso pezzo di carta.
Dopo essere finalmente diventato dottore in ingegneria meccanica.
Dopo aver cambiato sede universitaria.
Dopo aver iniziato gli ultimi due anni di studi.
Infine, DavidMac è tornato.
E questa storia è per voi.

 

La freccia perfetta

 

Era un tranquillo pomeriggio come tanti altri. Il sole splendeva nel cielo terso di Hyrule, scaldando l'animo delle persone con il tepore dei suoi raggi. Era una giornata perfetta, la temperatura mite e la lieve brezza che si insinuava tra i vedi monti di Tauro invogliavano chiunque a passare qualche ora all'aria aperta, compreso qualcuno di nostra conoscenza.

Link aveva appena terminato il lavoro alla fattoria ma, prima di tornarsene a casa, negli ultimi tempi aveva preso l'abitudine di trattenersi nel grande prato in cui solevano brucare le capre per dedicarsi ad una delle sue attività preferite. Non poteva non approfittare di una giornata del genere, così decise di scoccare qualche freccia finché la luce crepuscolare non si sarebbe fatta troppo tenue, cedendo lentamente il passo alla notte.

Aveva sistemato un bersaglio di paglia compatta a ridosso di uno dei ripidi pendii che abbracciavano l'ampia radura, in modo che eventuali frecce fuori bersaglio impattassero sulla terra, evitando così di rompersi o di diventare pericolose per qualcuno. Naturalmente, quando glielo aveva chiesto, Fad non aveva avuto nulla da ridire.

 

A Tauro, si sa, ci si conosce tutti, come spesso capita in villaggi di pochi abitanti. Non era raro che quando ci si incontrava si chiacchierasse, aggiornandosi sulle ultime novità. Fu proprio in questo modo che Moy venne a sapere degli allenamenti di Link. Egli era sì un grande maestro di spada, ma aveva avuto anche diverse esperienze nel settore arcieristico, soprattutto durante la sua formazione all'accademia di Hyrule.

Non avendo mai avuto l'occasione di osservare da vicino il ragazzo in azione con l'arco, quel pomeriggio Moy decise di andare a fargli visita. Il tramonto era ancora lontano quando varcò l'ingresso della fattoria. Link, che non se lo aspettava, accolse il maestro di spada con gioia:

«Buonasera, carissimo! Già finito con gli allenamenti per oggi?»

«Buonasera a te! Ma sì, sto lavorando per perfezionare alcuni aspetti tecnici e mi sto concentrando specialmente su un paio di colpi particolarmente insidiosi. È meglio non esagerare, sai, non sono più il giovincello di una volta, così ho pensato di riporre le armi per venire a vedere come te la cavi con l'arco. Fad mi ha molto incuriosito.»

«Dai, smettila di dire così, sei sempre in gamba con la spada» rispose Link. «Non mi hai mai visto tirare? Rimedio subito!»

Il ragazzo estrasse una freccia dalla faretra, la poggiò sul piatto di finestra e la incoccò, poi tese la corda portandosi la mano all'altezza del viso. Dopodiché rilasciò. La freccia partì fendendo l'aria, conficcandosi nella paglia esattamente al centro. Tutto questo accadde in pochissimi istanti, l'azione fu talmente rapida che Moy non fece in tempo a vedere il volo della freccia. Non commentò, così Link ripeté l'azione un'altra volta. Di nuovo centro. Poi ancora ed ancora, finche non vuotò l'intera faretra sul bersaglio. Tutte le frecce avevano colpito la zona centrale, formando una rosata strettissima.

«Allora» domandò il ragazzo, «cosa ne pensi?»

Moy era impressionato dalla sua velocità, ma al tempo stesso gli sorsero anche molti interrogativi. Avrebbe voluto dire tante cose, ma per il momento si limitò a rispondere:

«Hai senz'altro una grande mira. Ti aiuto a recuperare e poi, se non ti dispiace, vorrei osservarti per un po'. Fai come se io non ci fossi.»

Link proseguì l'allenamento. Sembrava una macchina, ripeteva sempre la stessa azione con una velocità impressionante e non sbagliava un colpo.

Moy naturalmente si era aspettato una precisione simile dopo tutte le battaglie combattute, ma allo stesso tempo uno dei suoi sospetti più grandi era diventato una certezza: avendo sempre usato l'arco come arma contro i nemici, in Link era profondamente radicata l'idea del tiro per difesa, per sopravvivenza. I suoi bersagli erano stati mostri da abbattere e guai a sbagliare. Ma non esisteva solo questo: al ragazzo era completamente ignota un'altra dimensione del tiro con l'arco, molto più bella. Era un peccato che lui non la conoscesse, così il maestro di spada decise sul momento che avrebbe provato a fargliela scoprire.

Link aveva nuovamente esaurito le frecce in faretra, così andò a recuperarle. Moy lo lasciò fare, ma quando tornò nella sua posizione di tiro lo fermò:

«Osservandoti ho notato che sei estremamente rapido. So bene che hai combattuto diverse battaglie e questo è il modo in cui ti sei abituato, ma... Riesci a goderti il tiro?»

«In che senso?»

«Voglio dire, quando scocchi una freccia la osservi mentre vola? Riesci a seguirne la traiettoria, ad assaporarla?»

«In realtà no, quando tiro penso solo a prendere il bersaglio. La freccia la vedo quando carico, poi sparisce e ricompare solo quando è arrivata a destinazione.»

«Probabilmente ti sembrerà che io stia parlando di cose assurde, ma sarebbe bello se tu provassi a mettere in pratica quello che sto per dirti: rallenta, fai dei respiri profondi, due, tre, rilassa i muscoli e senti la trazione sui dorsali. Dimenticati del bersaglio, pensa all'esecuzione del movimento, ad ogni gesto che fai, uno dopo l'altro. Da quando estrai la freccia dalla faretra fino a quando non la scocchi. E soprattutto: guardala lungo tutto il volo, goditela!»

Link non era sicuro di aver capito ciò che Moy intendeva dire, ma decise ugualmente di provare a seguire il suo consiglio. Estrasse una freccia dalla faretra e la incoccò. Fece un paio di respiri profondi ma molto rapidi, poi subito tese la corda e in un lampo rilasciò la freccia che colpì di nuovo il centro. Ne tirò altre tre o quattro, dopodiché il maestro di spada gli domandò:

«Stai riuscendo a seguirla?»

«In realtà no. Mi sembra di essere lentissimo rispetto a prima, ma non riesco a vederla. Secondo me è perché questo arco è troppo potente e la fa viaggiare troppo veloce.»

Moy si lasciò sfuggire un sorriso:

«Può essere» disse, anche se era convinto del contrario. «Però non pensare solo alla respirazione: anche nel tendere la corda, esegui il movimento lentamente e dopo aver caricato stai fermo almeno un secondo. Rilascia solo alla fine. Vedrai, se riuscirai a farlo ti cambierà completamente la percezione del tiro.»

Link era sempre più confuso. Gli sembrava tutto assurdo ma si fidava molto di Moy, per cui decise di riprovare a fare come gli veniva suggerito. Incoccò una nuova freccia, inspirò profondamente e poi di colpo svuotò i polmoni. Tese la corda, più lentamente rispetto a prima ma in modo estremamente innaturale, quasi a scatti. Altrettanto innaturalmente si sforzò di rimanere in trazione più a lungo, quanto bastò per vedersi le braccia iniziare a tremare e costringerlo a rilasciare quando non voleva. La freccia partì bassissima e si conficcò nel terreno una spanna al di sotto del paglione.

«Adesso sì che stai provando a cambiare seriamente» commentò Moy. «Ti ho messo in testa un bel po' di dubbi, vero? Meglio che per ora ti lasci in pace. Se hai bisogno di qualcosa, qualunque cosa, sai dove trovarmi. Non ti arrendere anche se all'inizio ti demoralizzerai.»

Link salutò il maestro e, contrariamente a ciò che aveva detto, in quel momento era eccitatissimo per le novità, così decise di continuare a tirare altre frecce, sparpagliandole ovunque. Proseguì fin quando non fu costretto a tornare a casa per il buio e quando fu il momento se ne andò di malavoglia.

 

Nei giorni successivi il ragazzo continuò sulla strada che Moy gli aveva suggerito di intraprendere. Era un percorso lungo e difficile, cambiare le abitudini è un'ardua impresa, tanto più se con il vecchio metodo ottenevi degli ottimi risultati che il nuovo, almeno per il momento, non dà. Si allenò per giorni, settimane, cercando di dimenticare la vecchia tecnica, ma più di una volta si fece vincere da pensieri del tipo "ma chi me lo fa fare?". Spesso, quindi, ricadde accidentalmente nelle vecchie abitudini.

Era passato ormai qualche mese dalla prima visita di Moy. Come gli era stato predetto si era demoralizzato tantissimo, non riusciva a capire come uscire da quel dilemma. Ogni tanto era andato a casa del maestro per parlarne, ma quel giorno fu costretto a chiedergli di assisterlo sul campo perché sentiva di non potercela fare da solo. Era qualcosa che andava al di là della propria comprensione.

«Prima di tutto mostrami quello che sai fare.»

La prima cosa che Link fece, questa volta, non fu caricare la freccia. Si posizionò con il corpo e osservò attentamente il bersaglio, focalizzando la sua attenzione su un punto mentre inspirava ed espirava profondamente. Solo allora incoccò una freccia e tese la corda lentamente, in modo fluido e armonioso. Rimase fermo al massimo della trazione per qualche istante, questa volta senza tremolii fastidiosi che lo disturbassero. Poi le sue dita si aprirono, indice e medio liberarono il pollice dal quale la corda scivolò via, ma la freccia colpì il paglione in un punto qualunque.

«Vedi?» sbuffò Link, delusissimo. «Mi sembra sempre di fare tutto come si deve e poi il risultato è questo. Mi sembra di essere un principiante che deve ancora imparare da zero, non è possibile!»

«La tecnica l'hai aggiustata benissimo, quella c'è ed è già tanto» lo rassicurò Moy. «Il passo che ti manca da fare è più, diciamo... raffinato. Non c'è nulla di tecnico o di razionale da aggiungere, devi semplicemente prendere fiducia nell'arco. Tu finora ti sei servito di lui, lascia che questa volta sia lui a dirti come vuole essere usato.»

Link strabuzzò gli occhi.

«Sì, lo so, è incomprensibile all'inizio. Vedi, l'arco... non è un semplice pezzo di legno con una corda che serve per tirare frecce. È un oggetto vivo, ha una sua anima. Un bravo arciere non è quello che fa sempre centro, ma colui che entra in armonia con l'arco, lo fa diventare una parte di sé e sa ascoltarlo.»

Il ragazzo non seppe cosa dire, riprovò a scoccare una freccia eseguendo di nuovo tutti i movimenti alla perfezione, ma il risultato non fu migliore.

«Eppure ci deve essere qualcosa che non va.»

«Non c'è niente che non va, Link. L'arco non ha colpa di nulla, ogni errore è dovuto unicamente all'arciere. Finora lo hai "maltrattato", servendoti di lui come un oggetto qualunque. Devi farti perdonare, no? Sentilo davvero tuo, un prolungamento del tuo braccio, qualcosa che fa parte di te e dal quale non puoi separarti. Quando riuscirai a farlo e ad avere totale fiducia in lui, vedrai che le frecce andranno dove vuoi tu da sole, quasi per magia.»

«Tutto quello che hai detto è bellissimo, d'accordo, però... come faccio a metterlo in pratica?»

«Non esiste un modo. Si basa tutto sulle emozioni, sulle sensazioni che ti vengono trasmesse durante il tiro. Ognuno ha i suoi tempi, ogni storia è unica e irripetibile. Si tratta solo di questo: tu e lui. Ti sembrerà di non aver capito nulla, ma vedrai che con il tempo tutto sarà più chiaro. L'unico consiglio che posso darti d'ora in avanti è questo: continua a tirare. Nient'altro. Solo continuando a scoccare frecce potrai acquisire questa sensibilità.»

Tutti quei discorsi lo avevano frastornato. Era molto scettico, ancora non si sentiva parte di quella nuova dimensione del mondo del tiro con l'arco che sì, lo affascinava, ma gli suonava ancora così estranea. Dubitava di entrare mai in quell'ottica, abituato com'era a servirsi dell'arco come un arma per uccidere i nemici, ma la sua determinazione lo spinse a volerci provare ad ogni costo.

 

Passarono i giorni, le settimane, addirittura i mesi. Link migliorava sempre di più, si sentiva sempre più sicuro di sé e ne giovò anche la sua sintonia con l'arco, eppure continuava a mancare quel qualcosa in più che stava cercando. Ultimamente era riuscito a vedere il volo della freccia e questo gli cambiò la vita. Non spariva più una volta tirata, ora continuava a vederla mentre si allontanava, accorgendosi maggiormente di tutti gli errori che stava facendo, li riusciva a leggere nei difetti del volo. Spesso, infatti, non era pulito: la freccia serpeggiava. Era come se uscisse forzatamente dall'arco, come se strappasse, nemmeno lui sapeva spiegarlo né tantomeno trovare un motivo per cui succedeva questo.

"Sto sicuramente facendo qualcosa che non va" si disse. "Il più è capire... che cosa!"

In più, anche le rarissime frecce che volavano diritte non lo soddisfacevano. Si aspettava di più. Non tanto che colpissero il centro, quello aveva imparato ad ignorarlo perché non contava. Ora gli interessava come le frecce volavano, non dove, quello lo avrebbe sistemato dopo.

Link continuò gli allenamenti con costanza, ogni tanto era ottimista e altre volte molto meno, ma non cedette mai. Finché...

Un giorno, apparentemente non troppo diverso da tutti gli altri, nella sua testa accadde qualcosa. Come se avesse appena ricevuto un'illuminazione dall'alto, ad un tratto il giovane hylian iniziò a vedere, a percepire le cose in modo diverso. Non seppe spiegare come, successe e basta.

"Eppure è tutto così... semplice!" pensò.

Era inutile continuare a ragionare, ad arrovellarsi, cercare di capire tutto per filo e per segno e voler ad ogni costo riuscire ad ottenere un risultato in modo razionale. Quello apparteneva alla vecchia strada, al vecchio modo di tirare, quello spietato e meccanico che voleva abbandonare. Il gesto, in sé, era semplice, doveva esserlo anche tutto il resto.

Link smise di pensare. Si accorse solo allora di quanto bello fosse il prato della fattoria racchiuso tra le colline e di quanto era piacevole respirare a pieni polmoni l'aria che profumava di erba fresca. Si dimenticò per un attimo dell'arco, dei tiri, di tutto, guardandosi semplicemente attorno, ammirando il panorama e godendosi il contatto con la natura. Respirò profondamente più e più volte, lasciando che l'aria fresca lo purificasse, ripulendolo da tensioni, paure ed incertezze.

Si era rilassato talmente tanto che solamente allora si accorse di quanto prima fosse teso. Era la sensazione giusta, sentì che quel momento era ciò che stava aspettando. Alzò l'arco davanti a sé e caricò la freccia, lentamente, con estrema naturalezza. Nel mentre sentì tantissime cose: l'unione del legno con la mano che lo avvolgeva, la corda premergli sul pollice ma senza fargli male, stando ferma perché così doveva essere, senza alcuna forzatura.

Mentre rimase fermo in trazione, vedendo l'asta della freccia che indicava il centro del bersaglio, Link sentì l'arco pulsare come qualcosa di vivo. C'era una vibrazione all'interno del legno, era il battito di un cuore, lo poteva percepire, lo sentiva!

La corda gli scivolò via, da sola ma esattamente quando lui avrebbe voluto lasciarla andare. Vide la freccia partire, strisciare sul legno incurvandosi leggermente per poi raddrizzarsi e stabilizzarsi subito dopo, volando verso il bersaglio mentre le tre penne sulla coda ruotavano su loro stesse, avvitandosi nell'aria. Era tutto come al rallentatore, la freccia disegnò una parabola perfetta e si conficcò nella paglia, esattamente al centro.

Il ragazzo rimase incantato, incapace di muoversi, con l'arco ancora in posizione, vivo, che ruggì come un leone per l'ottima riuscita del tiro. Era la prima volta che si sentiva così, ed era una sensazione meravigliosa che si appropriò di lui dalla testa ai piedi.

"Eccola!" pensò, non trattenendo un sorriso carico di emozione. "La freccia perfetta. È arrivata!"

 

ANGOLO AUTORE:

Sono passati moltissimi mesi dalla mia ultima visita su EFP e spero che l'introduzione altisonante chiarisca il motivo della mia troppo lunga assenza. Ho voluto unire in questa shot le due mie passioni più grandi: Legend of Zelda e il mondo dell'arcieria, del quale ho iniziato da poco a far parte in prima persona. Se sto percorrendo la strada per diventare veramente un arciere, gran parte del merito va proprio a questa eccezionale serie, che mi ha appassionato fin da piccolissimo. Spero di essere riuscito a trasmettervi quello che provo quando tiro, servendomi di Link come una specie di alter ego.

Piccola nota tecnica: il verdevestito eroe tira di mancino utilizzando la presa orientale (indice e medio chiusi attorno al pollice che fa forza sulla corda), mentre io tiro di destro ed uso la presa mediterranea, come tutti gli arcieri non asiatici (indice, medio ed anulare che tendono insieme la corda). Questo, tuttavia, non cambia il senso della shot.

Grazie a tutti coloro che sono arrivati a leggere fin qui e in particolare a quelli che troveranno il Coraggio (notare la C maiuscola ;) ) di lasciare un commento.

   
 
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