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Autore: piumafantasma    11/12/2015    0 recensioni
Sono sempre stata convinta che quella santa donna di mia nonna conoscesse il maggior numero di persone che un umano possa raggiungere in una vita. Peccato che i compagni di viaggio sono tali solo durante esso; i diari invece rimangono per sempre. E sono quelli la parte migliore. I diari di bordo. Vecchi, consunti, accartocciati, ingialliti ma di un valore inestimabile. Quello che non sapevo è che mia nonna ha sempre intrapreso i suoi viaggi con una logica strabiliante. Una lista. Cose da fare prima di morire. Un titolo alquanto semplice, un significato estremamente complesso.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto questo è alquanto irrealistico non credete? Una ragazza di appena 18 anni, si allontana per più di due settimane senza aver lasciato notizie di sé e nessuno si allarma di tutto questo. Le possibilità sono due: o non ha nessuno al mondo che la cerchi oppure c’è qualcosa che non sapete. Poiché la prima opzione sarebbe fin troppo surreale persino per una ragazza piuttosto asociale come me, sono costretta a rivelare un dato che avrei voluto lasciare all’ immaginazione del lettore, o semplicemente al mistero.
Vi basti sapere che un telefono ce l’ho anch’ io. Erano bastate alcune semplici parole:
“Sto bene, torno presto”

E sarei tornata veramente, solo che non sapevo quando. Riflettendoci la mia era stata una scelta fatta d’impulso, ma soprattutto una scelta codarda. Partire invece che accettare la propria realtà o cercare di cambiarla è scappare, non credete? Avevano realmente senso quelle parole scritte sulla lista?
I dubbi iniziavano ad assillarmi, cosa alquanto normale se considerate le due settimane passate a viaggiare senza un perché e l’assordante silenzio che mi circondava in ogni momento lontano da una città. Ero sola e l’unica interlocutrice che mi si presentava, a parte qualche amabile vecchietta pronta ad offrirti qualcosa da mangiare, era la mia stessa mente. Cadevo spesso in una sorta di sonno ad occhi aperti e devo ammettere che visto da fuori non deve essere stato un grande spettacolo, ma nel frattempo dentro la mia mente avvenivano certe discussioni e dibattiti che avrebbero fatto invidia a qualsiasi puntata di “Porta a Porta”.
Il tema delle discussioni variava dal panino alla mortadella scaduta che la “gentile” signora mi aveva regalato il giorno prima al senso della mia vita e del mio cammino fino a quel punto. Ma la fine di ogni discorso era sempre la stessa, qualsiasi argomento stessi affrontando: non lo so.

Era veramente avariata quella carne? Non lo so.
Avrò ancora qualche panno pulito? Non lo so.
Riuscirò a terminare questo viaggio? Non lo so.
Terminerà mai? Non lo so.

Piuttosto monotono, non trovate? Avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a trovare delle risposte a quelle domande per il semplice motivo che mi ero resa conto di non bastarmi. Io non ero sufficiente a me stessa. Inutile dire che prendere coscienza di questo mi aveva fatto cadere in uno stato di tristezza quasi cronica. Era rimasta nello stesso paesino sperduto in Veneto per giorni a cercare di risollevarmi da quello stato di impotenza, finché presi una decisione. Venezia. Sarei andata a Venezia e avrei continuato il mio viaggio ignorando i mie pensieri. Andare avanti.

Venezia è una città meravigliosa. Le gondole, il Ponte dei sospiri, piazza San Marco. Ma è anche una delle città più costose in Europa: un solo caffè preso in piazza San Marco può costare fino a 8 €. Non che io, con le mie ristrette finanze andassi a prendere caffè in piazza San Marco, ma Venezia è una città sull’acqua e come tale necessita di un vaporetto per attraversarla; non potevo certo rimanere ferma sulle scale della stazione per sempre; ma non potevo neanche esaurire i miei soldi lì.

“Giulia…”

La voce mi giunse mentre ero ancora seduta davanti alla stazione. Era la voce di un uomo anziano. Fissava me, ma vedeva qualcun altro. Abbassai lo sguardo, magari aveva solo sbagliato.

“Giulia… sei tu…dopo tutti questi anni…”
“Signore mi dispiace...deve aver sbagliato persona, non mi chiamo Giulia ed è la prima volta che la vedo”
“Oh, mi dispiace ragazza… non volevo infastidirti…”
“Si figuri, capita a tutti di sbagliare persona”
“Hai ragione, è che ad una certa età i ricordi a volte si sovrappongono alla realtà. Vedevo in te un mio vecchio amore, di quando ero giovane”
“Un amore a lieto fine spero”

Il signore si fece immediatamente cupo, avevo forse detto qualcosa di sbagliato?

“Mi scusi non volevo…”
“No no, tranquilla. È stato l’unico amore della mia vita, un amore però che è dovuto finire troppo presto.”

Quell’uomo mi incuriosiva. Dopo le mie scuse, il suo volto si era rasserenato, aveva un viso pacifico. Avrei voluto sapere di quella storia, ma non sapevo se l’avrei infastidito o magari intristito.

“Cosa ci fai un uno zaino così grande?”
“Sto facendo un viaggio… “
“Ti va di raccontarmelo mentre facciamo una passeggiata?”
“Solo se lei prima mi racconta la sua storia d’amore, deve essere stata magnifica”

Al diavolo la riservatezza e la paura. Quell’uomo non mi avrebbe fatto nulla; non so perché ma sentivo che di lui avrei potuto fidarmi. 
  
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