Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: Fabiola19    11/12/2015    0 recensioni
L' avventura dei nostri amici di Tomoeda continua in questa seconda parte del loro secondo viaggio nella Terra di Mezzo. Scampati all' agguato dell' Orco Pallido, il gruppo della giovane Sakura Kinomoto, il Guardiano alato Kerochan e 13 Nani, guidati da Thorin Scudodiquercia, continuano il loro viaggio alla riconquista del Regno dei Nani di Erebor. Lungo la strada incontreranno Beorn il cambia pelle, lo sciame di ragni giganti di Bosco Atro, gli Elfi Silvani della foresta guidati da Legolas, Tauriel e dal re Thranduil ed infine un uomo chiamato Bard che li condurrà a Pontelagolungo. Qui, i Nani e Sakura, cercheranno di convincere il Governatore e gli abitanti della Città a lasciarli proseguire nella loro missione, promettendo loro di entrare, alla fine dell' impresa, in possesso del tesoro della Montagna. Finalmente giunti alla Montagna Solitaria, si troveranno ad affrontare il pericolo più grande: il Drago Smaug. Kerochan, intanto, indagherà sul mistero del Negromante, intorno alle rovine della sua fortezza, per scoprire se la minaccia che incombeva sulla Terra di Mezzo un anno fa è tornata.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kero-chan -Cerberus, Li Shaoran, Sakura, Sakura Kinomoto, Touya/Toy, Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Era una notte tempestosa in un villaggio ai margini di Tomoeda. La pioggia battente e incessante cadeva con grande impetuosità sul terreno. Siamo a Brea, esattamente nel luogo della locanda del Puledro Impennato dove Sakura e i suoi amici vennero un anno fa per incontrarsi con Kerochan alla vigilia della loro prima partenza. Brea, come tutti sanno, era situato ai confini di Tomoeda. Le strade del piccolo villaggio erano deserte, illuminate nell' asfalto da lievi luci che provenivano dalle camere delle case che vi si affacciavano. Quella notte era il periodo di una settimana prima che Sakura partisse per il secondo viaggio. Le persone a Brea correvano verso le loro case, riparandosi dalla pioggia violenta con i loro cappotti. Una piccola figura misteriosa transitava tranquillamente per le vie del villaggio, protetto dal suo cappotto nero, noncurante delle gocce che gli arrivavano nella schiena. Nella strada più avanti, la piccola figura percorreva la direzione verso il locale di ritrovo per tutti gli abitanti. Vide uomini più alti di lui che sostavano in angoli di case per riscaldarsi le mani in dei fuocherelli accesi per quella notte fredda e piovosa, seguiti da lamentele dei passanti riguardo al tempo che stava facendo. Altri li vide che riportavano a casa un sacco pieno di cibo, forse come bottino di lavoro. Il locale per il piccolo uomo incappucciato era sempre più vicino, e lo constatò dal mucchio di gente che si riversava all' ingresso che si apprestava a raggiungere. Dietro di lui, altre due figure incappucciate lo stavano seguendo verso la locanda, anche loro quasi benestanti sotto la pioggia battente che rendeva il terreno fangoso e riempito di pozzanghere dove gli stivali dell' omino sprofondavano per poco sotto la superficie. L' omino col cappuccio svoltò l' angolo di una colonna e fu davanti all' ingresso del Puledro Impennato, con l' insegna che rappresentava proprio lo stemma della locanda. Il piccolo uomo si fermò dal varcare l' ingresso, sospettando di essere inseguito alle spalle. Come fece per voltarsi, balenò il suo sguardo dietro, socchiudendo in modo misterioso le palpebre. Accortosi che non c' era nessuno, l' omino fece per entrare, lasciando passare un uomo che stava uscendo dal locale.

Le due figure incappucciate gli furono di nuovo dietro, senza che l' omino si accorgesse un' altra volta della loro presenza, e si mischiarono con un altro gruppo di uomini alti che entravano alla locanda. L' uomo piccolo entrò quindi nella locanda, togliendosi dalle spalle un sacchetto dove teneva delle scorte per il viaggio. Una spada delle sue dimensioni si portava lo stesso dietro. Il piccolo uomo si tolse così il cappotto, mostrando a sé stesso il suo vero volto: era Thorin. Il Principe Nano era arrivato alla locanda del Puledro Impennato per una qualche sorta di incontro che gli aveva riservato una qualche vecchia conoscenza. Entrato nel locale, prenotò il tavolo al banco d' ingresso, e sentì già le prime frasi da uomini sbronzi per il locale: << Sto morendo di sete qui. Forza, forza! >> poi seguiti da forti risate di donne che forse erano già ubriache insieme ai loro mariti. Dei gatti neri e con gli occhi verdi erano posati sul bancone dell' ingresso, quasi per mettere timore ai tranquilli passanti e viaggiatori che sostavano a Brea per una vacanza. Denti storti si riuscivano a vedere nelle bocche dei birrieri che se la ridevano in modo grezzo e bruto al centro della locanda. Thorin si limitò solo a prendere il suo posto a tavola, in un angolino, davanti al caminetto acceso: << Attento! >> << Oh! Scusa, tesoro >> disse un uomo anche questo grezzo urtando il vassoio di una donna che portava al Nano. Questi ordinò un boccale di birra e nel mentre che lo aspettava si fumava un po' la sua pipa di viaggio: << Ecco qua >> disse la donna al Nano, porgendo il boccale: << Grazie >> rispose Thorin sereno alla donna che riprese a passare tra i tavoli. Posò la pipa da una parte, insieme al suo boccale di birra, e si avvicinò un piatto al centro del suo tavolo, cominciando a mangiare un grosso pezzo di pane che era depositato in esso. Alzò lo sguardo per guardarsi un po' intorno nella locanda, non notando un luogo pericoloso e pieno di sospetti come aveva intuito nell' ambiente di Brea. Un piccolo uomo veniva fatto salire su un alto sgabello da un vecchio amico: << Mastro Sparro >> disse il signore mettendo il piccolo amico a fianco a lui. Thorin non aveva di che preoccuparsi nel lento scorrere dei momenti in quel locale, e scorse tra le teste dei presenti una piccola fatina che ebbe il permesso di entrare, visto che vi erano alcuni stregoni nei paraggi. Sembrò tutto nella norma, fino a quando il giovane Principe non si fermò nel masticare il pane e rivolse i suoi occhi alla destra in fondo, sentendo il sospetto di essere osservato come prima. Tra il mucchio di gente che transitava, un uomo grosso e calvo era seduto nel bancone all' angolino di destra. L' occhio destro di questo era storto, dando uno sguardo più inquietante ad egli che puntava il Nano nella bancata centrale. Thorin masticò più lentamente, e rivolse una seconda occhiata alla sua sinistra in fondo, scoprendo il secondo uomo che lo pedinava. Quest' ultimo aveva i capelli, spettinati dalla pressione del cappuccio sulla sua testa, e anch' egli fissava Thorin in modo minaccioso. Il secondo uomo era alle spalle della vetrata sulla quale sbatteva il temporale che si presentava al mondo esterno alla locanda.

Il Nano ebbe un brutto presentimento, sentendosi quegli occhi puntati su di lui. Quasi come da scena western, Thorin posò delicatamente il pano nel piatto di fronte a lui, mettendo la mano sinistra vicino alla custodia della sua spada. La gente smise di passeggiare da entrambi i lati, e l' uomo calvo fece per alzarsi non smettendo di togliere gli occhi di dosso al Nano. Questo sapeva che i due uomini non dovevano avere buone intenzioni sul suo conto, e di conseguenza si mise a guardare il secondo uomo alla sua sinistra, anch' egli alzatosi senza mai smettere di togliere gli occhi di dosso a Thorin. Il Principe guardò un punto fisso del locale, cercando di non dare ai presenti una nota di panico al gesto che stava per fare. Il sangue si sarebbe sparso, e Thorin afferrò piano piano l' elsa della sua spada, osservando con la coda dell' occhio l' uomo che gli risultò più vicino a raggiungerlo. Ma forse non si rese conto che l' altro lo aveva raggiunto in velocità, e si sedette davanti al Nano. Questi fu preso dall' imprevisto, non pensando che l' uomo più lontano l' avesse raggiunto con uno scatto. Ma quello che gli fu davanti non era un uomo, ma una tigre che si posava comoda sulla sedia in parallelo al posto di Thorin: << Ti dispiace se mi unisco a te? Io prendo lo stesso >> gli chiese con voce pacata il grosso felino poi fermando la cameriera sull' ordinare lo stesso piatto del Nano. I due uomini si ritraerono nelle loro postazioni, vedendo che al Nano si era aggiunto un suo compare, che risultò indifferente alla situazione alla quale Thorin stava per subire. Il giovane Principe pensò un ringraziamento alla tigre gialla, al quale aveva organizzato l' incontro alla locanda. Ma Thorin si limitò solo a rimettersi sereno, senza rivolgere un grazie alla tigre che pensò che il Nano si ritrovasse in imbarazzo alla presenza di uno sconosciuto: << Dovrei presentarmi: mi chiamo Kerochan. Kerochan il Saggio >> specificò il Guardiano alato al suo conoscente Thorin: << Lo so chi sei >> rispose il Nano ormai già nota la fama della tigre sulla Terra di Mezzo: << Bene, allora. Questa è una bella coincidenza >> aggiunse allegro Kerochan: << E così hai deciso di lasciare Valinor, Kerochan. Da quanto tempo sei tornato? >> << Stamattina. Prima di rammentarmi che c' era ancora bisogno di me nella Terra di Mezzo >> spiegò la tigre al Nano: << Mh. Allora non ti sei dimenticato dei tuoi vecchi amici Nani >> disse francamente il Principe non accennando ad un sorriso. Kerochan rise quasi timidamente per il ritardo al quale portò a Thorin nel giungere da lui. Il Guardiano decise di cambiare discorso: << Cosa porta Thorin Scudodiquercia a Brea? >> domandò la tigre. Thorin fece per rispondere con una nota di sfiducia: << Ho ricevuto notizie che mio padre è stato visto vagare nelle Terre Selvagge vicino a Duland. Ci sono andato... Non c' era traccia di lui >> informò desolato il Nano alla tigre: << Ah... Thrain >> disse Kerochan con tristezza, anche lui conoscente del padre di Thorin.

Il giovane Principe proseguì nel parlare alla tigre: << Tu sei come gli altri. Credi che sia morto >> lo incolpò considerandolo dalla parte sbagliata: << Io non c' ero alla battaglia di Moria >> disse Kerochan per mettere in chiaro le cose: << No. Ma io c' ero... >> si disse Thorin con lo sguardo perso nel vuoto ricordando i momenti tristi della battaglia a cui dovette assistere. Si ricordò del momento in cui suo nonno Thror venne decapitato, e guardò in mezzo alla bolgia degli scontri tra Nani e Orchi, la testa di Thror che veniva esposta in alto da Azog: << Mio nonno, Thror, fu trucidato >> proseguiva il Principe. Nello stesso momento in cui lui levò gli occhi verso il capo mozzato del nonno, ci fu anche suo padre ad assistere a quella scena, vedendo i capelli bianchi del padre presi dalla mano dell' Orco Pallido che mostrava un suo trofeo macabro alla razza dei Nani: << Nooooo! >> urlò Thorin quando Azog lanciò la testa del Re, facendola rotolare giù per la collina. Il capo mozzato rotolò tra le gambe di tutti i combattenti alle porte di Moria. Il Principe dei Nani fece per gettarsi verso Azog, dopo che diede il suo urlo di dolore all' orrore che aveva appena assistito. Ma un Nano poco più basso di lui, lo frenò mettendogli la mano al petto. Era Thrain, il padre di Thorin, e quest' ultimo lo ricordò in uno dei momenti di quella famosa battaglia. Thrain assomigliava quasi a suo padre, se non fosse stato per i tatuaggi che si portava in fronte, e con il colorito dei capelli e della barba che erano più scuri: << Padre >> << Indietro! >> gli rispose Thrain al figlio impavido: << No, io combatterò con te >> replicò Thorin acciecato dall' ira, ma il padre si imponeva sempre: << Azog intende ucciderci tutti. Uno per uno, annienterà la stirpe dei Durin. Ma, per la mia vita, lui non si prenderà mio figlio. Tu resterai qui >> concluse Thrain, prima di lanciarsi lui stesso al posto del figlio per vendicare il suo parente più vecchio. Il Nano si fece largo tra i suoi compagni combattenti con il suo pesante martello, agitandolo e andando in direzione dell' Orco Pallido che spazzava via i Nani davanti a lui con la sua pesante mazza: << Mio padre caricò attraverso la porta dei Rivi Tenebrosi. Non fece mai ritorno >> raccontò Thorin nel ricordare gli ultimi istanti in cui vide scomparire nella bolgia il suo genitore, cercando di richiamarlo inutilmente: << Padre! >>. Il seguito della battaglia fu decisivo per il giovane Principe che spronò all' assalto finale le sue truppe che annientavano uno ad uno gli Orchi. Si ricordò del momento in cui Azog venne sconfitto, in cui decise di affrontarlo dopo che vibrava ancora mazzate sui Nani indifesi. Thorin utilizzò uno scudo di quercia per parare alcuni colpi di Azog, poi tagliandogli di netto il braccio sinistro. Non si dimenticò così le urla di dolore del Profanatore, inginocchiatosi mentre si teneva il braccio. L' ultimo momento dello scontro fu la ritirata del Pallido, seguito in successione con la carica di Thorin che guidava la marmaglia di Nani contro gli Orchi rimasti fuori dalle Porte di Moria. Thorin, cosparso di sangue in volto, urlò pienamente mentre si buttava nelle prime file di Orchi, lasciando cadere la sua spada nella faccia del mostro che aveva davanti.

Perse molti uomini, e a fine battaglia con i pochi compagni rimasti, si mise a cercare tra le molte distese di cadaveri quello di suo padre: << Thrain se né andato, mi avevano detto. Egli è uno dei caduti. Ma alla fine della battaglia cercai tra i trucidati, fino all' ultimo cadavere >> il Principe salì più colline che si presentavano nelle vicinanze della Porta Orientale di Moria, cercando tra i picchi di esse suo padre mentre la luce del giorno abbagliava il terreno cosparso di morti ai suoi piedi, mentre brandiva ancora lo scudo di quercia: << Mio padre non era tra i morti >> concluse Thorin ai fatti concreti, scuotendo la testa sicuro: << Thorin, è passato molto tempo da quando non si hanno altro che voci su Thrain >> gli informò la tigre Kerochan desolato: << E' ancora vivo, io ne sono sicuro! >> ribatteva il Nano sotto voce, sporgendosi per poco in avanti verso Kerochan. Questo non voleva contraddire il giovane Principe sulla verità che sosteneva riguardo alla sorte di suo padre. Glielo lesse negli occhi pieni di speranza, e il Guardiano fece per togliersi un altro dubbio: << L' anello, quello che tuo nonno portava. Uno dei sette dati ai Signori dei Nani molti anni fa... che fine ha fatto? >> chiese Kerochan a Thorin sul destino dell' anello di Thror. Thorin aveva ben poco a che fare con gli oggetti magici, e rispose un po' insicuro sulla sentenza che stava per dare, ricordando a tratti l' anello di suo nonno: << Lo diede a mio padre prima che andassero in battaglia >> << Quindi lui non lo portava quando è..ehm... andato disperso, mh? >> e il Nano abbassò di poco la testa per annuire in silenzio alla tigre: << E' tutto allora >> concluse Kerochan ad informazioni ottenute: << Ecco qua >> un attimo dopo, arrivò la cameriera che porse al tavolo di Thorin e di Kerochan un vassoio con un pezzo di pane dalla parte del secondo ospite. Thorin aspettò che la donna ritornasse a servire gli altri tavoli prima di fare domande alla tigre: << So che mio padre venne a trovarti, Kerochan, prima della Battaglia di Moria. Che cosa gli dicesti allora? >> chiese il Nano con voce bassa e allungando il collo sempre verso il Guardiano, che rispose energico: << Lo spronai a marciare su Erebor. A radunare i sette eserciti dei Nani per distruggere il Drago e riprendersi la Montagna Solitaria. E direi lo stesso a te: riprenditi la tua terra natìa >> confessò la tigre senza battere un ciglio allo sguardo attento di Thorin che non voleva farsi sfuggire neanche un dettaglio sulle cose che il nipote di Thror non sapeva. Thorin assunse l' espressione seria, e allo stesso tempo consapevole che c' era ben altro dietro a quella semplice discussione con il Guardiano. Il Nano spostò da una parte il suo piatto per avere lo spazio per afferrare il suo boccale di birra: << Non è una coincidenza questo incontro, vero, Kerochan? >> chiese Thorin certo del presentimento che si sentiva all' inizio, al dì fuori della locanda. Cominciò a bere la sua birra, non togliendo gli occhi di dosso alle labbra di Kerochan: << No. Non lo è >> rispose questo per confermare il mistero che si sentiva il Nano. Anche la tigre spostò da una parte il piatto, avendo più spazio però per parlare con Thorin: << La Montagna Solitaria mi preoccupa, Thorin. Quel Drago è stato lì, abbastanza a lungo. Presto o tardi menti più oscure si dirigeranno verso Erebor >> Thorin cominciava a guardarsi intorno, osservando i visi di quelli che passavano vicino al suo tavolo, nel caso in cui stavano tendendo le loro orecchie alla discussione.

Dopo un po', il Principe riprese a fissare Kerochan che continuò nel parlare: << Mi sono imbattuto in alcuni sgradevoli personaggi mentre viaggiavo sul Verde Cammino. Mi hanno scambiato per un vagabondo! >> ammise ironico la tigre: << Immagino che se ne siano pentiti >> rispose Thorin indifferente alla fine che fecero gli stranieri che fermarono Kerochan. La tigre fece per alzare sul tavolo la sua zampa destra e appoggiarla nel legno della bancata. Teneva un pezzo di carta strappato dagli stranieri che lo videro passare. Il Guardiano fece per aprirlo, scoprendo nel giallo in decomposizione del pezzo cartaceo una scrittura a lettere nere con le sporgenze di queste che finivano con degli spigoli minacciosi: << Uno di loro portava un messaggio... >> si riferì alla scrittura nella carta, avvicinandola e strisciandola premuta contro il bancone verso lo sguardo del Nano. Questi si accorse con più chiarezza che nella carta c' erano degli specie di scarabocchi: << E' Lingua Nera, questa >> avvertì Kerochan al Nano, che ritrasse lentamente la sua mano indietro che era poggiata sulla carta infestata da chissà quale maleficio della scrittura: << Una promessa di pagamento >> specificò il Guardiano, decifrando il messaggio: << Per cosa? >> chiese Thorin cupamente. La tigre sollevò lo sguardo verso il capo chino del Nano, che nel frattempo guardava timoroso la carta: << La tua testa >> buttò giù così la sentenza Kerochan, facendo sollevare il capo di Thorin verso di lui che lo guardava con stupore. Il Nano si sentì in pericolo adesso, sapendo che c' era qualcuno che gli dava la caccia alla decifrazione del messaggio in Lingua Nera. Ora fissava la tigre come se fosse un agente segreto che pareva conoscesse delle vie di fuga, nascoste da una possibile trappola: << Qualcuno ti vuole morto. Thorin, non puoi più aspettare: tu sei l' Erede al Trono di Durin. Mobilita gli Eserciti dei Nani, e se ne avete la forza e la potenza per riconquistare Erebor, convoca in assemblea le Sette Famiglie dei Nani. Pretendi che rispettino il voto >> aumentava il tono di carica Kerochan, ma senza farsi sentire da tutti. Thorin lo ascoltava sicuro di scendere in campo, ma dovette ribadire un' ultima cosa al Guardiano, dicendola sempre sotto voce e con segretezza: << I Sette Eserciti fecero quel voto a colui che maneggia il Gioiello del Re: l' Archengemma. E' l' unica cosa che li terrà uniti, e nel caso tu l' abbia dimenticato, il gioiello è stato rubato da Smaug >> in quell' istante gli occhi di Kerochan balenarono verso l' uomo calvo che notò per prima il Nano. L' uomo puntava ai due discutenti sul tavolo e cercò di nascondersi nella sua camminata dietro ad un pilastro, tentando di avvicinarsi per afferrare qualche parola. Il Principe dovette fermarsi, scorgendo adesso i due uomini di prima che uscivano dalla locanda alle spalle della tigre che davano ogni tanto occhiate a lui e a Kerochan.

Quest' ultimo diede poca importanza a ciò che avevano afferrato i due uomini, e propose con un' espressione di furbizia il suo aiuto al Nano nell' impresa che stava per scattare: << E se io ti dessi una mano a recuperarlo? >> chiese sicuro. Thorin non poteva credere che il Guardiano voleva davvero recuperare l' Archengemma, il famoso gioiello perduto tra l' oro di Erebor. Era una missione suicida per lo stesso Thorin: << Come? L' Archengemma giace a mezzo mondo da qui, sepolta sotto le zampe di un Drago Sputafuoco >> fece per far rendere conto a Kerochan il pericolo che si presentava. Ma questi continuò diritto per la sua strada: << Sì, infatti. Ed è per questo che ci serve una scassinatrice >> introdusse così il ruolo che avrebbe dovuto avere un altro membro che si sarebbe unito a Thorin. Quella scassinatrice fu Sakura Kinomoto. A distanza di sei mesi dalla partenza da Tomoeda e dall' inizio del secondo viaggio, la cattura carte si trovò a fare da osservatrice per la sua Compagnia. Thorin la mandò sopra ad una collina per controllare i movimenti degli Orchi che ancora li seguivano insieme al loro capo Azog, in groppa ai loro Mannari. I Nani e gli amici di Sakura sostavano alla fine della collina, tenendosi un po' nascosti tra le rocce nel caso in cui la cattura carte avrebbe detto che gli Orchi si stavano avvicinando a loro: << Coraggio, Sakura >> pensò Tomoyo tra il suo gruppo, stringendosi un pugno al petto nella tensione di essere scoperti di nuovo da Azog. Thorin non se lo sarebbe mai immaginato che una scassinatrice come Sakura si integrasse nella sua Compagnia di Nani, e ora la valutava con più importanza nel ruolo che assunse nel voler aiutare il Principe nella ripresa di Erebor.

   
 
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