Magnus,
mio carissimo. Ti sto scrivendo questa lettera con il
cuore in mano e le lacrime agli occhi. Ti sto scrivendo perché è l’unica cosa
che mi è in potere di fare.
Devo aver chiamato mille volte per dirti che mi dispiace
per tutto quello che ho fatto, ma quando ti chiamo non sembra esserci nessuno a
casa. Almeno posso dire che ho cercato di dirtelo. Mi dispiace di aver spezzato
il tuo cuore; ma a te non importa, chiaramente a te non interessa più.
Non mi aspetto che tu riceva questa lettera, perché non la sto scrivendo per questo fine. La sto scrivendo perché ho bisogno di sfogarmi. Magnus,io ho bisogno di te, io ho bisogno di sentire la tua voce, non sai quanto darei per una tua telefonata o un messaggio. Tutto cò che mi resta di te sono le nostre foto scattate mentre eravamo in viaggio, mentre eravamo felici. Ora che le guardo mi appaiono più sbiadite, piùcupe, più tristi. Pare quasi che il dolore di adesso ne abbia offuscato la felicità, rendendole buie. Prima di conoscerti io non vivevo davvero, esistevo e basta; perché alla fine che senso ha vivere se nessuno ti vuole bene veramente?Ora sto anche peggio. Sto anche peggio perché so che cosa ho perso, ho perso te Magnus. Ho perso la mia vita. Tutti viviamo per una ragione, la mia sei tu. Quindi perché vivere se la mia unica ragione di vita mi ha allontanato da se?
Con te avevo trovato pace e serenità. Quel tuo modo di
chiamarmi, i sussurri che ci siamo scambiati, non contano più niente per te?
Di te mi resta quell’ultimo bacio triste e pieno di
amarezza, quel tuo ti amo, anche se hai detto che nonostante ciò non cambi
nulla. So che ho fatto una cosa orribile per il semplice fatto di aver
riflettuto sull’idea di renderti mortale, ma non l’avrei mai fatto.Passo le
giornate a pensare a come eravamo felici prima, ma fa male, un male tremendo.
E’ come quando da piccolo ti mettevi a fissare il sole e la mamma ti diceva di
smetterla. Tu continuavi e lei: ‘ ma lo sai che fa male?’. Allora abbassavi lo
sguardo e c’era ancora la luce accecante negli occhi, sull’asfalto, sulla punta
delle scarpe, sui cartelli che provavi a leggere. Non vedevi più niente, solo
sole. E succede così, ti metti a fissare i ricordi, ‘ma lo sai che fa male?’ ti
ripeti, e ti riempi di passato e non vedi più niente.
Ma fa male pensare che io non ti manchi neanche un po’.
Detto questo credo di aver concluso, anche se in verità non ho concluso un bel
niente.
Con amore e speranza.
Tuo Alexander