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Autore: clairemonchelepausini    12/12/2015    4 recensioni
Nonostante fossero passati sei anni, al Liceo McKinley in Ohio esisteva ancora un Glee Club: è proprio vero che ci sono che il tempo non può cambiare.
Da una stanza, non molto lontana, si sentivano delle voci e anche qualcos’altro di incomprensibile che attirava l’attenzione di tutti. Ogni persona che passava di lì non poteva non fermarsi a guardare, a fare un piccolo passo di danza o a muore la testa a ritmo di musica; gesti, movimenti di brevi attimi che con il trascorrere degli anni si ripetono comunque, rimangono invariati: la musica, un’aula canto, dei ragazzi e un certo professore.
Tutto era cominciato proprio lì e tutto sarebbe finito in quella stanza; un nuovo inizio, in realtà, si prospettava all’orizzonte.
NOTE: La storia è stata scritta per il contest "Ed è subito Natale", indetto da Principe Dracula sul gruppo Facebook "EFP recensioni, consigli e discussioni."
Genere: Generale, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuove Direzioni, Rachel Berry, Un po' tutti, Will Schuester | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Finn/Rachel, Mercedes/Sam, Puck/Quinn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2: Provare insieme



Era passato un mese e tante cose erano cambiate, molte negli animi di ognuno di loro. Il giorno dello spettacolo sarebbe stato fra due giorni e loro non avevano smesso di provare: avevano ancora molte difficoltà e pur essendo migliorati individualmente, non riuscivano ancora ad essere un gruppo unito. Nell’aula canto la situazione iniziò a degenerare: c’era chi litigava, chi si spingeva, si accusava e nessuno che riusciva a mettere fine a una discussione che era nata per un non nulla. In un momento di puro caos, si sentì una voce che gridò più delle altre: Tommy si alzò in piedi e salì su una sedia pretendendo l’attenzione di tutti, attenzione che ricevette quasi subito.
«Cosa ci è servito questo mese se continuiamo a litigare ancora? Il professore Schuester, i ragazzi del vecchio Glee Club ci hanno insegnato tanto e ci hanno dato vere perle di vita che noi dovremmo ascoltare. Lo spettacolo è fra due giorni e noi continuiamo ad attaccarci invece di essere uniti e di aiutarci. Non l’avete ancora capito? Siamo dei perdenti e stiamo sbagliando tutti, ma dipende da noi cambiare o fare in modo che le nostre difficoltà diventino le nostre forze. Insieme possiamo farcela ma dobbiamo crederci».
Tommy diede una scossa a tutti, quelle parole riecheggiavano nell’aria lasciando ognuno di loro senza parole, a riflettere sull’importanza di ciò che lui aveva detto. Il silenzio continuava a propagarsi nell’aria quando Jess, una bambina piccola con non più di sei anni, con gli occhiali e le treccine, si mise al pianoforte e iniziò a suonare.


 

“ Dashing through the snow
On a one-horse open sleigh.
Trough the fields we go
Laughing all the way
Bells on bob-tail ring
Making spirit bright
What fun it is to ride and sing
A sleighing son tonight”.



Bastò quella melodia a dar loro la spinta necessaria per credere in se stessi tanto quanto negli altri: questo era il vero segreto per essere, o meglio, per diventare un gruppo di amici uniti, proprio come lo erano le Nuove Direzioni. Adesso, per la prima volta, si percepì un’armonia di gioia, felicità e complicità; stavano riuscendo in ciò che il professore Schuester credeva per loro. Danny e John nel lato destro dell’aula avevano messo da parte la loro lite e avevano raggruppato i ragazzi per migliorare la loro coordinazione mentre, a sinistra nell’altro angolo, c’erano Elena e Jodi che stavano dando lezioni di ballo alle ragazze e infine, al centro dell’aula c’era Lily che dava lezioni di canto.  Il professore Schuester osservò tutta la scena dietro il vetro della porta, orgoglioso di ciò che era appena avvenuto.


 
“ A day or two ago
I thought I’d take a ride
And soon Miss Fanny Bright
Was seated by my side;
The horse was learn and lank
Misfortune seemed his lot,
He got into a drifted bank,
And we, we got upsot.”



Stavano cantando un altro pezzo della canzone quando, come in una reazione a catena, ogni cosa iniziò ad andare nel verso sbagliato e così nel giro di pochi minuti si ritrovarono punto e daccapo. Tommy con un gesto goffo nel fare una giravolta su se stesso, non chiuse le braccia in tempo e fu spinto dal compagno che aveva al suo fianco e cadde a terra. Elena stava mostrando alle ragazze come fare un piccolo passo di danza e per sbaglio, in modo del tutto casuale, colpì al naso Jodi che s’infuriò. Nel gruppo di Lily tutti avevano raggiunto la giusta intonazione almeno fin quando Jess non sbagliò le note al piano portando uno squilibrio nel gruppo. La situazione si era scaldata di nuovo e stavano per iniziare i soliti battibecchi, ma in realtà l’unica cosa che si sentì fu solo una grande risata che paralizzò coloro che avevano commesso l’errore. L’espressione d'imbarazzo, dolore e tristezza sui visi di Tommy, Elena e Jess era visibile, la loro testa bassa dimostrava quanto si sentivano in colpa e aspettavano solo che gli altri si scagliassero contro di loro: questo in realtà non avvenne, anzi fu tutto il contrario. Danny diede una mano a Tommy e lo aiutò ad alzarsi battendo spalla contro spalla in segno d’amicizia e di incoraggiamento, Elena chiese scusa a Jodi che venne subito abbracciata e Lily con un grosso sorriso si sedette al fianco di Jess e insieme iniziarono nuovamente a suonare la canzone al piano.


 
“A day or two ago
The story i must tell
I went out on the snow
And on my back i fell;
A gent was riding by
In a one-horse open sleigh
He laughed at me as
I there sprawling laid,
But quickly drove away.”



E dopo che i ragazzi avevano cantato un’altra strofa, stavolta intonata e coordinata nel canto come nel ballo, si vide una figura allontanarsi dall’aula canto sorridendo, con le mani in tasca, la schiena dritta e la testa alta. No, non era di certo un fantasma ma solo il loro angelo custode.
Finalmente era arrivato il giorno dello spettacolo: i bambini erano in ansia ma nei loro occhi si poteva vedere una luce che brillava tanto da cancellare ogni percettibile preoccupazione. I ragazzi indossavano un pantalone nero lucido, una camicia bianca e una cravatta rossa; le ragazze avevano un vestitino nero e bianco con un grande fiocco rosso che era legato alla vita e ricadeva sulla schiena. Era davvero una meraviglia vederli lì, su quel grande palcoscenico che li rendeva solo apparentemente ancora più piccoli.
L’auditorium era pieno: c’erano i genitori e i parenti dei bambini, tutto il corpo insegnante, gli altri alunni della scuola, i membri del vecchio Glee Club e non molto lontano dal palco la vice presidente degli Stati Uniti, Sue Sylvester, che sbuffava un po’ annoiata come era solito fare. Lei aveva sempre odiato quegli spettacoli e quelle competizioni di canto corale così come odiava Schuester.

«Oddio! Guardate quante gente c’è!»  esclamò impaurita Jess, iniziando a tremare per paura di sbagliare gli accordi del piano e fare così un grande disastro.
«No, no non posso farcela» annunciò subito dopo aver scostato le tende Tommy, pallido e con la sensazione di iniziare a sudare freddo.
«Non fate i pappamolla, quanta gente ci potrà mai essere?!» disse Danny facendo lo spaccone, ma una volta aperto il sipario e sbirciato, divenne silenzioso e smise di prendere in giro gli altri.
«Possiamo farcela ragazzi, ci siamo preparati per un mese, restiamo uniti e ce la faremo!» rincuorò tutti Lily facendo un grosso sorriso che avrebbe scaldato tutti se non fossero stati così presi dal panico.
La situazione stava iniziando a prendere una brutta piega, l’equilibrio che con grande difficoltà avevano creato stava iniziando a vacillare e stavano perdendo nuovamente la speranza e la fiducia in loro stessi.
«Ragazzi venite tutti qui. Una volta una vecchia signora, Lillian Adler, ci disse: voglio che vi ricordate che al Glee Club non è importante la competizione, ciò che conta è qualcosa di più profondo: il Glee Club apre il cuore di chi partecipa all’allegria» il professore Schuester riferì ad ognuno di loro le stesse parole che il suo mentore aveva detto a lui. Nel corso degli anni, aveva fatto tesoro di quelle parole, aveva basato molti dei suoi principi proprio su esse, parole dettate dal cuore con un significato profondo tanto quanto intenso. Nonostante le sue parole erano sempre riuscite a curare ogni ferita, stavolta sembrava diverso; era il loro primo spettacolo ed erano terrorizzati dal fare una cattiva performance, di non essere in grado: avevano paura di sbagliare e fallire.
«Voglio dirvi un’altra cosa… ma non ditela a nessuno. Voi mi ricordate tanto i miei vecchi alunni, il primo Glee Club a cui ho fatto da insegnante e la prima competizione che hanno dovuto affrontare. Loro erano un po’ più grandi di voi, ma erano un gruppo di ragazzi che si conosceva appena, che dovevano trovare ancora il loro modo di essere uniti; avevamo molto lavoro da fare ed erano così terrorizzati da non accorgersi che erano lì per divertirsi e cantare. Quel giorno loro cantarono, diedero il meglio di loro stessi ma non vinsero eppure tornarono a casa da vincitori perché per la prima volta avevano imparato a fidarsi l’uno dell’altro».
I loro occhi esprimevano più di quanto avrebbero potuto dire, non erano necessarie parole perchè lui sapeva perfettamente cosa passava per le loro menti: avevano paura, erano così spaventati di sbagliare solo perché avevano tanto da perdere.
«Loro hanno affrontato tante competizioni, si sono confrontati con i migliori gruppi di canto, a volte hanno vinto altre hanno perso, ma in tutto questo se chiederete loro cosa ricordano, vi diranno la cosa più importante, ovvero essere lì tutti insieme. Voi stasera non dovete competere con nessun gruppo, dovete solo ricordare i vostri punti di forza sia singolarmente che come gruppo, uscire sul palco, cantare, dare il meglio di voi stessi e divertirvi».
 
Mentre il professore Schuester cercava di rincuorare gli animi, Tommy si era distaccato dal resto del gruppo: non voleva sentire altre parole di incoraggiamento mentre era troppo nervoso da non riuscire neanche a respirare e così si sedette al buio; poco dopo si alzò e rimase in piedi ad osservare una targhetta con un giovane uomo sorridente e una strana frase.
 
«Lo spettacolo deve andare avanti… ovunque… o una cosa del genere» più rileggeva la frase e più non riusciva a capirne il significato, era ipnotizzato, non riusciva a distaccarsi come se qualcosa lo stesse trattenendo.
Rachel era andata dietro le quinte per fare un saluto al professore e complimentarsi con lui, ma si fermò quasi di colpo quando vide un ragazzino dai capelli lisci e neri, dondolarsi sui piedi e guardare la targhetta di Finn. Per lei era difficile essere al liceo McKinley  in quell’auditorium e non avrebbe potuto non passare di lì almeno una volta, ma vedere che qualcuno aveva in qualche modo violato il suo posto la feriva. Rachel si avvicinò al bambino con passo cauto per non spaventarlo: era così concentrato da non accorgersi del suo arrivo e non appena gli mise una mano sulla spalla, Tommy sobbalzò; quando la vide, però, i suoi occhi s’illuminarono e lei poté quasi scommettere di aver visto una lacrima scendere dal suo viso.
«Io- io- io non vo-le-vo» iniziò a balbettare, gesticolando e passando il peso da una gamba all’altra, nervoso e imbarazzato.
«Stai tranquillo, non hai fatto nulla di sbagliato. Perché non sei con i tuoi compagni?» .
«Io… non riuscivo a stare con loro, sarò in scena sempre ma ci sono due momenti importanti a cui tengo e non voglio deludere nessuno, ma… è da un mese che provo a ballare e cantare allo stesso tempo e non ho avuto grandi risultati. Io… sono un disastro» alla fine ammise Tommy con gli occhi bassi.
«Sai, tu mi ricordi tanto lui» disse Rachel, indicando la foto con un dito e facendolo girare prima verso la foto e poi verso di sé.
«Lui era il nostro leader, ma come tutti anche lui aveva dei punti di debolezza e tra questi c’era la danza. All’inizio ha avuto grandi difficoltà a ballare e cantare allo stesso tempo, ma poi un giorno smise di preoccuparsene e diede il meglio di sé e senza neanche rendersene conto ci riuscì. Lui era molto speciale, siamo stati fortunati a condividere il suo incredibile talento, a vedere il suo sorriso e il suo magnifico cuore. Quindi sia che lo si abbia conosciuto personalmente o attraverso degli aneddoti, dei racconti, lui è diventato una parte di noi e ne farà sempre parte».
«E… come sai che lui…»
«Perchè era fatto così, non avrebbe mai abbandonato uno dei suoi compagni, uno dei suoi amici: lui c’era sempre per tutti».
«Posso farti una domanda?» chiese Tommy arrossendo e stringendo le mani l’una nell’altra; Rachel gli fece solo un cenno del capo accompagnato da un grande sorriso.
«Che cosa significa quella frase? L’ha detta davvero lui?».
«Sì, l’ha detta. Lui era intelligente, solo non in modo convenzionale» gli rispose Rachel ridendo, poggiando una mano sulla sua spalla e accompagnandolo dai suoi amici che appena lo videro corsero ad abbracciarlo, soprattutto Lily.

Il professore Schuester era rimasto immobile nel vedere Rachel e Tommy parlare davanti la targa di Finn e appena lei si avvicinò al resto del gruppo gli lanciò uno sguardo colmo di tenerezza e dolcezza. Rachel gli si avvicinò e l’abbraccio cogliendo al volo quell’opportunità di essere stretta tra le sue braccia, le stesse in cui aveva trovato più volte conforto; molto velocemente asciugò le lacrime che rigavano il suo viso, facendo un sorriso timido a tutti quei ragazzini.  Era bastato uno sguardo e lei aveva capito cosa aveva in mente lui; sapeva che era arrivato quel momento in cui tutti sarebbero stati uniti, indipendentemente da come sarebbe andato lo spettacolo: quello era il loro momento.
 
«Venite tutti qui. Mani al centro. E al mio tre gridiamo: insieme» annunciò a tutti il professore Schuester allungando la mano al centro e guardando l’espressione sbigottita sui loro volti.
«Dove vai? Anche tu fai parte di noi» disse Tommy, guardando ancora una volta la targa e prendendo la sua mano per metterla al centro insieme alle loro.
Ci fu un momento di silenzio, poi un grosso urlo che si udì anche in sala, spaventando gli altri ma facendo ridere Sue e il vecchio Glee Club: sapevano bene che quello era il loro grido di “battaglia” prima di ogni esibizione.



 
“New the ground is white
Go it while you’re young,
Take the girl tonight
And sing this sleighing song;
Just bet a bob-tailed bay
Two-forty as this speed
Hitch him to an open sleigh
And crack! You’ll take the lead.”



E così stavano intonando la canzone a cui avevano lavorato per un mese intero, riuscendo per la prima volta a non sbagliare. Tutto era perfetto, ogni cosa combaciava: i movimenti, i gesti, le parole, erano diventati un gruppo unito e il professor Schuester era lì ad ammirare commosso un altro piccolo miracolo che aveva compiuto. Ancora una volta era riuscito a far sì che un gruppo di ragazzi credesse nei loro sogni, nelle loro capacità e imparasse ad avere fiducia negli altri così come in loro stessi. Tutti i timori che i ragazzi avevano, scomparirono non appena salirono sul palco, la paura diventò una forza e le difficoltà si trasformarono in traguardi raggiunti. Danny quella sera era riuscito a non dimenticare le parole, Charlie aveva usato il giusto tono facendo sorridere l’amico, Tommy aveva guardato Rachel tra il pubblico e ricordando le sue parole aveva chiuso gli occhi certo che la musica lo avrebbe guidato, infine Lily per una volta mise da parte la sua voglia di grandezza e lavorò in squadra.  Il resto dei ragazzi brillò proprio come loro, non ci furono errori o alcun tipo di mancanza; Jess volse uno sguardo a Lily una volta finita la canzone sorridendogli: era stato solo grazie a lei che era riuscita a farcela, gli era stata accanto e le aveva dato fiducia. La magia del Natale si era concretizzata nei sorrisi di quei ragazzi, nell’amore che avevano messo per riuscire a realizzare un sogno, nell’umiltà e nella forza che avevano dimostrato gli uni con gli altri.
 


 
“Jingle bells, jingle bells
Jingle all the way
Oh! What gun it is to ride
In a one-horse open sleigh.
Jingle bells, jingle bells
Jingle all the way
Oh! What gun it is to ride
In a one-horse open sleigh”
 


La loro ultima battuta era stata il ritornello: quella parte che prima li aveva scoraggiati e allontanati, adesso sembrava aver coronato un Natale indimenticabile. Solo in quel momento si resero conto che tutto era stato utile, che nulla era successo per caso e che ogni cosa era stata indispensabile. Non si poteva certo dire che era la fine perchè quel giorno e quel momento sul palco, per ognuno di quei ragazzi, rappresentò un nuovo inizio: le loro scelte avrebbero permesso loro di fare grandi cose, proprio com’era successo a quei ragazzi che si facevano chiamare Nuove Direzioni.











Spazio d’autrice:
Ed eccomi di nuovo qui con il secondo capitolo. Ho amato davvero scrivere questa storia, anche se non mi ha convinto molto, per paura di essere fuori tema, ma ognuno può interpretare la consegna in modo diverso e questo è il mio. Mi auguro che la storia vi sia piaciuta, che non abbia fatto un pasticcio nella grammatica, nella punteggiatura e, inoltre spero che non è stato poi molto brutto sognare con me.
Come sempre ringrazio tutte le persone che mi sono state accanto, che hanno reso questa mia storia bella, almeno per me XD. Un bacio e un grazie infinite vanno assolutamente a Viviana e veronica.
Buona lettura a tutti, spero che vi piaccia tanto quanto piace a me e poi se vi va lasciate un piccolo commento…
Baci Claire.
   
 
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