Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: andrea_98    13/12/2015    2 recensioni
Sbagliare è una cosa inevitabile nella vita. Il dramma è nel riuscire a rimediare ... e Percy lo sa bene.
Dopo una decina di minuti uscì. I capelli biondi sciolti mossi dal venticello, la maglietta arancione che la fasciava stranamente bene sopra ai pantaloncini di jeans, e con la felpa grigio scuro che le arrivava sotto l’orlo degli shorts sembrava più piccola e fragile. Ma lei era forte e lui lo sapeva meglio di chiunque altro.
O almeno credeva. La vide camminare a testa bassa e braccia incrociate sotto il seno, poi sollevò lo sguardo e sorrise a 32 denti. Per Percy quello poteva essere il sorriso più bello del mondo.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
N.B. :in questa storia è passato un anno dalla battaglia contro Gea, a cui Percy non ha partecipato.
Durante la missione c'era Will al posto di Percy, e Annabeth ha aiutato Nico a cercarlo. Lei e Will sono castacti insieme nel Tartaro e si sono fatti forza pensando al loro futuro.




Percy aveva fatto degli errori nei suoi diciotto anni di vita e ne era totalmente consapevole.
Su di lui gravava la morte di Zoe e Bianca, la depressione di Nico, la costante preoccupazione della madre.
Ma aveva deciso che quel modo di vivere non doveva più appartenergli. Doveva semplicemente allontanarsi.

Dopo la sconfitta di Crono aveva preso delle decisioni davvero importanti: il mondo semidivino era troppo per la sua famiglia e gli ultimi cinque anni si era sentito usato, stanco, sotto pressione … non poteva e non voleva vivere così.
Quindi alla cena del giorno dei suoi sedici anni aveva annunciato ai suoi amici di essersi messo con Rachel e che sarebbe tornato a casa la mattina seguente.
Era stata la decisione più dolorosa della sua vita e Tyson che gli aveva portato quel muffin blu fatto da lui e Annabeth non migliorava le cose.
I suoi amici avevano alzato le spalle e gli avevano augurato buona fortuna, Grover sembrava rassegnato ma lo aveva abbracciato e gli aveva detto che se avesse avuto bisogno avrebbe potuto chiamare in qualsiasi momento. Annabeth si era unita al gruppo di persone che dopo i saluti di dovere si era rinchiusa nella propria cabina, troppo stanchi per la battaglia. Non credeva avrebbe scordato quel luccichio di rabbia e delusione che brillava nei suoi occhi grigio tempesta.

All’inizio andava tutto bene, la scuola era tranquilla (a parte qualche mostro), Rachel gli piaceva e forse un giorno sarebbe riuscito a far sparire quella sensazione che aveva nel petto ogni volte che vedeva dei capelli ricci e biondi o una tempesta.
La cosa che lo stupiva di più era sua madre: lui aveva deciso di allontanarsi dal Campo anche per lei, ma Sally certe volte se ne usciva con frasi tipo “Come sta Tyson?”, “Hai parlato con Grover?” , “Perché non chiami Annabeth? È la tua migliore amica” e Percy pensava che non lo era più, che non poteva rientrare in quel mondo un’altra volta. Non ne sarebbe uscito. 
A fine estate, nel giorno del suo diciassettesimo compleanno, sentiva la differenza con il festeggiare al campo, ma non ci pensava in quel momento, perché lui e Rachel stavano per … andare oltre, ecco.
Solo che ad un certo punto era come impazzita, aveva gridato che non poteva, le dispiaceva e che non voleva più stare con lui.
Pensò fosse un momento di panico dovuto alla vergogna, ma il giorno dopo l’aveva chiamato, si era scusata e l’aveva lasciato comunque.
Si, ci era rimasto male, ma era felice di continuare ad essere comunque amici e di salutarsi per i corridoi della scuola, sempre con meno imbarazzo.
Durante l’anno aveva pensato molto di più al campo, soprattutto perché durante l’anno prima c’erano stati più mostri in giro e a luglio aveva avuto la strana sensazione che stesse succedendo qualcosa di molto grosso, ma non aveva fatto dei sogni, quindi pensò fosse la sua immaginazione.
- Percy perché quest’estate non torni al Campo?- gli aveva chiesto sua madre.
- Sono due anni che non torno … l’estate scorsa non sono andato … cosa dovrei fare?-
- Salutare i tuoi amici, ricominciare ad allenarti un po’ con Vortice! L’anno scorso hai contato su mostri che comparivano un giorno si e l’altro pure, ma quest’anno non ce ne sono tanti. Lo hai detto anche tu!-
Percy la guardò con un sopracciglio alzato – Dovresti essere contenta!-
- E lo sono, ma se dovesse esserci una battaglia improvvisa preferisco saperti preparato al campo che bloccato qui-
Vide sua madre lo guardava speranzosa e rassegnata allo stesso tempo.
- Ci penserò ok?-
Ed è quello che fece:nel giugno di due anni dopo la sua ultima battaglia era davanti all’entrata del Campo Mezzosangue.
- Sono tornato a casa-



Annabeth era diventata una forza della natura!
Dopo Luke e Percy aveva deciso che l’amore era una cosa futile che le avrebbe solo rovinato l’esistenza, quindi si dedicò alla sua carriera.
A settembre cominciò la scuola e lei si impegnò talmente tanto che riuscì a diplomarsi in anticipo, nonostante la ricerca di Will e la battaglia contro Gea, quindi l’anno dopo aveva iniziato a frequentare dei corsi al college e si sentiva come credeva si sentissero gli dei ogni volta che avevano il controllo su qualcosa.
L’ultima estate era stata faticosa e lei, gli altri dei “sette” e i loro amici si meritavano un’estate senza sorprese.
Aveva passato l’anno tra lo studio e il campo ed era più che felice di poter finalmente respirare l’aria fresca che arrivava sui campi di fragole.

Non era stato facile: dopo tutto quello che era successo con Luke, riponeva la speranza in Percy, la sua cotta da quando aveva dodici anni.
Credeva che un giorno la loro amicizia sarebbe diventata qualcosa di più, e pensava di aver dimostrato i suoi sentimenti con il bacio sul monte Sant’Elena.
Poi era comparsa Rachel così rossa,riccia,colorata e mortale. Aveva fatto cadere Percy ai suoi piedi e a lei non era rimasto che guardare il suo migliore amico scegliere di liberarsi del Campo,dei suoi amici, degli dei, di Grover, di Tyson, di lei …
Capiva il bisogno di tranquillità e dopo due estati passate a cercare di salvare il mondo, lei lo sapeva.
Ma decidere di soffocare la propria natura era qualcosa che lei non comprendeva. Percy sapeva benissimo che non sarebbe potuto scappare dal mondo semidivino, ma ci aveva provato senza voltarsi indietro.
E questo la distruggeva. Avevano deciso con Chirone di non chiamarlo per la battaglia contro Gea, avendo conto che sarebbe stato utile, ma non indispensabile. Ed infatti ce l’avevano fatta, avevano un nuovo alleato, il Campo Giove, e tanti nuovi amici. Stava dimenticando la sensazione di avere vicino quello che una volta chiamava Testa d’alghe, anche se rimaneva un po’ di malinconia.
E l’aiutava che circa sei mesi prima si era ritrovata spalla a spalla con Chuck, un fratello di Clarisse, con cui aveva pianificato la Caccia alla bandiera.
Quando avevano avuto la stessa idea nello stesso momento si erano sorrisi maliziosi e quando si erano guardati negli occhi era scattato qualcosa.
Non era come l’amore platonico per Percy, era qualcosa di più palpabile, di fisico … e che fisico!
Chuck era alto,carnagione caffelatte, capelli castani, occhi marroni e muscoli dovuti ad un sacco di allenamento nella lotta corpo a corpo.
Quando le parlava era sempre gentile, intelligente, e riusciva ad essere dolce e malizioso allo stesso tempo. E ad Annabeth piaceva da morire.
Lo aveva guardato una volta in un corpo a corpo nell’arena e ad un certo punto si era persa a pensare a lui che la prendeva per la vita e la baciava.
Poi avevano lottato loro due in un corpo a corpo nell’arena e alla fine la potenza dei muscoli di Chuck aveva vinto la velocità di Annabeth, ma da una parte entrambi sapevano che lei si era lasciata battere, e non dispiaceva a nessuno.
Chuck si era ritrovato sopra Annabeth,ansimante, con la bocca che sfiorava il collo di lei e le aveva sussurrato – Bionda, la prossima volta dovremmo andare in un posto più appartato, e forse ti lascerei anche vincere –
- Già, la prossima volta non mi lascerò battere per farti sentire più uomo-
Mentre andavano alle docce i loro amici gli avevano presi in giro dicendo che più che una lotta era stato un porno dal vivo.
Annabeth non credeva di poter provare sensazioni così forti, soprattutto perché sua madre è una delle dee vergini. Ma lei le sentiva e ne aveva paura. Credeva che queste “cose” fossero dovute alla vicinanza della sua amica Piper, ma sapeva essere razionale: lei provava attrazione per Chuck dovuta al fisico di lui e alla sua attitudine per la strategia che li accomunava, e tutto quello che ci stava in mezzo.
- Ti piace,Annabeth,e tu piaci a lui. Avete diciotto anni e certe cose potete permettervele – le aveva detto Piper – e credo che voi due non vi state piacendo e basta-
- Ti ho raccontato della cotta stratosferica per Percy. Non voglio ricaderci-
- Non è chiodo scaccia chiodo. Cioè … si, ma diverso! Tu hai ancora il chiodo fisso che l’amore per te sarà come quello provato con questo fantomatico Percy, e invece dovresti buttarti con Chuck. Anche se sembra uno di quei ragazzi che passa da una tipa all’altra, lui tiene a te e ci prova quasi spudoratamente e, forse non te ne accorgi, ma anche tu! È un flirt continuo- le aveva sbuffato contro.

Così Annabeth passava le giornate studiando, allenandosi e “flirtando” con Chuck.
E quello era uno di quei giorni che si prendevano liberi, lei e gli altri ragazzi, per non fare niente e rilassarsi sotto un albero vicino ai campi di fragole.
L’unica differenza e che oggi lei era un tutor: Clarisse, gli Stoll e Katie dovevano preparare le domande per il college e lei e Chris, essendo studenti di college, gli stavano aiutando.
Gli Stoll iniziarono a sbadigliare e diedero la colpa a Clovis che ronfava lì vicino, Clarisse minacciava Chris ad ogni risata e Piper e Jason stavano a pomiciare incurante di chi li guardava.
Annabeth pensava che fosse strano un comportamento del genere da parte di uno che solo l’estate prima se gli avessi gridato dietro ATTENTI! Ti avrebbe risposto “SI,SIGNORE!” senza pensarci due volte.
Credeva che Piper gli avesse detto che pensava fosse troppo chiuso nei suoi confronti, e quindi lui si era aperto, forse un po’ troppo.
- Non dovevano esserci anche Will e Chuck?- disse Annabeth
- Will fa un po’ di ritardo e Chuck non si è riuscito a liberare dalla lezione di scherma- rispose Clarisse.
Ovviamente non mancarono le battutine. 
Arrivò anche Reyna ad annunciare il termine della lezione di scherma di Chuck.
- E allora perché lui non è qui?!- chiesero Clarisse e Annabeth.
Reyna sorrise maliziosa – Ha dovuto mettere apposto le armi e i manichini e stava facendo ora la doccia, ma sicuramente dovrà farsi bello per la cara dolce Annie ... – concluse punzecchiandola sul costato. Annabeth scacciò il dito malamente.
-Ah! L’amore – sospirò Trevis ammiccando verso Katie, che fece una smorfia di disgusto.
Dopo non so quante battute e tentativi di studiare Annabeth sentì una ginocchiata sulla scapola.
- Ahi! E che cavolo … - si girò e vide Rosmarie , una ninfa, che con gli occhioni spalancati tentava di scusarsi.
Sembrava una bambina di dieci anni, un po’ verdognola. Lei la rassicurò
- Scusami ancora … comunque sono qui per dirvi una cosa-
- Cosa?- chiese Connor, mentre masticava il tappo della biro.
- Bhe, mi ha detto Tara che Leon le ha detto che ha sentito Mary … -
- Oh insomma parla!- le gridò Clarisse.
Rosmarie si guardò intorno con le gote verdissime – Ehm, non fa niente, ormai è qui –
- Chi?- chiese Jason.
Si voltarono tutti verso il nuovo arrivato – Lo Sfigato – disse Clarisse.
Per un momento Annabeth vide soltanto Grover con un nuovo semidio un po’ cresciuto per essere riconosciuto solo in quel momento, poi capì chi era.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Percy non ci pensò due volte a trovare una scusa per congedarsi.
Iniziò ad impilare i libri e quando Percy fu insieme agli altri non badò ai saluti e alle presentazioni.
- Annabeth … - la chiamò Grover. Lei alzò gli occhi come se per un momento si fosse distratta e fece finta di niente – Oh! Scusa, devo andare a prendere altri libri … questi non vanno bene-
Poi guardò Percy e sperò di riuscire a mantenere un’aria ferma e distaccata – Beh, bentornato Percy – disse dandogli un’amichevole pacca sulla spalla e incamminandosi verso le cabine.


Per un momento Percy aveva sentito il cuore fermarsi per quanto era bella Annabeth. Poi lei lo aveva ignorato e lo aveva trattato come un semplice conoscente di cui ti importa quanto un moscerino.
Era rimasto un momento immobile, congelato dalla freddezza di Annabeth, poi sentì gli altri salutarlo.
- Così … tu sei il grande “Percy Jackson”?- gli aveva chiesto un tipo biondo.
- Sì-
- Come ti sono andate le ferie, Sfigato?! Pronto per essere schiacciato di nuovo?- gli aveva chiesto Clarisse.
- No, scusate devo fare una cosa … -
Non sentì Grover chiamarlo e corse dietro Annabeth, prendendola per un braccio – Annabeth aspetta! Mi dici perché fai così?-
Annabeth aveva la mascella contratta e gli occhi increduli – Così come?-
A Percy sembro di ricevere una coltellata al cuore – Sembra che non ti importi di me. Sono tornato dopo due anni che non ci vediamo e hai saputo dirmi solo “bentornato” ?!-
Annabeth sentì la rabbia montarle su per il torace – Sai, potrei farti la stessa domanda, visto che tu non mi hai detto niente. E comunque devo rimettere i libri a posto, non posso parlare con te-
- Cosa?! NO!- Percy la bloccò di nuovo – Mi dici perché mi tratti come uno sconosciuto?-
- Non avrei mai detto bentornato ad uno sconosciuto, ragiona-
- Hai capito! Ora mi dici perchè sei arrabbiata?! Pensavo fossimo amici- concluse Percy malinconico.
Annabeth rise sarcastica, anche se non era da lei – Amici?! Davvero? Credevo che la nostra amicizia fosse andata a farsi fottere come tutto il resto … noi semidei siamo degli illusi evidentemente-
A Percy mancò la terra sotto i piedi – Non era mia intenzione. Ho sbagliato a pensare che potessi buttarmi tutto alle spalle-
- Ma lo hai fatto! E io ho deciso che stare alle tue spalle non era così bello. Abbiamo preso strade diverse, e non ritornerò mai sui miei passi- disse Annabeth autoritaria – Ora devo andare, se vuoi ne parliamo un’altra volta, quando sarò in vena di certi discorsi-
Percy sapeva di dover lasciare i suoi spazi ad Annabeth, ma non resistette – Cosa cazzo ti succede!? Una volta eravamo una squadra! –
- Lasciami! Ma sei impazzito forse?!-
- Ci sono problemi?-
Entrambi si girarono verso Chuck, Percy confuso e Annabeth sollevata.
- No, tranquillo. Dovevo andare a mettere questi nella cabina, ma come vedi ho avuto un contrattempo-
Chuck sorrise ad Annabeth e le prese i libri dalle braccia, poi guardò Percy con il suo “sguardo di fuoco” ereditato da Ares – Se il tuo contrattempo ha finito, ti accompagno-
Annabeth non se lo fece ripetere due volte – Si ha finito. Andiamo- e si avviò verso la cabina 6 senza guardarsi indietro, come aveva fatto Percy.
E come Percy  due anni prima non aveva visto le lacrime silenziose di Annabeth e la sua delusione, lei non aveva visto lo sguardo stupito e ferito del ragazzo, che in quel momento capì di aver perso tutto.


Annabeth aveva raccontato per sommi capi chi fosse quello strano ragazzo che stava cercando di importunarla, e Chuck aveva semplicemente alzato le spalle quando lei gli aveva risposto “Percy Jackson, il tipo con cui,due anni fa, avevamo salvato il mondo, ma poi ha deciso di prendersi una pausa. Ora non ho ben capito cosa vuole. Pazienza”.
Chuck aveva deciso che avrebbe ringraziato Percy Jackson solo dopo avergli tirato un pugno, nel caso avesse rifatto una cosa del genere.
Annabeth non aveva voglia di vedere Percy che si riprendeva il suo posto al tavolo di Poseidone, che cantava ai falò e che si alleava con le cabine per la caccia alla bandiera.
Aveva sperato con tutte le sue forza che lui avesse un colpo di genio e che tornasse al campo, e proprio quando lei aveva cambiato totalmente idea, lui tornava, dando vita ad uno dei suoi più grandi incubi.
Lo odiava per essere tornato dopo tanto tempo,dopo aver lasciato un vuoto in lei, quello della speranza. 
Prima aveva avuto paura che non sarebbe tornato e che l’avrebbe potuta abbandonare e dimenticare per sempre.
Poi si era rassegnata e aveva iniziato a sperare che lui non tornasse per il puro atto egoistico di non voler ricascare nella ragnatela verde dei suoi occhi.
Aveva paura che sarebbe stata capace di abbandonare tutto pur di riprovarci.
Invece non aveva sentito l’esigenza di fiondarsi tra le sue braccia e chiedergli di non lasciarla più. Più che altro sentiva l’esigenza di tirargli un calcio dove non batte il divino Apollo, per intenderci.
Al falò Annabeth si fiondò in braccio a Chuck, incurante della tela verde che in quel momento trapassava entrambi.


Se per la bionda era difficile vedere il ritorno del moro, per il moro era difficile guardare la vita della bionda scorrergli davanti, consapevole del fatto che, probabilmente non sarebbe riuscito più a farne parte.
Erano sette giorni che Percy vedeva Annabeth passare da un allenamento alla lettura di un libro, troppo spesso con un braccio del “fighissimo” Chuck sulle spalle. Glielo avrebbe tagliato volentieri, quel braccio.
Voleva darle il tempo di pensare, ma lei non stava pensando di certo a lui mentre lottava in un corpo a corpo con il figlio di Ares!
Non aveva voluto credere alle battutine che i nuovi amiconi di Annabeth continuavano a fare mentre si dirigevano verso l’Arena, ma quando gli aveva visti combattere … avrebbe volentieri tagliato la testa a Chuck, e le braccia, e le gambe …
Voleva scendere nell’arena, levarsi di torno Chuck, prendere Annabeth, scusarsi e baciarla.
Dei! Doveva esserci lui al posto di Chuck! Invece era un’ emerita testa di cazzo e si era lasciato scappare la donna della sua vita per scappare dalla sua vita.
Si era rovinato con le sue stesse mani, e esserne consapevole in quel momento non aiutava poi così tanto.
Uscì dall’ arena lasciandosi dietro i versi di Chuck e Annabeth. Versi degni di finire su YouPorn.

 Annabeth era nella sua cabina, sola, e Percy sapeva che quello sarebbe stato l’unico momento in cui nessun figlio di Ares gli avrebbe potuto staccare la testa.
Bussò un paio di volte sullo stipite della porta, facendo sussultare Annabeth, che era immersa nella lettura di un mattone.
- Dei … Percy, che cavolo … - . lei aveva alzato gli occhi al cielo e aveva sbuffato gonfiando le guance. Percy la adorava.
- Ti prego. Possiamo parlare? – si sarebbe anche inginocchiato se glielo avesse chiesto.
- Credo che tu stia esagerando … -
- Annabeth non puoi dire una cosa del genere! Siamo stati amici per cinque anni e ora … -
- Ora le cose sono cambiate- lei aveva quella faccia che fanno le professoresse quando cercano di farti sentire in colpa per qualcosa che hai combinato. E ci riuscivano benissimo.
Percy cercò di far riaffiorare il suo lato impertinente. Sorrise alzando un solo angolo della bocca – Tu che tanto li odi, i cambiamenti. Non devono esserci per forza-
A lei non faceva ridere – Non li amo, hai ragione. Ma sono un aspetto immutabile della vita degli umani. Semidei o mortali che siano. Ci saranno sempre e bisogna accettarli. La mattina combatti una battaglia con cento persone e la speranza, la sera ti ritrovi con cinquanta semidei tristi e il tuo migliore amico lascia tutto per una tipa a caso che ha baciato nella macchina del patrigno … ma sicuramente non sono i baci che ti fanno innamorare –
Annabeth lo guardava, sfidandolo a controbattere, e lui non si fece trovare impreparato – Credo tu abbia sottovalutato la potenza di un bacio … ti possono spingere a tornare a vivere – disse ricordando il bacio di Annabeth. Anche lei stava pensando a quello. Lo capiva dai suoi occhi.
La speranza lo spinse ad avvicinarsi ad Annabeth. Lei tenne lo sguardo su di lui , poi improvvisamente chiuse il libro e lo sbatte sulla scrivania , facendo sussultare il moro.
Entrambi guardarono la scrivania dondolare leggermente sotto la botta appena ricevuta, poi la bionda lo gelò ancora.
- Percy, dimmi quello che devi e basta. Sono stanca del tuo prenderti tempo-
Deglutì un paio di volte. Lo guardava come se da un momento all’altro gli avrebbe potuto sbattere il libro in faccia.
- Non puoi veramente stare con Chuck … -
- Dei! Seriamente?! Questo mi volevi chiedere?!-
- Non è il ragazzo giusto per te … -
- Non ci posso credere … -
Le loro voci si sovrapponevano.
- È un figlio di Ares … -
-Non sono fatti che ti riguardano … -
- E dopo che ne abbiamo passate così tante non voglio vederti in questo stato!-
Annabeth si fermò di colpo – Quale stato?-
- Nello stato in cui ti sei dimenticata di me – Percy sembrava un bambino toppo cresciuto.
- Intendi “felice senza di te”? – Lei lo guardava stupita e lui non aveva il coraggio di ricambiare – Dopo la battaglia contro Luke … perché per me è morto Luke,non Crono, e quella contro Gea, di cui tu hai sentito parlare solo una settimana fa … dopo un viaggio dall’altra parte del mondo e nell’altro mondo con Will, per raggiungere gli altri e chiudere le porte della morte, e vedere anche quante promesse hai infranto tu in questi anni … guardare semidei combattere tra di loro e morire, farsi esplodere … vedere la madre delle mie più grandi paure per doverla combattere e poi farmi trascinare in una caduta di nove giorni, in un viaggio in cui potevo morire fisicamente … e sono morta dentro! Dopo tutto questo ho passato le notti a morire dentro! Mi sarei voluta fermare e aspettare che tutto quello che mi era attorno si aggiustasse e aggiustasse me! Ma le cose devono essere riparate per bene e con il sorriso sulle labbra, e prego che Leo stia bene, dovunque sia ora, per avermi dato la forza di andare avanti. Ma tu neanche lo conosci Leo, quindi … mi sono diplomata in anticipo e mi sono iscritta al college, sono andata a trovare i miei genitori e mi sono fatta anche dei nuovi amici …  e mi sono ripresa! Ho ricominciato a ridere e ad uscire, con tutti i miei amici, e tutti insieme ci siamo ripresi! E tu non eri con noi. Quindi si, ora sono felice senza di te. Perché tu eri felice da un’altra parte, totalmente spensierato in balia di Rachel … -
- Ci siamo lasciati – sospirò Percy, come se questo la facesse sentire meglio.
- Non me ne frega un cazzo!- gridò Annabeth – Ti posso dire che mi dispiace, che stavate bene insieme o che ti ha fregato o che tu hai fregato lei e quello che vuoi, ma non lo so, non lo voglio sapere e non mi interessa! Perché l’ultima cosa a cui penso in questo momento siete tu e Rachel che vi lasciate. È la tua vita, non la mia-
- Tu fai parte della mia vita – disse Percy avvicinandosi pericolosamente ad Annabeth, e lei si fermò e deglutì un paio di volte.
Si guardavano negli occhi come se fosse la cosa più bella e dolorosa.
- Anche tu fai parte della mia vita, Percy. Ma tu ad un certo punto mi hai scansata, lasciata da parte … e io ho sofferto tanto. Per tutto, certo. Ma soprattutto perché tu non eri con me quando abbiamo capito che la profezia si sarebbe avverata, quando io e Nico non sapevamo più dove cercare Will, quando è arrivato Jason e abbiamo scoperto del Campo Giove, quando abbiamo perso anche Nico e siamo andati a cercarlo,quando a Roma ho combattuto contro Aracne per la statua di Atena e dopo sono caduta nel tartaro insieme a Will … io ringrazio gli dei che tu stia bene, ma volevo che ci fossi anche tu lì, a sostenermi, a darmi speranza … ma non c’eri e dopo due anni sei passato da “migliore amico” a “quel tipo con cui ho salvato il mondo”-
Percy non riusciva a respirare – Mi dispiace di essermene andato. Io … non credevo di poter stare ancora qui, in questo mondo –
- Noi inclusi, giusto? – disse Annabeth, con un sopracciglio alzato. Percy si chiese come potesse essere così bella mentre era così arrabbiata. La guardò negli occhi.
-Abbandonare te è stato il mio rimpianto più grande – disse sperando di ammorbidirla un po’, ma il suo sguardo grigio si fece più duro – ma pensavo a mia madre, il mio patrigno, a tutto quello che abbiamo dovuto passare e non volevo vivere ancora in quel modo e mettermi con Rachel mi è servito per scappare.
E solo il pensiero di te mi tratteneva qui … -
- Ma io non ero abbastanza per te- Annabeth si mordicchiava il labbro e guardava il libro, per non far vedere le lacrime.
Percy non sapeva come rispondere. Non poteva rispondere. Non poteva dire che era vero. Che lei non era bastata a trattenerlo al campo.
- Io giuro che non ho mai sentito così tanto la mancanza di una persona come con … -
- Dei, BASTA! Io non ti sono mai mancata veramente! Se ti fossi mancata anche solo un po’ mi avresti chiamata per chiedermi come stavo. Invece lo sai chi l’ha fatto?! –
- Non dirmi Chuck … -
- TUA MADRE!- Percy ebbe il dubbio che lo stesse prendendo in giro – Sally mi inviava messaggi per chiedermi come stavo, se avevo bisogno di qualcosa, come andava il college, mi ha chiamato il giorno del mio compleanno e del mio diploma. E lei non era la mia migliore amica! –
- Credi che rinunciare a tutto questo sia stato facile?! Era diventata la mia casa questa. È la mia casa. Ho dovuto rinunciare ai miei amici, all’immortalità, a te … -
- CREDEVO AVESSI RINUNCIATO ALL’IMMORTALITÀ PER ME!-
Si fermarono entrambi. Annabeth aveva i respiro affannato, singhiozzava, e non nascondeva le lacrime e gli occhi rossi. A Percy fece male.
- Ho … ho creduto di essere la ragione della tua rinuncia. Dei, ero così felice! Pensavo a quando ti avrei dato quel cavolo di cupcake e magari ti avrei baciato di nuovo, e ancora, fino alla fine … e invece ti sento dire “mi sono messo con Rachel. Domani torno a Manhattan”! Ho pensato di essere la persona più illusa del mondo. Anzi lo ero proprio. Quanto ho potuto maledire Afrodite! Mi sono fatta schifo da sola per quanto fossi stata stupida e accecata, per tutto quel tempo – si fermò, e si preparò a guardare Percy nei suoi occhi verdi – Credevo mi amassi-
 Percy non se lo fece ripetere due volte. Prese il viso di Annabeth tra le mani e la baciò. Le sue labbra erano morbide come le ricordava.
Non fu un vero e proprio bacio appassionato, ma per Percy fu bellissimo. Si staccarono con uno schiocco.
- Annabeth, io TI AMO- cercava di sollevare il viso di lei per poterla guardare negli occhi, ma sembrava non riuscirci. Evitava il suo sguardo.
La bionda fece un passo indietro – Mi dispiace, Percy. Ormai è tardi- Alzò lo sguardo e lo trafisse da parte a parte.
-Ora, potresti uscire? Devo finire a mettere in ordine e due ragazzi da soli nella stessa cabina non ci possono stare –


Percy era uscito dalla cabina 6 stanco, triste e arrabbiato. Si era seduto sugli scalini della sua cabina e aveva spettato che Annabeth uscisse, per vedere in che stato fosse. Se lo riteneva opportuno l’avrebbe fermata ancora, oppure le avrebbe dato altro tempo. Si sentiva un prepotente e uno stalcker, ma non riusciva a pensare che ad Annabeth e ai suoi baci. Si stava facendo ora di cena. Sarebbe dovuta uscire per mangiare.
Dopo una decina di minuti uscì. I capelli biondi sciolti mossi dal venticello, la maglietta arancione che la fasciava stranamente bene sopra ai pantaloncini di jeans, e con la felpa grigio scuro che le arrivava sotto l’orlo degli shorts sembrava più piccola e fragile. Ma lei era forte e lui lo sapeva meglio di chiunque altro.
O almeno credeva. La vide camminare a testa bassa e braccia incrociate sotto il seno, poi sollevò lo sguardo e sorrise a 32 denti. Per Percy quello poteva essere il sorriso più bello del mondo. Poi vide Chuck camminare verso di lei, il bianco dei denti che risaltava sulla sua carnagione caffelatte e gli occhi che luccicavano.
Quando si raggiunsero vide lui abbracciarle la vita, e lei mettergli le braccia attorno al collo.
Parlavano e si sorridevano, con i nasi che quasi si sfioravano. Chuck buttò la testa all’indietro e rise forte. Arrivò anche alle orecchie di Percy. Le mise una mano nei capelli e le baciò la fronte. Si allontanarono, ma non si staccarono : le loro mani si sfioravano mentre Annabeth evitava un masso. Chuck la riattirò a se circondandole la vita. E Percy vide solo le loro schiene allontanarsi mentre andavano verso la mensa tenendosi stretti.
Non sapeva se Annabeth fosse davvero sicura di quello che gli aveva detto. Si sentiva uno stupido per quello che aveva fatto, e non poteva tornare indietro.
Non sapeva come avrebbe fatto a rifarsi con lei, ma di una cosa era certo: non voleva vedere quei due scambiarsi occhiate e carezze per tutta la sera. Avrebbe saltato la cena.  
 
 
Angolo autrice:
Ciao a tutti! Questa è una storia che mi è venuta in mente di recente e ho voluto scriverla.
Chuck ovviamente è un personaggio inventato da me. Adoro la Percabeth, e si sa. Ma ho voluto provare qualcosa di diverso.
Non ho niente da aggiungere. Avevo in mente questa storia. L'ho scritta. L'ho pubblicata. Basta.
Comunque spero vi piaccia e che non prendiate a male la separazione della Percabeth.
Un bacio :*
andrea_98
 
   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: andrea_98