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Autore: Nene_92    13/12/2015    17 recensioni
[Interattiva - conclusa]
La Seconda Guerra Magica è finita da anni e la pace prospera sia nel mondo magico che in quello babbano. Ma una nuova minaccia si prospetta all'orizzonte: creature oscure si stanno muovendo nell'ombra, creature che il mondo magico ha sempre ignorato, anzi, dimenticato. 
Ad occuparsene è sempre stata una famiglia sola: i Grimm, discendenti di Jacob e Wilhelm, i famosi fratelli delle fiabe horror babbane, in realtà appartenenti ad una delle famiglie purosangue più antiche del mondo magico. Una famiglia di cacciatori.
Ma forse anche loro se ne sono scordati...
(per i fan di Grimm: Nick Burkhardt e co iniziano ad apparire dal capitolo 10 bis - Luna Piena --> gli episodi narrati terranno conto di ciò che è successo fino alla quarta stagione, poi si discosteranno dalla serie. In ogni caso, se ci dovessero essere possibili SPOILER avviserò capitolo per capitolo. ;) )
[ la storia fa parte della serie "Grimm" ]
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimm'
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1 - Prologo
PROLOGO



"Nonno, se mamma non avesse sposato un Grimm ma un mezzosangue qualsiasi, tu mi vorresti bene lo stesso?"
Soltanto una volta, alla tenera età di otto anni, Eleonore Grimm, si azzardò a porre quella domanda.
 
Alla richiesta della nipote, il vecchio Augustus Black rimase un attimo in silenzio, sorpreso. Poi il suo volto riacquistò la solita aria di imperturbabilità. "Sei una Grimm e una Black, Eleonore. Non fare domande sconvenienti." Rispose in modo secco. "E alzati dal pavimento, non sei una dannata elfa domestica!" Concluse, prima di sparire in uno dei corridoi della villa.
 
Erano passati anni dalla Seconda Guerra Magica, anni in cui anche i figli del famoso Harry Potter avevano varcato le soglie della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Tuttavia i pregiudizi basati sullo status di sangue faticavano a scomparire. E quel giorno Eleonore Grimm ne aveva avuto piena prova.
 
I suoi nonni materni, Augustus e Kayla Black, volevano bene a lei e a suo fratello non perchè figli della loro unica figlia, Talisia Black, ma perchè figli di una delle ultime Black rimaste e di Brian Grimm, discendente di Jacob Grimm, uno dei fratelli conosciuti anche nel mondo babbano per le favole, ma in realtà appartenente ad una delle famiglie purosangue più in vista del mondo magico.
 
Se Talisia, spedita negli USA durante la Seconda Guerra Magica (perchè troppo giovane per ricevere il marchio di Voldemort), si fosse innamorata e sposata con un qualsiasi mezzosangue, sarebbe stata ripudiata e cancellata dall'albero genealogico, nella perfetta tradizione della famiglia Black. 
 
Ma era tornata a casa sposata e già in attesa di un figlio maschio, UN GRIMM, perciò i genitori si limitarono a cancellare il contratto di matrimonio stipulato con la famiglia Saint Claire e ad accettare Brian e il futuro nipotino in casa.
Fu questo episodio che fece temere Eleonore il giorno dello smistamento. Quasi tutta la sua famiglia materna era finita in Serpeverde, casa alla quale sentiva già di non appartenere. Mentre buona parte di quella paterna aveva frequentato Durmstrang. Avrebbero accettato anche una Corvonero in casa, ma di sicuro Tassorosso e Grifondoro erano fuori discussione.
 
"Hai una enorme intelligenza e sei molto leale e corretta, non usi il tuo nome per ottenere qualcosa, perchè vuoi essere sicura di averla davvero guadagnata. La casa giusta per te sarebbe Tassorosso." Le sussurrò all'orecchio il cappello, mentre lei iniziava a scuotere la testa disperata, alla sola idea. "Ma vedo anche che sei terrorizzata da questo mio giudizio e, con le famiglie che ti ritrovi alle spalle, capisco il perchè, mia piccola... CORVONERO!"  
 
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Creature del buio, esseri della notte,

voi questo siete diventate:

a nutrirvi di sangue siete destinate.

Incatenati nelle tenebre, ripudiati dalla luce,

vivrete per il resto dei secoli nel modo più truce.

Respinti dalla vostra stirpe,

disdegnati dalla vostra specie,

panico e morte ovunque avete disseminato.

Ad una vita maledetta siete condannate,

nell’umanità voi più non rispecchiate.

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Agosto 2020, Luogo sconosciuto, mondo babbano, notte

 

“Ahahahah! Ma sul serio gliel’hai detto? Non ci credo!” La voce della ragazza riecheggiò nella notte.

“Te lo posso assicurare… anzi: te lo giuro! Su quello che vuoi!” Le rispose il ragazzo a tono, poggiandole un braccio sulle spalle e trascinandola deciso sulle strisce pedonali.

Un’auto che stava arrivando nella loro direzione iniziò a rallentare per lasciarli passare.

“Uuuh! Una nuova coppia si sta formando!” Riecheggiò da dietro la voce di un terzo ragazzo, che correndo li raggiunse sulle strisce insieme ad altri due della compagnia.

La ragazza si voltò ridendo verso di loro, fermandosi in mezzo alla strada. Tecnicamente la sua espressione doveva servire per incenerirli, far loro paura, ma in realtà riuscì solo a ricreare una risatina imbarazzata. In fondo il suo amico non aveva del tutto torto. A lei l’altro ragazzo piaceva.

“Ma stai zitto!” Ribatté soltanto.

Una clacsata li riportò tutti quanti alla realtà. Erano fermi in mezzo alla strada e un autista sempre meno paziente stava facendo loro segno di sgomberare il passaggio.

Sbuffando, la ragazza finì l’attraversamento, seguita a ruota dagli altri, che continuavano imperterriti con le loro battutine.

Dopo pochi minuti avevano finalmente raggiunto il parcheggio dove avevano lasciato le loro auto e avevano iniziato i soliti riti di saluto.

Il loro ciarlare allegro si sollevava, espandendosi nella notte e riempiendola. Nonostante le tante auto parcheggiate, erano gli unici presenti dentro a quel parcheggio.

La ragazza si estraniò un attimo, alzando lo sguardo verso il cielo.

Quella notte pesanti nubi che promettevano pioggia coprivano tutto il manto del cielo, nessuna stella era visibile. Solo un debole raggio di luna sfidava l’oscurità, facendo timidamente capolino da dietro la distesa di nuvole.

Non ne capì il motivo, ma un brivido le corse lungo la schiena.

“Terra chiama Ellen! Bella addormentata sveglia!” La raggiunse di colpo la voce di Aaron.

La ragazza scosse la testa, ricordandosi improvvisamente dove si trovava. Alla fine, era stata felice di aver trovato quei ragazzi, che nonostante tutto l’avevano accettata benevolmente nel loro gruppo. Aveva spesso la tendenza a distrarsi, a rifugiarsi nel suo mondo e per questo era stata additata più volte come “stramba”.

“Sì? Cosa c’è?” Chiese alla fine cercando di prestare attenzione al ragazzo.

Quegli strani brividi che continuavano a correrle lungo la spina dorsale però non l’avevano ancora lasciata.

“Ti ho chiesto…” ripetè paziente Aaron “se vuoi che ti porti io a casa oppure se vuoi che sia Joe. Siamo entrambi in strada, a noi non cambia.”

“Per me è uguale, decidete voi. Non cambia neanche a me.” In realtà le cambiava eccome, sapeva benissimo chi avrebbe voluto che la riaccompagnasse a casa, ma non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura.

“Ok, Joe tu riporta Aubrey e Karen. Io porto Ellen, Justin e Cory. Justin davanti che scende per primo, gli altri dietro.” Decise velocemente Aaron, estraendo le chiavi della macchina come se fossero un’arma e puntandole poi contro l’auto stessa. “Apriti sesamo!” Urlò in maniera teatrale. I lampeggianti partirono di colpo, illuminando per pochi secondi a giorno l’intero parcheggio.

“Ma quanto sei cretino?” Borbottò Karen dirigendosi verso la portiera della macchina.

“E devi vedere cosa combina a lezione!” Le diede manforte Justin, precipitandosi a sua volta verso l’automobile. Lui e Aaron studiavano nella stessa facoltà.

Ellen invece arrivò con più calma.

Prima di salire gettò un’altra occhiata al cielo. Una nuvola si era completamente spostata, lasciando totalmente scoperta la luna. Era piena.

 

“Dai Ellen! Domani sera andiamo in quel pub che ti piace tanto così accontentiamo un po’ anche te! Buonanotte!” Erano rimasti solo lei ed Aaron nella macchina. Tutti gli altri erano già scesi, augurando a turno la buonanotte e venendo poi inghiottiti dal buio.

Ellen annuì distrattamente, mentre era con la testa quasi completamente dentro alla borsa. Era talmente grande che poteva metterci dentro di tutto, ma proprio perché ci stava ogni cosa, non riusciva mai a trovarci nulla. E in quel momento non riusciva a trovare le chiavi. Non riusciva mai a trovarle, le chiavi!

Poi era nervosa, quella strana sensazione, quel brivido che le aveva attraversato la spina dorsale nel parcheggio era ancora lì. E la presenza di Aaron non aiutava per nulla.

“Ellen? Ci sei?” Le chiese Aaron tirando il freno a mano, attivando le quattro frecce e accendendo la luce. Aveva come l’impressione che sarebbero rimasti lì ancora un pezzo.

“Sì, non riesco solo a trovare le chiavi.” Rispose lei, cercando di mantenere un tono di voce fermo. In realtà il panico la stava completamente assalendo. E non capiva neanche il perché. Cioè, fosse stata semplice agitazione perché si trovava da sola con Aaron, avrebbe anche potuto capire, quella non era di certo la sua prima cotta.

Il problema era quella strana sensazione che non la abbandonava dal parcheggio. Come se qualcosa la stesse soffocando, come se una grande catastrofe si stesse per abbattere su di lei.

Finalmente riuscì a trovare le chiavi e con un sospiro di sollievo scese dall’auto. Aaron rimase a guardarla finchè lei non sparì dietro ad un cespuglio, poi se ne ritornò sulla strada sgommando.

Ellen si strinse nella giacca, mentre una folata di vento più forte, più gelida e più tagliente delle altre la attraversò. Ancora pochi passi e poi avrebbe potuto aprire il portone di casa e rifugiarsi al suo interno, al caldo e al sicuro. Era quasi certa che sua madre la stesse aspettando ancora sveglia.

Qualcosa di simile ad un lamento però la bloccò. Era un verso strano, quasi animalesco, sofferente. La ragazza gettò un’occhiata preoccupata al vicolo in cui si trovava, ma per quanto avesse aguzzato la vista, non riuscì a scorgere nulla di strano nel buio della stradina familiare che la circondava.

- Basta così Ellen – pensò tra se e sé – hai visto solo troppi film dell’orrore e sei facilmente suggestionabile. –

 

E allora perché aveva all’improvviso affrettato il passo?

 

Le ombre attorno a lei avevano iniziato a moltiplicarsi.

 

– Smettila di dire sciocchezze. È notte. –

 

Perché il suo istinto le diceva di mettersi a correre se voleva avere salva la vita?

 

Ma lei non ci riusciva a correre. Era paralizzata. Era completamente paralizzata.

 

Se veramente la sera successiva voleva andare in quel pub che le piaceva tanto?

 

Le ombre… le ombre avevano circondato ogni cosa. Ogni cosa. Neanche la luce del lampione riusciva più a vedere.

Avevano circondato ogni cosa, avevano circondato lei.

 

– Andiamo Ellen! Sarà saltata la corrente come al solito! –  

 

Se voleva rivedere Aaron la sera successiva?

 

Corri Ellen, corri!

 

Non andrai mai in quel pub. Aaron non lo rivedrai più. E neanche la tua famiglia.

 

Sono bestie che si nutrono di sangue. Ma prima di farlo si nutrono di altro. Si nutrono delle tue paure. La tua mente per loro è un banchetto. Si nutrono delle tue paure, perché prima ti tolgono tutto, anche la speranza. La speranza di sopravvivere. E ti fanno impazzire. Alla fine sei tu a pregare loro di nutrirsi del tuo sangue.

 

Solo per farla finita.

 

E una madre sempre più preoccupata passerà la notte insonne, girando e rigirando per la stanza.

– Sarà rimasta a dormire da un’amica scordandosi di avvisare? –

Proverà a chiamarla sul cellulare, sentendolo squillare inutilmente a vuoto. Contatterà gli amici che non risponderanno, sprofondati nel loro mondo di sogni sereni, totalmente ignari di come la vita della loro amica sia stata spezzata in un attimo.

No, la cerchi nel posto sbagliato.

Il suo cadavere completamente esangue si trova a pochi passi dalla casa.

Quella stessa casa dove tutti si sentono al sicuro finchè l’orrore non colpisce.

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1 Settembre 2020 ore 19.30, Londra, Ministero della Magia, Dipartimento Auror, Ufficio del capo Auror Harry Potter




Harry Potter fece un salto sulla sedia. 
Stava radunando le sue cose per tornare a casa dalla moglie Ginny, quando il primo Ministro della Magia era entrato come una furia nel suo ufficio, urlando come un pazzo.  
Anche andando indietro con la memoria al tempo della guerra contro Voldemort, Harry non aveva mai visto Kingsley così fuori di sè. Anzi, era sempre stata una persona alquanto pacata, pronto a dispensare pillole di saggezza a tutti.
Ma più Harry lo ascoltava, più gli veniva voglia di urlare a sua volta. 
"Come sarebbe a dire che l'Espresso per Hogwarts è stato attaccato?" Si limitò a chiedere con un filo di voce, buttandosi a peso morto sulla poltrona e prendendosi la testa tra le mani. Non poteva lasciarsi prendere dal panico. Non poteva. Non poteva e non doveva.
Ma aveva lasciato due dei suoi figli su quel treno proprio quella mattina, convinto che fossero al sicuro e che si stessero recando solo a Scuola. Non che sarebbero stati attaccati appena svoltata la curva. 
Non ricordava neanche di averlo fatto, ma di punto in bianco si ritrovò davanti al camino, con il fuoco acceso e un pugno di polvere volante in mano, sordo ai richiami di Kingsley. 
"Ci sono i miei figli su quel treno!" 
Non ascoltò il suo discorso sul fatto che ormai il danno era fatto, che il treno era già arrivato ad Hogsmeade, che gli studenti erano già al Castello. Che tanto valeva formare una squadra Auror e solo dopo recarsi alla Scuola e indagare. 
Non ascoltò nulla di tutto quello: il suo istinto di padre aveva ormai preso il sopravvento. 
L'unica cosa che gli interessava era irrompere a scuola e assicurarsi che sua figlia Lily e suo figlio Albus stessero bene e fossero al sicuro.
"Hogwarts. Ufficio della Preside McGrannit."


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             CIAO A TUTTI!
 
 
   
Ero già uscita su Efp con questo prologo e avevo anche iniziato a postare alcuni capitoli, ma da una parte ho avuto un po' un blocco (anche a causa di certi soggetti che dopo i pochi primi capitoli sono scomparsi, lasciandomi un personaggio di cui non sapevo cosa farmene) e un po' ho cambiato io idea a metà storia: volevo una versione molto più dark e "oscura" (passatemi il termine) e così come la storia si stava evolvendo non mi piaceva per nulla.
Perciò prima di iscrivervi, vi invito a pensarci bene: voglio persone che stiano dietro alla storia SEMPRE, quindi che SI FACCIANO SENTIRE ALMENO OGNI DUE CAPITOLI e questa volta voglio procedere con una selezione dei personaggi fatta per bene. Inoltre in molte occasioni i personaggi si troveranno davanti a dei bivi o vi farò delle domande su di loro, perciò DOVRETE RISPONDERE per forza.
È una interattiva, perciò ora tocca @ voi! 
Massimo due OC a testa, i vostri personaggi DEVONO avere un ruolo nella squadra di Quidditch, e POSSIBILMENTE essere PREFETTI (quindi quinto anno in su). Cercate di darmi sia uomini che donne per favore! 
Non escludo che qualche personaggio potrebbe anche fare una brutta fine, perciò una volta iscritti non voglio piagnistei. :P
  
Inviatemi i vostri personaggi per MP e vedrò di inserirli al meglio nella storia!
 
  
SPECIFICHE: niente personaggi della nuova generazione, se li farò comparire sarà solo per una mia scelta.

Sono ben accetti lupi mannari, vampiri, mezzi demoni ecc (ditemi voi se li volete buoni oppure no: ma vi prego! Niente vampiri alla twilight!!). Così come anche veggenti, legimens, Metamorfomagus e personaggi con poteri un po' fuori dalla norma (ma non fatemeli tutti strani, controllate anche le altre recensioni!).
      
 
SCHEDA:
 
 
Nome e cognome: 

Casa, ruolo in squadra ed eventuale incarico ricoperto:
Età:
Descrizione fisica e psicologica del personaggio:
Storia del personaggio e della sua famiglia:
Animale, descrizione e nome (nessun animale che non sia previsto per Hogwarts: solo gufi, rospi o gatti): 
Com'è avvenuto lo smistamento:
Bacchetta:
Patronus e ricordo più felice:
Materie seguite per i GUFO/MAGO e cosa vorrebbe diventare (non tutti Auror per favore!):
Altro:

A presto! ;)
  
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