Il tutù fucsia
Il sole ha già superato la linea del mezzodì e l'orizzonte si perde negli immensi campi di grano mentre il cielo acceca con il suo chiarore. La tenera erbetta è calda al passaggio dei piedini nudi mentre la gonnellina, del tutù fucsia, ondeggia seguendo il ritmo imposto dalle gambe magre. I lunghi capelli d'ossidiana si arricciano in morbidi boccoli sulle gracili spalle.
Gli occhi scuri sono socchiusi intenti a gustarsi la cacofonia dei rumori della natura: il ronzio delle api come il lieve suono di un flauto; il frinire delle cicale, il gracchiare degli archetti del violino; l'abbaiare di un cane, la grancassa nel suo splendore; i dolci usignoli, il tintinnio sommesso del triangolo.
Il corpo fanciullesco cede al bisogno di danzare sinuoso ruotando aggraziato il bacino e flettendo i muscoli in pose artistiche: tre Révérence* per ringraziare; tre Pirouette* per tastare l'equilibrio; dei piccoli Passé* per la delizia degli occhi ed infine un incerto Fouettés en tournant*.
Non resta che attendere il giudizio del pubblico: tre pesci pagliaccio in una teca, un gatto rosso fuoco, un nido di passerotti dimenticato e alcune rane intente a gracidare nel stagno vicino.
Improvvisamente una cicogna grigia discende a raggiera oscurando il caldo sole, nel becco trasporta delle scarpette da punta* color verde pisello. Nella calma di un momento così unico una goccia di sudore scivola lungo il naso adunco infrangendosi con un ruggito, come un oceano sugli scogli, ridestando il ballerino dal meraviglioso sonno.
Il giovane studente sbatte le ciglia frastornato stropicciando gli occhi assonnati. Attraverso il fogliame della pianta, sotto cui giace sdraiato, cade una leggera pioggerellina autunnale. Sgomento schizza a sedere guardardandosi intorno confuso: un vago senso di calore e stanchezza lo pervade.
Poi scorge, inorridito, le scarpette di quell'improponibile colore verde adagiate tra le piume grige. Annichilito ricorda ciò che ha sognato e, vergognandosi a morte, le scaraventa lontano con rabbia, quindi fugge racchiuso nel suo mantello nero.
Severus Piton spera proprio che nessuno abbia assistito alla scena patetica di lui che dorme sotto un albero, invero, si augura che nessuno sia stato abbastanza vicino da sentirlo borbottare nel sonno.
Nella foga di rientrare al Castello non si accorge dei quattro Malandrini che, rotolando nel fango, si fanno silenziosamente beffe di lui.
Note autrice:* termini riferiti alla danza classica.
Per scrivere questa piccola storiella mi sono ispirata ad una Challenger sul forum indetta da Donnie TZ usando il prompt: "Risvegliarsi da un sogno in cui si ha avuto l'impressione di essere in un altro mondo". Il magnifico banner è il premio che ho ottenuto da Donnie TZ per aver concluso una categoria. GRAZIE.
Buona lettura e spero vi abbia fatto sorridere un po'.
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