Fanfic su artisti musicali > Mika
Ricorda la storia  |       
Autore: Lizhp    14/12/2015    3 recensioni
SPIN-OFF DI YOU MADE ME
-Ed è sempre così gentile?- chiese quindi il biondo, alzando leggermente la testa dalla spalla di Mika per poter leggere meglio.
-Sì- rispose solamente il ricciolo, scorrendo verso l’alto la conversazione e permettendo al biondo di leggere alcuni messaggi precedenti, tutti senza risposta -Ma non importa, ci sto facendo l’abitudine-
-A me importa- esclamò invece Andy, il tono di voce molto più duro rispetto a quello che usava di solito con lui -La deve smettere- dichiarò, chiedendo a Mika il permesso di prendere il suo cellulare e continuando a scorrere la conversazione, o meglio il monologo, che la ragazza aveva deciso di far arrivare al suo compagno.
Genere: Fluff, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buongiorno popolo di Efp!
Sono ufficialmente in vacanza e OVVIAMENTE invece di scrivere il prossimo capitolo del seguito di You Made Me in questi tre giorni mi è venuta in mente questa cosa qui. Portate pazienza, ora scrivo anche il prossimo capitolo della long.
Questa è una sorta di "missing moments" che avevo in mente già da un po' e che finalmente sono riuscita a scrivere. Fa riferimento ai primi capitoli di You Made Me, leggendo la storia capirete anche a quale parte.
Era nata come OS, poi mi è venuta un po' lunga e ho deciso di dividerla in due parti: la seconda parte è già stata scritta, non passerà molto tempo prima che la pubblichi!
Nulla, come al solito se avete voglia mi farebbe piacere sapere che ne pensate!
A presto :)



Londra e la pioggia, un’accoppiata ormai scontata di cui nessuno si stupiva più. Mika rigirava il telefono tra le sue mani, nervosamente, gli occhi puntati sulla strada che riusciva a scorgere dalla finestra della sua stanza, le orecchie invase dal ticchettare costante delle gocce d’acqua sul tetto di casa sua, la mente intrappolata in pensieri di cui avrebbe volentieri fatto a meno.
Due settimane erano passate da quando Elize aveva finalmente scoperto della sua relazione con Andy, eppure il telefono del ragazzo continuava a squillare, come un campanello insistente pronto a ricordargli che, prima o poi, avrebbe dovuto risolvere la situazione e ferire definitivamente la ragazza che ancora non si era arresa. Ormai, quando usciva con Andy, metteva il silenzioso, togliendo anche la vibrazione, per evitare di essere continuamente distratto dal nome della sua ex ragazza che si ostinava ad apparire insistentemente sul display.
Aveva sperato che dopo il gesto tanto inaspettato quanto azzardato di Andy, Elize mettesse una pietra sopra alla loro storia in modo definitivo; evidentemente, aveva sottovalutato la ragazza.
Nonostante silenziare completamente il cellulare gli concedesse qualche attimo di tregua, non sempre era così fortunato da potersi permettere di ignorare la presenza costante della ragazza nella sua vita, perché quando si trattava di lavoro -o di Andy- non aveva nessuna intenzione di ignorare chiamate e messaggi.
Tuttavia la sua pazienza -e di solito ne aveva fin troppa- stava giungendo al limite.
Quella sera stava attendendo impazientemente il momento in cui avrebbe potuto abbandonare la sua stanza per salire in macchina con Andy e rifugiarsi in qualche locale londinese, per poi trascorrere un po’ di tempo solo loro due, lontani da occhi e orecchie indiscreti, sempre nel solito parcheggio, in cui aveva avuto luogo quella lunga chiacchierata che aveva preceduto il loro primo bacio e l’inizio della loro storia.
Andy gli avrebbe mandato un messaggio nel momento in cui sarebbe partito da casa sua, ma la buona notizia che tra poco avrebbe potuto di nuovo ignorare il cellulare tardava ad arrivare. In compenso, quell’ora della sera sembrava essere particolarmente libero di impegni per Elize, che ancora non smetteva di tempestarlo di frasi punzecchianti.
Un lungo sospiro accompagnò l’arrivo dell’ultimo messaggio.
“Mika, tanto lo so che li leggi tutti, abbi almeno la dignità di rispondermi”.
Non fece nemmeno in tempo a formulare nella sua testa un’imprecazione degna di quella situazione, che un nuovo messaggio andò a sostituire quello precedente sul display del suo cellulare.
“Perché non vuoi parlare con me? Chiaramente ti senti in colpa per qualcosa, altrimenti non ci sarebbero problemi, ma così facendo non migliori la situazione, io non ti perdono”
Il libanese alzò gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente, ma di nuovo fu interrotto dal suono del suo telefono; questa volta, però, il nome che lesse sullo schermo gli fece tirare un sospiro di sollievo.
“Torna nel mondo reale, sono sotto casa tua”
Aveva avvisato Andy, qualche ora prima, che avrebbe trascorso quel pomeriggio libero di impegni seduto davanti al suo pianoforte, cercando di nuovo di farsi trasportare dalla musica: il risultato era stata una canzone che nemmeno lui si sarebbe aspettato, ma che gli era uscita spontanea, senza nessuno sforzo.
“Io sono tornato nel mondo reale già da un po’, tu invece sei in ritardo”, rispose Mika con una mano, mentre con l’altra si metteva le scarpe.
“… disse il ragazzo sempre puntuale”. La risposta punzecchiante e decisamente sarcastica di Andy giunse pochi secondi dopo, facendo sorridere Mika che nel frattempo si stava infilando la giacca.
La notifica di un terzo messaggio di Elize comparve sul suo telefono, ma Mika la ignorò per tornare sulla chat di Andy e rispondere nuovamente. Portò i pollici sulla testiera, ma si fermò per qualche secondo ad osservare l’ultimo messaggio del suo ragazzo; forse non era stata un’ottima idea iniziare quel discorso sui ritardi, ora Mika era completamente incapace di rispondere a tono, dato che il biondo aveva perfettamente ragione. Tuttavia, decise di continuare quel gioco.
“Lo so, spacco il minuto”
La casa di Mika era vuota, così il ragazzo si fermò un attimo in sala a cercare le chiavi per chiudere la porta.
“Infatti io sono qui fuori da casa tua e tu non sei ancora uscito”
Quando lesse quel messaggio, il ricciolo si affrettò a chiudere la porta di casa e ad attraversare la strada per poi salire in macchina di Andy.
-Non ti conveniva prop…- ma il biondo fu costretto ad interrompere le sue parole, perché si ritrovò le labbra di Mika unite alle sue, in un bacio che decisamente non lasciava spazio alla conversazione iniziata via messaggio di proseguire.
-Ciao- sussurrò Mika, quando si allontanò dalle labbra del biondo, accarezzandogli la guancia con una mano e restando comunque vicino al suo volto.
-Ciao anche a te- rispose Andy, esibendosi in un sorriso smagliante.
-Dove andiamo stasera?- chiese poi Mika, appoggiando la schiena al sedile e quasi lanciando il telefono sul parabrezza.
-Hai qualche idea?-
Il ricciolo si fermò per qualche secondo a riflettere, pensando ad un posto abbastanza tranquillo in cui poter passare la serata. La risposta giunse quasi immediatamente: c’era un luogo per lui molto importante che non aveva ancora condiviso con il ragazzo, ma che avrebbe tanto voluto fargli conoscere. O meglio, sicuramente Andy già lo conosceva dato che loro si erano incontrati proprio lì, ma non aveva idea del fatto che quel posto significasse molto di più per Mika. Non solo gli ricordava il loro primo, strano, incontro, ma portava con sé moltissimi ricordi piacevoli della sua infanzia e adolescenza che ora si sentiva pronto a condividere con lui.
-Parcheggia la macchina qui a lato e scendi- gli disse solo, indicando con un cenno della mano il lato sinistro della strada.
Il biondo non fece domande ed eseguì ciò che Mika gli aveva chiesto. Quest’ultimo aprì poi la portiera posteriore, cercando qualcosa che era sicuro di aver visto in macchina di Andy e che sarebbe stato loro utile.
-Posso?- chiese poi al biondo, indicando un telo che, non sapeva per quale motivo, era abbandonato a terra sotto il sedile del passeggero.
-Certo, lo usa mia mamma quando vengono a trovarci i nostri cugini e hanno un cane, per evitare che sporchino. Dovrebbe essere pulito ora-
Mika annuì soddisfatto, chiuse la portiera e, complice la strada buia e deserta, afferrò la mano di Andy intrecciandovi le dita, per poi iniziare a camminare verso lo stesso lato da cui era arrivato il greco.
-Dove andiamo?- chiese Andy, ricambiando la stretta della mano del compagno, non riuscendo più a trattenere la curiosità.
-Voglio mostrarti qualcosa di importante- disse solo Mika.
Non dovettero camminare molto per raggiungere Kensington Gardens.
Andy era convinto che Mika lo stesse riportando nello stesso spiazzo d’erba in cui, qualche mese prima, si erano conosciuti. Invece il libanese rivolse un mezzo sorriso all’altalena su cui Andy era stato seduto tutto il tempo quel giorno e passò oltre, sempre tenendo il suo ragazzo per mano. Giunsero di fronte ad un grande lago ed entrambi si fermarono per un momento ad osservare la luna rispecchiarsi nell’acqua e i giochi di luce che essa provocava. Poi Mika mise un braccio attorno alle spalle di Andy e gli lasciò un leggero bacio sulla guancia.
-Vieni con me- gli sussurrò poi all’orecchio, come se parlare ad alta voce potesse rompere l’atmosfera intensa che si era creata di fronte a quello spettacolo che il cielo di Londra, che ormai aveva smesso di far piovere e stava anche scacciando le nuvole, aveva deciso di offrire loro quella sera.
Andy non se lo fece ripetere due volte e, avvolgendo un braccio attorno alla vita del ragazzo, lo seguì fin sotto un albero non troppo lontano dal lago.
Mika stese il telo di Andy, facendo in modo che li riparasse dal terreno bagnato dalla pioggia di poco prima. Anche il parco a quell’ora della sera era deserto, così Mika allungò un braccio in direzione del ragazzo, invitandolo a sedersi accoccolato a lui, per poi appoggiare la schiena al tronco.
Anche in questo caso il biondo si sedette immediatamente, appoggiando il volto sulla sua spalla.
-Mamma aveva deciso che io sarei venuto qui, quando mi cacciarono da scuola- iniziò a raccontare Mika, facendo passare una mano tra i corti capelli biondi dell’altro e fissando il lago, con lo sguardo perso nei ricordi.
-Cacciato da scuola?- Andy sapeva che Mika aveva avuto non pochi problemi con la scuola, a causa della dislessia e per colpa di alcuni ragazzini che si divertivano a prendersi gioco di lui; tuttavia, il ragazzo era sempre stato molto reticente a raccontare di quel periodo della sua vita e il greco non lo aveva mai forzato. Il fatto che Mika avesse iniziato a raccontargli di quel periodo di sua spontanea volontà, gli fece molto piacere: se aveva deciso di aprirsi con lui, l’avrebbe ascoltato molto volentieri.
-Ho avuto un po’ di problemi a scuola, questo già lo sai… ma i problemi più grandi in realtà li ho avuti con un’insegnante, molto…- il ricciolo si interruppe, alla ricerca di un aggettivo che potesse descrivere la donna che gli aveva rovinato il periodo che per lui avrebbe dovuto essere il più spensierato e innocente -… crudele- concluse infine, mentre il volto della professoressa tornava a farsi nitido nella sua mente, un viso che per lui era impossibile dimenticare.
Andy questa volta rimase in silenzio, aspettando che il ragazzo continuasse.
-Si comportava così con me e con altri bambini, in particolare con una bambina. Ci umiliava, davanti a tutta la classe- prese un respiro profondo e poi continuò -E’ stato in questo periodo che ho dimenticato come si leggeva, come si scriveva e anche come leggere la musica. Lei… scriveva delle filastrocche su di noi, ci faceva salire in piedi su una sedia e ci obbligava a recitarle di fronte a tutta la classe. Un giorno Paloma ha scoperto quello che succedeva in classe e l’ha raccontato a mio padre.-
Un leggero sorriso si aprì sul suo volto, al ricordo di quello che successe dopo: -Mio padre andò a scuola e disse all’insegnante, di fronte a tutti i genitori, quello che faceva a noi bambini. Mi espulsero poco dopo… e mi fecero un grandissimo favore. Ero felicissimo, mi avevano liberato- decretò alla fine, cambiando tono della voce e facendo sorridere Andy, che alzò il volto verso il suo per poterlo guardare negli occhi.
Mika appoggiò le labbra sulle sue, lasciandogli un leggero bacio a stampo.
-Ding dong! The Witch is dead. Which old Witch? The wicked Witch! Ding Dong! The wicked Witch is dead!- canticchiò poi sottovoce, aprendosi in un sorriso ancora più grande. Andy strabuzzò gli occhi, sorpreso dal fatto che Mika si fosse messo a cantare una canzone che anche lui conosceva molto bene.
-Cosa…- iniziò a chiedere, sempre perdendosi in quelle iridi nocciola così vicine alle sue.
-Abbiamo cantato questa canzone tornando a casa quel giorno, io papà e Paloma. E io urlavo, non sarei più dovuto tornare in quella scuola, non avrei più rivisto quella donna- spiegò allora il ricciolo, godendosi poi la dolce stretta delle braccia di Andy che si era appena fatta più forte attorno al suo corpo.
-Quel giorno mamma decise di lasciarmi a casa un anno da scuola. Trovò un’insegnante russa di pianoforte e poi mi portava sempre qui, al parco, a giocare-
Andy sorrise: poteva immaginarsi benissimo un piccolo Mika con il faccino vispo e gli occhi luccicanti di gioia rincorrere le anatre vicino al laghetto di quel parco, con la consapevolezza che non avrebbe più dovuto sopportare le umiliazioni di quell’insegnate che, purtroppo, aveva segnato la sua infanzia. Così come lo poteva immaginare cantare a squarciagola la canzone del Mago di Oz insieme a sua sorella e a suo padre, urlando tanto forte per essere riuscito finalmente a liberarsi di una situazione troppo pesante per un bambino di soli nove anni.
-Molti dei miei ricordi migliori sono legati a questo posto. Da bambino venivo qui a giocare, poi anche a scrivere le mie canzoni. È un posto in cui adoro trascorrere il tempo. E tu sei entrato nella mia vita proprio qui… è strano, no? Quando mi hai gettato dell’erba è stato come se fossi tornato bambino, ho fatto le stesse cose che facevo un tempo, nello stesso posto-
-Già, solo che stavolta c’era uno strano tizio biondo che ti riprendeva- aggiunse Andy, piacevolmente colpito dallo scoprire che quel parco, per Mika, rappresentava molto più di ciò che lui immaginava prima.
Mika si lasciò andare ad una risata spensierata, spostando i suoi ricordi dall’infanzia al giorno in cui aveva capito che, in un modo o nell’altro, quello “strano tizio biondo” sempre con una telecamera in mano avrebbe ricoperto un ruolo nella sua vita; di certo, al loro primo incontro, non avrebbe mai potuto immaginare quanto importante sarebbe stato Andy per lui. Non poteva minimamente prevedere che non solo sarebbe stato la persona che avrebbe amato, ma anche quella che gli avrebbe permesso di essere se stesso in tutto e per tutto, di essere libero, di vivere la vita nel modo che lo rendeva più felice.
Stava per rispondere a Andy, quando il suono del suo cellulare lo distrasse da quei pensieri, andando ad infrangere la calma e la tranquillità che erano riusciti a creare grazie al luogo silenzioso e al suono lieve delle loro voci e delle loro risate.
Quattro trilli consecutivi e fastidiosi, che indicavano l’arrivo di quattro messaggi, riportarono brutalmente Mika alla realtà, ricordandogli che lui aveva ancora un problema da risolvere.
Uscendo di casa rispondendo ai messaggi di Andy, si era completamente scordato di mettere il telefono silenzioso. Alzò gli occhi al cielo, gesto che il biondo non poté vedere dato che aveva appoggiato la testa nell’incavo del suo collo.
In quel momento il telefono suonò di nuovo, annunciando l’arrivo di un quinto, indesiderato, messaggio.
-Potrebbe essere il lavoro, non rispondi?- gli domandò quindi Andy, stranito dall’arrivo di tutti quei messaggi di fila.
-Non è il lav…- ma non fece in tempo a finire la frase che il telefono suonò di nuovo, questa volta annunciando l’arrivo di una chiamata.
Il ricciolo sbuffò sonoramente, affondando la faccia tra i capelli di Andy.
-Che cazzo- borbottò sottovoce, decisamente stanco di quella situazione, per poi infilare la mano in tasca ed estrarre il cellulare.
Come aveva previsto, il nome di Elize spiccava a caratteri cubitali al centro del suo display.
-Ti chiama ancora?- chiese quindi Andy sorpreso, notando il mittente della chiamata e alzando le sopracciglia, perplesso.
-Mi sta tartassando di messaggi e chiamate da due settimane- ammise quindi Mika, che non aveva detto nulla ad Andy, convinto che la situazione si sarebbe sistemata da sola prima o poi. Contava sul fatto che, passato un po’ di tempo in cui non avrebbe fatto altro che ignorare la ragazza, alla fine si sarebbe arresa e avrebbe continuato con la sua vita.
Mika rifiutò la chiamato e aprì i messaggi.
I primi quattro contenevano una parola ciascuno.
“Sei”
“Solo”
“Un”
“Codardo”
Nel quinto messaggio invece la ragazza aveva dato libero sfogo a tutti gli insulti che conosceva, concludendo il messaggio con una semplice frase: “Mi hai molto deluso”.
Andy strabuzzò gli occhi di fronte alle parole che Elize aveva aggiunto prima di quell’ultima frase, provando immediatamente una forte sensazione di fastidio e di rabbia per quello che stava dicendo al suo ragazzo.
-Ed è sempre così gentile?- chiese quindi il biondo, alzando leggermente la testa dalla spalla di Mika per poter leggere meglio.
-Sì- rispose solamente il ricciolo, scorrendo verso l’alto la conversazione e permettendo al biondo di leggere alcuni messaggi precedenti, tutti senza risposta -Ma non importa, ci sto facendo l’abitudine-
-A me importa- esclamò invece Andy, il tono di voce molto più duro rispetto a quello che usava di solito con lui -La deve smettere- dichiarò, chiedendo a Mika il permesso di prendere il suo cellulare e continuando a scorrere la conversazione, o meglio il monologo, che la ragazza aveva deciso di far arrivare al suo compagno. Sapeva che Mika, ormai, non si faceva più di tanto toccare dalle parole che Elize gli stava inviando, ma non doveva essere per nulla piacevole il fatto che il suo telefono squillasse in continuazione, recapitandogli solo insulti, a volte più lievi, altre volte fin troppo pesanti.
-Oggi ha veramente esagerato- spiegò Mika, riprendendo il cellulare che Andy gli aveva appena restituito, mettendo il silenzioso e infilandolo in tasca.
-Ho pensato tutto il pomeriggio a come farla smettere, ma tutto ciò che ne è uscito è stata… una canzone- ammise infine. Aveva fatto come sempre, si era rifugiato nella musica.
-E’ uscito qualcosa di buono, almeno?- chiese quindi Andy, tornando ad appoggiarsi su di lui, mentre nella sua mente iniziava a pensare a come avrebbe potuto aiutare Mika a disfarsi di quel problema.
Mika iniziò a cantargli la canzone, tornando con la mente al pomeriggio appena passato e alla soddisfazione che aveva provato nel riuscire ad inserire in una canzone tutto ciò che avrebbe voluto urlare in faccia alla ragazza.
 
Aveva avvisato Andy che si sarebbe seduto al piano per comporre, aveva spento il cellulare e l’aveva lasciato in camera sua, poi si era diretto in sala.
Le sue mani erano state attirate dai tasti in avorio del pianoforte, come sempre. Iniziò a suonare, senza avere in mente una melodia precisa.
Voleva farsi cullare dalla musica, sperava che il suono rassicurante del piano potesse scacciare tutti quei pensieri che avrebbe preferito non avere.
Voleva godersi la sua storia con Andy, voleva viverla a pieno senza pensare ad altro; eppure, ogni volta che prendeva in mano il suo cellulare, pezzi indesiderati del suo passato tornavano a ricordargli che in quel momento non poteva concentrarsi solo sul presente e sulla felicità che il biondo riusciva a trasmettergli.
Doveva trovare un modo per far sì che Elize smettesse di scrivergli; si rese che la melodia che stava suonando non rispecchiava per niente il suo stato d’animo: troppo lenta, troppo dolce.
Era arrabbiato, innervosito, e anche se si trattava solo di messaggi, ignorarli non aveva sortito alcun effetto, così avrebbe dovuto trovare un altro modo.
Aveva anche provato a rispondere ad una sua chiamata, un giorno, ma l’effetto che aveva sperato non era arrivato: mentre per messaggio Elize sembrava arrabbiata e molto dura con lui, durante quella chiamata aveva dato sfogo a tutta la sua “emotività”, vera o falsa che fosse. Lo aveva fatto sentire un vero schifo, piangendo al telefono in modo forse un po’ troppo esagerato.
Nella sua mente era tornata l’immagine della loro prima uscita: Mika si ricordava che se ne stavano seduti, a parlare; l’aveva trovata molto carina, una persona con cui avrebbe potuto stare e a cui avrebbe potuto affezionarsi. Aveva provato l’impulso di baciarla e così aveva fatto.
Finalmente, le parole per una canzone iniziarono a balzargli in mente. Chiuse l’anta del pianoforte, quella musica non avrebbe mai potuto funzionare per la canzone che gli stava venendo in mente, e si precipitò di nuovo in camera sua, accendendo il computer e picchiettando  nervosamente le dita sulla scrivania, attese che si accendesse.
Aprì un foglio bianco e iniziò a scrivere quanto più velocemente gli fosse possibile.
 
“I was sitting on the fence
And I thought that I would kiss you
I never thought I wouldn't miss you
But you never let me fall
Push my back against the wall
Every time you call
You get so emotional
I'm freaking out”
 
Rilesse quelle frasi più e più volte, sistemando ogni volta un piccolo dettaglio, sostituendo una parola con un’altra che esprimesse al meglio ciò che sentiva.
Sfogare la sua rabbia in una canzone lo avrebbe aiutato? In quel momento non poteva saperlo, poteva solo sperare che, come sempre, la musica l’avrebbe salvato.
I suoi occhi corsero sul cellulare, appoggiato proprio lì accanto e in quel momento spento.
 
“Ring ring”
 
Aggiunse solo, sotto quella che avrebbe potuto essere la prima strofa. Fissando il foglio bianco senza vederlo davvero, riportò alla mente tutte le cose che Elize gli aveva scritto in quei messaggi. Insulti gratuiti, frasi continuamente ripetute con l’obiettivo di farlo sentire in colpa, inutile, un vigliacco, una persona che non aveva minimamente pensato ai sentimenti della ragazza.
Cosa pensava di fare? Di cambiare la situazione riempendolo di messaggi? Sperava che lui decidesse di tornare con lei, mosso dall’esasperazione? La credeva una mossa intelligente, mentre in realtà a lui non sortiva alcun effetto? L’unico risultato che Elize stava ottenendo era quello di peggiorare sempre più la situazione, di farlo uscire di testa con tutti quei messaggi che, nella maggior parte dei casi, avevano come unico obiettivo quello di ferirlo oppure di confonderlo: prima arrabbiati, poi nostalgici. Una sorta di circolo senza fine che ogni volta faceva girare come una trottola anche i suoi pensieri.
 
“Is that you on the phone?
You think you're clever but you never say nothing at all
Hey hey
The way you spin me around
You make me dizzy
When you play me like a kid with a crown”
 
Si sentiva un po’ come l’oggetto di un’ossessione; quello non poteva più essere amore da parte della ragazza, non nel momento in cui non stava accettando la sua decisione e stava continuando a riversare su di lui le peggio parole. Non voleva tutto questo, non ora che poteva vivere finalmente una storia vera con una persona di cui era veramente innamorato. Aveva forse sbagliato con Elize? Probabile, ma non credeva comunque di meritarsi tutto quello. Cercava sempre di non prestare attenzione a quei messaggi che contenevano solo insulti, ma sotto sotto gli dispiaceva che la ragazza avesse iniziato ad odiarlo e, nonostante non fosse sua intenzione, ogni tanto quegli insulti gli tornavano in mente, facendogli comunque male.
 
“You got a dangerous obsession
Now I'm in need of some protection
That was never my intention
Used to love me now you hate me
Say I drove you crazy
Well If I did, you made me
Won't somebody save me from you now?”
 
 
Mika smise di cantare sottovoce la canzone, non ancora completa, che aveva composto quel pomeriggio, poi tra i due ragazzi regnò il silenzio. Andy trovava che quel testo fosse molto diverso da quelli che di solito scriveva Mika, tra le righe si leggeva quanto poco sopportasse la situazione che si era creata con la sua ex ragazza e quanto avesse iniziato sul serio ad infastidirlo.
-Dovresti parlarle e dirle tutto questo- sentenziò Andy, con un tono di voce che non celava per nulla tutta la disapprovazione che provava per quella ragazza, disapprovazione che era già molta quando lo aveva baciato: ora, che stava di nuovo ferendo Mika, era aumentata ancora di più.
-L’unica volta che ho risposto ad una chiamata per dirle di smetterla si è messa a piangere e non ha ascoltato nulla di quello che le ho detto- spiegò quindi il libanese, sospirando.
-Beh bussa alla porta di casa sua e dille tutto quanto-
Mika si fermò per qualche secondo a pensare: forse poteva essere una buona soluzione, almeno in questo modo non avrebbe dovuto cambiare numero di telefono, cosa che aveva pensato di fare più di una volta.
-Forse hai ragione- ammise infine.
-Dai, ti accompagno- dichiarò subito Andy, alzandosi da terra.
-Ora?- chiese Mika, osservandolo perplesso.
-Perché no? Prima risolvi questa situazione, meglio è per tutti-
Aveva ragione, di nuovo.
Annuì, raccolse il telo, e si incamminò nuovamente verso la macchina, accanto ad Andy, che riafferrò di nuovo la sua mano, stringendola nella sua.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mika / Vai alla pagina dell'autore: Lizhp