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Autore: Eje    05/03/2009    3 recensioni
Sono fantasmi attraversati dai secoli. Immobili e mutevoli, per questo eterni.
Sono illusioni concrete in una realtà di cui non fanno parte; inganni eterei dei loro stessi ego.
Sono la vita nella morte, l’infinito nel finito; contraddizioni della contraddizione stessa.
Sono ogni cosa ed insieme il nulla di tutto.
Genere: Drammatico, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO








Panta rei...

Eraclito.










- Uccidimi.-
Il suono secco, quasi metallico rimbalza sulle pareti, fino a scivolare nella stanza. Le sillabe si scandiscono lente, ripetendosi in un eco meccanico. Senza bisogno di interpretazioni, senza alcun equivoco. Ogni fibra del suo corpo sembra tendersi verso quel desiderio. Inarcarsi, quasi, per raggiungere l’obbiettivo.
Tutto, lì dentro, invoca la sua fine; dai vetri opachi che sanno di pura angoscia, al soffitto pronto a crollarle in testa, al pavimento su cui si proietta una sola ombra. E proprio in questo momento, nell’istante in cui gli impone la propria morte, decide che mai e poi mai gliela concederà.
Non posso farlo.
Silenzio. Solo un respiro flebile, scostante.
- Sei un grandissimo bugiardo. -
Niente di più assolutamente vero.
Lo so...
China il capo, corruga appena la fronte, ma rimane ferma, non lascia trapelare nulla se non quella decisione incessante. Sembra una montagna, una montagna ghiacciata, statuaria e vecchissima per essere solo una montagna.
- Penso che potresti farlo invece, credo che la mia morte potrebbe portarti anche dei benefici... -
Potrebbe, forse, ma non lo farò ugualmente.
Aziza alza lo sguardo, gli occhi talmente liquidi da sembrare fatti d’acqua.
Gli sguardi degli uomini sono tutti straordinariamente diversi, eppure, così uguali nella loro ovvia umanità. Per ogni sguardo uno stato d’animo, per ogni sguardo un pensiero.
E “lui” si diverte a catalogarli tutti.
- Perché? - Ansia, rabbia mal celata, tristezza.
Perché sei interessante.
- Come puoi anche solo pensare che ti creda? –
Allora, è “lui” ad abbassare il capo. Malamente divertito. O, almeno, così appare.
Chiedo scusa, a volte dimentico da quanto tempo sei qui. E dimentico che sei un essere umano al disopra della media, un essere umano che almeno un po’ ci conosce. Fa un passo in avanti, così leggero da dare l’impressione che non si sia mosso. Meriti rispetto... Non ti mentirò più in questo modo.
- Anche questo è mentire. -
Un altro passo nel buio che risuona solo per lei perché, in realtà, è muto.
Affatto. D'ora in vanti, ti mentirò nel modo in cui mento ai miei simili. Ti considererò più di un essere umano.
- Allora parlami apertamente. - Serra le labbra aride con un sospiro, è stanca ed oramai ha visto così tanto da riuscire a capire, da percepire l’immensità di chi le sta davanti; ma è anche vecchia, rassegnata a una qualunque fine ed è per questo che non lo rispetta.
Non ti ucciderò perché se lo facessi romperei un equilibrio.
- Lo hai già rotto. Nel momento in cui sei venuto qui. - Il terzo passo sembra vicinissimo. Arriva sotto la luce pallida della finestra, quasi ironica nel buio pesto. Ma basta, è sufficiente perché lei lo veda.
Il volto di Aziza si tende in una smorfia, fin quasi a spezzarsi; poi una risata di vecchia rompe il silenzio della stanza.
Ride, ride come aveva dimenticato di saper fare. Forse l’ultima risata, ma anche l’unica dopo anni.
- Sei... sei un grandissimo bugiardo!-
Ma ti sto mentendo nel modo in cui mento Loro
Aziza cerca di ridarsi un tono, soffoca qualche risata con la mano magra, secca, per potergli rispondere.
- Ti hanno lasciato entrare per... questo, vero? -
Esattamente.
- Li hai ingannati facilmente, ma se ora venissero a sapere che sei qui non credo si romperebbe solo un equilibrio!-
Non lo sapranno.
La donna scuote la testa coperta dal burqa scuro, puntellando i gomiti sulla sedia.
- Come te sanno tutto. Non credo che gli sarebbe troppo difficile intuirlo... -
Non accadrà. Nessuno di Loro farebbe mai ciò che ho fatto io senza alcuna, apparente, motivazione.
Lei sorride ancora, lievemente. – Lo sospettavo. D’altronde ci deve pur essere un motivo se sei il numero Cinque...-
Lo devo prendere come un complimento?
- Grazie alle tue facoltà non ti sarà difficile capirlo...-
No, infatti.
Improvvisamente la stanza si è fatta più calda. E la donna prova a calibrare i respiri, preda di una felicità latente che sa di nostalgia.
Ti ho fatto ridere, almeno.
- Sì e te ne sono grata. Era da troppo tempo che non succedeva più... - Trae un altro respiro, riempiendosi i polmoni dell’aria che ora -almeno un poco- avverte. - Ma dimmi, di chi hai preso le sembianze? Qualcuno di importante? –
"Lui" si porta una mano a ciò che appare come il suo viso. Si sfiora appena, quasi a ricordarsi i lineamenti.
Ho il volto del numero Diciotto.
Aziza lo guarda; concentrandosi su quelle differenze che dovrebbe cogliere, che anni prima avrebbe colto. Ma ben presto si rende conto di quanto le sia difficile vedere oltre l’illusione. Un illusione immensa, tanto immateriale quanto concreta. In cui fatica a trovare i tratti del volto, sfuggevoli, dai contorni indefiniti.
Poi, lentamente, scova gli occhi; luminosi e vuoti come sempre, ma di un colore diverso, un verde antico. Il volto meno ovale, di poco più adulto, comunque dotato di un età imprecisabile. I tratti somatici sono più allungati, più fini, si perdono con minor regolarità; ma lei sa perfettamente quanto siano irreali.
Ha di fronte una creatura indefinibile, preda delle contraddizioni che la animano; priva di tutti quei caratteri che determinerebbero un essere umano.
- Con il suo aspetto ti è stato più facile entrare? Loro Si fidano del numero Diciotto?-
Può darsi, anche se usare il verbo “fidarsi” è un po’ un eufemismo.
- Lo so, ma non troverei altri termini per esprimermi... Dopotutto sono pur sempre un essere umano.-
Già. La luce biancastra sbatte timidamente sul volto finto. I lineamenti si contraggono, fino a disegnare un smorfia quasi divertita.
- Ti hanno fatto entrare solo perché si fidano di "lui" ?-
No, certo che no. Il numero Diciotto è meno potente di Loro. Non lo temono quanto me, per questo mi hanno fatto entrare
- Ti hanno fatto entrare perché sei un bugiardo. -
Tutti noi lo siamo, ormai dovresti saperlo.
Aziza sospira rumorosamente. Lo sa benissimo. Lo ha imparato a sue spese. Bugiardi che non mentono solo a parole. - Tu più degli altri. -
Mentono con tutto.
Ed è proprio per questo che sono qui, ora.
- Sei qui perché vuoi qualcosa da me. -
La smorfia si tende sempre di più. E la donna lo riconosce completamente nel sorriso falso che disegna, un sorriso che non appartiene minimante al volto che lo porta.
Questa è la causa. Il mio mentire è il mezzo, anche se a volte causa e mezzi si confondono.
- Che cosa vuoi? –
Parlare.
- Lo abbiamo fatto fino ad adesso. –
Il sorriso si fa più profondo, innaturale. Vuoi che me ne vada?
- Dimmi il motivo per cui sei venuto. –
Per parlarti di una cosa.
Aziza sbuffa.
– Sono stanca di giocare... Di quello che devi.-
A volte le sembra di avere che fare con un bambino, ma poi si ricrede subito. Sa bene che questo è l’esatto pensiero che vuole suscitarle.
Come vuoi. "Lui" si ritrae di qualche passo, scomparendo ancora nel buio. Non so se ti piacerà, ma è giusto che io te lo dica, giusto per te.
Ora A,ziza, può sentire solo la sua voce, venire da un punto indefinito della stanza. Lontana, ma in un attimo vicinissima.
Porteranno qui un altro essere umano.
Lo dice di colpo, a brucia pelo, senza nessun filtro. E le parole rimbombano, sostituendosi alle pareti, divenendo l’essenza stessa della stanza, dello spazio intorno. Basta una frase perché la mente di Aziza si blocchi completamente, lasciandola in balia di trentaquattro, semplici, lettere.
Non pensava potesse essere così facile.
Il suo corpo viene conquistato da un tremore, gli occhi si perdono nel nulla della stanza.
- Un-un altro!? –
Si, un altro... qui con te. Probabilmente lo porteranno molto presto.
E Aziza trema più forte. Copre meglio il viso con il velo nero, torturandolo tra le dita.
Com’è successo per te è stato conteso a lungo.
Stringe le nocche sottili delle mani. E si sente pervadere da un impulso soffocante, una scarica che le attraversa tutto il corpo, centimetro per centimetro, che si fa sempre più imponente, sino ad esplodere. Rabbia. Pura rabbia.
- Perché...? -
Perché è come te, perché è quello che dovremmo fare per...
- Perché lo stai dicendo a me?!-
L’ultima sillaba risuona a vuoto nel buio, fino ad essere accompagnata da nuovi passi, prettamente irreali, come ormai sa da tempo.
“Lui” le torna accanto, talmente vicino che Aziza può vedere gli occhi rubati brillare di una luce che non gli appartiene.
Io desidero che tu sia salva, tu come l’uomo che porteranno qui a breve.
Nuovi attimi di silenzio che sembrano contemplare l’oscurità della stanza sempre più densa, quasi palpabile ora.
- Ti dovrei credere adesso?-
Perché non dovresti? Dopotutto, come hai detto tu stessa, sei pur sempre un essere umano. E come tale, forse incoscientemente, desideri sapere che almeno qualcuno a questo mondo tiene alla tua esistenza.
La donna scuote la testa con un sospiro. -Io desidero solo morire... -
Questo non conta, tu vuoi morire, non cessare di esistere. Se anche il tuo corpo morisse non è detto che lo stesso valga per la tua anima... Non è a questo che molti di voi umani credono?
Aziza rimane immobile, lo sguardo fisso, perso oltre le spoglie fasulle di chi le sta di fronte. Mentre le sue parole riecheggiano all’infinito in una morsa cieca, senza via d’uscita.
Non ha la certezza che esista un anima, ma è quello a cui ha sempre creduto. Quello che l’ha mantenuta in vita, in un certo senso.
E la tentazione di chiedergli di non essere vago, di dirle la verità, diventa più forte del solito. “Lui” che conosce il mistero della vita e quello della morte, “lui” che sa. Eppure i patti sono sempre stati chiari, nessuno di Loro svelerà ciò a cui è precluso. Nemmeno il numero Cinque.
Sente il cuore premere prepotentemente nel petto, quasi volesse uscire e non si accorge nemmeno delle lacrime che le rigano il volto. Scivolano sulle gote, tracciando un percorso immaginario, solcando le rughe a tratti profonde, fino ad arrivare alle labbra. Tremanti.
Voglio che la tua fede, il tuo credo che ti rende così unica, che ti rende “Aziza”, non vengano intaccati. Perchè qualunque sia la verità sai bene che a loro non interessa ucciderti o lasciarti in vita, ciò che faranno sarà impedirti di esistere, esistere in qualunque modo voi umani intendiate. Ed io non voglio che questo accada.
Il silenzio irrompe nuovamente, poi Aziza prende fiato. - Perché?... Perchè desideri una cosa simile? A quale scopo?-
Perché non credo che tu possa avere anche solo una minima parte in tutto questo.
Nessuno parlerebbe così. Nessuno negherebbe all’improvviso una realtà universale, un dato di fatto; nessuno a parte il numero Cinque.
Non conta tutto quello che hai sentito fino ad ora. Così come non conta ciò che ho sentito e visto io, i tempi sono cambiati... Nulla sarà più come prima e proprio per questo tu non avrai un ruolo.
Mentre le parole scorrono, inesorabili, “lui” sembra lentamente perdere forma, ed Aziza ad un tratto, è quasi certa di poter vedere attraverso il suo volto.
Come se fosse scivolato lontano, ad un tempo a cui la donna non appartiene, un tempo di cui il mondo si è ormai dimenticato. Ed è tra le trasparenze dei suoi occhi fasulli, che ne vede il riflesso, coperto da un sottile velo di nostalgia.
Solo dopo si ricorda, improvvisamente, che qualunque cosa si sforzi di percepire in "lui" sarà sempre una mera illusione.
Quando non lo fanno le parole è il suo intero essere a mentire. Sempre.
- Ed io che cosa dovrei fare?... Ormai è passato così tanto tempo.-
Devi continuare a combattere e fare in modo che chi verrà portato qui resista con te; che non ceda a tutto ciò che tu hai subito, che sia forte quanto lo sei stata tu.
La donna scuote il capo coperto, passandosi una mano sugli occhi. – Non so se lo hai notato, ma sono stanca di lottare... Sono vecchia.-
Proprio per questo non devi arrenderti. Hai lottato fino ad adesso per cosa, se ora che dico di volerti aiutare ti lasci sconfiggere?
- Avresti potuto dirmelo prima... -
Prima gli equilibri erano troppo precari. Troppo instabili.
- Ed ora non lo sono?-
Certo che sì. Ed anche molto di più. Tra breve ogni equilibrio si spezzerà ed io potrò aiutarti completamente
Ancora, gli occhi regalano una luce nuova alla stanza, ardendo così intensamente da dare l’impressione di voler vincere il buio.
- Non capisco. Un attimo fa dicevi di non volerli rompere...-
Solo perché non sarebbe saggio romperli ora. E sarebbe ancora meno saggio se fossi io a romperli.
- Chi sarà allora?-
Nessuno in particolare e tutti allo stesso tempo. Potrebbe essere un insieme di fattori... Prima di continuare lascia spazio ad un attimo di silenzio, ascoltando l’eco delle sue stesse parole. "Lui" sa -così come sa molte altre cose- di aver bisogno di mentire, di doverlo fare obbligatoriamente, in un certo senso. Eppure, contro ogni legge che lo anima, le confessa una parziale verità. Ma anche uno soltanto. Una decisione del “volere” a cui noi non possiamo sottrarci...
- Dunque ci sono cose che neppure tu puoi sapere con certezza... Cose che riguardano “quel volere”, dico bene? -
"Lui" sorride, solamente.
La stanza sembra ripiegarsi su se stessa, colmata dalle parole, dai respiri e da quel buio inesauribile. Piegata a tutte quelle verità sussurrate che sarebbero rimaste imprigionate tra quelle mura, nell’ ombra.
Ora devo andare, Aziza. Tra poco arriveranno e non è il caso che mi faccia trovare con te.
- Non eri tu a dire che non avrebbero saputo niente?- Potrei aver esagerato... Cerco di essere imprevedibile, ma non posso cambiare completamente il mio essere. Loro, infondo, sono sempre parte di me. Ammette con stanchezza apparente, per poi fissare lo sguardo in quello di lei.
Promettimi che non ti lascerai morire, ora che puoi avere la possibilità di tornare a vivere concretamente.
E mentre i suoi occhi si specchiano in un margine vacuo, Aziza si rende conto di una cosa; quelle parole le fanno bene.
Il numero Cinque mente, illude, ma sa avvolgerla in un calore che, strano a dirsi, le appare come tipicamente umano; nonostante di umano “lui” non abbia niente.
Ora sta nuovamente a lei sorridere.
- Ti ringrazio di tutto... Valian.- è solo un sussurro leggero.
Non c’è di che.
Nessuno spostamento d’aria, nessuna porta che si chiude; ma Aziza sa di essere nuovamente sola.
In quel silenzio ritrovato una strana sensazione di torpore la invade.
Fatica a spostare le braccia coperte dalla sedia e per un istante, sembra non riuscire più nemmeno ad alzarsi; le gambe cedono, quasi si rifiutassero di farla spostare. La vecchiaia è la concretizzazione più esplicativa della caducità umana, non ci sono dubbi. E riuscire ad ignorarlo –a quanto pare- le risulta sempre meno facile.
Con la poca forza che le viene in aiuto si trascina zoppicando verso l’oscurità più densa della stanza, dove riconosce la superficie morbida del letto. La stanza buia ormai, è parte del suo stesso corpo, si muove in simbiosi con essa, riconoscendone ogni singolo angolo. L ’unica realtà concreta che può fare ancora sua.
Si lascia cadere sopra il materasso. Sente il corpo alleggerirsi, abbandonarsi lentamente, fino a perdere quasi totalmente la percezione di se.
Espira.
Sa bene che ormai il suo fisico è spacciato, ma dopo tanto tempo passato a districare le illusioni che la circondano, si compiace di riuscire ad ingannare se stessa.
Il sonno la rimetterà in forze.
Andrà tutto bene.
Domani sarà un giorno migliore; ora basta solo chiudere gli occhi.











NOTE:
A costo di fare anticipazioni devo chiarire che in questa storia saranno presenti numerosi personaggi asessuati. Purtroppo, in italiano, non esiste un pronome personale che venga qualificato propriamente come neutro, quindi, considerando come nella nostra lingua il genere maschile venga adottato anche in modo più generico, mi accontenterò di utilizzarlo così, riportando tra virgolette i pronomi maschili.
La storia presenterà alcuni riferimenti alla mitologia sumera. Fornirò le dovute spiegazioni man mano che sarà necessario e sarò felicissima di rispondere a qualsiasi domanda in merito.

Ringrazio in anticipo chi leggerà e chi sarà così gentile da lasciare un breve commento, sarebbe davvero importante per me avere una qualche opinione...
  
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