Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: CerseitheChaos    14/12/2015    3 recensioni
Euridice è la figlia maggiore di Cersei Lannister.
Ha combattuto fianco a fianco dello zio Tyrion durante la Battaglia della Acque Nere, andando contro tutti e tutto, e soprattutto, ottenendo un esito sorprendente.
Approdo del Re sembra essere caduta ai suoi piedi dopo averla guidata, inaspettatamente, alla vittoria.
E si sa, il fiore migliore viene sempre colto per primo.
Soprattutto se, quel fiore, serve ad un giovane Re, pronto a tutto per vendicare la morte del proprio padre e riavere le sorelle.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Robb Stark, Sansa Stark, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Five.


-Quindi tu mi stai dicendo che siete riusciti ad attirare Sansa nelle cripte e poi a spaventarla a morte?- 
Euridice trattenne una risata, mentre Robb, sul punto di scoppiare, annuì silenziosamente. 
La ragazza battè le mani e, sorridendo, rispose -Accidenti, come diavolo ho fatto a non pensarci prima, mi sono sforzata tanto per spaventarla quando bastava semplicemente un luogo buio per farla urlare!- 
-Oh, quindi quando ancora eri ad Approdo del Re ti divertivi a spaventare mia sorella?-  Robb si ricompose, ma il suo tono decisamente non era duro. 
-Solo quando mi annoiavo, ma di certo non si può dire che sia stata io a maltrattarla.- 
Il Giovane Lupo corrugò la fronte in un' espressione più seria; gli occhi si fecero severi.
-Le fa del male continuamente, vero?- domandò. 
Non era necessario pronunciare il suo nome a voce alta. 
Euridice tenne alto lo sguardo e  il battito del cuore di Robb accelerò.
-Non da quando io e mio zio la proteggiamo.- 
Il Re del Nord aveva, per una manciata di secondi, temuto il peggio.
Si aspettava di udire chissà quale atrocità e di aver rovinato, con quella maledetta domanda, l' intera giornata. 
Le parole che quasi distrattamente erano scivolate fuori dalla bocca di Euridice lo avevano invece piacevolmente sorpreso.
Ma non rassicurato.
-Ma tu non sei più là- 
Euridice piegò le braccia e rivolse i palmi verso l' alto. 
-Beh, ringraziati- 
Robb si morse un labbro. 
-Intendo dire che ora c'è solo tuo zio a proteggerla.. un..- 
-Nano?-
Euridice lo guardò muovendo leggermente la testa ed accennando un sorriso.
Robb la trovò particolarmente adorabile, e per un istante si concentrò sulle fossete della ragazza invece che sul destino della sorella. 
Il senso di colpa, però, lo riportò in sè. 
-La portata del suo braccio non ha nulla a che vedere con quella del suo cervello-  continuò  -Credimi, è più potente di quanto tu possa immaginare.-
Il Giovane Lupo provò un senso di sollievo, quasi come se un masso di enormi dimensioni gli fosse appena stato rimosso da sopra il cuore. 
-Che cosa le ha fatto?- pronunciò, sempre con tono severo.
Euridice lo osservò, poi si fece più vicino. 
-Nulla che tu voglia sapere.- 
-Si che voglio saperlo-  tuonò il ragazzo.
-Te l' ho appena chiesto.- 
Un pesante silenzio, cupo quanto la notte, calò all' interno della tenda. 
-La maltrattava ed umiliava continuamente. Una volta l'ho sorpreso mentre le puntava un coltello ad una coscia minacciandola.-
Una serie di brividi percorse la schiena di Robb.
Rabbia, orgoglio, stupore.. che cos' erano?
Come aveva potuto permettere che la sua famiglia, sangue del suo sangue, si riducesse in quel mondo?
Sua madre era in pena per Arya dalla morte di Ned, e lui ancora non le aveva saputo dare delle risposte.
-Subito gli ho intimato di mettere giù quell' affare, ma lui mi ha ignorata. Allora gli ho tirato uno schiaffo così forte che non solo gli ho fatto cadere il coltello, ma addirittura è stato costretto a portare una benda sull' occhio per un paio di giorni- 
Euridice rise e Robb ebbe la sensazione di trovarsi davanti ad un fuoco caldo. 
Quello era l' effetto che la ragazza gli faceva tutte le volte che rideva
L' enorme camino a Grande Inverno,  la musica dei banchetti, il maiale che veniva servito,  Arya che tirava la mollica del pane a Sansa 
e per un breve intervallo di tempo desiderò trovarsi nella sua stanza a casa, nella sua vera casa, sotto le coperte, abbracciato a lei. 
-L' ho protetta fin  da quando mi sono resa conto che da sola non ce l' avrebbe fatta.-
Euridice era tornata seria, e Robb non esitò ad imitarla. 
Nessuno dei due seppe che cosa dire per degli attimi che al ragazzo sembrarono lunghi quanto una vita terrena. 
-Io lo ucciderò, lo sai questo, vero?- il tono di Robb pareva, come al solito, deciso e sicuro. 
Euridice alzò la testa lentamente, mantenendo sempre quell' atteggiamento fiero tipico di lei che il Re del Nord ammirava silenziosamente. 
-Certo che lo so. E io non ti fermerò.
Robb la osservò, persa nei suoi pensieri. 
Qualcosa da lui pronunciato l' aveva turbata. 
-E' tutto a posto?- 
-Si- Euridice rispose prontamente, senza neanche dare il tempo a Robb di aggiungere altro. 
Era chiaro che nascondesse qualcosa, sebbene tentasse di offuscarlo. 
-Se questo è il tuo modo di mentire, allora, Euridice Baratheon, sei davvero una pessima bugiarda-
La ragazza emise un verso di scherno, per poi assumere un ghigno beffardo. 
-Non sfidarmi, Robb Stark, non vuoi sapere di che cosa sono capace- 
Il Giovane Lupo la guardò estasiato. 
-Forse.- 
Euridice sorrise, poi sviò l' argomento. 
-Approdo del Re è crudele. Sopravviere è difficile-  fece una breve pausa nella quale sospirò.
-Specialemente per chi viene da fuori ed è puro di cuore come Sansa- 
Robb puntò lo sguardo verso il letto dietro la ragazza. 
-Tu lo fai da sempre- 
-E' diverso-  rapidamente  -Io sono nata ad Approdo del Re, mi hanno insegnato a giocare al gioco dei troni prima ancora di insegnarmi a parlare-
Egli alzò gli occhi e li immerse in quelli della ragazza. 
-Il Gioco dei Troni?- domandò, inclinando la testa con fare ironico. 
Euridice sorrise come se stesse provando compassione per lui. 
Fece qualche passo e si avvicinò al ragazzo.
Il battito del cuore di Robb accelerò, ma riuscì a contenersi e a non arrossire.
-Hai capito bene, il Gioco dei Troni-  fece scorrere lentamente lo sguardo sul volto di Robb, che, incuriosito, l' ascoltava. 
-Si gioca solo a quello, ad Approdo del Re; è il passatempo preferito di tutti i nobili. Uomini corrotti ed avidi di potere prima si abbracciano e poi si accoltellano alle spalle, persone spariscono, segreti vengono rivelati. A volte viene anche tirata in mezzo qualche puttana, e poi sì, il gioco è fatto. Le pedine sono pronte. 
Ognuna viene utilizzata da differenti personaggi, ma tutte vengono mosse da un enorme burattinaio che regge le fila del loro destino, perchè lo sai anche tu che il più forte vince. Sempre. Lo scopo è uno solo, nonostante tutto, nonostante tutti: il Trono.  E nessuno si fermerà fino a quando non lo avrà ottenuto. A qualsiasi costo. - 
Robb continuò ad ascoltare, paralizzato sia dalle parole di Euridice che dal suo tono di voce più sottile di un filo di seta, ma deciso come quello di un guerriero.
-Mia madre una volta mi disse che non ci sono vie di mezzo, o si vince o si muore, ma io penso esista una cosa ben peggiore, addirittura peggiore di tutti i giocatori: diventare come loro per sopravvivere.- 


Robb accartocciò un foglio di carta assumendo un' espressione rabbiosa.
Contorse le labbra e corrugò la fronte; poi si alzò dalla sedia di legno sulla quale stava seduto. 
-Non possiamo assolutamente permetterci di perdere altri uomini- appoggiò le braccia tese sul tavolo e puntò gli occhi sull' enorme cartina che gli stava davanti. 
-Stiamo vincendo questa guerra, ma allo stesso tempo la stiamo perdendo- altri lo stavano osservando mentre, in quella fredda stanza a Delta delle Acque, si tessevano i fili del loro destino. 
Sentì però soltano la presenza della madre, che lo squadrava confusa per la frase pronunciata poco prima. 
-Mio Re, le guerre contro i Lannister sono ardue, è vero- Edmure Tully sospirò pesantemente, poi riprese la parola  -Ma le stiamo vincendo. Senza alcun dubbio. Ritengo che impiegare tutte le nostre forze per compiere attacchi notturni ai soldati dei Lannister sia inopportuno. -
Robb sentì la rabbia ribollirgli dentro come la lava di un vulcano. Proprio lui pronunciava quelle parole. 
Edmure Tully. Suo zio. Colui che si era fatto scappare la Montagna da sotto il naso e aveva perso più di cinquanta uomini per tornare a casa a mani vuote. 
Che ne sapeva lui della guerra? Della strategia? Delle cose giuste o sbagliate? 
Se avesse svolto bene il suo compito in quel momento avrebbero avuto tra le mani la Montagna. Tywin Lannister avrebbe pagato qualsiasi prezzo pur di riavere indietro quella bestia da combattimento. Gli avrebbe restituito le sue sorelle. E Euridice sarebbe rimasta lì con lui ancora per un po'. 
Avrebbe guadagnato del tempo insieme a lei, tempo per tenerla ancorata a lui. 
Ormai non si sorprendeva neanche più quando pensava a lei in quella maniera. Non sapeva esattamente che cosa stesse accadendo dentro di sè, ma era certo di non  volerla lasciare andare via così facilmente. Ma il tempo stava per scadere. Avrebbe dovuto lasciarla andare, invece. E anche molto presto. 
-Quella contro i Lannister non è l' unica guerra che stiamo combattendo- per un attimo la voce di Robb fu pervasa da uno strano accento che denotava dolore. 
-Maege Mormont e Lord Glover stanno distribuendo le lettere ai Lord del Nord rimasti per riottenere Moat Cailin. Per liberarla dagli Uomini di Ferro- il suo tono fu impassibile. 
-Maledetti- sibilò tra sè e sè pensando a Theon. 
-Ma, se davvero ci tieni tanto a parlare dei Lannister, io non sono convinto della nostra posizione di vantaggio.-
Edmure Tully schiuse la bocca per rispondere, ma fu interrotto da Robb che riprese immediatamente da dove aveva terminato la frase.
-Sai che cosa mi farebbe sentire vincitore? Avere la Montagna! Ma non l' abbiamo..- attese qualche attimo, assorto tra i suoi pensieri. 
Il mento gli tremava a causa della rabbia, e forse, anche per delle lacrime che tratteneva dentro da sempre. 
Sbattè i pugni violentemente sul tavolo facendo sobbalzare tutti i presenti. Catelyn lo guardò spaventata e profondamente turbata. 
-E se siamo in questa situazione è solo a causa tua! Non abbiamo niente, niente!- urlò Robb furioso. 
Edmure questa volta non provò nemmeno a pronunciare una parola: abbassò la testa e stette in silenzio. 
-Non è vero che non abbiamo niente- disse Catelyn Stark, risorgendo dal silenzio in cui sembrava essersi rifugiata dall' inizio della conversazione.
-Abbiamo la ragazza Lannister.-
Robb si sentì pizzicato nel profondo, e provò uno strano senso di segretezza. 
-E' l' ultima occasione per riavere indietro le tue sorelle.. o meglio, Sansa-  disse Brynden Tully. 
Questa volta la sensazione che Robb provò non fu positiva, si sentì un uomo decisamente poco onorevole. 
Chiuse gli occhi quasi come se lo avessero pugnalato. 
-Hai mandato la richiesta di riscatto, non è vero?- continuò Brynden. 
Robb attese una manciata di istanti, prima di pronunciare un -No- deciso. 
Il suono di quel 'No' non rispecchiava affatto il modo in cui nella sua testa lo aveva immaginato: sarebbe dovuto essere flebile, insicuro, sfilacciato.
Ma lui era un uomo del Nord, abituato al gelo. Non avrebbe mostrato un personale tentennamento nemmeno sotto tortura. 
Brynden Tully si portò la mano sul volto, mentre Edmure non si mosse, quasi come se ancora stesse scontando la pena per il suo fatale errore.
Catelyn Stark sbarrò gli occhi, furiosa. 
-Robb.. adesso stai davvero esagerando.-  non stava gridando, ma dalla sua voce trapelava un' enorme quantità di rabbia. 
-Si tratta di riavere indietro tua sorella Sansa, di sottrarla dalle grinfie di quella maledetta Cersei.. possibile che tu non riesca a capire che l' incolumità di 
tua sorella sia più importante di una stupida cotta da ragazzini? Per il nemico, per giunta!-
Sua madre aveva il dono dell' autocontrollo. 
Lo aveva tenuto nascosto sino a quel momento, ma a quanto pareva lo possedeva. Eccome. 
Il Re del Nord avrebbe potuto mentire, dire una frottola e salvarsi.
Avrebbero tutti dovuto credergli, lui era il loro sovrano, la famiglia a cui avevano giurato fedeltà e con cui erano anche imparentati, gli Stark. 
Ma proprio perchè era uno Stark non fu in grado di mentire. 
Rispose semplicemente con un' altra domanda. 
-Per quale motivo ce l' hai tanto con lei?- l' autocontrollo non era invece il suo forte. 
-Per la stessa ragione per la quale anche tu dovresti avercela.- 
Le sue parole lo spiazzarono. 
-Una volta avevi detto che avresti voluto la pace, che nulla avrebbe potuto riportare indietro tuo marito, mio padre, e tutti gli altri caduti. - 
Sospirò lievemente.
-Avevi detto di non volere altre morti- 
-Non si tratta di morti qui, non sto cercando di punire Euridice per l' uccisione di tuo padre, sto semplicemente cercando di riavere mia figlia.- 
-Tu invece una volta hai detto che l' unica pace che avresti proposto ai Lannister sarebbe stata la lama della tua spada- la voce tonante del Pesce Nero ruppe il 
silenzio in una maniera quasi scenografica. 
Catelyn fece qualche passo verso Robb. 
-Non ti riconosco più, figlio mio- lo guardò con occhi vacui ed acquosi, mentre schiudeva le labbra in un' espressione carica di compassione.
Posò poi le sue mani sottili sul volto pungente di Robb. 
-Che cosa ti sta succedendo? Che cosa ti sta facendo?- la voce si fece più aspra. 
-Non sta accadendo nulla- rispose, liberandosi dalla presa della madre. 
-Scriverò le mie condizioni oggi stesso. Ve le farò leggere, dopodichè manderò un messaggero ad inoltrarle. Questo è quanto.-
Cercò di congedare la famiglia della madre in maniera del tutto disinteressata, tuttavia non fu così semplice. 
-Edmure, Catelyn, potreste lasciarmi solo qualche istante con il Re?-
Robb tornò a sedersi sulla sedia -più trono che sedia- su cui era adagiato inizialmente, appoggiando il gomito sinistro sul bracciolo e coprendosi la bocca con la mano. 
Catelyn ed Edmure si lanciarono un lungo sguardo, dopodichè uscirono dalla cupa stanza, che sembrava addirittura più grigia del cielo plumbeo che da giorni incombeva su Delta delle Acque. 
-Sta a sentire, sei il mio Re, e ti riconosco e rispetto come tale, ma prima di questo, sei mio nipote.- 
Robb lo osservò dubbioso sollevando la testa per poter cogliere meglio le sfumature velate delle parole di Brynden. 
-E io non sono nato ieri, ragazzo mio, ho capito perfettamente la situazione. Ti sei invaghito della ragazza Lannister.
Il cuore del Giovane Lupo accelerò improvvisamente, e l' emozione tradì il suo volto. 
Brynden, sebbene fosse spesso un uomo serio, si lasciò scappare un sorriso. 
-Non ti biasimo, ragazzo, è bella : ah, la bellezza di Castel Granito! Tanto spietati quanto belli!- 
Il Pesce Nero sembrò perdersi un istante tra i suoi pensieri, ma poco dopo tornò alla realtà continuando a parlare.
E' Intelligente, addirittura una guerriera, e, soprattutto, un' abile manipolatrice. Se nasci leone non muori lupo. 
Per me potete fare quel che volete, voi due, sei il mio Re, e non mi permetterei mai di impicciarmi nella tua vita privata. Ma, in quanto tuo prozio e uomo che ha scelto di stare dalla tua parte, mi sento in dovere di dirti alcune cose.- 
Robb attese, in trepidazione, che il Pesce Nero parlasse. 
-Prima di essere Robb Stark, l' erede di Grande Inverno e tutto il resto tu sei un Re. E il Re deve pensare al suo popolo. Sempre. Ma ancora prima viene la famiglia. Non vuoi riavere tua sorella, mh?- 
Il Giovane Lupo non rispose; desiderava che quella conversazione finisse al più presto, per cui decise di farlo proseguire.
-Fa' quello scambio. Fallo e non constringermi a prendere in mano la situazione. Passa tutto il tempo che vuoi con lei, divertiti, se va sia a lei che a te, la cosa che non devi fare è una sola: innamorarti.- 
-Sei il Re del Nord, un ribelle agli occhi di chi siede al Trono di Spade. Non puoi innamorarti, non del nemico. Il Lupo e il Leone si azzannano, non si amano. E' così che funziona, da queste parti- 
Robb osservò il Pesce Nero dritto negli occhi, sebbene questi fossero diventati piuttosto lucidi, senza mai abbassare lo sguardo. 
-Ti ringrazio per i tuoi leali consigli- disse infine il Giovane Lupo. -Come ho detto scriverò le mie condizioni oggi stesso- 
Fece poi qualche passo e si avvicinò al Pesce Nero. 
-Ma agite alle mie spalle, fate anche solo un passo falso e vi decapiterò. Non importa di chi si tratti. Abbiamo già perso lo Sterminatore di Re. Non voglio perdere l' ultima garanzia che mi è rimasta- 
Robb si sentì incoerente, e questo fece si che provasse un senso di repulsione verso se stesso. 
Brynden Tully annuì. 
-E' questo ciò che voglio da un Re del Nord. Lealtà. Giustizia.- 
Fece un cenno a Robb e si congedò. 
Rimasto solo con i suoi pensieri, il Giovane Lupo si sentì più confuso di prima. 
Si sfregò le mani sulla faccia cercando di fare chiarezza. 
Suo padre lo aveva cresciuto imprimendogli il valore della giustizia. 
Ma gli aveva insegnato anche ad essere misericordioso, ad amare. 
'Famiglia, Dovere, Onore' era il motto dei Tully. 
Mandare quelle condizioni corrispondeva a salvare la sua famiglia, a salvare Sansa. 
E anche ad adempire al suo dovere. 
Ma l' onore... quale onore? Un lupo che addirittura si fermava a pensare se era più giusto salvare Sansa o tenere con sè Euridice, una Lannister... 
Dov' era finito il suo onore? Era mai esistito? O si era nascosto nei più profondi meandri della sua anima?
Si vergognò di se stesso.
Euridice lo faceva sentire bene, non c' era una spiegazione, lo faceva e basta. 
Se non fossero stati nemici, e lei avesse vissuto a Grande Inverno, probabilmente l' avrebbe amata. E forse anche sposata.
Ma quel nome, Lannister, quel maledetto sangue che le scorreva nelle vene gli impediva di farlo.
Famiglia prima di tutto.
Spalancò le enormi porte di legno grezzo e disse ad una guardia di farsi portare carta, penna d' oca ed inchiostro.
Il sangue prima di tutto. 
Si sedette al tavolo tenendo teso il foglio con la mano sinistra.
Il dovere prima di tutto. 
Intinse la penna d' oca nel boccetto d' inchiostro ed iniziò a scrivere.
La lealtà prima di tutto. 

Quando terminò posò la penna sul tavolo quasi come se fosse esausto. 
Poi rivolse lo sguardo verso il grigio piombo che spegneva il sole. 
Pensò che effettivamente rifletteva alla perfezione il suo stato d' animo. 
Le guerre imperversavano e dilaniavano il paese, il suo popolo, e lui non riusicva a fare a meno di pensare ad Euridice e al suo destino.
Ma i giochi erano fatti: le condizioni erano state messe nero su bianco.
Non si tornava indietro.
La parte difficile era stata portata a termine. 
Solo, Robb non immaginava che sarebbe stato complicato fare tutto il resto. 



 

Quella sera Robb non si presentò nella tenda. 
L' ora era tarda, ma fuori c' era ancora un gran baccano.
Il Giovane Lupo più volte le aveva ripetuto che avrebbe potuto tranquillamente uscire e provare a 'vivere', ma lei non si era mai sentita pronta a farlo.
A dire il vero, non voleva.
Non era la sua gente, quella.
Lei non avrebbe gradito la loro compagnia, e loro non avrebbero gradito la sua.
Era una reciprocità che, a parere suo, andava rispettata. 
Simpatia per Robb o meno, lei rimaneva una Lannister. E un Leone non si mescola con le pecore, esattamente come non gli importa della loro opinione. 
Mai avrebbe rinnegato il suo nome, indipendentemente da chi fosse davvero suo padre. 
La strana donna che Robb aveva incaricato di rimanere con lei sino al suo ritorno continuava ad intrecciare una ghirlanda in modo impreciso -ma così poco preciso- che Euridice dovette distogliere lo sguardo per non innervosirsi.
Riflettè un istante per rimembrare dove avesse visto quel genere di 'coso'. Ma certo! Il libro che Pycelle le aveva dato molto tempo fa riguardo le antiche tradizioni. 
Si trattava di un simbolo, un' invocazione ad una pronta guarigione per una persona cara e in condizioni gravi.
Una cosa del genere, pensò. 
Evidentemente la donna aveva qualcuno in fin di vita che le stava molto a cuore. 
Tuttavia Euridice non chiese nulla. 
Colei che aveva davanti aveva la mole di un uomo e molto probabilmente era una guerriera: lo si vedeva dalle cicatrici lungo le braccia.
Non che avesse paura che potesse farle qualcosa -sarebbero state due guerriere, in tal caso- , anche perchè Robb l' avrebbe uccisa senza battere ciglio se solo le avesse fatto un graffio. 
Semplicemente non aveva voglia nè di discutere nè di consolare qualcuno. 
Il pensiero che Robb ancora non si trovava con lei la rendeva nervosa. 
Di solito stava fuori per parecchio tempo, poi, alla sera rientrava nella tenda, tutto serio ed imbronciato, e si levava il mantello;
E togliendoselo, rimuoveva anche la maschera dell' uomo freddo e burbero che aveva indossato durante la giornata per essere semplicemente se stesso. 
Robb le scaldava l' animo, non avrebbe voluto trovarsi in nessun altro posto.
E, più quel pensiero le lambiva la mente come un fuoco ardente, più la faccenda si rendeva preoccupante. 
Euridice osservò le mani callose e ruvide della donna intrecciare male per l' ennesima volta un filo, e, dopo aver assunto un' espressione di disgusto, non ce la fece più.
-Sono molto stanca, vorrei riposare. Puoi andare.- 
La donna alzo il volto rivelando delle pesanti rughe che le solcavano gli occhi; la ragazza pensò che molto probabilmente prima non le aveva notate perchè erano coperte dagli spessi capelli grigiastri. 
-Re Robb mi ha ordinato di rimanere qui con te fino al suo ritorno,- 
Euridice si irritò. 
-Re Robb non è qui. E, se non erro, ha anche detto che chiunque oserà ferirmi sarà punito con la morte. Esci da questa tenda o giuro che gli dirò che hai provato ad uccidermi, e ti ricordo che io sono un' ottima bugiarda..- 
La donna sbarrò gli occhi spaventata e fuggì senza dire una parola. 
Sul volto di Euridice si delineò un sorriso compiaciuto: era sempre stata brava a ingannare le persone. 
Si sedette sul letto e, inevitabilmente, non potè fare a meno di rimembrare la sua vita ad  Approdo del Re. 
Per anni aveva odiato quel posto, sebbene la facesse sentire potente e protetta.
Lei era la principessa, nessuno avrebbe potuto farle del male. 
Una sola persona, sebbene lo avesse sempre nascosto alla perfezione, non la faceva sentire sicura, e Robb glielo aveva fatto tornare alla mente proprio poco prima, ma quella era una situazione che apparteneva al passato, quando ancora non aveva sapeva imbracciare nemmeno un arco.
Questo, però, non le impedì di ricordare. 

La festa del suo nono compleanno era appena giunta al termine. 
Re Robert e Cersei le avevano regalato un violoncello ,fatto dal migliore assemblatore di Approdo del Re, per fare si che continuasse a coltivare il suo amore per la musica. 
Tywin, quella stessa sera, le aveva promesso che presto le avrebbe insegnato a suonare la ballata della loro casata, The Rains of Castamere. 
-Dovrai imparare a suonare le note che celebrano la tua casata, la più forte di tutti i tempi.-
Si era poi abbassato, raggiungendo dunque la sua altezza. 
-Tieni sempre bene a mente che fai parte di essa.- le aveva detto con il suo tono deciso ed impassibile. 
I più importanti Lord e amici della corte avevano presenziato, tutti l' avevano riempita di doni e complimenti. 
Sua madre e suo padre avevano riso a crepapelle, come se tra di loro non ci fossero mai stati problemi, e lei non si era mai sentita così felice e fortunata.
Poi Joffrey era entrato di soppiatto nella sua stanza. 
-Ti hanno riempito tutti di complimenti questa sera- dietro la sua schiena nascondeva qualcosa.
Sul volto aveva dipinto un ghigno beffardo, quello che aveva quando stava per combinarne una.
Aveva quasi sette anni, ed era già incredibilmente crudele con ogni essere vivente sulla terra. 
Euridice, irritata, cercò subito di scacciarlo. 
-Chi ti ha dato il permesso di entrare, parassita? Esci immediatamente prima che ti faccia andare via a pedate nel sedere- detto ciò, la bambina riprese a riordinare i regali di compleanno nell' enorme baule in legno.
Joffrey continuava a sibilare cose strane a bassa voce, come se stesse parlando con qualcuno: questo richiamò l' attenzione di Euridice. 
-Che cos' hai dietro la schiena, Joff? Fammelo vedere- provò ad avvicinarsi, ma non ebbe neanche il tempo di farlo. 
-Vediamo se poi ti compiangeranno quando non ci sarai più-  tirò fuori da dietro la schiena una candela, e senza neanche pensarci appoggiò la fiamma sul vestito di Euridice.
Il fuoco divampò su tutta la veste. 
Euridice si dimenò e gridò aiuto, mentre Joffrey la guardava, estasiato. 
Cersei pensò di essere arrivata troppo tardi, e buttò su di lei la prima caraffa d' acqua trovata, mandando prontamente delle serve a prendere altre brocche.
Mentre attendeva pensava che Euridice ce l' avrebbe fatta, ma il suo corpo sarebbe stato segnato per sempre.
Quando finalmente il fuoco si spense, Cersei la prese tra le braccia sotto gli occhi, increduli, di Joffrey. 
-Che cosa hai fatto?- gridò furiosa verso il figlio.
Lui si limitò a fissare Euridice, sull' orlo dall' esplodere per la rabbia.
Cersei le alzò il vestito.
Nessuna ustione. Neanche una piccola bruciatura. 
Fu data la colpa ad un serva innocente per nascondere la perfidia di Joffrey, e da qui le controversie tra madre e figlia iniziarono.
Cersei, non appena vide il corpo illeso, sbiancò.
La Regina fece in modo che ciò che era accaduto rimanesse rinchiuso tra quelle quattro mura. Le serve sparirono misteriosamente. 
-Non dire nulla, Euridice, fallo per la vita della mamma e soprattutto per la tua. Se rivelassimo qualcosa, saremmo in serio pericolo. Tutte e due. E tu non vuoi morire, vero mio piccolo tesoro?-
Così aveva comprato il silenzio di una bambina di nove anni.
Poche persone seppero ciò che era successo. 
E' un fardello che solo i Lannister portano. 







Angolo Autrice. 
Come sempre, meglio tardi che mai. 
La questione è sempre la scuola, mi opprime quest' anno çç
Anyway, finalmente il primo segreto della ragazza è stato svelato.
Elaboro questo personaggio da anni, intorno a lei ho costruito castelli e teorie che manco fossi un muratore!
Eheh, scherzi a parte, spero che il capitolo vi piaccia. 
Recensite, mi raccomando! ;)
 A presto!

 

 
  
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