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Autore: Watashiwa    14/12/2015    2 recensioni
'L'amore è sempre paziente e gentile, non è mai geloso. L'amore non è mai presuntuoso o pieno di sè, non è mai scortese o egoista, non si offende e non porta rancore.'
Raccolta sul pairing di Naruto NaruHina, personalmente il mio preferito da sempre (dal lontano 2006).
Possibile inserimento di momenti 'ipotetici/missing moment' ma per la maggior parte tratti dal manga/anime Naruto.
Dal principio fino alla fine, qualunque essa sia.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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13. Perché Hinata si è confessata e lo sguardo di Naruto ha suggerito tanta emozione.
«Non voglio perderlo. Lo sento così vicino a me. È sempre stato così».
(incipit capitolo 437)

Pain si era mostrato un nemico temibile e spietato fin dalle prime battute del combattimento.
Non solo aveva sfoggiato brutalmente la sua forza disumana sul villaggio della Foglia, ma la sua personalità tremendamente realista, tagliente e cupa non aveva tardato a manifestare il suo disappunto sul mondo.
Dopo uno scontro sofferto e pieno di pathos, con Naruto unica speranza di un villaggio ormai a pezzi ed infortunato da ferite profonde, Pain era riuscito ad immobilizzare a terra la forza portante con dei paletti succhia chakra, in modo tale da concludere quella lotta e adempiere la sua missione.
Circondati da un ambiente ormai sgombro di vegetazione, desolato e pieno di ampie voragini, simboli di guerra, dolore e morte, il membro dell'Akatsuki aveva parlato a Naruto a muso duro senza giri di parole, spiegando come gli ideali di Jiraiya, nonostante belli e puri come il suo modo di vedere il mondo, non potevano che essere tremendamente utopici ed irrealizzabili, mostrando a Naruto tutto quello che aveva combinato e chiedendogli insistentemente di replicare, di farlo senza tentennamenti.
Ma la verità era che Naruto non sapeva che dire a riguardo; stava esaurendo forza, pazienza e risposte a tutta quella catena d'odio che si era riversata sul mondo ancora una volta.
Avere il fardello del mondo sulle proprie spalle era una responsabilità che aveva implicitamente aspettato da quando aveva 12 anni, ma nessun compito pesava quanto sostenere l'innocenza di Jiraiya e delle sue parole di comprensione e di un unico mondo fatto d'amore e fratellanza.
«Io lotto per la mia giustizia e tu per quella del tuo villaggio, ma io e te vogliamo la stessa pace di cui il maestro Jiraiya parlava» aveva detto risoluto Pain mentre esponeva la sua invettiva contro la grandezza e la presunzione di Konoha e l'impossibilità di spezzare la catena dell'odio nel mondo dei ninja.
In quel momento tutto quel discorso del maestro sembrava impotente, così lontano dall'essere fiero e motivante e nonostante la testardaggine gli suggeriva di ripetere a Pain l'errore che stava realizzando, tutto si stava sgretolando per far realizzare la pace forzata che l'Akatsuki bramava da tempo.
Naruto era un ragazzo che non si arrendeva in ogni caso, ma mai quanto in quel momento non vedeva luci davanti al suo sguardo ceruleo.



A qualche centinaio di metri, gli occhi di Hinata tremavano e non riuscivano a credere che il nemico stesse avendo la meglio su Naruto.
In quella grande porzione di terra fangosa osservava silente lo scontro, distaccata ampiamente dalla sua guardia del corpo, Ko, che vegliava su di lei per evitare che la ragazza si ferisse o compisse delle scelte avventate e pressoché inutili, come quando dieci minuti prima lui l'aveva convinta a non intervenire per proteggere Naruto.
Ma come poteva una persona sentimentale come Hinata non intervenire, se era poi per supportare qualcuno di così importante?
La giovane percepiva tramite il Byakugan che Naruto sembrava - almeno per questa volta - non avere qualche asso nella manica e inoltre che più i minuti passavano, più la sua forza svaniva così come la sua risoluzione, cose che l'avevano sempre contraddistinto non solo in battaglia ma anche nel modo di essere un ragazzo unico nel suo genere.
I suoi occhi trasparenti erano in continua allerta ed erano più accorti che mai, sentendo un profondo silenzio disagevole che squarciava ogni speranza per i cuori che credevano nel bene.
Non sentiva il bisogno di piangere e disperarsi per trovare un modo di sfogarsi, ma la sua faccia mesta e preoccupata esplicitavano la condivisione e la comprensione del tutto e l'alba di una determinazione al voler operarsi e mettersi in gioco, questa volta in prima linea.
Disubbidire ai comandi era sempre stata una regola malvista nel mondo e nel codice ninja ma ancora più disonorevole era anteporre la propria salvezza verso un compagno, sia nella vita che in missione
Hinata, che era sempre stata trattata male dalla sua famiglia e aveva vissuto con il timore della sua stessa ombra, sentì in quel momento una fiamma ardente di sé crescere a dismisura, ampliandole il coraggio e la voglia di crescere, quella che tanto bramava alle stelle cadenti durante le notti sereni dopo allenamenti estenuanti per compiacere i saggi della sua casata, padre compreso.
Probabilmente sarebbe morta, ma morire per proteggere qualcuno d'estremamente importante era il modo per dimostrare il suo onore, la sua crescita e quei sentimenti che forse nessuno aveva mai compreso a fondo, se non il suo cuore.
Appena sentì vibrare il corpo di Naruto vibrare di dolore e vide la feroce mano nemica puntata verso di lui, Hinata non si curò minimamente di tutto il resto attorno a lei e si librò in aria, in direzione del punto preciso della battaglia.
A poco servivano le urla disperate e drammatiche di Ko, impossibilitato a correrle dietro con un dolore acuto alla gamba che lo inchiodava a terra, rendendolo tristemente consapevole di essere inutile per la casata, per Hiashi e per la sua protetta.
Naruto fu il primo dei due a vederla e la sua faccia già corrucciata si fece sempre più interrogativa e preoccupata nei millisecondi successivi, con lo schianto fulmineo del pugno gentile dell'erede sul terreno e lo spostamento di Pain, minimamente preoccupato del suo arrivo e del suo attacco improvviso.
Per un attimo Naruto pensò che fosse stata messa fuorigioco visto il polverone levatosi dopo l'impatto ma fu ancora più sorpreso nel vederla protesa verso Pain in maniera fiera e coraggiosa, facendogli da scudo e pronta a prendere il suo posto nella lotta.
«Non ti lascerò più toccare Naruto con un dito!» urlò spavalda Hinata al suo avversario, che nonostante ciò mantenne la sua espressione atona e quasi assente.
Naruto non credeva ai suoi occhi e alle sue orecchie: quella era veramente la ragazza che quotidianamente si ritraeva e stava perennemente in silenzio, la ragazza che arrossiva attorno a lei e parlava solo quando lo riteneva opportuno?
Non desiderava altro sangue versato innocentemente e nonostante volesse bene alla giovane, non voleva per nessuna ragione al mondo che Pain si adoperasse per fare fuori un'altra persona per lui importante.
«Cosa ci fai qui? Scappa! Non hai nessuna possibilità contro di lui!» aveva esclamato Naruto con un tono deciso ma che risuonava supplicante e mesto, come il suo umore in quel preciso istante.
Ciò che fece Hinata fu ribadirgli come sapeva tutto questo e sussurrando seriamente «Sto solo facendo l'egoista» lo spiazzò nuovamente, facendogli pronunciare ancora frasi scontate e al limite della preoccupazione più affettuosa.
Ma in quel momento il suo cuore sapeva inconsapevolmente che Hinata non gli avrebbe dato retta.
Mentre il vento sussurrava le sue parole di silenti consapevolezze e di desolazione, la ragazza gli si ergeva davanti, senza retrocedere di un centimetro, pronta a parlargli prima della catastrofe.
La sua voce si fece determinata, chiara e cristallina come mai lo era stata e gli occhi di Naruto brillavano di una luce curiosa e blandamente interessata, dato che il suo cuore batteva forte per via della preoccupazione che gli stava mangiando l'intestino.
«Sono qui di mia spontanea volontà. In passato non facevo che arrendermi, stavo per percorrere la via sbagliata. Ma tu... hai saputo mostrarmi quella giusta. Cercavo sempre di seguirti, di raggiungerti. Volevo essere con te, starti vicina in ogni momento...» pronunciava Hinata con solennità e purezza mentre il suo sguardo osservava il nemico ma fotografava ogni momento passato con il suo amato, la sua salvezza.
Nonostante Naruto non potesse osservarle il volto, riusciva ad assaporava la genuinità di quelle parole così belle e strane, in quanto nessuno mai gli aveva dedicato.
Tutto quello che poteva fare, piuttosto che sbraitare e augurarsi egoisticamente di lottare da solo, era ascoltare e farsi rapire, cosa che accadeva solo la notte quando pensava alla miseria che a volte la vita gli regalava.
«Tu mi hai cambiata! Il tuo sorriso mi ha salvata! Per questo non ho nessuna paura di proteggerti morendo. Perché io...»
Naruto sussultò.
Non era stato a sorprenderlo la dichiarazione di morte imminente da parte della ragazza ma... aveva sentito bene?
Quelle due parole riecheggiarono nella sua testa in maniera martellante in contrasto con l'interezza e la limpidezza usate.
Il suo corpo stanco e sporco di responsabilità divenne improvvisamente leggero, come se qualcosa si stesse librando in cielo per la prima volta per donargli una notizia inattesa ma tutto sommato piacevole.
Come aveva potuto mai accorgersene dietro rossori, occhi dolci che lo guardavano con candore e calore umano pronto ad accogliere qualcuno come lui?
Come aveva potuto mai parlarle sul serio e condividere con lei del tempo che aveva spesso buttato per idiozie croniche e non così importanti?
Lei era sempre stata lì, pronta a farsi conoscere e vedere nella sua integrità apparentemente comune ed ordinaria, ma riflettendoci meglio non era mai stata così strana e strano, considerando che era stato proprio lui a dirglielo quella mattina prima dello scontro del torneo Chunin.
Se solo avesse compreso l'orizzonte di quel cielo tenue prima di questo disastro...
Due fasci di luce blu e bianchi lo ridestarono improvvisamente da quel flusso di pensieri e quando inquadrò il corpo di Hinata a terra, per giunta infilzato da un altro paletto che Pain sfilò dalla sua mantella, sentì gli occhi azzurri iniettarsi di un mare di sangue, dello stesso che colava a poca distanza da lui dal costato della giovane.
Naruto non sentì nemmeno quello che Pain stava blaterando riguardo i suoi genitori, la morte e il dolore in quanto si era completamente perduto, la testa era da qualche parte, in un posto oscuro che non faceva presagire niente di positivo, la fine di un ciclo effettivo dal quale forse non sarebbe più uscito.
«Ti amo».
Ma l'amore, in quel momento, non poteva trovare più spazio dove germogliare.
   
 
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