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Autore: proudtobea_fangirl    14/12/2015    2 recensioni
Dicembre 2014
— È periodo di Natale — spiegò Magnus. — Tutti i Nascosti di New York hanno l’obbligo morale di farmi gli auguri.
La faccia di Alec era buffissima. — Vivo qui da sei anni, e nessun Nascosto ti ha mai fatto gli auguri. Né per Natale, né per Pasqua, né per il Ringraziamento o per il tuo compleanno.
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Clary non riuscì a trattenere una risata sguaiata. — Di quali palle stai parlando?
La testa di Jace spuntò da dietro la porta. — Di quelle di Natale — chiarì con tono ironico. — Fortunatamente.
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Sentì Izzy ridere maliziosamente. Prima che potesse chiederle il perché, lei si era già chinata e in un batter d’occhio aveva formato una palla di neve dall’aspetto micidiale. — Hai ragione, è un momento da ricordare — lo stuzzicò, gli occhi brillanti. — Io in particolare ricorderò la tua faccia da fesso in questo momento.
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— BAAANE! — ruggì Jace. — Te la farò pagare!
Un Simon mezzo addormentato fece capolino da dietro una porta. — Che meraviglia svegliarsi con un urlo — sbadigliò. — Belli i boxer, Jace.
Genere: Comico, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Magnus & Alec

— CHI OSA DISTURBARE IL SOMMO STREGONE DI BROOKLYN?
— Ehm... il postino.
Magnus Bane si diede mentalmente una botta in testa, mentre alle sue spalle Alec scoppiava a ridere. — Non è divertente — sbraitò, e schiacciò il pulsante per l’apertura del portone. — Prego, entri pure — sbottò nel citofono.
— Aspettavi visite? — Alec raccattò da terra il Presidente Miao, che si stava di nuovo facendo le unghie sul battiscopa.
— È periodo di Natale — spiegò Magnus. — Tutti i Nascosti di New York hanno l’obbligo morale di farmi gli auguri.
La faccia di Alec era buffissima. — Vivo qui da sei anni, e nessun Nascosto ti ha mai fatto gli auguri. Né per Natale, né per Pasqua, né per il Ringraziamento o per il tuo compleanno.
— Sì, sì, okay, aspettavo Catarina — ammise lo Stregone. — Il venticinque lavora tutto il giorno, quindi ha detto di voler passare prima per consegnarci i regali. Volevo tenertelo nascosto. — Mise il broncio. — Doveva essere un segreto.
Alec ridacchiò e gli lanciò un bacio con la mano. — È meglio così, almeno avrò il tempo per prepararmi psicologicamente al terzo grado che ci propinerà Catarina non appena entrerà dalla porta.
— Per Lilith, hai ragione... — Magnus rabbrividì.
— Vai a svegliare Chrysta — concluse Alec, dirigendosi verso la cucina. — Io intanto preparo la colazione.
Lo Stregone gli scoccò un’ultima occhiata e si fiondò nella stanza di Chrysta. La bambina ronfava beatamente, con la coperta tirata fin sotto il mento. — Ehi... — Le fece il solletico. Si sentiva in colpa a destarla da un meraviglioso sonno, ma doveva farlo. Erano guai se Chrysta non faceva colazione entro le nove. Era successo un paio di volte, e il muro della cucina ne aveva pagato le conseguenze: la piccola l’aveva quasi distrutto a furia di lanciare incantesimi a casaccio.
Chrysta si svegliò sbadigliando. Magnus la prese in braccio e le stampò un bacione a schiocco sulla guancia, provocandole uno di quei sorrisetti mezzi sdentati che adorava. Lei prese ad agitarsi e a indicare continuamente la porta, così la portò in salotto e si fermò di fronte a una parete. — Oggi ne abbiamo... Alec, che giorno è oggi?
Magnus posò a terra Chrysta e si massaggiò i bicipiti. Lei era un fuscello, cioè una piuma per uno Stregone super allenato come lui, ma quella peste non la smetteva di scalciare. Era già scampato per miracolo a due colpi diretti nelle parti dove non batte il sole, e non voleva ripetere l’esperienza.
— È il ventitré, Magnus — gli gridò Alec dalla cucina. — Domani è la Vigilia di Natale.
— Oh, già. — Magnus prese di nuovo Chrysta in braccio. — Quindi dobbiamo aprire... qui. — Indicò alla bambina un punto sul calendario dell’Avvento. Lei allungò la mano e spalancò le finestrelle di carta, che rivelarono un delizioso bonbon con ripieno al caramello. — Eh no, questo lo mangio io — la rimproverò, prendendo il cioccolatino. — Tu hai avuto tutti gli altri dolci, ora tocca a me!
— Andiamo, Mag — lo supplicò Alec, comparendogli alle spalle all’improvviso. Gli posò un veloce bacio sulla guancia e, approfittando della distrazione dello Stregone, ridiede il cioccolatino a Chrysta. — Non essere così severo.
La piccola riuscì a liberarsi dalla stretta di Magnus e zampettò via verso la cucina. Lui la guardò con orgoglio e sorrise senza accorgersene. — Vedremo chi sarà severo, quando comincerà ad uscire e a tornare tardi a casa, a tingersi i capelli, a strappare le calze, ad accorciare progressivamente la lunghezza delle minigonne...
Alec fece una buffa smorfia e abbracciò Magnus da dietro. Profumava di caffè. — Non lo farà.
— Sì che lo farà — rise Magnus. — Anche lei crescerà... be’, almeno fino a una certa età.
Il moro si rese conto che la conversazione minacciava di prendere una brutta piega. Fece voltare lo Stregone e lo baciò appassionatamente sulle labbra, evitando così una replica. O, perlomeno, rimandandola. — Dai, non ci rimuginiamo adesso — mormorò, la voce attutita dalla maglia di Magnus. — È quasi Natale, dovremmo pensare solo a cose belle.
— Ma nostra figlia è una cosa bella.
— Hai capito cosa intendevo — brontolò Alec.
— A proposito... — Le pupille da gatto di Magnus lampeggiarono maliziose. — Fai una telefonata all’Istituto, Fiorellino. Ho in mente una grande sorpresa.
  
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