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Autore: Levi Arctic    14/12/2015    0 recensioni
Myungsoo e Wave sono come una tempesta e uno tsunami.
Legati da un'odio reciproco già dal primo istante che si sono incontrati.
Credono solo nel: "Le esperienze ci rendono per come siamo".
Legati anche per la musica dove solo con quella riescono a comunicare.
Credono di essere così diversi, così opposti come i poli, ma un giorno scopriranno che ognuno ha un bisogno dell'altro. Così vicini ma distanti, così diversi ma così uguali.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L/Kim Myungsoo
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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L'aeroporto è grande e pieno di gente. Famiglie, manager, direttori e ragazzi. Un via vai di persone che camminano avanti e indietro con le valigie dietro di loro.

Cammino verso il check-in osservandole. Noto una famiglia che abbraccia l'appena arrivata accogliendola con pianti e baci. Deve essere stata via molto tempo. Sorrido per la scena.

Chissà invece cosa ci ritroveremo noi quando arriveremo a Seul.

Jaebum, mio fratello più grande, è fastidiosamente tranquillo.

Dannazione, stiamo cambiando città. Stiamo lasciando tutto quanto. Tutti quei ricordi, sia belli che brutti, tutte quelle esperienze che ci hanno portato a come siamo. Tutti i nostri amici, la nostra casa, la nostra via del buio, tutte quelle fughe, in motorino e in macchina, anche quei professori che volevano bocciarti. E soprattutto stavamo lasciando lui, la persona che ci ha rovinato la vita per 17 anni. Nostro padre.

Il suo sguardo si sposta frettoloso sulle persone davanti a noi nella fila.

«Jaebum» lo chiamo.

Si gira verso di me e mi lancia un'occhiata interrogativa.

«Non mi hai ancora detto perché hai così voglia di andartene»

Lui sbuffa, quella frase la sentita per l'ennesima volta.

«Wave» inizia «è meglio per noi» finisce.

Ci rifletto un attimo e ammetto che ha ragione. Non ci faceva stare bene lì. Poi ho voglia di rivedere nostro zio e pure Yun e Haneul. Le mie vecchie amiche. Anche Jaebum ha un amico a Seul. Si chiama Jackson ed è fratello di Yun. Venivano spesso a casa nostra. Tutte e tre si trasferirono un paio d'anni fa a Seul per lavoro. Adesso tocca a noi.

Arriva il nostro turno.

Facciamo il check-in e andiamo verso l'aereo. 

Seul è sempre bella vista dall'alto. Grattacieli, campi verdi, la solita capitale.

Entriamo in aeroporto e cerchiamo nostro zio. Non lo vediamo da anni. A Seul, quando c'era mamma venivamo molte volte in vacanza.

Notiamo subito un uomo dalla trentina d'anni che tiene in mano un cartellone con scritto: "Lee Wave baboo e Lee Jaebum baboo". Io e Jaebum ridiamo e gli andiamo incontro.

«Zio YoSu!» grido io nel vederlo. Jaebum sorride.

«Ma come siete cresciuti! Ecco qua i miei due baboo, mi siete mancati» dice lui abbracciandoci.

«Zio Yosu, tutto bene?» chiede Jaebum.

«Come sempre, a parte la tristezza di essere ancora single. Hey, non fatevi strane idee. Non sono gay» ribatte lui guardandoci puntando il dito.

Ridiamo ancora. Zio Yosu è divertente e simpatico. Non riesci a non ridere con lui.

«Wave dammi le tue valigie»

«E le mie?» chiede sorpreso Jaebum.

«Sei un uomo, ce la fai anche da solo baboo»

Rido per la faccia delusa di mio fratello.

La casa di zio YoSu è sempre grande e spaziosa come me la ricordavo.

Finalmente, io e Jaebum, abbiamo camere diverse.

Sì! Non potevo più dormire con uno che russa tutta notte e che parla pure.

Vado in cucina da zio che ci sta preparando il pranzo. L'odore che sento è ramen, vero? Zio, ti adoro.

Jaebum entra poco dopo e si siede vicino a me.

«Finalmente non dormo più con te» dice lui.

«Ya! Questo dovrei dirlo io baboo!» gli do una pacca sul braccio causando una sua risata.

«Quanto mi mancava questo ramen» farfuglia mio fratello che se lo sta ingozzando.

Zio ride per le sue azioni.

Finito il pranzo e i racconti sulla nostra vita a Jaebum arriva un messaggio.

«E' Jackson. Ha detto che c'è anche Yun. Vieni?»

«Certo!» dico felice. Quanto mi manca Yun, ci siamo sentite solo per messaggi e via webcam. Finalmente potrò rivederla.

Prima di andare salgo in camera e svuoto la valigia mettendo i vestiti negli appositi posti nell'armadio e nei cassetti. I libri li appoggio sullo scaffale insieme ai film.

Zio Yosu è partito da poco per andare a lavoro e per ogni evenienza ha detto di chiamarlo.

Dico «Le chiavi le tengo io» a Jaebum che ne ha perse già quattro paia della vecchia casa. Fa una smorfia e usciamo di casa. L'aria qui è calda, si sta davvero bene. Il sole splende e sono felice.

Jackson ci mandò la via del bar dove ci saremmo incontrati. Un bar in centro, non ci mettemmo molto ad arrivarci. Entriamo nel bar e cerchiamo i nostri amici. I tanti ragazzi che ci sono mi mettono confusione. Jaebum volta la testa a destra e a sinistra per cercarlo. Un ragazzo si avvicina a noi.

«Jaebum?» «Jackson?» dicono all'unisono. Ridono e si battono le mani. Si dicono le solite frasi: 'quanto tempo', 'sei cambiato' e addirittura 'mi sei mancato'.

«Wave? Sei tu?» sgrana gli occhi.

«Sei sempre il solito baboo» gli sorrido.

«Sì sei tu» ride.

Ci porta al tavolo e vedo Yun.

«Wave!» urla e mi salta addosso.

«Come stai? Il viaggio? Tuo zio come sta? L'ho visto un paio di volte! Oh come mi sei mancata!» ripete lei come una macchinetta.

«Quante domande, mi sei mancata anche tu» dico abbracciandola. Mi mancava la mia sclerata.

Ci sono altri tre ragazzi al loro tavolo.

«Loro sono Jaebum e Wave, dei nostri vecchi amici che si sono appena trasferiti qui. Non iniziamo a fare già brutte figure» dice Jackson.

«Ma dai, non ne facciamo mai» dice il ragazzo dai capelli rossi.

«Io sono Mark» dice quello che ha appena parlato dandoci un sorriso amichevole.

«Io sono Junior» questo ha i capelli neri.

Il ragazzo dai capelli dai capelli strani, castani con il ciuffo davanti a rosa si presenta «Io invece sono Bambam»

«Bambam?» chiedo io.

«Sì, è il mio soprannome» rido.

«E' davvero carino»

«Grazie!» sorride.

«Sì, ora basta. Lasciatemela» dice Yun con tono geloso.

«Sei la solita Yun, non mi lasci mai conoscere le tue amiche» le dice Mark.

«Perché sei stupido» inarca un sopracciglio facendo uno sguardo provocatorio tenendomi stretta al suo braccio. Lui sbuffa e ordiniamo finalmente da bere.

«Allora ci vediamo domani a scuola» ci saluta Mark con quel sorriso smagliante.

«Certo a domani!»

«Wave» sento un sussurro.

«Wave» sento dire più forte.

«WAVE!» sento urlare.

Scaccio un urlo e cado dal letto. Guardo in alto e c'è Jaebum con occhi assonnati.

«Alzati, la tua sveglia è in camera mia. Tu hai la mia» la prende ed esce dalla stanza.

Ma lui entra ed esce così come vuole? La privacy?

«Aish...» massaggio la parte dolorante e vado a prepararmi.

Jaebum mi sta aspettando nell'atrio.

Non vedo l'ora di vedere Yun e i ragazzi. Sono così simpatici e amichevoli. Non credevo di fare amicizia così velocemente. Sembrano sinceri.

Prendiamo l'autobus alla fermata che è completamente vuoto. Nessuno prende l'autobus qui? Che imbarazzo. Scendiamo a scuola e vediamo subito i quattro ragazzi con Yun che sbracciano le mani per farsi notare, degli studenti li stanno guardando male. Ridiamo. Sono così stupidi. Il sorriso di Yun non è mai cambiato. Sempre solare e disponibile che regala a tutti.

«Buongiorno» dico a tutti e loro ricambiano.

«Mark è stato stranamente gentile che è andato a prendere i vostri corsi della settimana. Mark?» lo chiama. Il ragazzo sbuffa un po' in imbarazzo, probabilmente Yun l'avrà costretto. Ci passa dei foglietti con scritto i corsi.

«Wave, questa mattina non abbiamo i corsi insieme» dice lei triste.

«Sarà per gli altri» rispondo io sorridendo per consolarla.

«Omo, dov'è la stanza 1307?» sgrano gli occhi. Prima ora letteratura.

«E' la classe in parte alla mia ti accompagno io» propone Junior.

«Davvero?»

«Certo! Andiamo» dice lui.

«Junior, trattala bene!» lo sgrida Yun.

Junior mi accompagna alla mia aula di musica, lui invece, nella classe in parte, ha matematica. Ci fermiamo in parte alla porta.

«Grazie Junior! Senza di te mi sarei davvero persa. Questa scuola è enorme» paragono con la mia vecchia scuola che era grande come casa nostra di adesso.

«Se ti serve qualcosa chiamami e io sarò subito da te» mi guarda negli occhi e rimane tra noi un silenzio imbarazzante. Arrossisco e, grazie, suona la campanella.

In classe c'è già qualcuno. Dei ragazzi e delle ragazze che mi sorridono, ricambio per educazione. Non conoscendo nessuno mi metto all'ultimo posto vicino alla finestra.

Il professore entra e mi fa presentare subito alla classe.

«Venga pure, signorina»

Stranamente non è vecchio, avrà circa trentacinque anni e ha il fascino del professore sexy.

«Mi chiamo Lee Wa...» non finisco di parlare che qualcuno entra sbattendo la porta. Un ragazzo con il cappuccio in testa. Neanche si scusa di avermi interrotto. Si siede veloce all'ultimo posto al lato opposto al mio e poggia la testa sul banco.

Ma guarda questo.

«Perdonalo. Continua prego» il rossore da rabbia scompare un po' dal mio viso. Odio le persone maleducate. Cosa ci vuole per dire un semplice 'scusa'? Sbruffone.

Il professore Sung Jo sta spiegando letteratura inglese, scrittore: William Shakespeare. Un classico.

«Allora signorino, vuole continuare per tutta l'ora a dormire? Se è così può anche andarsene» dice con tono freddo all'improvviso. Si riferisce al ragazzo che mi ha interrotto e non mi ha degnato, non ha degnato nessuno, di uno sguardo. Alza leggermente il capo, prende il suo zaino ed esce dalla classe. Il professore lo ignora e continua la lezione. Non ha rispetto per nessuno. Le ore passano così, presentazioni e presentazioni, alla fine ci troviamo tutti alla mensa.

«Com'è andato il primo giorno?» mi chiede Bambam mettendo i suoi palmi sotto il mento.

«Bene» dico io pensando al ragazzo di stamattina. Non è tanto per il fatto che mi abbia interrotto, ma il fatto del rispetto e dell'educazione con cui non l'ha neanche avuta con il professore che è stato davvero buono. Alla fine non lo conosco, potrebbe essere stato di cattivo umore ma non è un buon motivo per essere così sgarbati.

Cammino per andare al prossimo corso, leggo il numero dell'aula e SBAM.

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Vado incontro al ragazzo dal cappuccio.

   
 
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