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Autore: Mirin    14/12/2015    3 recensioni
“Senti, ti immagini se ci mettono in squadra insieme?” il rosso paffutello era decisamente in estasi al pensiero. Anche a Shikamaru sarebbe piaciuto: fare squadra era molto più semplice con qualcuno che ti andava a genio.
“Ci sono buone possibilità” Shikamaru riferì al compagno quello che aveva sentito dalla bocca di suo padre qualche settimana prima, quando lui aveva avuto l’esame, “dopotutto, i nostri vecchi fanno squadra da quando avevano la nostra età.”
Shikamaru ci arrivò con qualche secondo di ritardo, ma Chouji fu più lesto: “assieme ad Inoichi Yamanaka, il tizio che vende i fiori.”
Shikamaru batté le palpebre un paio di volte. Già. “Quindi… con Ino?”
Chouji gli batté una mano sulla schiena. Era un gesto da adulti, indicava compartecipazione emotiva, condivisione di uno stesso stato, serviva a tirarsi su di morale, non era adatto a due ragazzini di dodici anni. Ma erano comunque due ragazzini che andavano a fare i soldati, non a giocare a nascondino; Shikamaru giudicò che c’erano gli estremi per un comportamento così… ‘da grandi’.
“Con Ino-chan.”

[ispirato al terzo episodio dell'anime. Quando la storia è iniziata.]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Il pugno irato di Sakura si abbatté sulla guancia di Naruto, arrossandola e gonfiandola. Shikamaru aprì gli occhi, infastidito, distolto da quell’intricato puzzle che aveva lasciato a casa. Suo padre avrebbe dovuto spiegarglielo qualche giorno prima, ma non era ancora tornato da quelli di Suna; non che lui ne avesse realmente bisogno, ma pensarci sopra era così stancante.
Mendokusee wa. Quanto sono rumorose quelle galline.
“NARUTO!” gridavano, continuavano a gridare. State zitte, per Dio!
“Oi, Shikamaru” Chouji richiamò la sua attenzione dalle fans urlanti di Sasuke intente a picchiare il biondo, stolto Uzumaki, che aveva osato rubare dalle labbra vergini del moro un bacio. Soffocò il riso: era un tale idiota!
“Dimmi, Chou” sillabò, lo sguardo perso. Tendeva a distrarsi facilmente, il giovane Nara: gli succedeva spesso, quando era impegnato in qualcosa che non lo interessava. Quando la madre gli chiedeva di mettere apposto la stanza, finiva sul pavimento polveroso con le braccia spalancate a guardare fisso il soffitto crepato, magari ripensando a quell’equazione risolta a metà sul foglio perché nella sua mente si era già delineato il passaggio finale. Era talmente stupido da non riuscire a portare a termine nulla… ma a lui non interessava. Non gli importava. Chouji era suo amico, e a Chouji lui andava bene così: non c’era null’altro di cui preoccuparsi.
“Senti, ti immagini se ci mettono in squadra insieme?” il rosso paffutello era decisamente in estasi al pensiero. Anche a Shikamaru sarebbe piaciuto: fare squadra era molto più semplice con qualcuno che ti andava a genio.
“Ci sono buone possibilità” Shikamaru riferì al compagno quello che aveva sentito dalla bocca di suo padre qualche settimana prima, quando lui aveva avuto l’esame, “dopotutto, i nostri vecchi fanno squadra da quando avevano la nostra età.”
Shikamaru ci arrivò con qualche secondo di ritardo, ma Chouji fu più lesto: “assieme ad Inoichi Yamanaka, il tizio che vende i fiori.”
Shikamaru batté le palpebre un paio di volte. Già. “Quindi… con Ino?”
Chouji gli batté una mano sulla schiena. Era un gesto da adulti, indicava compartecipazione emotiva, condivisione di uno stesso stato, serviva a tirarsi su di morale, non era adatto a due ragazzini di dodici anni. Ma erano comunque due ragazzini che andavano a fare i soldati, non a giocare a nascondino; Shikamaru giudicò che c’erano gli estremi per un comportamento così… ‘da grandi’.
“Con Ino-chan.”
Shikamaru arrossì. Maledetto impiccione grassone! Gli pareva il caso? Non era affatto il momento consono per tirare fuori quella vecchia, stupida storia! Sì, da piccolo aveva detto a Chouji che Ino era proprio carina, ma ora non era più la stessa: ora si vestiva come quelle oche della sua classe, parlava con la vocetta stridula che usano le bambine per imitare le donne e si accapigliava per quel pallone gonfiato di Sasuke Uchiha. Aveva sempre quei bei capelli biondi e quegli occhioni blu pieni di intraprendenza, coraggio, sogni… sì, c’erano ancora quelle cose che la rendevano diversa nel folto. Ma lei ormai non era più la sua Ino, la Ino della loro famiglia. Lei era un’altra Ino, la Ino di Sasuke e di Sakura.
Perché ora non riusciva a distrarsi?
“Sta’ zitto, Chou.”

Ino si sedette sulla sedia accanto a lui con la grazia di un elefante.
“Di un cinghiale” ridacchiò tra sé e sé, ma lei lo udì. “Cos’hai detto, stupido Nara?!” “Niente, niente, sta’ calma.”
Mendokusee wa, Ino. Sei così idiota.
Poggiò la mano sulla guancia, disinteressato alle spiegazioni che uscivano dalla bocca di Iruka. Ovvio che i team sarebbero stati bilanciati per far risaltare le caratteristiche di ognuno, sarebbe stato da scemi fare diversamente… ovvio che i team sarebbero stati guidati da jonin, non potevano lasciare marmocchi senza esperienza a vagare per i villaggi, pronti a farsi catturare, torturare, spugne piene di informazioni da torchiare per i nemici.
Lui sarebbe finito con Chouji ed Ino? Sperava di poter fare coppia con il suo migliore amico, ma Ino… una ragazza sarebbe stata una seccatura da gestire, ma d’altro canto erano stati amici quando erano bambini. Forse tenerla sott’occhio non sarebbe stata poi un’idea così cattiva.
E poi magari, senza Sasuke, sarebbe potuta essere diversa: più solare, ridanciana, meno acida, più simile a quella piccola peste bionda che lo batteva sempre quando facevano la lotta e non a questa stupida figurina esile stretta in un altrettanto stupido completo di un nauseante colore viola intenso. Dov’era il lillà delle violette selvatiche che teneva fra i capelli? Shikamaru lo ricordava benissimo.
“Team 7…”
Stretta allo stomaco. Forse avrebbero chiamato il suo nome.
“Uzumaki Naruto.”
Il dobe. Mh, Naruto era un incompetente, impaziente stupido che tendeva a cacciarsi nei guai. Pessimo elemento per la sua squadra.
“Haruno Sakura.”
La tizia con i capelli rosa, la rivale di Ino. Anche lei era abbastanza inutile, facevano una bella coppia di stupidi.
“Uchiha Sasuke.”
Oh, aveva vinto il jackpot! Si era sbarazzato di due personaggi scomodi più quell’impiastro di un Uchiha! Oh, il Rinne sarebbe arrivato in anticipo quell’anno.
Ino non pareva contenta e il gesto di vittoria di Sakura non fece che innervosirla ulteriormente. Aveva il volto rosato per la collera, pronta per l’esplosione, bastava soltanto punzecchiarla con uno stuzzicadenti appuntito.
“Perché tutte le ragazze cadono ai piedi di quel tizio? Non lo capisco proprio” esattamente in questo modo.
“Beh, mi sembra ovvio!” ribatté lei con veemenza, scattando verso di lui per fronteggiarlo a viso aperto, senza paura, “no, ma dico: lo hai guardato, o sei cieco?!”
“Ci vedo benissimo” la contraddisse giocoso il giovanissimo Nara, sorridendole con quel fare pigro, strafottente e sarcastico che la faceva impazzire, “e non ci trovo nulla di ovvio.”
Lei scosse la testa con fare scioccamente disincantato, compatendolo per la sua mancanza di buon gusto. “Ecco perché tu non hai fascino!” lo insultò lei, scuotendo via il ciuffo dagli occhi cerulei e sbattendo le ciglia dorate, “spero solo che non decidano di mettermi in squadra con un perdente come te!”
Shikamaru raccolse la sfida implicita, allargando la linea incurvata delle labbra da sorrisetto a ghigno serafico. Ora doveva assolutamente avere ragione su di lei. Un sfida era pur sempre una sfida.
“Team 10…”
Avanti, Iruka-sensei, non tenermi sulle spine!
“Yamanaka Ino…”
Stretta allo stomaco, forte, da rivoltargli le budella. Lo so, lo so che staremo insieme. È destino.
“Nara Shikamaru…”
Lei si voltò verso di lui, scandalizzata. Quel sogghigno che aveva sul volto, possibile sapesse un po’ di felicità, oltre che di immensa soddisfazione? “Sembra che i tuoi desideri non siano stati esauditi, Ino.”
“Akimichi Chouji.”
Oh! Non riusciva a crederci! Chouji era finito nella sua stessa squadra! Lui, Ino e Chouji erano insieme! Non riusciva a crederci!
Era un ninja. Era un ninja, aveva la sua squadra, sarebbe stato guidato da un sensei dal volto ancora ignoto, ma avrebbe condiviso gioie e sventure con i suoi amici d’infanzia. Con Chouji, il suo compagno più fidato, l’unico al quale avrebbe lasciato il compito di coprirgli le spalle, l’unico in grado di farlo, l’unico degno di un tale onore.
Con Ino. Con… Ino. Wow. Non… Ino.
“Maledizione!” ringhiò lei, chiaramente non paga quanto lui della formazione appena pronunciata da Iruka-sensei. Shikamaru sentì un immediato senso di colpa –senso di colpa?!– avvilupparlo, facendogli scivolare lentamente l’espressione tronfia dalla faccia pallida. Non andava bene se Ino era arrabbiata, suo padre gli aveva narrato le epocali epopee delle donne furiose. “Meglio un bufalo affamato che una signora contrariata, figliolo!” usava ridacchiare, avvolgendogli un braccio attorno al collo, l’alito che puzzava di sakè e il giubbotto di profumo costoso.
“Andiamo, non fare la viziata!” Shikamaru la rimbrottò, borbottando astioso. Lei lo guardò con tanto d’occhi, indecisa se picchiarlo o stare a sentirlo fino alla fine: non che si aspettasse di sentire qualcosa di convincente o anche vagamente sensato da un egregio signor idiota come Shikamaru, ma magari persino lui aveva una parolina di conforto da dire. Forse. Chissà. Probabilmente no.
“Viziata?! Sono finita in squadra con un perdente ed un ciccione!”
Shikamaru si voltò in maniera serpentina verso Chouji, ma per fortuna lui era impegnato a masticare e la voce di Ino era coperta dagli schiamazzi dei vari genin che cercavano i nuovi compagni. Lei era ancora di umore funereo… la tattica non era stata quella adatta, purtroppo.
“Sì, va bene” Shikamaru accondiscese, non prendendosela per quell’ennesimo nomignolo scomodo: lui stesso sapeva di essere un perdente, ma gli andava bene; meglio essere un codardo vivo, che un eroe morto. “Però…”
“Però cosa?!” stava perdendo la pazienza, glielo leggeva nelle mani irrequiete, nella bocca contratta, proprio come quando sua madre dava di matto. Stava quasi per rinunciare alla sua ricerca, però poi lo vide: quello scintillio di insoddisfazione e tristezza che brillava sul fondo dei suoi occhi come sul fondo di un lago turchese. Per la prima volta, si scoprì incapace di sopportarlo: lo odiava, lo detestava, l’avrebbe affogato con le sue stesse dita attorno alla gola. Shikamaru Nara non lo sapeva ancora, ma quello sarebbe stato il motore che lo avrebbe spinto fino allo stremo delle forze. Lei. Quel dannato luccichio. Per quale ricompensa, poi?
“Però ti prometto che io e Chouji ci impegneremo per diventare un team migliore di quello di Sakura.”
Attesa. Attesa snervante che gli fece venire un tic all’occhio. L’avrebbe delusa? Non voleva deluderla. Non voleva. Non voleva deluderla. Sarò alla tua altezza, te lo giuro.
E poi lei lo fece, fece quella cosa che lo sorprendeva, ogni dannata volta: sorrise. Non era un vero sorriso, non ancora, era orgoglioso, testardo, altezzoso, nauseante, piccolo, quasi sforzato, ma era comunque un sorriso. Un sorriso solo e solamente per lui, un sorriso.
Quella era la più meravigliosa delle ricompense. “Dovrete impegnarvi parecchio, per superare Sasuke.”
E Shikamaru giurò di farlo. Era pigro, era uno scansafatiche, un nullafacente, un codardo, un inetto, ma per lei lo avrebbe fatto, avrebbe superato Sasuke, avrebbe superato persino l’Hokage se lei glielo avesse chiesto. Se lei gli avesse sorriso di nuovo.
“Shikamaru, Ino, andiamo! Dobbiamo incontrare il sensei!”
Sì, Chou, arrivo. Chissà chi sarà questo fenomeno da baraccone…
Ino lo guardò, indecisa forse su cosa dirgli. Shikamaru non voleva che dicesse nulla, la questione era già abbastanza spinosa ed imbarazzante così com’era: aveva un senso di bruciore allo stomaco, non riusciva ad incontrarne lo sguardo, sentiva il disperato bisogno di fuggire da lei, il collo gli scottava, le orecchie gli fischiavano. Che diavolo gli prendeva?
“Io farò il mio meglio per battere Sakura. Te… te lo prometto.”
Shikamaru scosse la testa, facendo un cenno poco compromettente con la mano, quasi a sminuire ciò che lei aveva appena dichiarato. Non che non fosse importante, Ino comprese, ma perché non era necessario.
“A noi vai bene così” scosse le spalle, allontanandosi, lasciandola con le labbra carnose e rosee aperte a disegnare una ‘o’ stupita.
Lui non lo sapeva ancora, e lei nemmeno se ne rendeva conto, ma era la prima volta da anni che Ino si sentiva davvero accettata all’interno di qualcosa.
L’unica cosa che al momento sapevano entrambi era che il Team 10 sarebbe stato il più unito e forte di tutti.

ladie’s a gentleman! (author’s corner)
Ma ciao, mie belle moschelle e miei prestanti mosconi! Ma come state, dolci tesori miei? Vi sono mancata? Spero un po’ di sì, ma non temete, la Ladie non vi ha mai dimenticato! Io SI’ che vi voglio bene!
Non volevo farvi mancare nulla per Natale, ma sapendo quanto è turbolento il periodo in famiglia ho deciso di pubblicare a ridosso delle feste in quanto dal 20 ai primi del prossimo anno sarò sicuramente occupata in tombolate, partite a carte e bestemmie perché non vinco mai niente.
Ma cosa troviamo qui? Eh, lo so, volevate qualcosa di più amoroso, ma ho preferito l’originalità al fanservice, vogliate scusarmi <3 decidete voi se sono stata all’altezza di questi piccoli genin intenti a scoprirsi e riscoprirsi!
ALT, lo so che avete davanti uno Shika diverso dal solito, ma vi prego di tenere conto che stiamo parlando degli inizi di Naruto, quindi uno Shikamaru totalmente diverso da quello del Quartetto del Suono e quello che sarà poi nello Shippuden. Spero vi piaccia questa mia versione un po’ bambina, un po’ meno adulta, un po’ meno consapevole.
Come al solito, vi do i saluti e vi auguro buone feste, miei Bluers! (no, lo giuro, non lo farò mai più, mai, mai, mai.)
Kiss,
la vostra Ladie, che scrive tra i fratelli intenti a fare esperimenti culinari.
   
 
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