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Autore: Tay66    15/12/2015    1 recensioni
Non so dirvi con esattezza cosa accadde veramente, so solo che un giorno, che all'apparenza sembrava normale, si rivelò fatale, tanto da cambiarmi la vita.
Probabilmente ti starai chiedendo che cosa io stia farneticando? Allora caro lettore siediti comodo, perché la storia che stai per leggere è vera. Narra di mostri, eroi e Dei.
Sicuramente mi prenderai per un folle, ma posso giurare sulla barba di Zeus che tutto ciò che verrà raccontato è successo. Come lo so? Beh...perché io ero li, è questa è la mia storia.
Sono Arthur Kirkland e sono un mezzosangue.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Giappone/Kiku Honda, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ALFRED!

 

 

 

“Mi dispiace ma vi dovrò uccidere tutti” disse sorridendo, mentre lanciava un altro fulmine verso di noi.

“S-sei un mostro!” dissi a fatica.

“Io e te siamo molto simili” mi disse l'ex figlio di Zeus.

“Cosa vuoi dire?”

“Siamo due assassini” sorrise come se stesse parlando di un fatto divertente “Io ho ucciso mio padre e tu hai ucciso tua madre”

Cosa aveva detto?

“C-che diavolo dici?”

“Io millenni fa detronizzai mio padre Urano, uccidendolo, insieme ai miei fratelli” sorrise “Mentre tu ,qualche anno, fa hai ucciso tua madre” la sua espressione cambiò, il sorriso di prima sparì lasciando posto ad un espressione di finta innocenza “Ma come Alfred non te lo ha detto?” .

Mi voltai alla ricerca dello sguardo dell'americano, per cercare conferme, ma lui abbassò la testa nascondendo i suoi occhi dietro i ciuffi della frangia.

Io non potevo aver ucciso mia madre.

ERA IMPOSSIBILE!

“Stai mentendo!” dissi a Matthew.

“Davvero?” mi sfidò

“Si”

“Allora perché ti hanno cancellato la memoria?” il suo sguardo era vittorioso, come se avesse colpito il mio punto debole...ma infondo lo aveva fatto.

Cominciai a tremare, mentre mi sforzavo di trattenere i conati di vomito.

Io non avevo ucciso mia madre, non avrei mai potuto farlo.

“Alfred mi ha detto tutto” lo sfidai “Mi ha detto che mi hanno cancellato la memoria, perché io...mi addossavo le ..colpe” finii, mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime.

Come avevo potuto fare una cosa simile?.

“Ci sei arrivato finalmente!” ghignò il ragazzo con gli occhi d'oro.

Era questa la verità?!

Io mi ero macchiato le mani del sangue di mia madre?

Non ci volevo credere, eppure tutto sembrava combaciare perfettamente.

“Arthur è stato un incidente!” mi disse Alfred, cercando di avvicinarsi a me.

“Tu lo sapevi?!” gli urlai contro.

Lui non rispose.

“RISPONDIMI!”

“...Si...”

Fu come ricevere un pugno nello stomaco.

Sentii distintamente il sapore della bile, oppure quello era il sapore dei sensi di colpa? Infondo avevo ucciso la persona più importante del mio mondo.

Le lacrime che mi rigavano le guance sembravano bruciare, ogni goccia mi ustionava la pelle.

“Arthur, è stato un incidente, tu volevi salvare me e...” si interruppe guardando il fratello “E Matthew”

Non mi interessa!

Sono solo uno sporco assassino.

“Qualunque sia la motivazione per cui hai agito, non cambia il fatto che hai ucciso tua madre” disse l'ex figlio di Zeus.

“TACI!” gli urlò l'americano “Tu eri presente, sai benissimo cosa è successo!”

“Non cambia niente” sussurrai, con un filo di voce

“Si che cambia” disse guardandomi “I mostri ci avevano attaccato, ed alcuni di loro avevano preso me e Matthew come ostaggi, così tu decidesti di usare il tuo potere, ma...era troppo forte e tu eri troppo piccolo”

Quindi l'onda che aveva affondato la nave dove si trovava mia madre era opera mia?

I-i-io avevo ...ucciso mia madre.

Questo era l'unico pensiero che mi rimbombava nella testa.

Aprii la bocca per dire qualcosa ma rimasi zitto, senza sapere cosa dire.

“E' stato un incidente” ripeté per calmarmi “Non riuscivi a controllare il tuo potere, era lui ha controllare te”

Era la stessa sensazione che avevo provato nello scontro con Polifemo.

Gli occhi dorati di Crono si accesero ancora di più.

“E' stato allora che ho scelto tuo fratello”disse

“Perchè hai scelto lui?” la voce di Alfred era accesa di rabbia

“E' un ragazzo docile e tranquillo, perfetto come schiavo!” a quelle parole il figlio di Zeus strinse forte i pugni, tanto che le nocche sbiancarono “In più tuo fratello è come un' ombra”

“Un' ombra?”

“Già! Lui riflette la tua luce” disse “Tu sei l'eroe e lui è l'aiutante”

Mi voltai verso Alfred.

Quelle parole lo avevano colpito in maniera feroce.

Lo vidi sgranare gli occhi, mentre in lui cresceva la consapevolezza che, ogni volta che lui e Matthew ritornavano da una missione, l'unico che veniva festeggiato era lui e mai il fratello, eppure nonostante questo il gemello non si era mai lamentato.

“Sei rimasto scioccato?!” chiese divertito il Dio ad Alfred.

Lui alzò lo sguardo verso quello dell'ex fratello. I suoi occhi azzurri si specchiarono in quelli dorati dell'altro.

Per la prima volta in tutta la sua vita l'americano non sapeva che cosa dire.

“Non è stato difficile entrare in questo corpo” cominciò Crono “Anzi è stato come rubare le caramelle ad un bambino” rise “Tuo fratello ed il suo “amico” sono due persone troppo facili da raggirare”

“Che cosa vuoi dire?” la voce di Alfred si abbassò

“Gli ho promesso di esaudire i loro desideri”

Solo gli stolti avrebbero rifiutato la possibilità di avverare i propri desideri.

“Sai cosa voleva tuo fratello?!” sorrise nel guardare l'espressione confusa del ragazzo.

“Lui voleva essere te”

Quelle parole rimbombarono sulle nude pareti della grotta.

Fu come ricevere una secchiata d'acqua gelida per il figlio di Zeus.

Le sue ginocchia si piegarono, mentre lo sguardo si perdeva nel vuoto.

Vederlo così sconvolto, così debole e...fragile mi permise di reagire.

Mi avvicinai all'americano.

Nonostante il dolore che mi attanagliava il cuore, non potevo lasciare Alfred in quello stato, infondo lui era l'unica persona cara che mi era rimasta al mondo. Era il mio futuro.

“Alfred” lo chiamai senza ottenere una risposta.

“Alfred” lo richiamai

“Ti supplico guardami” implorai.

Lui piano piano si girò.

“Bravo!” gli dissi mentre gli prendevo il volto fra le mani “Guardami”.

Non sapevo che cosa dire, sapevo solo che volevo aiutarlo.

Gli accarezzai piano il viso.

“Libereremo Matthew” dissi “Porteremo a termine la missione e poi tutto tornerà come prima”

“Ma lui mi odia”

“No, no, no non ti odia” la mia voce si fece più decisa “E' Crono che parla, magari sta mentendo” .

Lo vidi sgranare gli occhi, quel piccolo barlume di speranza riaccese il suo spirito guerriero.

“Hai ragione” disse mentre si alzava e si spolverava i pantaloni. Si girò verso Crono e prendendo la sua spada la puntò verso il Dio “Ti sconfiggeremo!” urlò deciso.

“Pensi veramente di potermi battere?” chiese divertito l'avversario

“Io non lo penso, io sono certo di questo!” sorrise.

In quel momento Alfred sembrava essere molto più grande dei suoi diciassette anni, la sua schiena assunse una postura rigida, che lo faceva sembrare molto più alto, il sorriso furbo e birichino conferiva al volto un' espressione fiera, ma erano i suoi occhi azzurri ad esprimere tutta la sua determinazione, sembravano emanare bagliori dorati.

“Ragazzino arrogante, ti insegnerò il senso dell'umiltà” ghignò l'ex fratello “Ti spedirò nel Tartar..”

“Dovrai prima batterti con me!” lo bloccai, mentre mi staccavo la spilla che si trasformò in spada.

Nessuno aveva il diritto di minacciare di morte il mio fida..fidato amico.

“Ahahah pensate veramente di potermi battere ?”

“Loro due no!” ghignò Gilbert “Ma noi tre si!”

“Va bene” sorrise Crono mentre allargava le braccia “Allora diamo inizio alle danze” detto questo scomparve.

Rimasi incredulo.

Mi guardai intorno, ma appena voltai la testa sentii qualcuno alitarmi sul collo. Un brivido mi percorse la schiena.

Non ebbi nemmeno il tempo di pensare che mi ritrovai disteso a terra, ma non ero ferito.

Mi voltai e vidi Alfred che mi faceva scudo con il suo corpo.

“Non gli farai del male” sussurrò glaciale

“Me lo impedirai tu?” domandò Matthew inarcando un sopracciglio con aria divertita

“Si”

Con impeto mi alzai da terra,

“Idiota” dissi ad Alfred “Posso badare benissimo da solo a me stesso” arrossii, anche se dovevo ammetterlo le parole del biondo mi avevano colpito e rianimato “Comunque” iniziai “cercherò di coprirti le spalle” finii guardando dall'altra parte, anche se con la coda dell'occhio vidi il sorriso genuino dell'americano.

“Non vi preoccupate quando morirete vi seppellirò insieme” disse il nostro nemico.

“Ci penserà il tempo a farlo” rispose Alfred, mentre si lanciava verso l'ex fratello.

Gilbert corse verso di me “Io distraggo Kiku, tu libera Ivan” disse e scappò subito verso il giapponese.

Feci quello che mi aveva chiesto.

Corsi verso il limite del burrone e cercai un modo abbastanza sicuro per scendere.

Mi aggrappai alle estremità e con un movimento fluido mi sporsi con le gambe verso la lava.

Piano piano scesi, aggrappandomi a delle sporgenze, cercando di rimanere calmo per non pensare, non solo all'altezza in cui mi trovavo ma anche al fatto che sotto di me si trovava un fiume di lava.

Le mani mi tremavano e bruciavano a causa dello sforzo, ma alla fine arrivai in basso; poggiai i piedi su un piccolo trancio di terra.

Sospirai sollevato, ma appena alzai lo sguardo per trovare il figlio di Ade, non potei che gemere frustrato, dato che tra me e lui si trovava solo lava e nessuna zolla di terra.

Calma Arthur. Respira.

Respira.

Respira.

AHHHHHH.

Dannazione!

Cosa potevo fare?

Non potevo volare come Alfred, non ero intelligente come Kiku e non avevo forza ed agilità come Gilbert. Io ero solo un figlio di Poseidone, potevo far tremare la terra e controllare...l'acqua.

Mi guardai intorno alla ricerca di acqua, ma ovviamente non c'era.

Un senso di sconforto e inutilità mi assalì.

Lanciai un'occhiata al figlio di Ade; era pallido, sudato, emancipato, ma nonostante tutto riuscivo a sentire la sua aura potente, forte e terrificante. Era un vero guerriero.

Sopra di me sentii il rumore delle spade che si scontravano e delle urla di attacco. Mi dovevo muovere, in modo da poter andare ad aiutare i miei amici; ma l'unico modo che avevo per poter raggiungere il prigioniero era quello di usare l'acqua, ma l'unica cosa composta di quel liquido era il mio corpo (dato che il nostro corpo è formato dal 60% / 70 % di acqua)

Per un attimo rimasi scioccato da tanta evidenza.

Era un piano folle ma poteva funzionare. Sapevo che nel caso peggiore avrei rischiato la vita.

Dovevo solo trovare il modo di far fuoriuscire l'acqua che si trovava all'interno di me.

Mi inginocchiai a terra e posai le mani sul terreno, chiusi gli occhi e cercai di incanalare l'acqua in un unico punto.

Sentii la potenza burrascosa dell'acqua muoversi all'interno del mio corpo; era una sensazione strana sentivo questo liquidi cristallino circolarmi nelle vene e sostituirsi al sangue.

Aprii gli occhi e notai che una piccola pozzanghera si era formata sotto le mie mani.

Mi alzai e nel frattempo facevo crescere di intensità l'acqua che si modellò a mio piacimento in una specie di onda di piccole dimensioni.

In un moto di istinto afferrai la parte tonda della mia spilla schiacciandola forte, questa si trasformò in uno scudo di piccole dimensioni.

Meglio di niente pensai, mentre afferravo il nuovo oggetto e lo buttavo sull'onda notando con sollievo che questo galleggiava. Con non poco coraggio mi aggrappai allo scudo tirandomi su di esso, raggiungendo una posizione da surfista.

Le mie energie stavano diminuendo, sentivo le gambe tremare e la testa esplodere.

Coraggio resisti per altri cinque minuti mi dissi.

Con un gesto della mano guidai l'onda, con me sopra, in direzione del ragazzo.

Appena arrivai davanti al prigioniero tirai fuori la mia spada e colpii le catene con forza, finché dopo molti tentativi esse si spezzarono.

Afferrai la mano del ragazzo prima che esso potesse cadere nella lava.

“Riesci a tirarti su?” gli chiesi, dato che io non avevo la forza di tirarlo su.

Lui per risposta si issò e con un movimento forte e deciso si ritrovò sullo scudo, vicino a me.

“Grazie” mi sorrise mentre cercava di alzarsi per raggiungere la mi posizione

“P-prego” dissi leggermente intimorito a causa della stazza del ragazzo. Esso era alto, forse anche più di Alfred, aveva dei capelli chiari tendenti al bianco e degli occhi viola scuro.

Guidai l'onda verso la direzione da cui ero partito, solo che adesso facevo il doppio della fatica non solo a causa del peso di Ivan che dovevo sorreggere, ma anche perché l'acqua nel mio corpo stava finendo ed io mi stavo disidratando.

Quando arrivammo sull'altra parte di terra, mi accasciai a terra. La mia guancia premeva sul terreno roccioso, respiravo a fatica. Il mio corpo non era più morbido e sodo, era tutto grinzoso e ruvido, sembravo un vecchio

“Ehi non morire adesso” mi disse Ivan, afferrandomi il polso e tirandomi su, ma ero troppo debole e mi accasciai su di lui.

Lo sentii sbuffare con fare infantile e con una presa forte mi mise a sacco di patate sulla sua spalla e cominciò ad arrampicarsi.

“Mi dispiace” sussurrai a fatica mentre il ragazzo cercava di non cadere e di non farmi cadere.

“Tu hai aiutato me adesso io aiuto te” disse in maniera candida.

Con un ultimo sforzo il ragazzo si issò sull'estremità del burrone, dove accasciò il mio corpo ormai privo di forze.

“ARTHUR!” sentii urlare.

Quella voce avrei potuto riconoscerla fra mille, ogni sua singola sfumatura e sfaccettatura era ormai indelebile nella mia menta e nel mio cuore.

Alfred corse verso di me come un dannato.

Chissà cosa avrebbe pensato di me adesso che il mio corpo non era più giovane e florido? Sicuramente proverà ribrezzo ed orrore mi dissi.

“Cosa ti è successo?” mi disse mentre prendeva la mia testa e l'adagiava sulle sue gambe.

Non trovai né il coraggio né la forza di rispondere, al che lui guardò Ivan ripetendo la stessa domanda.

“Ha usato il suo potere per liberarmi” disse il ragazzo

“Come hai potuto farglielo fare?” domandò con rabbia al sovietico

“Io non sapevo niente” si giustificò l'altro.

“Arthur riesci a sentirmi?” si rivolse a me

Annuii debolmente.

“Ma come uno di voi è già morto?” chiese Crono con aria divertita

“NO!” urlò Alfred “Nessuno di noi è morto e nessuno di noi morirà” specificò

“Allora riprendiamo a combattere” disse tranquillamente

“Chiama Gilbert, lui si prenderà cura di Arthur e tu ti occuperai di Kiku, mentre io mi occuperò di lui” indicò l'ex fratello.

“Sono appena stato liberato, non dovresti come minimo chiedermi come sto?” chiese in maniera infantile

“Da come ti lamenti sembri stare bene”

Alfred si era trasformato, non era più un ragazzo adesso era un uomo.

“Va bene”

Ivan si spostò verso Gilbert.

I due non si dissero niente, ma quando i loro occhi si incontrarono tutti i presenti nella stanza sentirono i brividi.

“Finalmente sei arrivato!” disse infine l'albino “La mia magnificenza cominciava ad esaurirsi”

“Penso sia una cosa impossibile”

Gilber sorrise “Muoviti dannato sovietico” gli diede una pacca e corse verso di me.

“Certo che invecchi in fretta!” mi prese in giro il figlio di Ares

“Certo che sei stupido!” risposi

“Non ti arrabbiare che poi ti vengono ancora più rughe”

“Ti odio, ma profondamente”

“I nonnini non dovrebbero odiare i propri nipotini” disse mentre mi alzava

“Gilbert smettila!”

“Come posso?”

“Stando zitto!!”

“Scusami” mi sussurrò “Ma sono troppo felice”

Non chiesi il motivo, riuscivo a leggerlo nei suoi occhi.

“Idiota”

Davanti a noi Alfred e Crono si battevano

“Povero illuso” gracchiò il Dio “Pensi veramente di potermi battere?”

“Dubiti?” chiese l'americano

“Ne hai di fiato per dire idiozie”

“Vale anche per te”

“Sei troppo sfrontato” disse Crono, mentre affondava con la spada

“Lo so, me lo dicono spesso” parò Alfred

“Potevi essere un ottimo alleato” le due spade si incontrarono scatenando scintille dorate “Perchè hai deciso di combattere per tuo padre?”

“Io non combatto per mio padre”

“Allora per chi combatti?” si fermò per porre la domanda

“Per tutti” Alfred riprese fiato “Per tutti gli innocenti che morirebbero da martiri in questa stupida guerra”

“Facciamo un patto” propose Crono “Tu passi dalla mia parte ed io guarisco il tuo amico laggiù”

Il figlio di Zeus si immobilizzò di colpo.

“Guardalo!” continuò il Dio “Ha bisogno dell'intervento divino per guarire, altrimenti morirà”

Cercai di alzarmi, non potevo stare in silenzio ad ascoltare.

“Cosa stai facendo?” mi chiese Gilbert

“Taci e aiutami” gli dissi, mentre gli porgevo la mano secca

“Cosa pensi di fare?”

“Mettere un po' di sale in zucca ad Alfred” mi voltai verso il Dio e l'americano che erano presi dai loro discorsi.

“Non capisci che gli Dei ti stanno sfruttando?” domandò Crono

“Non è vero!” obbiettò il ragazzo

“Allora perché non sono qui?” lo sfidò

“Non so perché non sono qui” parlò l'americano “Ma non riuscirai a convincermi a passare dalla tua parte” strinse forte l'elsa della sua spada.

“Io ci ho provato” sorrise “Vuol dire che farai compagnia al tuo amico”.

“Non sono così facile da ammazzare” dissi parando il colpo con la mia spada, al posto di Alfred

“Arthur spostati non puoi combattere in queste condizioni”

Aveva ragione, in quel momento ero inutile, ma non potevo starmene sdraiato a terra come uno zerbino, mentre Crono cercava di fare il lavaggio del cervello al mio..amico

“Non sono fatto di vetro” risposi

“Tu vorresti batterti contro di me?” mi chiese divertito

“No” intervenne Alfred “Sono io il tuo avversario”

Non potevo lasciarlo da solo, ma non potevo nemmeno combattere in quelle condizioni, sarei stato di intralcio.

Cosa potevo fare?

Combattere per difendere la persona che più amavo al mondo? Oppure lasciare che questo morisse nel vano tentativo di difendermi?

“Ti sbagli Alfred” dissi “Noi tutti siamo i suoi avversari”

Mi feci coraggio e con forza mi buttai su di lui.

La mia spada colpì la sua, ma la pressione esercitata da lui era maggiore rispetto alla mia, infondo in quel momento avevo la forza e l'aspetto di un vecchietto, al contrario lui giovane e forte era un Dio millenario.

Poco distante da noi Ivan era intento a battersi con Kiku.

Tra i due quello era in vantaggio era il figlio di Ade, infatti mentre il giapponese annaspava rumorosamente e grondava sudore, il primo era fresco e forte, determinato da un rancore troppo difficile da placare.

“Dannato!” urlava la voce gracchiante del moro, ricevendo come risposta soltanto delle risatine provocatorie.

In quel momento di distrazione Crono spostò velocemente la spada colpendomi il fianco.

Mi portai velocemente una mano nella zona lesionata, facendo cadere la spada. Io non avevo la stessa forza e resistenza al dolore fisico come i miei compagni.

Ivan era riuscito a resistere al calare cuocente della lava per giorni.

Alfred riusciva a combattere nonostante la stanchezza.

Gilbert era riuscito a lottare contro il suo avversario nonostante la paura verso le sorti del proprio compagno.

E poi c'ero io. Debole, fragile e mingherlino, senza nessun talento naturale se non quello di cacciarsi nei guai e mettere in pericolo le persone che amavo.

L'americano fu subito davanti a me, per proteggermi.

Come sempre del resto.

Gilbert mi afferrò dal braccio e mi spinse lontano dal capo di battaglia.

“Cosa credevi di fare?” mi chiese mentre mi sollevava la maglia controllare la mia ferita.

“Volevo solo aiutarlo” dissi ed ero sincero.

L'albino strappò un pezzo della mia maglia che usò per tamponare la ferita.

“Non è una ferita profonda, ma a causa del tuo stato attuale rischi di morire”

“Per un graffietto?”

“Sai benissimo che il problema è che sei disidratato, e noi nella confusione abbiamo perso i nostri zaini”

“Non ti preoccupare sopravvi..” stavo per rispondere ma l'albino mi bloccò

“Queste stronzate puoi dirle ad Alfred per non farlo preoccupare, ma non a me” disse premendo la stoffa sulla mia ferita “ Ho visto centinaia di feriti come te” la voce si abbassò leggermente “Martiri con il sorriso”

Rimasi immobile ad osservare il volto corrucciato del ragazzo, sembrava arrabbiato e triste allo stesso tempo.

I sensi di colpa non fecero che amplificare il mio dolore, questo perché il figlio di Ares aveva ragione, lo sentivo ormai la mia ora stava per giungere.

Stavo per morire e Gilbert era lì al mio capezzale.

“Non ti azzardare ad andartene via adesso” cominciò a sbraitare, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime “Poi mi toccherebbe sorbirmi i piagnistei di quell'idiota laggiù” disse riferendosi all'americano.

Sorrisi e gli presi la mano, mentre il mio respiro si faceva sempre più lento e doloroso.

“Qualunque. ..cosa” cominciai mentre mi si formava un nodo in gola “Succeda ..p-promettimi che farai in modo che.. Alfred vada avanti e c-che non rimanga...attaccato al mio ricordo”

“Non dire queste cose!” urlò

“Non rendere tutto più difficile” gli dissi, mentre una lacrima mi rigò il viso.

“No, no, no, no” cominciò a ripetere

Chiusi gli occhi mentre nella mia testa rivedevo il sorriso smagliante di Alfred, quello che faceva solo per me, quello che mi faceva venire i brividi e le farfalle nello stomaco.

Riuscivo a rivedere i suoi occhi grandi, azzurri, felici e vivaci.

Risentivo il suo sapore sulle mie labbra secche.

Avevo i brividi nei punti dove il figlio di Zeus mi aveva toccato.

Ero pieno di lui, del suo profumo, della sua voce e del suo gusto.

Stupido idiota americano, per colpa tua mi ritrovo a fare pensieri simili in punto di morte, gliela avrei fatta pagare...ma quando?

Quando le mie dita saranno solo spirito e non potranno più intrecciarsi alle sue calde e vive?

“Vado a chiamare Alfred!” urlò Gilbert andandosene, ancora prima che io potessi dire qualcosa per contestare.

Rimasi immobile, disteso a terra il luogo che avrebbe accolto il mio corpo per il resto dell'eternità.

Non so come, non so quando, ma presto sentii la presenza di Alfred vicino a me.

“Arthur dimmi che quello che sta dicendo Gilbert è uno scherzo!”non era una domanda ma un ordine.

“Alfred” bisbigliai

“NO” urlò al mio orecchio “Tu non te ne puoi andare!” e cominciò a piangere

“A-Alfred” dissi prendendogli la mano.

“Arthur mi hai promesso che saremo riusciti a sconfiggere Crono e che saremo tornati a casa”

“Non ..sono...una..persona onesta” ogni parola era dolorosa da pronunciare

“Ti ho aspettato per tutti questi anni, non te ne puoi andare così”

“M-mi ..dispiace”

“Arthur io ..” debolmente gli posai l'indice sulle labbra.

“Non dirlo”

Non avrei potuto reggere una frase del genere.

Alfred mi spostò l'indice e mi prese la mano baciandola delicatamente.

Tremava e piangeva. Lo stavo distruggendo.

Si chinò su di me.

“Ti amo” pianse “Ti amo tantissimo” detto questo mi bacio.

Con quel semplice tocco di labbra, il figlio di Zeus mi rubò l'ultimo respiro.

Il mio corpo freddo e magro e morto giaceva nelle braccia di Alfred.

“AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!” urlò l'americano e fu un urlo selvaggio, bestiale, animale. L'urlo disperato di un folle, di un pazzo.

Nel momento in cui chiusi gli occhi per sempre mi assalì un senso di quieta e di una pace mai provata prima.

Tutto era nero intorno a me.

Ero in piedi da solo in uno spazio indefinito.

Camminavo lungo il sentiero inesistente, ma mi sentivo sicuro.

All'improvviso davanti a me comparve una luce chiara che mi illuminò il cammino.

Mi ritrovai davanti ad un corridoio decorato con carta da parati nera, con dei teschi sopra, in basso il pavimento era marmo rosso.

Di fronte a me si parò un portone nero, le maniglie argento spiccavano nella penombra.

Afferrai senza nessuna esitazione il pomello e lo girai.

Appena varcai la soglia dovetti chiudere gli occhi a causa della luce causata dalle fiamme troppo vive del camino.

Quando finalmente i miei occhi si abituarono, potei scorgere i particolari della nuova stanza.

Le pareti presentavo la stessa carta da parati e il pavimento era sempre rosso sangue, ma questa volta non ero solo. Infatti in piedi davanti al camino si trovava un uomo, alto, massiccio e imponente.

Lo sconosciuto si girò verso di me.

Aveva un volto maturo, bello e bronzeo, ornato da ricci neri che contrastavano con gli occhi viola scuro.

La toga nera era tenuta stretta sui fianchi da una cordicella fatta di ossa.

Capii subito chi era e immediatamente mi inchinai davanti ad Ade, il signore dei morti.

“Alzati” mi disse brusco.

Feci quello che mi aveva detto senza esitare.

“Ma in che stato sei ridotto?” mi chiese riferendosi al mio stato attuale :ovvero quello di un vecchio.

“Sono morto disidratato” risposi e lui annuii

“Sai perché sei qui?”

“Perchè sono morto”

“Non qui negli inferi” mi riprese “Qui dinanzi a me?”

Fui sorpreso

“Non so”

“Siediti” mi disse indicando una specie di poltroncina rossa.

“Ho seguito tutte le tue vicende” cominciò “Da quando sei entrato nel Campo a quando sei morto” cominciò a girare intorno a me

“Poveri illusi veramente speravate di battere Crono senza l'aiuto di una divinità?” mi chiese, ma preferii stare zitto “ Per sconfiggere Crono vi serve l'aiuto di un Dio”

“Ma allora perché nessuno ci hai aiutato?”

“Siamo divinità” disse “Noi non conosciamo l'altruismo”

Una rabbia improvvisa mi assalì.

Io ero morto per cercare di fermare Crono.

La mia vita valeva così poco?

“Calmati” mi disse come se mi avesse letto nel pensiero “Non mi interessano le tue lamentele da mortale”

“Allora perché sono qui?” chiesi imparziale

Lui si fermò davanti al camino, nel quale inserì del legno per tenere la fiamma viva.

“Ho visto il modo in cui hai salvato mio figlio” rispose “Hai sacrificato la tua vita per salvare la sua, anche se non lo conoscevi” cominciò “E' questo che non capisco di voi mortali, avete sempre paura della morte eppure quando si tratta di sacrificarsi per i vostri cari non avete ripensamenti” si voltò verso di me “Sapresti dirmi il perché di questo comportamento?”

“Conosciamo l'altruismo” lo sfidai “Ragioniamo con il cuore”

“Siete solo degli allocchi” ghignò

“Forse” cominciai “Ma è meglio essere uno stupido onesto, che un essere supremo e malvagio”

“Mi stai dado del malvagio?” domandò inarcando un sopracciglio mentre nei suoi occhi brillava una luce birichina.

“Non ho mai fatto nomi” dissi trattenendo la paura.

Maledetta la mia linguaccia!

“Cominci a piacermi ragazzo!” disse con entusiasmo

Lo guardai sorpreso

“Non sono tanti quelli che mi tengono testa”

“Mi scusi” lo fermai “Ma perché mi trovo qui?”

“Come ti ho detto ho visto il modo in cui hai salvato mio figlio” le sue guance scure si colorarono di una chiara tonalità di rosso “Come Dio dei morti mi è concesso, ogni cento anni, di riportare in vita l'anima di un eroe”

“Ma io non sono un eroe”

“Non parlare” mi bloccò “Il punto è che hai salvato mio figlio, quindi io adesso salvo te”

Provai una sensazione di felicità e gioia immensa.

“Non fare quella faccia patetica” mi rimproverò “Con tutte quelle rughe sembri uno di quei cani. Com'è che si chiamano?Sharpey?”

La gioia andò scemando lasciando dentro di me un senso di umiliazione smisurato.

Ade si avvicinò ad un tavolino e prese una coppa

“Bevi” mi ordinò.

Afferrai il calice con entrambe le mani e me lo portai alla bocca, bevendo avidamente il contenuto.

Era ambrosia.

Il suo gusto caldo e dolce mi scivolò in tutto il corpo, riempiendolo.

Sentii i miei muscoli ( “Si Alfred anch'io ho dei muscoli!No non sono rami!) rimpolparsi e tornare quelli di una volta. La pelle secca e pallida assunse il suo naturale candore e morbidezza.

Quando l'ultima goccia di ambrosia scivolò nel mio corpo, restituii il calice al padrone di “casa” .

“Adesso avvicinati a me ed apri la bocca” disse avvicinandosi a me

Feci come mi fu ordinato.

Ade si abbassò alla mia altezza e soffiò all'interno della mia bocca.

“Soffio di vita” mi disse quando ebbe finito “Tra poco ti sveglierai”

“Non avevi detto che le divinità non conoscono l'altruismo?!” come risposta alla mia domanda lui si voltò verso di me

“Arthur Kirkland non mi provocare” sorrise

Quella fu l'ultima cosa che vidi prima di cadere in un sonno profondo.

Quando riaprii gli occhi notai di essere avvolto in un' aura azzurrina, il mio corpo era quello di sempre non avevo bisogno di controllare, ne sentivo la consistenza.

Alle mie orecchie adesso vergini di suoni arrivarono urla animalesche disumane, e con orrore capii che si trattava di Alfred.

Fu solo questione di secondi e mi rialzai, cercando di riadattarmi al mio vecchio corpo.

“ALFRED” urlai attirando l'attenzione di tutti.

Nella caverna scese il silenzio e il suddetto bloccò a mezz'aria la spada che stava per colpire Crono e si voltò verso di me.

Persino Ivan e Gilbert smisero di lottare e si voltarono nella mia direzione.

Vidi gli occhi di Alfred sgranarsi e riempirsi di lacrime, buttò la spada lontana e si avvicinò a me correndo veloce come se da un momento all'altro potessi sparire.

Non feci nemmeno in tempo a realizzare la cosa, che mi ritrovai stretto in un abbraccio.

Mi avvinghiai a lui come se fosse stata la mia ancora, intrecciai le mie gambe intorno alla sua vita e lui cominciò a ruotare su se stesso, mentre il suo viso era infossato nel mio collo. Potevo sentire le sue lacrime scivolarmi lungo la pelle.

Gli presi il volto fra le mani e lo guardai per poi baciarlo in modo casto, un bacio veloce innocente, semplice e infantile.

Lui sorrise

“Sapevo che non mi avresti lasciato”

“Purtroppo Ade non ha avuto cuore e mi ha mandato a fare da balia a te” dissi

“Sarei venuto a riprenderti comunque” singhiozzò forte

“Idiota” dissi

Mi rimise giù, ma non si allontanò nemmeno di un millimetro, troppa era la paura di perdermi.

“Ade” ringhiò Crono “Non è mai stato bravo a farsi gli affari suoi”

“E non è l'unico!” disse una voce alle mie spalle.

Quel timbro l'ho avevo sentito solo una volta, ma mi era bastato per catturarne ogni minima sfumatura.

Mi voltai di scatto verso il nuovo arrivato. Ed eccolo lì in un' armatura greca, dotata di sandali, elmetto, mantello e tridente. Mio padre era arrivato.

Una gioia improvvisa mi assalì nel momento in cui incontrai i suoi occhi.

“Poseidone” cominciò Crono “Ma che bella sorpresa” i suoi occhi scintillarono di più “Ti sei stancato di fissare la scena dal tuo trono infondo negli abissi?”

“Non parlare come se conoscessi le cose” rispose “La tua malvagità mi disgusta”

“Non cercare di lusingarmi” sorrise l'ex figlio di Zeus “Queste cose non funzionano con me”

“Sai solo parlare o riesci anche a combattere?” domandò “Oppure tutti quegli anni nel Tartaro ti hanno rammollito?”

Guardai con orgoglio e ammirazione mio padre.

“Dannato!” ruggì l'altro “Perchè ti schieri dalla parte di questi mortali?”

“Si da il caso che uno di questi mortali sia mio figlio” rispose “Non sarò il miglior padre del mondo, uno di quelli sempre presenti e premurosi , ma ho promesso a lui e a sua madre che lo avrei protetto”

“Papà...” sussurrai preso dall'emozione.

Lui si voltò verso di me e mi guardò, con uno sguardo così carico di affetto che per un attimo non ebbi più nessun dubbio, né sul suo amore né sul compimento della missione.

“Solo i deboli si legano a qualcuno” disse Crono “I più forti sono sempre i solitari”

“Eppure tu sei stato detronizzato”

Il Dio rimase in silenzio, punto sul vivo, consapevole dell'accaduto.

Non rispose a parole, ma il suo corpo si mosse veloce, felino e selvaggio verso suo figlio.

Mio padre non si stupì dei movimenti di Crono, al contrario rimase fermo e impassibile. Solo quando il Dio fu ad un passo da lui, si mosse. Sbattè con forza il manico del tridente sul terreno roccioso e tutta la caverna tremò.

Crono perse l'equilibrio e cadde a terra.

“Per batterlo dobbiamo unire le nostre forze” disse Poseidone, rivolto a me e ai miei amici.

Lanciai uno sguardo a tutti i miei compagni. Non ci fu bisogno di parlare.

Senza dire niente mi allontanai dal gruppo e cercai di avvicinarmi all'ex figlio di Zeus, che era ancora sdraiato a terra.

Ma la mia avanzata fu bloccata da Kiku.

Mi ero dimenticato del giapponese.

I suoi occhi dorati mi scrutavano con attenzione, il suo ghigno sembrò allargarsi nel notare la mia incredulità.

Ne approfittò per sguainare la sua katana.

Cercò di colpirmi, ma fui più veloce e schivai il colpo che sicuramente mi avrebbe rispedito da Ade.

“Kiku non so cosa ti abbia promesso Crono” cominciai “Ma non manterrà mai la parola data”

Lui sembrò non percepire minimamente le mie parole.

“Sta solo usando te e Matthew”

Lui si lanciò contro di me per colpirmi di nuovo, questa volta parai il colpo con la mia spada.

“Tu sei molto più forte di lui” dissi “Sei pur sempre un figlio di Atena”

Solo per un momento nei suoi occhi ci fu un barlume di confusione.

Forse le mie parole avrebbero potuto cancellare l'incantesimo.

“Non so cosa ti abbia promesso Crono” inizia “ Ma ne vale veramente la pena?” dissi afferrandolo per guance e girandogli la testa verso l'altro combattimento.

L'ex figlio di Zeus ansimava, sanguinava e tremava. Il suo corpo mortale stava morendo

La katana di Kiku cadde a terra e lui si voltò verso di me, con i suoi occhi dorati confusi.

“Tu ami Matthew vero?” mi avvicinai a lui abbassando la spada “Guarda cosa sta facendo Crono al tuo ragazzo!” gli indicai il corpo del ragazzo “Lo sta uccidendo”

Kiku si inginocchiò tanto che la testa toccò il terreno.

Urlò con rabbia, disperazione e furore verso il suolo.

Dalla sua bocca uscì una sostanza dorata. Non era bile, era qualcosa di divino e malvagio.

Il giapponese continuò a tossicchiare quella strana sostanza; quando ebbe finito alzò il viso verso il mio, i suoi occhi erano tornati come quelli di una volta, marroni e caldi ed infinitamente svegli.

“Mi...dispiace” sussurrò a fatica.

Sospirai di sollievo, mentre mi abbassavo alla sua altezza.

“In questo momento non possiamo perderci d'animo” dissi “Dobbiamo sconfiggere Crono”

Lui si alzò senza guardarmi, troppa era la vergogna per aver aiutato il nemico e di aver tradito i propri compagni.

“Mi dispiace” mi ridisse

“Lo so” mi voltai verso gli altri.

Crono era circondato da tutti i miei compagni e da mio padre.

Il corpo di Matthew ormai era troppo debole per continuare a lottare. Le ferite erano profonde, i lividi enormi e tutto il suo viso era sfregiato e sudato.

Mi avvicinai con Kiku, ma appena fui alle spalle di Alfred questo si voltò mi aferrò per un braccio e mi spinse dietro di se, puntando la spada contro il giapponese, il quale si limitò ad osservare l'americano con sguardo comprensivo.

“Kiku è tornato normale, non è più uno dei tirapiedi di Crono” dissi da dietro di lui.

“Ah”esclamò abbassando la spada.

“Mi dispiace Alfred-Kun” disse il moro inchinandosi.

“Ora come ora non mi sento di perdonare né te né quell'idiota di mio fratello” disse “Infatti appena tutto finirà vi strapazzerò per bene” un leggerò sorriso gli increspò le labbra

“Grazie mille Alfred-kun”disse rialzandosi

“AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH” al centro del cerchio Crono urlò in maniera animalesca.

Le sue mascelle si spalancarono in maniera mostruosa e da li uscì la strana sostanza dorata, che prima aveva espulso Kiku. Solo che questa volta il gettò fu più forte e consistente.

Lo strano composto assunse una forma umana di dimensioni mostruose.

Era alto all'incirca dodici metri e tutto il suo corpo scintillava, in maniera accecante, di luce dorata.

Quella era la vera forma di Crono.

Il corpo di Matthew cadde a terra come morto e non mi sarei meravigliato se lo fosse stato a causa delle ferite che riportava.

“Veramente pensavate di battermi così?” rise “Non avete fatto altro che distruggere il mio contenitore” disse calciando il corpo del ragazzo svenuto a terra, che rotolò di qualche centimetro.

Alfred strinse forte i denti e i pugni.

Nonostante il tradimento Matthew era suo fratello, e nessuno poteva permettersi di trattarlo così.

I suoi occhi azzurri emanavano scintille di irritazione e rabbia.

Mi voltai verso Kiku, per osservare la sua reazione, anche lui come l'americano mostrava irritazione e sembrava emanare un'aura minacciosa.

“Fai schifo” disse mio padre.

“Non dovresti portare più rispetto per tuo padre?” chiese Crono

“Lo stesso che tu portasti a me, il giorno in cui mangiasti?” cominciò mio padre “Oppure lo stesso con cui hai appena calciato il corpo ferito di un tuo alleato?”

“Pensi veramente di potermi scalfire con le parole?” domandò divertito la divinità del tempo.

“Le parole sono un mezzo di distruzione e di controllo veramente potente”

“Ahaha” rise Crono “Non me ne faccio niente delle tue perle di saggezza” disse, afferrando per un braccio il corpo di Matthew e tirandolo verso di noi “Riprendetevi indietro questa femminuccia”

Quelle parole. Quel gesto, furono troppo per Alfred, che con un salto atletico e mostruoso saltò verso il nemico.

Il suo corpo sembrava essere circondato da un'aura potente e luminosa.

Corse verso Crono, impugnando la spada con entrambe le mani. Quando arrivò sotto la divinità, non gli diede nemmeno il tempo di realizzare la situazione, che con rabbia afferrò un pezzo della tunica e ci si arrampicò con forza e velocità.

Crono smarrito e confuso, cercò di acchiapparlo, ma a causa della stazza minuta di Alfred, in confronto alla sua fece fatica a trovarlo.

Mio padre ne approfittò per scagliarsi contro il suo ex padre.

Seguendo il suo esempio sia io che i miei compagni ci scagliammo contro di lui.

Kiku ferì il gigante alla gamba sinistra, mentre Gilbert alla sua gemella destra, facendo così cadere il mostro a terra.

Mio padre trapassò lo stomaco di Crono con il suo tridente.

“Dobbiamo farlo a pezzi spedire i suoi resti nel Tartaro” disse Poseidone tirando fuori dal corpo dell'altro il suo tridente ricoperto di una sostanza simile al sangue ma di colore d'oro.

Mentre mio padre cercava di tenere fermo la divinità del tempo, noi ci apprestammo a fare quello che ci aveva ordinato.

In pochi minuti tutto il campo di battaglia fu ricoperto dalle parti del corpo di Crono.

Quando anche la testa venne staccata, da Alfred ed Ivan, sospirai in maniera liberatoria.

Finalmente avevamo finito.

Raggruppammo tutti gli arti in unico punto, pronti per gettarli nel Tartaro.

Però prima di farlo, decidemmo di riprendere fiato e di curare le lesioni e le ferite di Matthew, che per miracolo era ancora vivo.

“N-non..volevo che le cose andassero così” sussurrò pacatamente e stancamente il ferito, al fratello gemello.

“Sei solo un idiota!” gli urlò con rabbia “Cosa pensavi? Che Crono avrebbe esaudito i tuoi desideri? Ti rendi conto di quanto sei stato stupido?!”

“Mi ..dispiace” sussurrò di rimando l'altro

“Sei un idiota” gli accarezzò i capelli impolverati “Ma sei comunque mio fratello”

“Alfred..”

“Non dire niente” l'americano si alzò “Parleremo dopo, abbiamo tante cose da dirci”

Matthew rimase immobile, un timido sorriso gli increspò le labbra, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime che prontamente venivano asciugate da Kiku, seduto accanto a lui.

Ivan e Gilbert si erano appartati dall'altro lato per parlare un po' in privato, non sentivo quello che si stavano dicendo, ma vedevo benissimo la commozione negli occhi rossi di Gilbert.

Non si abbracciarono e non si baciarono, Ivan si limitò a scompigliare i capelli dell'albino, il quale abbassò la testa, lasciandosi inondare da quell'affetto che non sentiva da molto e mentre il russo l'accarezzava lui sorrideva felice ed innamorato.

Io mi avvicinai a mio padre che si era seduto poco lontano su una roccia.

“Siete stati tutti bravissimi” mi disse Poseidone “Soprattutto il tuo amico laggiù” disse indicando con il mento Alfred che stava seduto vicino ai resti di Crono, in modo da controllare che questo non facesse scherzi “Quando alla fine ha attaccato Crono, per un attimo, ha avuto la stessa potenza di un Dio”

Rimasi meravigliato dalle parole di mio padre e dalla forze e determinazione dell'americano.

“Come mai non sei venuto prima?” chiesi

“Non è facile per un Dio, noi non siamo mai in un unico punto, al contrario, siamo ovunque nel mondo”

“Quindi questa è solo una parte di te?”

“Si” mi rispose “E' stato difficile incanalare tutte le forze in questa parte qua” disse toccandosi il petto “Però quando non ho più sentito la tua linfa vitale, ho capito che eri morto..” mi fissò con i suoi occhi verdi “Mi è salito un senso di rabbia e disperazione improvvisa. Non potevo aver perso anche te”

Cercai di toccarlo, ma un timore improvviso mi bloccò.

“Così mi sono fiondato qui” disse afferrandomi la mano, come se mi avesse letto nel pensiero “Ed eri vivo e vegeto” sorrise “Dovrò ringraziare quell'orgoglioso di Ade”

Sorrisi anch'io

“Ade mi ha salvato perché io a mia volta ho salvato suo figlio”

“Ti ha salvato perché sei un eroe”

Distolsi lo sguardo dal suo, ed arrossii.

“Crono ti ha detto quello che è successo ..?” non ebbi il bisogno di chiedere spiegazioni, sapevo che si stava riferendo a mia madre.

“Si” dissi mentre tutta la felicità scemava, lasciando posto ai sensi di colpa.

“Arthur” mio padre si alzò “Il tuo potere era ed è tutt'ora troppo forte”

“Questo non giustifica l'accaduto”

“Forse è vero” mi accarezzò la testa “Ma cosa vuoi fare? Piangere su ciò che è accaduto? Oppure imparare a padroneggiare il tuo potere e ricominciare a vivere?” Disse voltandomi la testa verso Alfred.

Arrossii furiosamente, ma cosa andava a pensare mio padre??

“Ma lei è morta!” dissi

“Arthur” disse mio padre “Questo è quello che è successo, e questo non si può cambiare, ma puoi andare avanti e tenere vivo il suo ricordo e renderla orgogliosa di te”

I miei occhi si stavano riempiendo di lacrime, ma non volevo piangere, volevo dimostrarmi forte.

“E sono sicuro che sarebbe molto orgogliosa di te”

Poseidone mi abbracciò forte, il suo odore di salsedine mi avvolse teneramente, mentre la sua mano mi accarezzava i capelli con gentilezza.

Ero felice, finalmente avevo instaurato un rapporto con mio padre, la missione era appena stata conclusa con successo e presto avrei potuto passare più tempo con Alfred.

Quando l'abbraccio si sciolse, tutti quanti ci avvicinammo davanti ai resti di Crono.

Io ero accanto all'americano e gli strinsi forte la mano.

“Finalmente tutto è finito” mi sussurrò all'orecchio, facendomi venire i brividi.

“Non vedo l'ora di farmi una doccia e di dormire” dissi

Mio padre si avvicinò al cerchio, impugnò il suo tridente

“Dal Tartaro sei scappato e come un dannato, sarai costretto a marcirci per altri millenni” il suo tridente si illuminò di una luce azzurra che aprì una sorta di portale, dove i pezzi venivano risucchiati.

Alfred si voltò verso di me illuminandomi con uno dei suoi sorrisi.

“Adesso possiamo andare” non fece nemmeno in tempo a realizzare la cosa che una delle mani di Crono l'afferro per la gamba e cercò di trascinarlo via.

Istintivamente afferrai la mano dell'americano.

Per nessuna ragione al mondo avrei permesso a Crono di portarmelo via.

“Se sarò imprigionato nel Tartaro, tu verrai con me” disse la voce gracchiante della divinità del tempo.

Strinsi più forte la mano di Alfred, mentre tutti gli altri arti di Crono sparivano.

L'energia del portale, stava per risucchiare anche me, infatti cercai di resistere, mentre vedevo gli altri che apprestavano per aiutarmi.

“Ti amo” mi disse i figlio di Zeus sorridendo, prima di liberarsi della mia presa e scomparire insieme a Crono.

Il portale si richiuse, portando via il mio ragazzo

“ALFRED!” Urlai in preda al dolore.

Non so se fu a causa del dolore o a causa di una botta ma persi i sensi, insieme al mio amato.

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

 

 

Ehmm...Si, sono ancora viva, anche se dopo questo capitolo tutte mi ucciderete.

Ebbene dopo mesi sono riuscita a pubblicare, mi mancava veramente molto la sensazione. Purtroppo a causa della scuola, faccio fatica a scrivere o semplicemente a vivere.

Ma non vi preoccupate, riprenderò a pubblicare in maniera normale...prima o poi.

Per quanto riguarda il capitolo che dire? Se siete arrivate alla fine siete dei martiri, ed è per questo che vi prometto di aggiornare presto.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e volevo scusarmi in caso di errori o incoerenze, ma ho scritto molto velocemente per poter pubblicare, dato che molte di voi mi hanno minacciato di morte XD.

Volevo ringraziare tutti quelli che recensiscono sempre, nel prossimo capitolo avrete un ringraziamento diverso.

Un bacio a tutti i lettori anonimi (anch'io sono una di voi XD)

Spero il capitolo vi piaccia.

Baci

Tay66

 

 

 

  
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