Capitolo
Diciotto
O
"Battelli-Zattera"
Il
mondo civilizzato per gli scrittori indipendenti è un posto brutto e
cattivo.
È una cosa che tento di dire oramai da
molto.
Fu proprio questo l'argomento principale dello
speaking test che si tenne il ventotto luglio.
Fin dal medioevo,
infatti, gli scrittori si prestano a questa battaglia eterna contro
la censura.
Se nel quattordicesimo secolo c'era
l'inquisizione che tentava di bloccare le fonti di sapere "non
convenzionali", dal 2005 abbiamo inventato i fandom. O
meglio, si sono auto generati con l'uscita di Pamela di Richardson (i
Pamelists e gli Anti-Pamelists, ndr)
La funzione è la stessa:
Nascondere i libri o le storie effettivamente rilevanti,
interessanti, o innovative.
Sara, da quello che ho scoperto
navigando un po' nel suo profilo facebook, era una frequentatrice di
Wattpad, un sito che permette a degli scrittori di postare le proprie
storie.
Nulla di nuovo per me, in fondo. [1]
Però
Wattpad ha subito, negli ultimi tempi, un calo di stile e di qualità
per colpa di ragazzine appartenenti a diversi fandom grazie ad una
forma di amykettismo[2] su scala mondiale.
Il che ha
nascosto, spesso e volentieri, talenti internazionali, che non sono
riusciti a sfondare o ad avere la giusta visibilità per colpa di una
mandria di amichette mafiose, che, pur essendoci un regolamento che
dovrebbe garantire la giusta esposizione a una giusta bravura,
sponsorizzano storie di dubbia qualità.
Non fraintendetemi,
alcune storie raggiungono la soglia della decenza, ma devo dire che
lo standard di quelle che ho letto non è molto alto.
Quindi,
tutto questo mi porta a pensare che, se pur la società e gli
scrittori cambino, rimarrà sempre la costante della censura.
È una costante complicata da affrontare. Il mercato è composto dalle stesse ragazzine che sponsorizzano storie sgrammaticate, è giusto che si lasci che queste siano le più pubblicizzate? Il mercato vuole davvero questo? Vuole che la dicitura di "storia" sia complicata da definire? Vuole storie senza né capo né coda? Oppure siamo solo in un periodo buio, e tra poco vedremo la luce alla fine del tunnel grazie agli autori che si distinguono dalla massa?
Facciamo un esempio concreto.
Io ho un fratellino. Il mio fratellino si è trovato in prima liceo con una classe di casinisti. Nel primo periodo dell'anno ha avuto alcuni problemi ad approcciarsi con molte materie, parte perché, come me, non apre un libro, parte perché è in un contesto in cui la cultura è posta all'ultimo posto. Se l'intera classe viene promossa, significa che c'è qualcosa di buono in loro, qualcosa che la scuola vuole che loro espandano. Quindi possiamo dire che la scuola promuova il casino. E invece no. La scuola vuole che i 4 ragazzini studiosi arrivino in seconda, in modo tale che si possa incominciare a lavorare seriamente una volta che si sono tolti di mezzo chi va a scuola "per sport".
Potevo
inventarmi una metafora meno azzeccata.
"Marco, hai
spiato il mio profilo facebook?" chiese Sara, allegando uno
sguardo inquisitore.
"Hai fatto la stessa cosa con me."
"Ma
è differente!"
"In cosa?"
"Beh, io sono
una prof, tu sei uno studente."
Subito dopo ci fu una gara di
sguardi imbarazzanti.
"Beh, Marco, buon lavoro. Hai
confermato l'idea che avevo di te."
"Ovvero?"
"Completamente
folle e sconclusionato, con dei sintomi di una rabbia repressa che
devi sfogare mantenendoti attivo leggendo, scrivendo e "espandendo
il tuo giardino". Ovviamente, se questo non ti porterà ad
un'autodistruzione precoce, finirai con troppo tempo libero. Un tempo
libero che tu non vuoi, perché rimarresti solo. E di questo hai
paura.
Da tempo hai problemi a dormire, da
tempo sei in una crisi esistenziale, e questi due sintomi ti fanno
pensare di non essere sano.
Da
tempo tenti di mascherare il fatto che ti senti debole e solo, e lo
mascheri bene, con questo savoir-faire interamente
costruito sulla teatralità. Vuoi un tuo spettacolo, lo spettacolo
della tua vita, dove indenne usciranno solo il tuo personaggio e i
suoi cari.
Però questo non ti porterà alla felicità. Porterà
felicità solo al tuo personaggio, ma non all'attore.
Ti porterà
ad un'estenuante ricerca di te stesso, che si concluderà solo con la
rinuncia a qualcosa. A cosa sei disposto a rinunciare?
Tutto
quello che fai è per appianare un vuoto che ti senti dentro, ma
tutto quello che hai provato non è servito a molto. Ora speri che
fare lo scrittore ti aiuterà, in qualche modo. Ma se questa non
fosse la strada giusta? Non ti hanno mai abituato al lavoro fisico,
non ti hanno mai fatto annusare la vita vera. Quel paio di occasioni
sono state governate da un'incommensurabile fortuna. Rispondimi in
cuor tuo. Senza usare citazioni. Chi sei?"
"Se
sapessi veramente chi sono, non verrei in Inghilterra e non scriverei
un libro a riguardo. Se lo sapessi sarei in un cottage con un cane a
pescare."
Ci
fu un'altra serie di sguardi imbarazzanti che mi portarono ad
un'eventuale fuga al bagno dove rimasi per l'ora rimanente della
lezione.
Se
avessi controllato meglio il profilo di Sara, avrei scoperto che
aveva un master in psicologia.
Ora, siccome non sono un professionista, cambiamo scena.
Il
Tamigi offre delle fantastiche escursioni su dei battelli-zattera per
passare i rari, caldi pomeriggi.
Sarebbe
una fantastica scena di vita pittoresca degna dei quadri di
Constable, con dei gondolieri-piloti di battello in maglia a righe
che cantano canzoni felici mentre pilotano un'imbarcazione pulita su
un fiume pulito..
Ma
così non è stato.
Il
signor Scorbuto, il pilota che faceva galleggiare quel catino su
quella fantastica distesa di fanghiglia, era un signore di mezza età
che possedeva una massa tale che in realtà è la Terra ad orbitare
intorno a lui.
Ma
questi erano dettagli sorvolabili.
Infatti,
la cosa che mi preoccupava di più durante quella gita, oltre al
fatto che ci fossero delle cinture sulla barca, erano le anatre che
ci fissavano dalla riva.
Mentre
utilizzavo i binocoli per esplorare meglio l'anatomia delle
studentesse universitarie che facevano stretching, un'anatra, nel
pieno della sua furia omicida mi entrò nel campo visivo.
Dentro
i suoi occhi neri come la pece potevo vedere le fiamme dello Stige
che eternamente puniscono i dannati, ma ancor più a fondo si poteva
vedere il piano per dominare il mondo che l'anatra covava dentro
sé.
Anche
se erano del 38, quei binocoli avevano uno zoom infinito.
Quando
aumentai l'inquadratura notai come il volatile si stesse pulendo
l'ascella con il becco e intuii che quell'azione serviva alla
preparazione di qualcosa di più grande, qualcosa di superiore alla
vita stessa.
Tornati
sulla terraferma, io tornai a casa per prepararmi all'ultima Disco
Night della vacanza.
Appena
entrato in Disco, sentii un sound piuttosto familiare.
*Bom,
bom, shubiribubambem, Bom, bom, shubiribubambem. "Vero è vero è
che, al terzo pezzo in disco, ci ha già rotto il cazzo!"
Magellano,
l'autore di questo pezzo, di certo non si aspettava che qualche
ragazzino italiano la richiedesse al deejay ultracinquantenne di
quella disco di serie D.
Andai
a prendere una boccata d'aria, e notai come la gente si stava
abbracciando ed era triste.
A
quel punto dovetti effettivamente accettare come la mia vacanza fosse
passata in fretta.
Nascosta
in un angolo del patio esterno, c'era L intenta a farsi la treccia ai
lunghi capelli corvini. Mi avvicinai non sapendo esattamente cosa
dirle, ma quando fui abbastanza vicino, le mie preoccupazioni
aumentarono inversamente proporzionali alla concezione delle altre
persone intorno a me.
"Perché
mi eviti?" le chiesi quasi sussurrando, temendo la
risposta.
"Non
voglio soffrire."
"Non
avresti dovuto baciarmi, perché ora sono io quello che soffre."
"Ma
in quel momento io volevo baciarti."
Dopo
che disse ciò, il silenzio governò la nostra intimità. Le nostre
labbra si avvicinarono assaporando la suspance di ogni secondo di
attesa, per poi collidere in un bacio. In quel preciso istante
saremmo potuti essere ovunque, ma non era il luogo quello che mi
importava realmente: contava solo il singolo momento.
Dopo
un lasso di tempo incalcolabile per la poca coscienza che avevo di
me, lei disse che aveva fame.
La portai da Itsu.
Così, solo io e lei, andammo a mangiare del sushi.
Uscendo da quel locale intravidi Thor che mi faceva il cenno internazionale per “Hai bisogno di preservativi?”
Sapete, quello che si fa mantenendo il pugno e facendo muovere verticalmente il braccio. Provatelo, soprattutto se siete in un luogo pubblico.
Non
avevamo asciugamani ad isolarci dal mondo, avevamo solo il
presentimento che la mia ennesima storia d'amore finirà per forza di
cose in modo terribile.
Ma
quello non ci frenò.
Non
mi frenò dall'accompagnarla a casa.
Non
mi frenò dal baciarla per così tanto tempo dal perdere il bus per
tornare alla mia, di casa.
Ma
a quel punto non mi importava.
Datole
la buonanotte, mi incamminai verso la fermata del bus e mi misi "Hey
There Delilah" in sottofondo.
Le
costanti e variabili riapparivano, ma non facevano meno male.
Anzi,
mi facevano rendere conto di come, per quanto io provassi, rimanessi
infelice.
[1]
EFP è la stessa cosa, la differenza sta che EFP è nato un paio
d'anni prima.
[2]
"trattasi di una specie di "lobby" di almeno tre
utenti che si recensiscono a vicenda e si difendono a vicenda a spada
tratta, spesso ricorrendo a metodi infantili e contro il regolamento
e il comune buon senso.[...]" presa direttamente dal testo
"Dell'amykettismo e di altri demoni" scritta da "Lilith
in Capricorn", utente di EFP.