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Autore: MarcoBacchella    15/12/2015    0 recensioni
Un'ultima, ennesima, edizione della Guida vagamente vaga a Oxford e dintorni.
Marco Bacchella, scrittore, studente, filosofo, pilota di autotreni e di gattini, racconta la sua vita a un povero barista che serve drink fin troppo economici.
Di certo Marco ubriaco non tralascerà dettagli. O almeno spera.
Nota: Dal capitolo 19 in poi ci saranno le sempre più recenti edizioni della guida.
A breve uscirà una copia cartacea, mi toccherà levarlo da qua
Genere: Comico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Diciotto
O "Battelli-Zattera"




Il mondo civilizzato per gli scrittori indipendenti è un posto brutto e cattivo. 
È una cosa che tento di dire oramai da  molto. 
Fu proprio questo l'argomento principale dello speaking test che si tenne il ventotto luglio.
Fin dal medioevo, infatti, gli scrittori si prestano a questa battaglia eterna contro la censura. 
Se nel quattordicesimo secolo c'era l'inquisizione che tentava  di bloccare le fonti di sapere "non convenzionali", dal 2005 abbiamo inventato i fandom. O meglio, si sono auto generati con l'uscita di Pamela di Richardson (i Pamelists e gli Anti-Pamelists, ndr)
La funzione è la stessa: Nascondere i libri o le storie effettivamente rilevanti, interessanti, o innovative. 
Sara, da quello che ho scoperto navigando un po' nel suo profilo facebook, era una frequentatrice di Wattpad, un sito che permette a degli scrittori di postare le proprie storie. 
Nulla di nuovo per me, in fondo. [1]
Però Wattpad ha subito, negli ultimi tempi, un calo di stile e di qualità per colpa di ragazzine appartenenti a diversi fandom grazie ad una forma di amykettismo[2] su scala mondiale. 
Il che ha nascosto, spesso e volentieri, talenti internazionali, che non sono riusciti a sfondare o ad avere la giusta visibilità per colpa di una mandria di amichette mafiose, che, pur essendoci un regolamento che dovrebbe garantire la giusta esposizione a una giusta bravura, sponsorizzano storie di dubbia qualità.
Non fraintendetemi, alcune storie raggiungono la soglia della decenza, ma devo dire che lo standard di quelle che ho letto non è molto alto.
Quindi, tutto questo mi porta a pensare che, se pur la società e gli scrittori cambino, rimarrà sempre la costante della censura.

È una costante complicata da affrontare. Il mercato è composto dalle stesse ragazzine che sponsorizzano storie sgrammaticate, è giusto che si lasci che queste siano le più pubblicizzate? Il mercato vuole davvero questo? Vuole che la dicitura di "storia" sia complicata da definire? Vuole storie senza né capo né coda? Oppure siamo solo in un periodo buio, e tra poco vedremo la luce alla fine del tunnel grazie agli autori che si distinguono dalla massa?

Facciamo un esempio concreto. 

Io ho un fratellino. Il mio fratellino si è trovato in prima liceo con una classe di casinisti. Nel primo periodo dell'anno ha avuto alcuni problemi ad approcciarsi con molte materie, parte perché, come me, non apre un libro, parte perché è in un contesto in cui la cultura è posta all'ultimo posto. Se l'intera classe viene promossa, significa che c'è qualcosa di buono in loro, qualcosa che la scuola vuole che loro espandano. Quindi possiamo dire che la scuola promuova il casino. E invece no. La scuola vuole che i 4 ragazzini studiosi arrivino in seconda, in modo tale che si possa incominciare a lavorare seriamente una volta che si sono tolti di mezzo chi va a scuola "per sport".

Potevo inventarmi una metafora meno azzeccata. 
"Marco, hai spiato il mio profilo facebook?" chiese Sara, allegando uno sguardo inquisitore.
"Hai fatto la stessa cosa con me."
"Ma è differente!"
"In cosa?"
"Beh, io sono una prof, tu sei uno studente."
Subito dopo ci fu una gara di sguardi imbarazzanti.
"Beh, Marco, buon lavoro. Hai confermato l'idea che avevo di te."
"Ovvero?"
"Completamente folle e sconclusionato, con dei sintomi di una rabbia repressa che devi sfogare mantenendoti attivo leggendo, scrivendo e "espandendo il tuo giardino". Ovviamente, se questo non ti porterà ad un'autodistruzione precoce, finirai con troppo tempo libero. Un tempo libero che tu non vuoi, perché rimarresti solo. E di questo hai paura.
Da tempo hai problemi a dormire, da tempo sei in una crisi esistenziale, e questi due sintomi ti fanno pensare di non essere sano.

Da tempo tenti di mascherare il fatto che ti senti debole e solo, e lo mascheri bene, con questo savoir-faire interamente costruito sulla teatralità. Vuoi un tuo spettacolo, lo spettacolo della tua vita, dove indenne usciranno solo il tuo personaggio e i suoi cari.
Però questo non ti porterà alla felicità. Porterà felicità solo al tuo personaggio, ma non all'attore.
Ti porterà ad un'estenuante ricerca di te stesso, che si concluderà solo con la rinuncia a qualcosa. A cosa sei disposto a rinunciare? 
Tutto quello che fai è per appianare un vuoto che ti senti dentro, ma tutto quello che hai provato non è servito a molto. Ora speri che fare lo scrittore ti aiuterà, in qualche modo. Ma se questa non fosse la strada giusta? Non ti hanno mai abituato al lavoro fisico, non ti hanno mai fatto annusare la vita vera. Quel paio di occasioni sono state governate da un'incommensurabile fortuna. Rispondimi in cuor tuo. Senza usare citazioni. Chi sei?"

"Se sapessi veramente chi sono, non verrei in Inghilterra e non scriverei un libro a riguardo. Se lo sapessi sarei in un cottage con un cane a pescare."
Ci fu un'altra serie di sguardi imbarazzanti che mi portarono ad un'eventuale fuga al bagno dove rimasi per l'ora rimanente della lezione.
Se avessi controllato meglio il profilo di Sara, avrei scoperto che aveva un master in psicologia. 

Ora, siccome non sono un professionista, cambiamo scena. 

Il Tamigi offre delle fantastiche escursioni su dei battelli-zattera per passare i rari, caldi pomeriggi. 
Sarebbe una fantastica scena di vita pittoresca degna dei quadri di Constable, con dei gondolieri-piloti di battello in maglia a righe che cantano canzoni felici mentre pilotano un'imbarcazione pulita su un fiume pulito..
Ma così non è stato.
Il signor Scorbuto, il pilota che faceva galleggiare quel catino su quella fantastica distesa di fanghiglia, era un signore di mezza età che possedeva una massa tale che in realtà è la Terra ad orbitare intorno a lui.
Ma questi erano dettagli sorvolabili. 
Infatti, la cosa che mi preoccupava di più durante quella gita, oltre al fatto che ci fossero delle cinture sulla barca, erano le anatre che ci fissavano dalla riva.
Mentre utilizzavo i binocoli per esplorare meglio l'anatomia delle studentesse universitarie che facevano stretching, un'anatra, nel pieno della sua furia omicida mi entrò nel campo visivo.


Dentro i suoi occhi neri come la pece potevo vedere le fiamme dello Stige che eternamente puniscono i dannati, ma ancor più a fondo si poteva vedere il piano per dominare il mondo che l'anatra covava dentro sé. 
Anche se erano del 38, quei binocoli avevano uno zoom infinito.


Quando aumentai l'inquadratura notai come il volatile si stesse pulendo l'ascella con il becco e intuii che quell'azione serviva alla preparazione di qualcosa di più grande, qualcosa di superiore alla vita stessa.
Tornati sulla terraferma, io tornai a casa per prepararmi all'ultima Disco Night della vacanza. 
Appena entrato in Disco, sentii un sound piuttosto familiare.
*Bom, bom, shubiribubambem, Bom, bom, shubiribubambem. "Vero è vero è che, al terzo pezzo in disco, ci ha già rotto il cazzo!"
Magellano, l'autore di questo pezzo, di certo non si aspettava che qualche ragazzino italiano la richiedesse al deejay ultracinquantenne di quella disco di serie D.
Andai a prendere una boccata d'aria, e notai come la gente si stava abbracciando ed era triste. 
A quel punto dovetti effettivamente accettare come la mia vacanza fosse passata in fretta.
Nascosta in un angolo del patio esterno, c'era L intenta a farsi la treccia ai lunghi capelli corvini. Mi avvicinai non sapendo esattamente cosa dirle, ma quando fui abbastanza vicino, le mie preoccupazioni aumentarono inversamente proporzionali alla concezione delle altre persone intorno a me. 
"Perché mi eviti?" le chiesi quasi sussurrando, temendo la risposta.
"Non voglio soffrire."
"Non avresti dovuto baciarmi, perché ora sono io quello che soffre."
"Ma in quel momento io volevo baciarti."
Dopo che disse ciò, il silenzio governò la nostra intimità. Le nostre labbra si avvicinarono assaporando la suspance di ogni secondo di attesa, per poi collidere in un bacio. In quel preciso istante saremmo potuti essere ovunque, ma non era il luogo quello che mi importava realmente: contava solo il singolo momento.
Dopo un lasso di tempo incalcolabile per la poca coscienza che avevo di me, lei disse che aveva fame.


La portai da Itsu.

Così, solo io e lei, andammo a mangiare del sushi.

Uscendo da quel locale intravidi Thor che mi faceva il cenno internazionale per “Hai bisogno di preservativi?”

Sapete, quello che si fa mantenendo il pugno e facendo muovere verticalmente il braccio. Provatelo, soprattutto se siete in un luogo pubblico.



Non avevamo asciugamani ad isolarci dal mondo, avevamo solo il presentimento che la mia ennesima storia d'amore finirà per forza di cose in modo terribile.
Ma quello non ci frenò.
Non mi frenò dall'accompagnarla a casa.
Non mi frenò dal baciarla per così tanto tempo dal perdere il bus per tornare alla mia, di casa.
Ma a quel punto non mi importava. 
Datole la buonanotte, mi incamminai verso la fermata del bus e mi misi "Hey There Delilah" in sottofondo. 
Le costanti e variabili riapparivano, ma non facevano meno male.
Anzi, mi facevano rendere conto di come, per quanto io provassi, rimanessi infelice.

 





[1] EFP è la stessa cosa, la differenza sta che EFP è nato un paio d'anni prima.
[2] "trattasi di una specie di "lobby" di almeno tre utenti che si recensiscono a vicenda e si difendono a vicenda a spada tratta, spesso ricorrendo a metodi infantili e contro il regolamento e il comune buon senso.[...]" presa direttamente dal testo "Dell'amykettismo e di altri demoni" scritta da "Lilith in Capricorn", utente di EFP.





  
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