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Autore: Tilpion    16/12/2015    2 recensioni
Sette personaggi si risvegliano in un sotterraneo. A un certo punto vengono aggrediti da sei orchetti, ma questo è solo l'inizio di qualcosa più grande. Attenzione: Il primo capitolo è in italiano un po' arcaico, perciò se non lo sopportate, vi conviene passare al successivo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'inizio-Astolfo
 

Mi destai in uno orrido loco ipogeo. Mi guardai intorno, scoprendomi attorniato da torce et da una torma de guitti. Li osservai uno ad uno, tentando di carpire le loro intenzioni. Uno si trovava vestito come uno damerino, et lo suo aspetto mi confermò tale disposizione: habea li lineamenti dello volto troppo delicati, come le sue mani, et la chioma castana est troppo curata. Mi avvidi che contorna delle bizzarre orecchie a forma de daga. Un altro era de simil forma di volto, senochè lo suo viso era orridamente deturpato da una cicatrice che andava dall’occhio ai lati della bocca. La sua chioma era aurea et sembrava de membra più possenti et virili. Potea essere uno mercenario. Uno mi inquietò molto: aveva lo viso spigoloso et nobile, dalla pelle bianchissima con una chioma corvina. Era de membra più agili del precedente, poteva essere un saltimbanco, ma mi avvidi che tenea uno arco dietro la schiena, l’arma delli felloni et infedeli. Poi vidi uno possibile giullare, tale era la sua bassezza et la sua chioma scaraventata. Le sue lame sembravano giocattoli. Se non fosse stato pello pelame, gli avrei detto “Figliuolo, smettela de dilettarti con cotali ludi et impugna la zappa come ogni bravo villico”. Vicino a lui vi era uno essere con forma affine a quello dalla chioma corvina, ma costui era più simile alla Morte in persona, de corporatura più debole et cagionevole, con una chioma pallida come la Luna. Inoltre, la sua pelle era purpurea come li fiori dei campi franchi. Dallo suo vestiario intuì che dovea essere uno di quelli maghi pagani che abitivano le selve con i loro ignobili rituali. Poi vidi l’oscenità assoluta: uno soggetto basso ma non troppo, quanto una botte di cervogia. Tenea una zazzera et mustacchi da rivaleggiare un lanzichenecco, ma lo suo sguardo era tutt’altro che determinato: sembrava quasi estraniato et li occhi si incrociavano le vie. Inoltre, emanava l’odore che aveo sentito in vari palazzi de califfi. Doveano essere spezie luciferine.

Stavo per alzare lo mio maglio, quando sentii uno bussare alla porta della cripta. Decisi de prepararmi a una possibile pugna. Se costoro fossero stati una minaccia, me avrebbero già ucciso. Li vedo posizionarsi ognuno a loro modo, ma io me metto davanti. Per lo onore, questo et altro.

La porta se spalancò et entrano VI creature mostruose, tanto laide che lo baffuto pareva bello come uno cherubino al confronto. Tale orrore non poteva esser benevolo, et sollevai lo maglio vibrando un possente colpo. Per qualche strano artefizio, lo mio colpo mancò clamorosamente. Vicino a me, se mise lo corvino. Allora non era tanto codardo. Dietro de lui si posizionò lo incantatore, con sguardo ambiguo. Lo tappo de damigiana se mise dietro lo damerino et lo mercenario se avvicinò a me, come lo mustacchione. Lo corvino tentò un colpo con una spada, ma anche lui fallì et subì un contrattacco. Il bianco chiomato lo guardò con timore et , dopo aver blaterato qualcosa et agitato le mani, un bagliore aureo circondò lo spadaccino formando una sphera. Ohibò, qual oscuro incanto est mai questo? Ma non me venne concesso lo lusso di pensare altro. Lo druso rivelò una balestra et lanciò un quadrello, che centrò la spalla di un laido mostro. Lo giullare, dopo qualche acrobazia da saltimbanco, infilzò lo pugnale nella fiancata de un altro. Lo mercenario, con risolutezza, vibrò un poderoso colpo colla sua ascia. La botte, con l’ascia et lo coltellino brillanti de foco( orpo, paradisiaco et celestiale non est de certo!) finì un altro. Per vedere lo loro valore et la loro propensione, finsi di errare ogni colpo et giuro, dinnanzi a voi tutti, che era solo finzione. Mi stupii et me intimorii quando vidi lo damerino far luccicar le sue dita de un bagliore ceruleo, che criogenò uno inimico. Lo corvino viene colpito un’altra volta, et ritrovassi steso a terra. Lo sacerdote lo guardò con preoccupazione et impose le mani su di lui (cosa puote sperar de fare, lui che di sicuro non ha la benedizione divina!), ma vidi un altro bagliore, più viridiano stavolta che chiude in parte la ferita del morente, pur lasciandolo semiincosciente. Mi accorsi quindi che costui dovea essere uno perfido eretico, me assicurerai di consegnarlo alla giustizia appena potrò, se non darà qualche segno di umanitade. Lo soggetto dallo sguardo perso finì, dopo uno scontro lungo et estenuante, i rimanenti colle sue armi piene de infernal foco.

La porta era aperta et dissi alli miei accombagnatori: “Bene, compagni, ho avuto la prova che, anche se adoperate tattiche eretiche, non siete malevoli. Ora, seguitemi et usciamo da questo malsano loco”. Tutti mi guardarono come si guardan le latrine (doveva esser il mio carisma ad impietrirli, ero riuscito a far colpo sulla loro fedeltà!) et annuirono. Lo sacerdote et lo damerino in particolare mi fissavano con i lati della bocca tendenti verso l'alto, per chissà quale motivo. Uscimmo, et ci imbattemmo in una stranezza.

Vi era uno soggetto vecchio et barbuto, forse un eretico mago che doveve essere stato condannato al rogo più volte, a giudicare dallo vestiario stravagante. Dopo un secondo sguardo, notai che riuscivo a veder attraverso di lui la parete dietro. Ohibò, quanto era malmessa et lurida! Et lo mago era uno spettro! Impugnai lo mio martello et gridai: “Presto, alleati, fuggite da cotesto spirito dell'Averno! Io lo trattengo con la mia santità!” Lo druso me guardò con noia et disse :“Caro paladino, facci il piacere di tacere!”. Lo pagano accanto annuisce. Io mi sentii indignato, ma tentai l'attacco contro il dimonio.... passandogli attraverso. Lo tappo alto quanto un pargolo urlò:” Deficiente! E' una proiezione magica! Non può farci un emerito nulla!”. A quel punto, lo mago aprì la bocca et disse:

“Ordunque,io son colui che vi trasse da vostro loco naturale(perfido profanatore dell’equilibrio pensai). Affinchè possiate far retorno ne lo vostro loco natio sappiate che dovete farmi uno servizio: recuperare uno oggetto de mia proprietà, che me fu sottratta da la Mano Scarlatta(immantinente me figurai una congrega de vetusti monaci assai goffi a miniare).” Ciò detto si dileguò in una foschia malsasna”. “ Codesto est un gran bifolco et deduco da li modi poco cortesi est uno vile et pravo individuo”. La masnada me guardò come quando Carlo disse ,dopo essere passato sopra a uno cadavere de bestia con lo suo destriero, che poiché non esalava fiato doveva esser morto. Lo tappo aprì la sua immonda bocca come per proferir qualcosa, ma la rinserrò. La mia vertudde li lasciava senza favella.

A quel punto, uscimmo insieme, notando che era il crepuscolo, quando lo chiomocorvino cadde come corpo morto cade. Stavo per rialzarlo, quando vidi che lo eretico dalla candida capigliatura si avvicinò a lui con sguardo apprensivo et lo sollevò per le spalle. Lo mercenario lo guardò seccato et proclamò: “ Ci conviene fermarci per la notte”. Io fui subito concordante con lui. Fortunatamente, li membri del gruppo avean l'occorrente per montare una tenda, nella quale venne messo lo caduto. Lo damerino accese un fuoco nelle vicinanze et la botte de cervogia andò in cerca di cibarie. Quando tornò, dissi loro: “Ohibò, la sorte mi ha fatto unire con voi folli, tanto vale che ognuno sappia chi sia l'altro. Io tengo come nome Astolfo, servivo lo nobile Imperatore dopo una vita ad allenarmi come suo paladino et, dopo una bella pugnata , me addormentai et mi ritrovai dove ero prima”.

Lo bassissimo mi guardò et disse:”Finalmente hai smesso.”. Io stavo per alzarmi dalla furia ma lo pagano iniziò a favellar et io, per educazione, mi sedetti. Disse con tono annoiato di chiamarsi Tilpion, che era di una comunita de de eretici che veneravan la Natura invece che lo benevolo imperatore(ohibò, poveri pagani), et che avea intrapreso gli studi per adoperare li poteri che lo vincolavano alla natura. Preparai lo mio crocefisso, in caso di assalto del dimonio.

Scoprì che lo “fanciullo”, chiamato Azogo, ero un spregevole ladruncolo et che in loco de laborar alla gleba come ogne buon villico, sprecavo lo suo tempo a rubacchiare. Per sicurezza nascosi lo sacco de monete sotto l’usbergo.

Lo mercenario, Feanorld, era invece era de nobile stirpe , ma era stato privato de lo trono(ovviamente come in tutti i regni pagani, non come ne lo impero) et aveva trascorso ad allenarsi con le armi et al servizio de i consimili della damigiana(non a tutti capita de poter scegliere uno buono feudatario per diventar cavaliere).

La suddetta botte, Brunin, favellò de una depravata storia de fumi et altre sostanze diaboliche con la disdicevole presenza de un presunto maestro che comandava li elementi pertanto ascoltai distrattamente.

Infine lo damerino, Aramil(ohibò, proprio da druso), dicea de esser nato in una familia in seguito scomparsa et de aver manifestato poteri da eretico fin dall'infanzia(deh, con tutti questi felloni, mi converrà nascondere li oggetti de valore!), senza nemmeno aver chiesto scusa per li danni causati.

Alla fine, decidemmo di allearci per compiere la nostra ricerca.

   
 
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