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Autore: eugeal    16/12/2015    0 recensioni
Questa storia fa parte della serie "From Ashes" e la trama continua dopo gli eventi delle storie "A World That Will Not Turn to Ash" e "The Nightwatchman". Per evitare spoiler, leggete prima le altre due fanfiction.
Il fuoco può ridurre tutto in cenere, ma a volte si può rinascere dalle proprie ceneri e, se si riesce a passare attraverso le fiamme senza bruciare, spesso se ne esce temprati.
Guy di Gisborne lo ha scoperto nel modo più duro ed è sopravvissuto, ma sarà abbastanza forte per affrontare le nuove sfide che lo aspettano?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Guy si svegliò con un sussulto, ansimando di terrore, ma sopra di lui c'erano le travi del soffitto di Knighton Hall e non il sole ardente della Terra Santa mentre i nitriti che sentiva provenivano dalle stalle e non da cavalli legati ai suoi arti e pronti a straziarlo.
Aprì gli occhi e ogni traccia del terrore lasciato dall'incubo si dissipò nel vedere il volto di Marian, rilassato nel sonno e così vicino a lui.
Rimase a guardarla, sorridendo tra sé e Marian dopo un po' aprì gli occhi, assonnata.
- Non riesci a dormire, Guy? Ancora incubi? - Chiese, toccandogli il petto con una mano e Guy le sfiorò le labbra con un bacio.
- Già. Credo che andrò a fare una cavalcata.
- A quest'ora? È notte fonda!
- Non credo che riuscirò a riaddormentarmi e finirei solo per disturbarti. Sono troppo inquieto, ho bisogno di sfogarmi un po'.
- Vuoi che venga con te?
Guy scosse la testa.
- Resta a letto, lo vedo che hai sonno. Non starò via a lungo.
Marian lo baciò di nuovo.
- Stai attento. - Sussurrò, tornando ad addormentarsi.
Poco più tardi Guy stava galoppando alla luce della luna, lungo la strada che portava a Locksley.
L'incubo lo aveva lasciato turbato e agitato, ma quella cavalcata lo stava facendo sentire meglio attimo dopo attimo. Il suo cavallo gli era mancato e lasciarlo correre senza frenare il suo passo gli dava un senso di leggerezza e libertà che non provava da molto tempo.
L'arco gli rimbalzava sulle spalle a ogni passo del cavallo e Guy sorrise tra sé: stavolta sarebbe stato lui a scagliare una freccia attraverso la finestra di Robin per svegliarlo.
Scorse in lontananza un altro cavallo che proveniva dalla direzione opposta e lo osservò, un po' preoccupato, poi quando furono più vicini, Guy vide che si trattava di Robin.
Entrambi fermarono i cavalli e si fissarono stupiti.
- Che ci fai in giro a quest'ora? - Chiese Robin, curioso.
- Non riuscivo a dormire e pensavo di venire a Locksley per svegliare anche te. - Disse Guy, sogghignando e Robin scoppiò a ridere.
- A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea. Io stavo venendo a Knighton.
- Non riesci a dormire nemmeno tu?
- Troppi pensieri.
- Tu?
- Mi chiedo chi sarà il prossimo sceriffo di Nottingham, come si comporterà e come ciò influenzerà la nostra vita.
- Non potrà essere peggio di Vaisey.
- Lo spero. Ma se lo fosse? Se fossimo di nuovo costretti a scegliere da che parte stare?
- È proprio Robin Hood quello che mi sta parlando? Lo stesso Robin che non ha esitato a rinunciare a tutto ciò che aveva per fare ciò che riteneva giusto?
- Io posso anche tornare a essere un fuorilegge, ma Isabella? E il bambino? Non sono più libero come una volta, devo pensare anche a loro.
- Ed è così terribile?
- No. - Disse Robin, sorridendo, poi tornò serio. - Ma mi chiedo se sarò capace di accettare i compromessi che ciò comporterà.
- Per le persone che si amano si è capaci di accettare di tutto, fidati.
- Spero che sia vero. Se non fossi in grado di renderla felice non potrei perdonarmelo.
- No, Hood, se farai soffrire mia sorella, io non potrò perdonartelo. Falla piangere e non sarà la tua coscienza quella che dovrai temere.
- Certo, sempre che tu te ne accorga prima che passino una quindicina di anni. - Ribatté Robin, infastidito dal tono minaccioso di Gisborne. Guy alzò il viso di scatto per fissarlo, poi si gettò su di lui per colpirlo, trascinandolo giù di sella e rotolando a terra insieme a lui.
Si azzuffarono per un po', colpendosi a vicenda, poi ognuno afferrò la giacca dell'altro, alzarono i pugni e si ritrovarono a guardarsi in faccia nella prima luce dell'alba, fangosi, affannati e pieni di graffi e lividi.
- Cosa stiamo facendo, Hood? - Chiese Guy, lasciandolo andare, e a entrambi venne da ridere.
- Sfogando i nervi, immagino. - Rispose Robin, girandosi sulla schiena e incrociando le braccia dietro la testa.
Guy, steso accanto a lui lo imitò ridacchiando e lasciò vagare lo sguardo sulle fronde degli alberi che li circondavano.
- Forse è un modo stupido di farlo, ma funziona.
- Aspetta a dirlo finché Marian non avrà visto come ti sei ridotto.
Guy scoppiò a ridere e si rialzò, porgendo una mano a Robin per aiutarlo.
- Lo stesso vale per te, direi.
Robin gli allungò una pacca sulla spalla, sorridendo.
- Beh, ora che facciamo? Se c'è una cosa che mi manca dello sceriffo è la possibilità di derubarlo. Era un ottimo passatempo.
- Sei sempre il solito, Robin di Locksley! Sempre in cerca di guai. - Disse una voce femminile tra i cespugli e i due uomini si voltarono di scatto.
- Matilda! - Esclamò Guy, riconoscendo la guaritrice.
- A quanto pare una signora non può andare in cerca di erbe alla luce della luna senza imbattersi in due bambinoni troppo cresciuti che giocano a fare la lotta rovinando le piantine migliori. Ma sono contenta di vedervi, avevo sentito voci preoccupanti sul vostro conto.
- Se avessi saputo la verità, ti saresti preoccupata molto di più credo. - Disse Guy e la donna lo fissò.
- Vieni qui, tu. Avvicinati. - Gisborne obbedì e la donna lo esaminò brevemente, sorridendo. - Sei ancora un po' magro, ma mi sembri in ottima forma. Sono contenta di vedere che la malattia non ti ha lasciato conseguenze. Tu invece, stai zoppicando. - Disse rivolgendosi a Robin. - Cosa ti è successo?
- Mi sono rotto una gamba, ma ormai è quasi guarita del tutto.
- Questo lascialo giudicare a me. - Disse la donna, inginocchiandosi davanti a lui. Gli fece togliere lo stivale e per qualche minuto esaminò attentamente la gamba di Robin, tastandola con mani esperte e controllando ogni dettaglio. Annuì, soddisfatta. - È vero, sta guarendo bene, ma cerca di non sforzarla troppo. Se verrai a trovarmi nei prossimi giorni, ti darò degli impacchi che renderanno più tenue il dolore. Ora è meglio che vada, il sole è sorto e qualcuno potrebbe vedermi.
- Non hai più bisogno di nasconderti, Matilda. Lo sceriffo è morto, non sei più in pericolo. - Disse Robin, ma la donna scosse la testa.
- Quelle come me è meglio che non si facciano notare troppo. È troppo facile essere accusate di stregoneria e non ci tengo a ripetere l'esperienza.
Guy distolse lo sguardo ricordando che in quell'occasione non aveva fatto nulla per aiutare la donna, ma Matilda non sembrava portargli più rancore per quel motivo.
- Verremo a trovarti. - Promise Robin.
- Cercate di non combinare troppi guai nel frattempo. - Disse Matilda, tornando a inoltrarsi nella foresta.
Rimasti di nuovo soli, Guy guardò l'amico.
- Temo che sia ancora troppo presto per tornare a Knighton o a Locksley. Stanno ancora dormendo tutti.
- Andiamo a Nottingham allora.
- A fare cosa?
- Una visita alla bottega dell'orafo.
- Pensavo che avessi smesso di derubare i ricchi, ormai non sei più un fuorilegge.
Robin lo fissò, alzando un sopracciglio.
- Gisborne, ti ho picchiato troppo forte poco fa per caso? Non ho intenzione di derubarlo.
- E cosa vuoi fare allora?
- Comprare un anello per tua sorella. Con il bambino in arrivo abbiamo tutti dato per scontato che ci sposeremo, ma non le ho ancora fatto una proposta vera e propria.
Guy lo guardò, colpito dalle sue parole.
- Robin? - Iniziò, un po' timidamente e l'amico lo guardò, capendo subito che quello di Guy era un discorso serio, non lo avrebbe chiamato per nome altrimenti.
- Se il bambino non ci fosse, la sposeresti lo stesso? Lo fai perché devi o lo fai perché la ami?
Robin non rispose subito, la domanda di Guy era andata a toccare un punto delicato su cui si era interrogato piuttosto spesso negli ultimi tempi.
Pensò a Isabella, alla sua fiducia in lui, una fiducia che si poteva considerare eroica, dopo quello che aveva passato a causa del marito e alle emozioni che si smuovevano nel suo animo quando i loro sguardi si incontravano.
Durante il viaggio di ritorno aveva avuto l'occasione di passare più tempo con lei e ogni attimo trascorso insieme l'aveva resa più importante nel suo cuore, ogni lato di lei che aveva scoperto, anche quelli che potevano essere considerati difetti, gliela aveva fatta diventare ancora più cara.
Era sempre stato piuttosto riluttante all'idea del matrimonio, restio a rinunciare alla propria libertà, ma ora aveva l'impressione che non avrebbe perso affatto la libertà, ma che l'avrebbe semplicemente condivisa con la persona che stava conquistando tutto il suo cuore.
Voleva passare tutta la vita con lei?
Se lo chiese e il suo cuore gli disse che la risposta era sì, bambino o non bambino.
- L'idea fa paura, lo ammetto, ma la amo. La mia proposta sarà sincera, te lo giuro.
Guy lo guardò, poi fece un cenno di approvazione col capo e sorrise.
- Ha sofferto troppo per Thornton, stavolta non permetterò a nessuno di farla piangere, nemmeno a te, fratello mio.
- Non succederà. Allora, andiamo?
- Ma non è troppo presto? La bottega sarà ancora chiusa.
Robin recuperò entrambi i cavalli e montò sul proprio.
- Credimi, Gisborne, di fronte alla prospettiva di guadagnare qualche moneta d'oro, non credo che l'orafo si lamenterà a essere tirato giù dal letto.
- E per di più potrà anche vantarsi di aver venduto qualcosa a Robin Hood invece di essere stato derubato da lui.
Robin sorrise, divertito, e indicò la strada per Nottingham con un cenno del capo.
- Pensi di potermi battere, Gisborne?
- Non hai speranze, Hood.
- Dimostramelo.
Spronarono i cavalli e partirono contemporaneamente, cercando di superarsi a vicenda e lasciandosi alle spalle incubi e preoccupazioni.
   
 
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