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Autore: yuuutsu    17/12/2015    2 recensioni
'[...] Si girò e trovò al suo fianco una piccola bimbetta dai grandi occhi che lo fissava incuriosita.
"Stai bene signore?" gli chiese
"Oh...uhm, si. Perchè mi fai questa domanda?" rispose, intento ad osservare quel piccolo esserino che gli aveva parlato poco prima con una vocina sottile e squillante.
Non doveva avere più di otto anni, ed era piuttosto minuta. Indossava un cappotto blu evidentemente troppo lungo per lei, al di sotto del quale si poteva intravedere un maglione bianco, in contrasto con la sua pelle, che era quasi olivastra, come se la bimba avesse preso il sole per tutta la giornata o - cosa più probabile - avesse passato molto tempo a girovagare per la città. [...]'
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                                                       Capitolo primo




Non gli piaceva il Natale; tutte quelle luci, quella frenesia, la quantità enormemente indefinibile di rosso nelle vetrine e nelle case, la falsa bontà che regnava incontrastata, l’odore di cannella che si sentiva nell’ aria ovunque ci si girasse e le strade piene di gente pronta ad accalcarsi nel primo negozio si trovasse nei paraggi riuscivano a dargli sui nervi come poche altre cose…
Certo, da una descrizione del genere è probabilmente facile che venga fuori l’immagine di un vecchio burbero senza compagnia alcuna, che viveva in una grande casa isolata dal mondo, eppure lui era tutt’ altro che questo: vecchio non era di sicuro, e si sarebbe potuto dire circondato da amici amanti - a suo discapito - di quella festa tanto odiata, ed effettivamente più o meno così stavano le cose.
Non si sarebbe nemmeno potuto dire scorbutico, semplicemente non riusciva a capire il senso di tutta quell’ eccitazione, la necessità di festeggiare in modo così pomposo e di scambiarsi regali costosi ed inutili: dopotutto, era solo una festività.
Così si era ritrovato perso nei suoi pensieri, in mezzo ad un fiume in piena di gente che - come lui, d’altronde - si affrettava a comperare i consueti regali dell’ ultimo minuto, costretto dai suoi neo colleghi ad “abbandonare la sua tana ed uscire un po’ alla luce del sole...” 
I regali: solo e soltanto per quei maledetti quel pomeriggio si era deciso, con non poco dispiacere da parte sua, a lasciare la scrivania ed andare in centro in cerca di qualcosa che potesse accontentare i suoi amici, i quali erano così esigenti su quell’argomento, che lo stesso termine era un eufemismo paragonato a loro. 
Era partito cercando di acquistare prima le cose più facilmente reperibili: una sciarpa con le renne per Miroku - un suo collega piuttosto strambo nel suo amore per il Natale- e un set di tazzine decorate a mano (e irrimediabilmente dipinte in rosso) per la sua appena sposa Sango; dei giocattoli per i due gemelli, figli di sua  cognata Kagome, e un maglioncino (fortunatamente color crema e non rosso) per lei. Gli restava solamente da scovare una costosissima acqua di colonia che InuYasha, il suo tanto affidabile quanto vanitoso fratello e compagno di disavventure, desiderava da tanto.

Uscì circa un’ora dopo da quella che era già la quarta profumeria che aveva messo a soqquadro solamente in quel pomeriggio, ad acquisti finalmente conclusi e con una povera commessa intontita alle spalle.
Andò a sedersi su una panchina poco distante e rimase per un po’ ad osservare il viavai della gente accalcata in quella strada addobbata a festa. 
Si soffermò più che altro sui bambini e sulle espressioni incantate che si dipingevano sui loro piccoli visini schiacciati sulle vetrine dei negozi di dolci.  Era unico il modo in cui brillavano loro gli occhi al vedere le casette di marzapane e i dolciumi tipici natalizi, la loro espressione sognante dinnanzi all’ultimo modello di trenino telecomandato esposto da un emporio di giocattoli, e fu quasi naturale per lui tornare un po’ ai tempi nei quali era affascinato dalle luci e i colori dell’atmosfera natalizia. Ora, purtroppo, dietro tutte quelle belle cose che lo avevano ammaliato in passato, non riusciva a vedere altro che un grandissimo stratagemma di marketing...
Il suo sguardo si soffermò poi su una giovane coppietta che si teneva per mano passeggiando tra le vetrine; sospirò quando gli vennero in mente tutti i discorsi che sua cognata gli aveva fatto sul darsi da fare e trovarsi una fidanzata, e la parte peggiore fu ammettere a se stesso che davvero la ragazza così testarda alla quale non dava mai retta, quella volta aveva proprio ragione: aveva ventisette anni suonati ormai, e forse era il caso di darsi una mossa. Ma anche volendo, l'amore in quel periodo era l'ultimo dei pensieri che avrebbero potuto occupare la sua mente: il lavoro era tanto e bisognava darsi da fare, pena licenziamento; nello studio legale nel quale lavorava andava così.
Sbuffò, pronto a dirigersi verso casa sua, ma, proprio mentre stava per alzarsi, sentì un debole strattone provenire dall'orlo della sua giacca. Si girò e trovò al suo fianco una piccola bimbetta dai grandi occhi che lo fissava incuriosita.
"Stai bene signore?" gli chiese
"Oh...uhm, si. Perchè mi fai questa domanda?" rispose, intento ad osservare quel piccolo esserino che gli aveva parlato poco prima con una vocina sottile e squillante.
Non doveva avere più di otto anni, ed era piuttosto minuta. Indossava un cappotto blu evidentemente troppo lungo per lei, al di sotto del quale si poteva intravedere un maglione bianco, in contrasto con la sua pelle, che era quasi olivastra, come se la bimba avesse preso il sole per tutta la giornata o - cosa più probabile - avesse passato molto tempo a girovagare per la città.
La vocetta che aveva sentito poco prima lo distrasse dai suoi pensieri : "Sai, eri fermo lì e non ti muovevi, e poi... avevi un'espressione così buffa!" disse imitando una persona pensosa, e scoppiando a ridere subito dopo.
Rimase a guardarla ridere per qualche secondo, spaesato dal comportamento di quella bambina mai vista che gli stava dando all' improvviso tanta confidenza.
"Hai ragione, dovevo assomigliare proprio ad una statua..." commentò lui ridacchiando debolmente 
"Ma piuttosto, tu che ci fai tutta sola? Ti sei persa per caso?" continuò.
La bambina fece segno di no con la testa, mentre saltellava cercando di sedersi sulla panchina.
"Beh, allora stai aspettando tua madre? E' in qualche negozio qui intorno?"
Un altro cenno negativo accompagnò la risposta della piccola.
"Ho smesso da tanto tempo di aspettare la mamma... L'ho aspettata per due mesi, ma non è mai tornata." disse tirando su con il naso, mentre una lacrimuccia le rigava il piccolo viso "Ma ormai è in un posto bellissimo, e sta benissimo, senza nessuna malattia che la fa stare male, ne sono certa!" aggiunse dopo, con un sorriso smagliante, che lasciò sbigottito il ragazzo al suo fianco.
"Si, anche io lo penso..." le rispose sorridendole.
"Ma scusa, ora con chi vivi?" riprese poco dopo.
"Da sola." rispose tranquillamente la bimbetta, intenta ad agitare le gambe penzolanti dalla panchina.
"Ma c'è la signora che vive vicino a me che mi aiuta e mi prepara il pranzo e la cena, e poi non mi sento mai sola!" continuò la piccola con un grande sorriso.
Intanto, lui rimaneva allibito sempre più da quella piccoletta e da quella conversazione che aveva preso una piega a dir poco inaspettata.
Si ritrovò ad aprire e chiudere la bocca più volte, senza però avere effettivamente qualcosa da dire, mentre la piccola aspirante professoressa che aveva davanti aveva già ripreso a parlare: 
"Signore..."
"Non chiamarmi signore, non sono poi così vecchio!" la interruppe però lui
"Oh... Allora come devo chiamarti signore?" rispose la piccola in tono un po' spaesato
"Ma non ti ho appena detto che non devi chiamarmi signore?" disse lui stupito e in qualche modo già rassegnato alla capacità di quel piccolo esserino di dimenticare (o forse ignorare) così in fretta le parole altrui.
"Comunque chiamami Sesshomaru: è il mio nome." aggiunse alla fine.
"Che bel nome che hai signore!" stava per dire la piccola, ma si interruppe a metà frase portandosi le mani alla bocca per zittirsi.
"Che bel nome che hai, SESSHOMARU." aggiunse dopo marcando l' ultima parola e ricevendo un cenno compiaciuto della testa da parte del giovane che, sotto un consistente strato di capelli color platino, si tovava davanti a lei.  
"E tu? Come ti chiami?" chiese poi lui girandosi per guardare meglio quella bimba così stravagante appena conosciuta.
"Io mi chiamo Rin! Anche se in realtà..." cominciò lei con un sorriso sornione, che fu quasi subito cancellato da una smorfia d'imbarazzo dovuta all' improvviso brontolio del suo stomaco, il quale fece scoppiare a ridere Sesshomaru.
"Dove vai?" chiese la bambina con aria affranta e un'espressione triste sul viso vedendo il ragazzo alzarsi dalla panchina e stiracchiarsi.
"A prendere una cioccolata calda" rispose tranquillamente lui avviandosi verso il lato opposto del marciapiede per attraversare la strada.
Si girò quando si accorse che Rin non lo stava affatto seguendo, anzi era rimasta a guardarlo dalla panchina con un' espressione indecifrabile stampata sul volto.
"Che ci fai ancora qui? Stavo per andarmene senza di te... " le disse riavvicinandosi a grandi passi
"Eh? Posso venire anche io?" disse sbigottita la bambina indicandosi con un dito
"Sbaglio o non sono io tra i due quello affamato?" le rispose lui.
Per tutta risposta Rin scese di scatto dalla panchina e rise imbarazzata guardando verso l' alto e di conseguenza verso il suo interlocutore, che doveva essere almeno tre volte lei in altezza.







Note dell' autrice:
Ciao a tutti ragassuoli! 
Forse qualcuno di voi già mi conosce, ma la vedo un po' difficile visto che ho scritto davvero poche cose...
Casomai qualcuno mi conoscesse e si stesse chiedendo perchè diavolo pubblico un' altra storia pur essendomi bloccata da mesi sull'altra, premetto che questa ff non è nata per essere una ff, bensì era destinata ad essere un lavoro per scuola.
Scrivendo mi sono resa conto che il carattere dei miei personaggi assomigliava parecchio a quello di Sessho (l'unico qui in mezzo ad essere OOC) e Rin, così mi sono detta "Perchè non provare a pubblicarla su EFP? Male che vada la cancello..." e ho cominciato a fare delle piccole modifiche al testo originale. 
Ecco spiegato perchè sono qui.
Per quanto riguarda la struttura, la storia avrà solo due capitoli, in quanto one-shot abbastanza lunga da leggere tutta in una volta.
Sarei felicissima di sapere cosa ne pensate; come sempre le critiche costruttive sono ben accette.
Vi saluto e vi anticipo che il prossimo capitolo sarà pubblicato a breve!
Baci, KNT <3
   
 
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