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Autore: MishaLaMezzElfa    17/12/2015    1 recensioni
Kasumi, dopo aver sconfitto la DOATEC, è costretta a fuggire dal villaggio in cui era nata e cresciuta, perchè bollata come traditrice.
Dietro a questo, però, c'è molto di più: Kasumi, poco prima di scappare, ha avuto un forte legame sentimentale con Ryu, grande amico del fratello di Kasumi, Hayate.
Da qui prende avvio la videnda.
Questa è la prima FanFiction che scrivo...Siate clementi, ma non troppo!
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Tomonobu Itagaki ; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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<  Sensei, come pensate che stia Shinji-San? >
< Eiko, bambina: vedrai che starà benissimo. >
La ragazza fissò l’anziano con occhi speranzosi.
< Non ti devi preoccupare. >  Gonshiro tentò di rassicurare l’animo della ragazzina, visibilmente agitata dall’incertezza della situazione; in realtà lui stesso era agitato: temeva per l’incolumità di Kasumi, del ragazzo e, ma questo non lo avrebbe mai ammesso, anche del ninja.
< Eiko sono venuto qui per parlare con gli ospiti, potresti chiamarli? >
Lei annuì e corse nei meandri della grande casa del capo villaggio, suo padre, dirigendosi di corsa alle stanze degli ospiti.
In pochi minuti Hayate, Ayane e Hitomi furono al cospetto dell’anziano; dopo i dovuti convenevoli il vecchio inspirò profondamente e prese a spiegare la situazione ai tre.
< Perché ce lo stai raccontando vecchio? Se non ce lo hanno raccontato loro forse è perché non vogliono farci sapere cosa sta accadendo. > Disse Ayane quando Gonshiro ebbe finito di parlare.
< Sta accadendo tutto troppo velocemente e voi dovete sapere: siete la famiglia di Kasumi-San e Shinji-San ed è necessario che sappiate la verità. >
< Perché? Tanto non possiamo aiutarli! > Ribatté Ayane sprezzante
L’anziano abbassò lo sguardo per un istante: non sapeva come trovare la parole giuste per affrontare un argomento tanto delicato.
Proprio quando stava per parlare, Hitomi disse qualcosa: < Non è per aiutarli, vero? >
Scosse la tessa in segno di negazione, gli occhi coperti da un velo di tristezza.
Allora Hitomi capì: < Lei ce lo sta dicendo perché se dovesse accadere qualcosa a Kasumi saremmo noi a doverci prendere cura di Shinji, non è così? >
L’anziano annuì, incapace di aggiungere altro.
< C’è sempre Ryu. Lui è il padre di Shinji. Non fraintenda: non avrei alcun problema ad accettare il ragazzo nella famiglia ma prima di noi c’è sempre Ryu. > Ragionò Hayate.
< Temo che Kaito potrebbe compiere un gesto insano pur di tenere Kasumi con sé. > Gonshiro non lo disse chiaramente ma la parola omicidio era palesemente leggibile nei suoi occhi stanchi.
Un pesante silenzio calò nella stanza e rimase lì sospeso per interi minuti.
< Ce la faranno! > Sbottò improvvisamente Ayane alzandosi in piedi < Ryu e mia sorella sono due dei migliori ninja del clan e sono certa che riusciranno a sconfiggere quello schifoso! > Stava praticamente urlando, stupendo tutti i presenti.
Hayate sorrise, stringendo le mani della moglie: < Ho la massima fiducia in tutti e tre. Riusciranno nel loro intento. > Disse il ninja con calma.
< Inoltre devono solo recuperare dei ciondoli e portarli qui, giusto? Mi sembra piuttosto semplice, non vedo grandi rischi di fallimento. > Aggiunse Hitomi con serenità.
< Non è così semplice. Sono certo che al tempio del sole non lasceranno andare il ciondolo con tanta facilità e il tempo è nostro nemico: hanno un solo giorno ormai per tornare qui e completare il rito. >
< Il rito? >
< Ottenuti i tre ciondoli questi vanno uniti e poi va compiuto un sacrificio. > Una lieve pausa. < Un sacrificio di sangue. >
< Cosa significa? > Parlò Ayane con tono sconvolto
< Uno di loro dovrà sacrificarsi e donare il proprio sangue per risvegliare completamente Hinata. >
Gonshiro chinò nuovamente il capo e chiuse gli occhi, troppo addolorato per aggiungere altro.
Hitomi strinse convulsamente le mani del marito, avvicinandosi ancor più a lui, per poi carezzargli teneramente una guancia.
< Uno di loro dovrà morire quindi. > Sentenziò Hitomi sussurrando appena, dando voce ad una verità che nessuno di loro desiderava realmente affrontare: dicendo quelle parole a voce alta Hitomi aveva reso quella realtà vera e tangibile: dunque non era più una vaga e terribile idea nelle loro menti ma un fatto esistente.
L’anziano sospirò: < In realtà esiste una possibilità. >
Gli occhi dei tre si puntarono sull’uomo,  aggrappandosi a quella minuscola speranza che il Sensei stava dando loro.
< Quale sarebbe? > Hayate sbilanciò il proprio peso in avanti, protendendosi verso l’altro, cautamente fiducioso.
< Di fatto non so che tipo di sacrificio di sangue: potrebbe bastare una semplice goccia del sangue di Kasumi, oppure… >  Non riuscì a terminare la frase, le parole rimasero incastrate in gola, incapaci di uscire, soffocando il minuscolo barlume di speranza che era nato nei loro cuori.
< Oppure potrebbe richiedere la sua morte. Dico bene, vecchio? > La voce tagliente di Ayane ruppe il religioso silenzio che era calato nella stanza.
Hayate si alzò in piedi con uno scatto secco, ignorando le flebili proteste di Hitomi e l’espressione di biasimo della sorellastra: uscì dalla casa del capo villaggio e, semplicemente, iniziò a vagare per il borgo, le parole di Ayane continuavano a rimbombare nella mente del ninja.
 
Potrebbe richiedere la sua morte.
 
Potrebbe richiedere la sua morte.
 
La sua morte.
 
La morte di Kasumi.
 
I tendini dell’uomo si tesero visibilmente, il passo divenne più rigido e affrettato: iniziò a marciare su quella che ricordava essere la strada verso la casa di Kasumi, isolata rispetto al villaggio.
La raggiunse in qualche minuto, teso e nervoso, e solo dopo essersi assicurato di essere completamente solo, escludendo la moglie e la sorellastra che lo avevano seguito, sfogò il suo immenso dolore: un urlo proruppe dalla gola di Hayate, roco e potente: sentì il fiato grattare le pareti della laringe, raschiate da quel grido carico di sconforto. 
Il ninja si chinò, arrivando a battere entrambi i pugni a terra con un’inaudita forza, dettata dalla disperazione crescente in lui.
Continuò a strillare e a picchiare i palmi delle mani, oramai scorticati e sanguinanti, a terra.
< Hayate! Ora basta! > Esclamò perentoria Ayane, tentando di sovrastare la voce disperata del fratellastro.
< Sei un ninja e futura guida del clan Mugen Tenshin! Un po’ di contegno! >
Hayate sollevò il corpo da terra, rivelando il volto coperto da lacrime e polvere: < Me ne frego del contegno e del clan! Non capisci Ayane? Kasumi è condannata ed io non posso fare nulla! Di nuovo! Nessuno di noi può. Io… Io non voglio perderla nuovamente, non ora che siamo riusciti a trovarla, non ora che possiamo tornare ad essere una famiglia! >
Ayane spalancò gli occhi incapace di controbattere, troppo sconvolta dalla situazione così surreale.
Hitomi si precipitò a stringere fra le proprie candide braccia il capo del marito, scosso dai singhiozzi: < Hayate riusciremo a trovare una soluzione: Gonshiro-Sensei ha detto che non è certo della quantità di sangue necessaria al sacrificio, dunque la speranza non è ancora perduta. Me lo hai insegnato tu che non bisogna arrendersi fino alla fine e lo hai insegnato anche a Kasumi, ad Ayane e a Hayabusa. Non gettare la speranza al vento, amore mio. >
Quelle semplici parole riuscirono a calmare l’animo di Hayate e commuovere, seppur nel profondo, la ninja dai capelli viola, che chinò il capo non sapendo come ribattere.
Rimasero svariati minuti in quella posizione, avvolti da un silenzio surreale: Hitomi a terra a consolare il marito e Ayane in piedi, a qualche passo da loro, ad osservare il terreno polveroso sotto ai suoi piedi.
< Io ho fiducia in loro. > Sussurrò la ninja dai capelli viola, stupendo sia se stessa che gli altri due.
< Ho fiducia in loro. > Ripeté a voce un po’ più alta, osservando il cielo e sperando, pregando, che andasse tutto nel verso giusto.
  
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