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Autore: Ciulla    18/12/2015    2 recensioni
Lord Beerus è leggermente contrariato del fatto che il suo maestro abbia altri allievi...
"“Ricordo quando ancora lei non sapeva nulla di arti marziali, non sapeva volare, non sapeva tirare un colpo d’energia... E non era minimamente interessato ad imparare nulla di tutto ciò! Quando le chiedevo di allenarsi lei si limitava a mostrarmi le sue innate abilità feline, arrampicandosi agilmente su di me e salendomi sulle spalle per scompigliarmi i capelli!”
“Il mio era puro interesse scientifico!” Si lamentò il dio. “Ero curioso, volevo capire come facessero a stare così dritti e immobili!”"
Genere: Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lord Bills, Whis
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Un maestro per sempre'
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Whis, chiuso in camera sua, sospirò affranto. Da quando Goku e Vegeta erano tornati sulla terra a trascorrere del tempo con le rispettive famiglie, il suo massimo divertimento era stato intrattenersi in qualche sporadica e certamente non brillante conversazione col pesce oracolo, e l’alieno azzurro si era a malincuore rassegnato ad un po’ di solitudine. Stare da solo non gli era mai dispiaciuto, essendovi abituato, ma da quando aveva cominciato ad allenare quei Sayan gli era successo sempre meno spesso di ritrovarsi in tale condizione; i due alieni erano casinisti e pretenziosi, richiedevano un’attenzione costante e costante era la loro presenza intorno a lui. Trovava noioso schivare i loro lenti attacchi per ore di fila, ma era anche vero che la loro presenza gli forniva qualcosa a cui pensare. I due gli davano anche molta soddisfazione: lord Beerus, impegnato com’era a distruggere e dormire, si allenava veramente poco ed in questo modo Whis poteva constatare come le proprie capacità di insegnante fossero ancora ottime. Grati com’erano per la sua fatica, inoltre, Goku e Vegeta si prodigavano in ogni modo per fargli piacere: svolgevano le sue mansioni più noiose, gli portavano un sacco di ottimo cibo, lo riempivano di regali e di adulazioni... In effetti, quando non c’erano, quasi gli mancavano. Soprattutto se il suo signore non faceva altro che poltrire steso in un letto per tutto il giorno.
Interrompendo i suoi pensieri malinconici, qualcuno bussò con decisione alla porta della sua camera.
“Whis? So che sei qui dentro, avverto il tuo ki. Posso entrare?”
L’alieno aggrottò le sue sottili sopracciglia, sorpreso da quella voce conosciuta. “Lord Beerus!” Esclamò aprendo la porta e facendogli cenno di entrare. “Non dovrebbe essere a letto? Ha dormito solo un mese e mezzo!”
Il dio della distruzione, rifiutando la sedia che Whis gli porgeva e stendendosi comodamente sul suo letto, sbuffò sonoramente. “Ormai mi sono abituato così tanto al baccano di quegli scimmioni che quando non ci sono non riesco ad addormentarmi.”
Il suo assistente sorrise, interpretando arbitrariamente le parole del gatto. “Sa, in effetti mancano anche a me.”
“Non è quello che intendevo!” Esclamò Beerus innervosendosi; era evidente che per qualche motivo l’ultima affermazione di Whis l’aveva fatto arrabbiare seriamente. La sua aura divampò per qualche istante, ma poi il gatto sorrise, cercando di tranquillizzarsi. In fondo non voleva distruggere nulla, all’interno del palazzo. “Ti andrebbe di fare due passi con me? Ho le gambe intorpidite.”
“Certamente, lord Beerus” affermò Whis alzandosi di scatto dalla comoda poltrona a sacco su cui era seduto - un regalo di Goku e Vegeta, ovviamente. Affiancò il gatto viola, ed insieme si recarono al piano inferiore e si avviarono affiancati per le stradine del pianeta quadrato. Beerus non guardò il suo assistente per diverso tempo, preferendo tirare calci ai sassolini che si trovava davanti, mentre Whis lo fissava incuriosito, certo che il dio nascondesse qualcosa dietro la visita improvvisa.
“Allora, Whis” prese parola Beerus dopo un po’ di tempo. “Come procedono gli allenamenti dei due Sayan?”
“Oh, molto bene.” Rispose subito lui, con gli occhi illuminati. “Anzi, fin troppo. Sono due allievi molto portati, e sono obbedienti e rispettosi. Imparano in fretta, hanno raggiunto un livello che non mi sarei mai aspettato da loro, e in così pochi mesi! Inoltre mi riempiono di regali e di cibo, fanno tutte le mansioni di casa e non si lamentano mai; sono due allievi modello! Pensi che da quando sono arrivati le hanno cambiato tutti i giorni le lenzuola!”
“Ma Whis... Le mie lenzuola sono fatte del tessuto più pregiato della galassia. Può rimanere pulito per decenni, e tu me le cambi solo una volta all’anno.”
“Sì, beh, ma questo loro non lo sanno. Mi diverto troppo a vedere le loro espressioni scioccate ogni volta che rischiano di far esplodere una delle sue bombe-sveglia!” Whis si lasciò andare ad una risata cristallina, dal suono quasi femminile per quanto era delicata. Il dio si stupì di vedere come, in nessuna occasione, Whis perdesse la grazia che lo contraddistingueva; non ricordava di averlo mai visto scomposto nemmeno per un attimo. Anche le poche volte in cui gli era capitato di vederlo addormentato non aveva un capello fuori posto, o un arto posizionato casualmente; dormiva impettito, disteso sulla schiena e con le mani intrecciate sul ventre, assolutamente immobile e armonioso. Era sempre impeccabilmente perfetto; aveva un modo di fare davvero elegante perfino in quel momento,  mentre lo guardava con aria interrogativa, probabilmente chiedendosi perché il dio lo stesse fissando con aria ebete e pensierosa.
Beerus si riscosse. “Ah, bene, bene, mi fa piacere... Degli allievi perfetti, dunque.”
“Certamente, non avrei potuto chiederne di migliori. Occupano le mie giornate e le riempiono di gratificazione e divertimento.”
“Tutto il contrario di me, dunque” borbottò il gatto.
Whis ridacchiò. Ecco che il dio aveva messo le carte in tavola, chiedendogli implicitamente se fossero degli allievi migliori di lui. Perché non stuzzicarlo un po’?
“Oh sì, lord Beerus, niente a che vedere. Lei fin dai primi giorni di allenamento non mi ha mai ascoltato, non ha mai fatto quello che le chiedevo di fare. Certo, all’inizio era solo un bambino, ma avrebbe comunque dovuto avere quella compostezza che ci si aspetta da un futuro dio della distruzione. Invece no! Ci sono voluti anni per farle quantomeno assumere un comportamento accettabile, più altri decenni per farle raggiungere un tale livello di combattimento! Penso che continuando ad allenarsi a questo ritmo i Sayan potrebbero superarla velocemente...”
“Whis!” Lo interruppe il dio. “Non essere così ingrato! Ricordati che vivi in questo palazzo lussuoso solo perché ti permetto di affiancarmi come assistente. Misura le parole.”
Una strana aura viola si stava nuovamente formando intorno al dio, ma Whis non se ne preoccupò e continuò con la sua filippica.
“Ricordo quando ancora lei non sapeva nulla di arti marziali, non sapeva volare, non sapeva tirare un colpo d’energia... E non era minimamente interessato ad imparare nulla di tutto ciò! Quando le chiedevo di allenarsi lei si limitava a mostrarmi le sue innate abilità feline, arrampicandosi agilmente su di me e salendomi sulle spalle per scompigliarmi i capelli!”
“Il mio era puro interesse scientifico!” Si lamentò il dio. “Ero curioso, volevo capire come facessero a stare così dritti e immobili!”
“E non l’ha ancora capito, vero?”
“È un mistero” ammise il gatto, avvicinandosi all’assistente e tentando di appiattirgli la chioma appuntita.
Whis si scansò agilmente. “Riprendiamo la nostra conversazione, la prego. Eravamo rimasti a lei che ammetteva di essere geloso del tempo che trascorro con i miei due altri studenti...”
Beerus, furioso, sbuffò così forte che un’onda di energia  si liberò da lui e distrusse uno dei pianeti vicini.
“Non ho mai detto nulla del genere!”
“Era implicito, Lord Beerus.”
“Per quel che me ne importa! Puoi anche trasferirti sulla terra ad allenarli ventiquattrore su ventiquattro, non mi interessa minimamente.”
Whis rise graziosamente. Si fermò di fronte all’entrata del castello; non se ne era accorto, ma passeggiando col suo dio avevano percorso l’intero  perimetro del pianeta. “Non lo farei mai, lord Beerus. Questa è casa mia. Appartengo a questo posto. Non si libererà di me tanto facilmente!”
“Che peccato!” urlò il dio, entrando nel palazzo e salutando Whis con un cenno della mano.
All’interno, nascosto da sguardi indiscreti, Beerus ripensò alle ultime parole dell’assistente e sorrise sollevato.
Osservando il volto del dio all’interno della sfera magica del suo bastone, Whis sorrise di rimando e tornò ridacchiando in camera sua, ad accomodarsi sulla sua comoda poltrona a sacco.
“Che bella passeggiata!” 
   
 
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