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Autore: Silvar tales    19/12/2015    10 recensioni
Vieni con me. Io posso insegnarti, posso farti vedere.
Non hai visto che la luce, in tutti questi anni. Riposa gli occhi. Concediti un po' di oscurità, e vedrai che saprai discernere meglio le cose del mondo.
Le cose non sono mai state come ti appaiono. Io ti insegnerò a vedere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kylo Ren, Rey
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Rinascenza








Come era possibile rimanere sordi al richiamo del Lato Oscuro?
Ren non riusciva a ignorare la Luce, essa lo accecava impedendogli di vedere il cammino di verità che aveva deciso di percorrere. Rey non avrebbe dovuto ignorare il Lato Oscuro, esso era come uno scivolo per raggiungere un luogo che altrimenti sarebbe stato accessibile solo attraverso un'inutile e faticosa scalinata. Come poteva non esserne attratta?

"Vieni con me. Io posso insegnarti, posso farti vedere. Non hai visto che la luce, in tutti questi anni. Riposa gli occhi. Concediti un po' di oscurità, e vedrai che saprai discernere meglio le cose del mondo. Le cose non sono mai state come ti appaiono. Io ti insegnerò a vedere".

Così le aveva parlato, mentre Rey si ostinava a resistere, pur costretta dai lacci di metallo. Pareva che neppure udisse le sue parole, esse le scivolavano letteralmente addosso come fossero acqua. La sua era un'anima così pura, a tal punto incorruttibile? Se possibile, questa idea spronava ancora di più Ren a volerla condurre sulla via che lui riteneva essere giusta.
Dopo che si erano confrontati nei boschi sferzati dalle raffiche nevose, e dopo essersi separati, Rey era diventata un pensiero fisso nella sua mente. Era assolutamente certo che fossero cugini, che il padre di lei fosse Luke Skywalker, fratello di sua madre, e che nelle vene di entrambi scorresse il sangue di Dart Fener. Lui da solo non era abbastanza forte, non ancora. Ma Rey, Rey era forte del Lato Chiaro della Forza. Soltanto il vago pensiero di ciò che avrebbe comportato una loro unione scatenava in Kylo Ren violenti brividi di onnipotenza. Per di più Rey lo attraeva fisicamente, non aveva mai provato per una donna un'attrazione così martellante e invadente, una strana affinità fatta di opposti.
Quei pochi contatti che avevano avuto, per di più fatti di laser che stridevano uno contro l'altro, avevano suscitato in lui sentimenti dilanianti. Da un lato non avrebbe desiderato nulla di più che distruggerla, privarla degli arti e finirla solo una volta che fosse stata agonizzante e strisciante per terra con la bocca piena di sangue; dall'altro, avrebbe voluto stringerla a sé e farla sua. Per questo, combattuto come lo era sempre stato, non era riuscito a prevalere su di lei che, messa alle strette, aveva giocato con un potere che non capiva, ma che intuiva. E l'intuito le era bastato, anzi, l'intuito era tutto ciò che le occorreva.
La Forza scorreva davvero potente nella piccola Rey. Si trattava solo di incanalarla nel binario giusto.

Ren abbassò gli occhi su quel nero teschio deforme, sulle orbite vuote che lo fissavano, quasi a chiedergli vendetta.
Era tutto ciò che gli rimaneva del suo retaggio. Spesso vi si rivolgeva, parlando in realtà a sé stesso. Ma gli piaceva pensare che Fener fosse, da qualche parte, in ascolto.

"I nostri destini sono legati, Rey di Jakku. Mischiamo nuovamente il sangue degli Skywalker, solo una volta di più, e allora egli sarà nuovamente fra noi. Non capisci, non vedi che soltanto un Sith potrà mantenere la pace? Perché un Sith non è timoroso di esercitare il potere. Tuo padre ha liberato la galassia, così come si libera un prigioniero dalla cella per portarlo al patibolo. L'ha liberata dall'Impero e non ha pensato che l'unico modo per mantenere la libertà fosse limitarla".

Ren si passò una mano sugli occhi: i polsi gli tremavano. I riccioli neri gli ricadevano scomposti sul volto, un velo di sudore gli inumidiva la fronte e le guance. Aveva tolto la maschera. Senza di essa, a volte temeva di essere ancora Ben Solo, niente più che un apprendista che pendeva dalle labbra dello zio, desideroso di apprendere così come un moribondo nel deserto è desideroso di attingere acqua da un pozzo. Ma quei tempi ingenui erano ormai obliati.
Aveva fabbricato una sua spada laser, seppur fosse rudimentale e imperfetta. Lingue di luce ne frastagliavano i contorni, come eruzioni e riccioli di materia su una superficie stellare. Quando il soldato ribelle aveva impugnato la spada di Anakin Skywalker, non vi era stato più alcun dubbio su quale tra le due fosse l'arma più nobile.
Doveva essere sua. Apparteneva a lui. Era la sua eredità.
Solamente lui aveva saputo capire i suoi propositi e i suoi ideali, o almeno ciò che erano stati i suoi ideali prima che egli venisse nuovamente accecato dalla Luce.

Ren allungò la mano, come avesse voluto afferrare l'invisibile. Sentiva la Forza vibrare nel palmo della sua mano, arricciarsi attorno alle sue dita.
"Ascoltami Rey, sentimi Rey. Vieni con me".



Rey aprì gli occhi su un mondo nero. Una voce le rimbombava nella testa, una voce che sembrava allo stesso tempo intima e remota. Pian piano i contorni del luogo ove giaceva iniziarono a scrollarsi il buio di dosso. Aveva sognato, oppure...?
Un rumore metallico come un tintinnio vibrato proveniva dal comodino alla sua destra. Rey allungò un braccio, e non appena la toccò la spada laser smise di agitarsi, come se avesse voluto liberarsi da catene invisibili e il suo tocco l'avesse improvvisamente domata.

"La Forza scorre potente nella nostra famiglia".
   
 
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