Libri > I Miserabili
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Autore: Crilu_98    19/12/2015    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se ai due personaggi più tragici e controversi dei Miserabili fosse stata data una seconda possibilità?
Se Javert non si fosse buttato nella Senna? Se Eponine fosse sopravvissuta alle barricate?
Una storia un po' inverosimile in cui si intrecciano amore, rimorso e desiderio di riscatto. Perché anche i miserabili hanno il diritto di essere felici.
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eponine, Javert, Jean Valjean, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Sei sicura di volermi al tuo matrimonio, Cosette? Sarei estremamente fuori luogo, senza neanche un accompagnatore!-
-Oh, invece certo che sarai accompagnata, amica mia!-
-E da chi?-
-Dall'Ispettore Javert, naturalmente! Ahia!-
Eponine era rimasta talmente scioccata dalle parole dell'amica che l'aveva punta con le forcine che stava sistemando sul suo capo per l'ultima prova del vestito.
-Ma ti sei resa conto di quello che hai appena detto?-
"Un conto è aver ormai capito che non amo più Marius. Ma presentarmi al suo matrimonio con un altro uomo, e per di più se quest'uomo è proprio Javert, è un'altra storia!-
Cosette si voltò verso di lei con una smorfia di dolore sul bel viso, massaggiandosi la nuca:
-Marius voleva invitarlo per ringraziarlo di non averlo denunciato, ma lui ha rifiutato dicendo che doveva occuparsi di tuo fratello Jean, che non poteva stare a casa da solo visto che l'Ispettore ha arruolato Louis nelle file degli informatori della polizia...-
-Lo so, e se solo gli succede qualcosa io uccido quell'uomo con le mie stesse mani! E pensare che glieli ho affidati io...-
-Non crucciarti, Eponine, Javert si è affezionato ai tuoi fratelli, a suo modo. Allora io gli ho detto: "Non vi preoccupate, Monsieur, ho già pregato Louis e Jean di farmi da paggi, non dovete occuparvi di loro quel giorno!"
E lui niente, ha preso come scusa il fatto di essere da solo e che si sarebbe sentito fuori luogo. Esattamente le tue parole, insomma, e allora ho pensato: perché no?-
E dicendo questo Cosette le porse un invito formale finemente rilegato, del tipo di quelli che lei non avrebbe mai inviato. Era indirizzato a "Monsieur Javert" e a "Madmoiselle Eponine". La ragazza si commosse quando capì che i suoi amici avevano evitato di segnare il suo cognome per delicatezza, visto che aveva rinnegato la sua famiglia.
"In fondo, Javert ti ha salvato la vita e sta mantenendo i tuoi fratelli: sarebbe giusto ripagarlo, anche solo con un giorno di festa!"
-Già, Cosette, hai ragione: perché no?-
 
Quando Jean aprì la porta e si trovò davanti la sorella, un grande sorriso gli illuminò il volto.
-Ciao piccolo!- disse lei dolcemente, abbracciandolo stretto. -Tuo fratello c'è?-
Jean scosse la testa ed Eponine tirò un sospiro di sollievo: Louis era molto intelligente e a volte insinuava cose che a lei non piacevano affatto.
"Scommetto che non si azzarderebbe mai a dire quelle cose con Javert presente!"
-E l'Ispettore?-
Il bambino indicò la camera da letto e poi si portò i palmi delle mani unite sotto l'orecchio.
-Oh, capisco, sta riposando! Allora farò piano.- disse portandosi l'indice alle labbra. Jean sorrise, annuì e tornò ad osservare la città dal balcone.
Eponine scivolò silenziosa nella stanza, impacciata da quegli abiti che Cosette insisteva nel prestarle. Non erano lussuosi -Ultime Fauchelevant, qualsiasi fosse il suo vero nome, era un uomo onesto, benestante ma non ricco- eppure addosso a lei le sembravano sprecati, esagerati. Le sembrava di fingere, di mentire.
Javert era disteso sul letto con gli occhi chiusi. Indossava solo i pantaloni e la camicia bianca, come l'ultima volta che era stata in quella stanza. Al ricordo le sue guance si colorarono di rosso.
"Che sciocca che sono stata!" si rimproverò. Il respiro dell'uomo era regolare e leggero e il suo viso era rilassato come mai Eponine l'aveva visto. La ragazza appoggiò l'invito di Marius e Cosette sul comodino accanto al letto e si chinò ad osservare l'Ispettore.
"Non si è tagliato i capelli ancora, gli stanno diventando lunghi. E si è dimenticato di farsi la barba, un'altra volta, ma cosa gli succede? Eppure anche con i capelli in disordine, la barba più grigia che nera e la camicia stropicciata è così... Così Javert: un uomo a suo modo retto, intransigente e... E sì, bello. Eponine datti una svegliata, perché resti qui a guardarlo come una cretina? Dileguati, santo cielo, prima che si svegli. Altrimenti dovrai spiegargli, oltre all'invito, anche il tuo imbarazzante comportamento!"
Si ritirò di scatto e si avviò verso la porta, ma la voce dell'Ispettore la fermò:
-Dove pensate di andare, così di fretta?-
Si era alzato a sedere sul letto e la fissava incuriosito. Eponine si irrigidì e si costrinse a voltarsi verso l'uomo con un sorriso forzato:
-Io... Sono... Venuta a portarvi l'invito al matrimonio di Cosette e Marius!-
Javert aggrottò la fronte, infastidito:
-Ho già detto a quel rivoluzionario scriteriato che non metterò piede al suo matrimonio. Perché pensavano che mandando voi la risposta sarebbe stata diversa?-
-Ecco... Questo invito... è un po' diverso dal precedente, ecco! Sì, insomma, Cosette ha pensato di fare una cosa leggermente diversa, ecco!-
Javert la fissò perplesso e vagamente preoccupato:
-Vi sentite bene, Madmoiselle?- chiese prendendo la busta color panna e aprendola. La ragazza strizzò gli occhi pensando: "Ci siamo, oh mio Dio, ci siamo! Ora mi riderà in faccia!"
Invece, quando riaprì gli occhi, Javert la stava fissando con lo sguardo tremendamente serio. Stringeva l'invito come se temesse di vederlo volare via e apriva e chiudeva la bocca senza dire nulla.
-E' uno scherzo?- chiese a  voce bassa.
Una parte di Eponine,quella che stava bruciando per l'imbarazzo, era tentata di rispondergli di sì. Però poi prevalse la ragione e a fatica rispose:
-No, ecco il fatto è che... Voi siete solo e io anche e... E capisco se non volete essere accostato alla figlia di un ladro, di un assassino, di un truffatore ma... Ma voi avete fatto molto per me, Ispettore Javert: mi avete salvato la vita, mi avete accolta, sfamata e riunita ai miei amici. Non credevo che foste capace di tale e tanta... umanità, ma mi sbagliavo. Siete una persona molto migliore di quello che lasciate intendere!-
Quel discorso le era uscito di getto e ora si stava mordendo il labbro osservando Javert, il quale lentamente si alzò in piedi, ripose con cura l'invito sul comodino e si avvicinò a lei con cautela.
Erano a pochi centimetri l'uno dall'altra ed Eponine si sentiva paralizzata, incapace anche solo di indietreggiare.
-Voi. Ringraziate. Me.- sussurrò Javert incredulo. Poi fece una cosa di cui Eponine non lo avrebbe mai ritenuto capace: rise. L'Ispettore Javert buttò indietro la testa e scoppiò a ridere: una risata amara, ma anche liberatoria e forse un po' felice. Poi le sue iridi azzurre tornarono a guardare lei:
-Voi mi ringraziate di avervi salvato la vita, Madmoiselle? Davvero? Tutto quello che ho fatto è stato raccogliervi come una bambola di pezza e portarvi da un medico e a dirla tutta non mi ero neanche accorto di avere tra le braccia una ragazza. L'avrebbe fatto chiunque. Ma non tutti avrebbero fatto per me quello che avete fatto voi.-
-Non... Non capisco...- balbettò Eponine, stordita dalla sua vicinanza e dal suo profumo fresco che l'invadeva a ondate.
-E come potete?- rispose con un mezzo sorriso l'Ispettore:
-Nessuno può comprendere, in verità, quanto fossi smarrito quando mi sono imbattuto in voi: la mia vita, i miei ideali, le mie convinzioni si erano appena rivelati una completa illusione. Una chimera. Non avevo più nulla per cui vivere e vagavo per le strade come un pazzo; decisi che, prima di buttarmi nella Senna, avrei fatto visita ai corpi di quei giovani che avevo contribuito ad ammazzare. Ero certo, infatti, che la loro esistenza era stata molto più concreta, importante e sensata della mia. Ho passato in rassegna i cadaveri come un becchino, con gli occhi fuori dalle orbite e me ne stavo andando quando ho sentito un respiro. Era poco più di un soffio ma era ciò che vi teneva in vita, madmoiselle.-
Eponine non sapeva cosa dire, scioccata dalle rivelazioni di Javert.
"Perché mi sta raccontando queste cose proprio adesso?"
-Ho pensato che forse era l'occasione che il Signore mi offriva per presentarmi a lui almeno con una buona azione compiuta e vi ho salvato. E non l'ho fatto perché credevo meritaste di vivere, come avrebbe fatto Valjean o come farei adesso, ma solo, ancora una volta, per il mio tornaconto. Perciò no, non sono un uomo buono, come pensate voi. Ci sto anche provando, ad esserlo, ma non lo sono. Ho quarantatre anni e li ho spesi tutti male!-
Ormai sembrava stesse parlando più a sé stesso che a lei.
"Chi sarà mai questo Valjean???"
-Però mi avete salvata e non solo quella volta: senza di voi adesso riposerei sotto terra, sgozzata dal coltello di Montparnasse o di mio padre!-
Javert torno in sé:
-E' vero. E' vero. Io avrò anche salvato la vostra vita, ma voi avete salvato entrambe la mia vita e la mia anima, madmoiselle. Ed è un debito che non potrò mai ripagare...-
-Venite al matrimonio con me, allora, solo per cominciare.- tentò la ragazza, speranzosa.
"Ma ancora speri in qualcosa, 'Ponine? Non hai imparato nulla?"
Javert sorrise mestamente:
-Ho quarantatre anni.- ripeté -Voi, invece, quanti ne avete?-
-Ventuno.-
L'espressione sul viso dell'uomo si scurì ulteriormente:
-Ecco, visto? Cosa pensano di ottenere, i vostri amici, invitandoci insieme? Di cancellare il vostro passato? Di cancellare il mio, forse? Cosa potrebbe mai pensare la gente, vedendoci assieme? Ventuno anni, il Signore mi fulmini se solo osassi...- il respiro era affannato ed Eponine poteva sentire il cuore di Javert battere furiosamente.
-Se solo osassi...- sussurrò nuovamente lui, alzando la mano verso il suo viso e poi ritraendola, come scottato. -Come potrei mai sperare in qualcosa di più della vostra sopportazione, me lo spiegate? Cos'hanno tutti quanti? Non capiscono che un uomo come me deve rimanere solo?- inveì rabbiosamente.
Eponine sentì le lacrime arrivarle agli occhi in un batter di ciglia e tentò di sgusciare via dall'ombra dell'Ispettore senza darlo a vedere ma Javert era pur sempre un poliziotto:
-Madmoiselle, vi prego, no!- esclamò ansioso, trattenendola per un braccio. C'era tanta disperazione nel suo sguardo ed Eponine avvertì una morsa profonda alla bocca dello stomaco.
-Non piangete, io... Non volevo offendervi!- disse l'Ispettore concitatamente. Senza replicare, Eponine gli posò una mano sulla guancia resa ispida dalla barba. Javert sussultò e sbarrò gli occhi, ma non si ritrasse. Assaporò invece quel contatto, respirando profondamente e strusciando il viso contro il suo palmo come un gattino indifeso.
Eponine tornò con la mente alla prima volta in cui aveva concesso il suo corpo: un uomo l'aveva presa per le anche, posseduta e poi abbandonata nel vicolo con in mano poche monete. Era stata una delle esperienze più traumatiche della sua giovane vita, ma la corazza che poi aveva costruito attorno a sé l'aveva protetta nelle successive occasioni. Ora la ragazza sapeva che se Javert l'avesse voluto, si sarebbe liberata in poco tempo di quel vestito elegante, l'avrebbe spogliato e sarebbero finiti sul letto; e sapeva anche che questa volta non le sarebbe affatto dispiaciuto. Ma con dispiacere dovette ammettere a sé stessa che fare l'amore con lei avrebbe solo incrinato l'equilibrio già fragile dell'Ispettore.
"Però un altro bacio me lo posso concedere." pensò maliziosa. Come se le avesse letto nel pensiero, Javert aprì gli occhi. Eponine osservò per qualche istante quelle due lastre di ghiaccio che in passato l'avevano terrorizzata e si sporse leggermente verso le sue labbra socchiuse...     
   
 
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