Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: heliodor    19/12/2015    2 recensioni
Jack Frost arriva ad Arendelle per indagare su di una misteriosa nevicata. Qui incontra Elsa e i suoi amici, con i quali vivrà un incredibile avventura per salvare il mondo e il Natale...
Finalmente la mia prima Jelsa!
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Kristoff, Olaf, Sven
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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I due yeti marciano fino al centro della sala trascinandosi dietro un sacco. Qualcosa all’interno si agita.
Uno dei due yeti solleva il sacco e lo rovescia. Dall’apertura rotola un ragazzo dai capelli bianchi, un bastone di legno ricurvo stretto tra le mani.
― Accidenti ― esclama toccandosi la fronte. ― Questa cosa fa male, ragazzi. Non ci provate neanche più ad essere meno rudi, vero?
I due yeti grugniscono qualcosa e fanno un passo indietro.
― Scusali Jack ― esclama una voce con un leggero accento russo.
Il ragazzo alza gli occhi al cielo. Su di lui incombe la figura massiccia di un omaccione, le braccia spesse come tronchi incrociate sul petto e il viso incorniciato da una folta barba bianca. Sul braccio destro è tatuata la parola “buono”, sul sinistro “cattivo”.
― Ah, sei tu. ― Jack si alza. ― Dovevo immaginarlo. Cosa ho combinato stavolta per farti arrabbiare? ― domanda con tono rassegnato.
― Dimmelo tu, Jack. Pensi di aver fatto qualcosa di male?
Jack fa spallucce. ― Credo di no.
L’omaccione fa un cenno ai due yeti. ― Ragazzi, lasciateci soli per un po’.
I due yeti lanciano un’occhiata dubbiosa a Jack, poi si voltano e lasciano la sala.
― Allora, Jack, ricominciamo. Sei sicuro di non avere qualcosa da dirmi?
― No.
― Sicuro, sicuro, sicuro?
― Senti Nord ― dice Jack esasperato. ― Ho delle cose da fare, sono una persona impegnata. Ho risposto alla tua domanda, posso andare adesso?
Nord passeggia avanti e indietro con le mani dietro la schiena. ― Quanta fretta, Jack. Dov’è che devi andare?
― Se non te ne sei accorto ― dice Jack agitando il bastone. ― Io sono lo spirito dell’inverno e tra poco sarà Natale.
― E credi che io non lo sappia? ― domanda Nord accigliato. ― Ma non è dell’inverno che dobbiamo parlare.
― E di cosa allora? ― chiede Jack annoiato.
― Dell’estate.
― Estate?
Nord annuisce solenne.
― Ci vogliono altri sei mesi per l'estate ― dice Jack spolverandosi i pantaloni. ― Non possiamo parlarne più tardi?
― Non mi riferisco all'estate che verrà, ma a quella passata ― dice Nord voltandosi. ― Vieni, voglio mostrarti una cosa.
Al centro del salone, in alto, una sfera torreggia su di loro. Un paio di minuscoli esseri dal buffo capello a punta e l'aria indaffarata sciamano attorno all'oggetto scambiandosi rapidi squittii.
― Bella ― dice Jack con occhi rapiti. ― È l'ultimo modello o sbaglio?
Nord annuisce soddisfatto. ― L'ho appena fatta montare. Magnifica vero? Registra tutto quello che succede in più di cinquanta posti diversi. E posso dirigerla dove voglio. E l'immagine? Di una nitidezza sublime. Scordati quegli orribili sfarfallii e l'effetto neve dei vecchi modelli.
― A me piace l'effetto neve. Mi ricorda... la neve.
Nord sbuffa. ― In ogni caso, devo mostrarti una cosa.
― Elfi ― dice Jack scansandone uno all'ultimo istante. La creatura fila via parendo oltre un angolo. ― Pensavo ti fossi liberato di loro una volta per tutte.
― Allietano le mie gelide serate ― dice Nord serafico. A un suo gesto la sfera prende vita e inizia a ruotare. Sulla superficie tirata a lucido si forma un'immagine sbiadita. Ombre sfocate si muovono sullo sfondo. Nord ruota un pomello sul quadro di comando e l'immagine sbiadisce, lasciando il posto a una veduta color bianco latte. Nord tira una leva a sé e la veduta si allarga diventando un fiordo che racchiude una città e un porto a cui sono ancorate delle navi.
Jack si avvicina, lo sguardo accigliato.
― Ti ricorda qualcosa? ― domanda Nord.
Jack fa spallucce. ― Che posto è?
― Arendelle ― dice Nord ruotando l'immagine per inquadrare un castello dalle guglie turchese. ― Un piccolo regno a sud di qui. L'immagine risale al luglio di quest'anno, più o meno.
― Non mi dice niente.
― Sei davvero sicuro?
― Senti Nord, ti ho già detto che... ― Gli occhi di Jack scivolano sui tetti imbiancati di neve, le strade ghiacciate, i pochi passanti che camminano veloci lasciandosi dietro sbuffi di condensa. Nuvole grigie e pesanti affollano il cielo nascondendo il sole e tutto sembra immerso in un gelido crepuscolo. ― Luglio hai detto?
Nord annuisce.
― Quanto è a nord Arendelle?
― Non abbastanza da avere un luglio così gelido.
― Davvero incredibile. Devo passaci un giorno di questi.
― Sicuro di non esserci già stato?
― È la prima volta che lo sento nominare.
Nord annuisce. La mano ruota una manopola e l'immagine cambia, mostrando lo stesso panorama di prima. La neve e il ghiaccio sono spariti e al loro posto si intravedono bancarelle colme di frutta e fiori di ogni colore e una grande agitazione per le strade rischiarate dalla luce del sole.
― Arendelle ― dichiara Nord. ― Qualche giorno dopo.
― Un momento, questo non può essere ― protesta Jack.
― È quello che credo anche io.
― Sta succedendo qualcosa di strano laggiù.
― La penso esattamente come te.
I due si fissano per qualche istante, poi Jack dice: ― Pensi che sia stato io?
― Sei lo spirito dell'inverno Jack. Chi meglio di te può manipolare il freddo e la neve?
― Non si gioca con la natura ― dice Jack con tono indignato. ― Non mi sognerei mai di fare una cosa del genere. È pericoloso, è stupido, è...
― Una cosa degna di Jack Frost.
Un foro si spalanca davanti a Jack e Nord che balzano all'indietro. Dal buco salta fuori il Calmoniglio, l'espressione contrariata sul volto. ― Dico bene, Nord?
― Oh, bene ― dice Jack incrociando le braccia sul petto. ― Ci mancavi solo tu.
― Scusa se ci ho messo tanto ― dice il Calmoniglio rivolgendosi a Nord. ― Ma avevo delle uova da dipingere e non potevo rimandare. Ha già confessato? Ti serve una mano per fargli sputare fuori la verità?
Nord fa un cenno vago con la mano. ― Jack e io ne stavamo appunto parlando.
― Io non c'entro niente con tutto questo ― dice Jack.
― Dovrai essere più convincente di così. ― Il Calmoniglio si piazza di fronte a lui con le braccia incrociate sul petto, l'espressione di superiorità dipinta su volto. ― Non è vero Nord?
Jack indica l'immagine di Arendelle sulla sfera. ― Ragazzi, vi giuro su quanto ho di più caro che non ho combinato io quel guaio. So che ho fatto molte sciocchezze in passato, che sono stato una spina nel fianco per molti di voi almeno tanto quanto lo siete stati voi per me.
Il Calmoniglio lo guarda perplesso.
― Ma, andiamo ― prosegue Jack. ― Credete davvero che possa aver fatto una cosa del genere?
― Sì ― esclama il Calmoniglio. ― Ma perché stiamo a perdere tanto tempo, Nord? Chiama l'uomo della Luna e digli di togliere i poteri a Jack. Non è degno di essere lo spirito dell'inverno, ormai è chiaro.
Nord incrocia le braccia sull'ampio torace, l'espressione pensosa. ― A dire il vero, sto cominciando anche ad avere qualche dubbio.
Il Calmoniglio lo guarda sconsolato. ― Ma fammi il favore Nord, lo sai che è colpevole.
― Può darsi ― dice Nord solenne. ― Ma Jack merita comunque il beneficio del dubbio. È pur sempre lo spirito dell'inverno e se l'uomo della Luna lo ha scelto, un motivo doveva pur esserci.
Jack gli fa l'occhiolino. ― Ben detto.
― Tuttavia ― continua Nord. ― Qualcosa è successo ad Arendelle. Qualcosa che ha a che fare con l'inverno e i poteri del freddo. Bisogna scoprire cosa è accaduto e chi meglio di Jack, lo spirito dell'inverno, può occuparsi di una faccenda così delicata? Perciò toccherà a lui svolgere delle indagini e farci sapere come sono andate le cose.
Due yeti appaiono come dal nulla e afferrano Jack per le braccia. ― Un momento ― protesta Jack. ― Cosa volete fare? Lasciatemi.
― Buon viaggio Jack ― dice Nord. ― E torna con una storia convincente o dovrò pensare che la colpa è tua.
Un sacco cala sulla testa di Jack ed è il buio.
***
― Natale ― esclama Olaf, mentre allarga i due rametti che ha al posto delle braccia. ― Peccato che arrivi solo una volta l'anno.
Il pupazzo cammina tra Anna e Kristoff. I due ragazzi si guardano attorno mentre attraversano la strada che separa due lunghe file di case dai tetti spioventi. Persone di ogni età affollano il marciapiede, dirette chissà dove. Molti di loro trasportano pacchi e pacchetti.
Kristoff guarda il pupazzo spazientito. ― Ci risiamo. ― Scuote la testa.
― Dico sul serio ― insiste Olaf. ― Ci vorrebbe almeno un altro natale in estate.
― Certo. ― Kristoff alza gli occhi al cielo.
― Non sarebbe meraviglioso un natale a luglio? ― domanda il pupazzo ad Anna.
La principessa annuisce. ― Sarebbe fantastico.
― Non dargli corda ― dice Kristoff.
― Ma sarebbe una bella idea comunque ― dice Anna entusiasta.
Kristoff si nasconde il viso tra le mani. ― Non farmi pentire di essere venuto.
― Cos'hai contro il Natale? ― domanda Anna corrucciata.
― Niente, te l'assicuro ― si affretta a dire Kristoff. ― Ma questa estate abbiamo avuto una specie di natale fuori stagione e guarda cosa stava per succedere.
― Ma quello non vale ― dice Olaf sgattaiolando tra le bancarelle. ― Non c'erano i regali, le luci ― salta su un bancone e fa volare via dei pupazzetti. Il padrone del banchetto, un omino alto e con  baffi, gli agita contro i pugni minaccioso. ― Via dal mio negozio tu.
Olaf atterra ai piedi di un banchetto sul quale una donna corpulenta sorveglia due file di torte e dolci di ogni tipo. ― E dolci, e addobbi e niente albero ― prosegue il pupazzo.
La donna lo fissa minaccioso mentre sale sulla tavola imbandita.
Kristoff afferra il pupazzo per il ciuffo di rametti sulla sommità della testa a forma d'uovo e lo posa a terra. ― Lo perdoni ― dice alla donna. ― Le feste lo rendono irrequieto.
― Ehi ― esclama Olaf imbronciato. ― Mi rovini l'acconciatura. Lo sai quanto ci metto la mattina per farli tornare dritti?
Kristoff sospira rassegnato e guarda Anna, che ridacchia stringendosi nelle spalle. ―La lista dei regali è ancora lunga?
― No ― dice Anna. ― C'è solo un posto in cui dobbiamo ancora andare.
― Dobbiamo?
― È necessario che venga anche tu.
Kristoff la fissa perplesso.
Anna lo afferra per un braccio e lo trascina via lungo le strade coperte di neve. Dietro di loro, Olaf li segue scivolando come uno slittino.
***
Sull'insegna fuori dal negozio si legge, impresso a fuoco nel legno: DA THORSTEN. NON TROVERETE ABITI MIGLIORI ENTRO CENTO LEGHE.
E, scritto a caratteri più piccoli: E NO, NON ABBIAMO UNA SAUNA. QUELLA CE L'HA MIO CUGINO. QUINDI NON CHIEDETE.
L'interno è arredato in modo rustico, con un bancone che occupa la metà dello spazio e file di manichini di legno vestiti con abiti all'ultima moda.
Thorsten è un omaccione corpulento con un viso rotondo e rubizzo incorniciato da capelli scuri e folti. Sta misurando la spalla di Kristoff con un metro da sarto quando dice: ― Sarà perfetto.
― Bene ― esclama Anna. ― L'importante è che sia pronto per la vigilia.
― Lo sarà ― dice Thorsten.
― Si può sapere di cosa parlate? ― domanda Kristoff accigliato.
Olaf trotterella in giro, lo sguardo che vaga sulle stoffe in mostra sui banconi e i vestiti appesi sulle stampelle.
― Dell'abito che indosserai alla vigilia di Natale ― dice Anna senza guardarlo.
― Ho già un vestito per la vigilia. Non me ne serve un altro.
― Quello straccio? L'ho buttato via.
― Buttato? Era nuovo.
― Pensavo fosse la carcassa di una renna. L'odore era quello.
Kristoff nasconde il viso nelle mani.
― Comunque, questo non è un abito qualsiasi ma l'abito per la vigilia.
Kristoff incrocia le braccia sul petto. ― E che differenza c'è?
― La differenza è che lo indosserai per l'evento speciale.
Kristoff la guarda con sospetto. ― Di che evento speciale stai parlando?
― La grande consegna dei regali che abbiamo organizzato per la vigilia ― dice Anna tutto d'un fiato.
― Io non ne sapevo niente ― esclama Kristoff.
Lo sguardo di Olaf viene attratto da qualcosa di luccicante. Il pupazzo si avvicina tutto contento a uno scrigno di metallo, lo apre e vi infila dentro la testa. Un attimo dopo la ritrae. Il viso è ricoperto di spilli. ― Punge ― esclama allontanandosi.
― Ovvio che non ne sapevi niente ― ridacchia Anna. ― È una sorpresa.
― A me non piacciono le sorprese.
― E quando mai.
― E non indosserò alcun vestito.
― Almeno provalo, su ― dice Anna con sguardo languido.
Kristoff incrocia le braccia sul petto e gira la testa di scatto. ― No.
― Solo una volta. Fallo per me.
Kristoff sbuffa. ― E va bene. Ma solo per stavolta.
Anna ridacchia e gli getta addosso il vestito, quindi lo spinge verso un camerino che Thorsten tiene aperto.
Non appena Kristoff è dentro, Anna sbatte la porta.
― Ehi ― esclama Kristoff. Al buio, si vedono a malapena delle fibbie e una mantellina. ― Ma che roba è questa?
― Sbrigati ― dice Anna dall'esterno.
Kristoff armeggia con la stoffa, tira, spinge e infila le braccia in due maniche di velluto rosso.
Anna avvicina l'orecchio alla porta. ― Tutto bene lì dentro?
― No ― risponde la voce soffocata di Kristoff.
― Hai finito?
La porta si apre.
― Credo di sì ― dice Kristoff.
Il viso di Anna si illumina. Thorsten gonfia il petto. Olaf si volta con espressione stupita.
In piedi davanti a loro, Kristoff indossa un abito di flanella rossa di due taglie più grande. Una vistosa fibbia coloro oro stinge una cinghia che pende da un lato dei fianchi. ― Come sto?
Anna gli si avvicina con in mano un cappello a punta di lana rossa e lo appoggia sulla testa di Kristoff.
Il ragazzo solleva gli occhi con espressione perplessa.
― Divino ― esclama Thorsten compiaciuto.
― È perfetto ― dice Anna allontanandosi di qualche passo.
Olaf annuisce.
Kristoff si fa strada fino a uno specchio in un angolo e osserva la figura riflessa con orrore. ― Che cosa è questo, me lo spieghi?
― Il tuo vestito di natale ― dice Anna compiaciuta.
Kristoff la fissa in cagnesco. ― È un vestito?
― Certo. Un vestito da Babbo Natale.
― Come ti è saltato in mente di fare una cosa del genere? ― esclama Kristoff disperato.
Anna fa un passo indietro. ― Non ti piace?
― È orribile. È ridicolo. E non lo indosserò mai.
― Orribile? Ridicolo? ― Thorsten gonfia il petto, l'espressione truce in viso.
***
La porta dell'emporio si apre di scatto. Thorsten ne esce con Kristoff tenuto per la collottola. Dopo una breve rincorsa lo scaraventa in aria.
Kristoff fa un breve volo e atterra nella neve. ― È un vizio di famiglia il vostro? ― esclama sputacchiando nevischio.
Anna e Olaf scivolano fuori dall'emporio. ― È stato un vero piacere ― dice la ragazza sorridendo imbarazzata.
Thorsten la ignora e rientra sbattendo la porta dietro di sé.
Anna si avvicina a Kristoff che si sta ripulendo dalla neve. ― Thorsten è il miglior sarto di Arendelle. Non avresti dovuto offenderlo.
Kristoff sbuffa e si raddrizza. ― Ma andiamo. Davvero credi che debba indossare quell'abito?
― Perché no?
― È ridicolo.
― Non ti stava così male.
Kristoff china la testa esasperato.
― Sicuro di non volerci ripensare?
― No ― esclama lui deciso. ― Non mi travestirò da Babbo Natale. Non mi travestirò da niente, io.
Anna scrolla le spalle. ― Già ti vedevo portare i regali il giorno di Natale. Sarà un giorno molto, molto triste.
― Andiamo. Ti riporto al castello ― dice Kristoff spazientito.
***
I due yeti scrollano il sacco con forza. Jack rotola fuori, scivola sulla neve e si ferma vicino a una scalinata.
― Grazie per il passaggio ― dice Jack, le gambe piegate fino alla testa. ― Era sarcastico se non l'aveste capito.
Uno degli yeti grugnisce qualcosa in risposta prima di sparire in un lampo.
― Così questa è Arendelle ― dice Jack rialzandosi.
Jack spunta in una via affollata da cittadini che si muovono in fretta. Due file di edifici paralleli formano un lungo viale coperto di neve che arriva fino a una piazza con al centro una fontana circolare. Da questa si dipanano altre cinque strade.
Jack raggiunge la fontana. Al centro, l'acqua congelata forma una delicata figura umana che svetta verso l'alto.
Jack si guarda in giro incuriosito. Una bambina lo attraversa da parte a parte e si avvicina alla fontana.
Jack la segue con lo sguardo.
Un adulto raggiunge la bambina e la prende per mano.
― Mamma è quella la regina Elsa?
La donna annuisce.
― Da grande voglio diventare come lei.
― Regina Elsa ― sussurra Jack. ― Deve essere lei che comanda qui.
Due ragazzini passano di corsa sfiorandolo. Giocano a rincorrersi nella piazza, lanciandosi palle di neve e chinandosi per scansarle quando l'altro sta prendendo la mira.
Gli occhi di Jack brillano. Solleva il bastone e un fiocco di neve viene catturato come in un vortice, subito seguito da molto altri fiocchi che si addensano in una palla di un biancore luccicante. Senza che nessuno lo noti scaglia la palla di neve contro uno degli adulti, colpendolo alla nuca.
L'uomo lancia un'occhiataccia ai ragazzini.
Jack ne approfitta per creare una seconda palla di neve che scaglia verso un gruppo di ragazzini ai margini della piazza.
― Ehi ― grida uno di loro rivolto agli altri due che giocano vicino alla fontana.
Un attimo dopo due palle di neve volano nell'aria dirette verso altrettanti bersagli.
Confuso tra la folla Jack crea palle di neve e le lancia verso tutti quelli che gli capitano a tiro.
In breve la piazza è invasa da giovani e meno giovani che si sfidano a una guerra di palle di neve. Le risate si confondono tra loro.
Jack si allontana ridacchiando. ― Nord si sbagliava, non c'è niente d strano qui ad Arendelle. Deve aver preso un grosso abbaglio. ― Si ferma, gli occhi che quasi gli saltano fuori dalle orbite.
In una delle viuzze laterali, un terzetto di figure si sta allontanando diretta verso il porto. Il ragazzo è alto e biondo, la ragazza minuta e rossa con i capelli raccolti in due trecce che le ricadono sulle spalle.
Ma è la terza figura ad attirare l'attenzione di Jack. In mezzo ai due cammina su gambe incerte un pupazzo di neve.
Jack li segue tenendosi rasente al muro, attento a non perdersi una sola parola di quello che dicono.
― Spero che a natale nevichi ― dice il pupazzo di neve con tono gioviale.
― Parla ― esclama Jack stupito.
― Oh, non preoccuparti ― dice la ragazza. ― Ci penserà Elsa a far nevicare.
― Sì ― esclama il pupazzo.
― Un momento, un momento ― dice il ragazzo mettendo le mani avanti. ― Non potete chiedere a Elsa di far nevicare a comando.
― Perché no? ― domanda la ragazza.
― Già, perché no? ― le fa eco il pupazzo.
― Perché è sbagliato ― esclama il ragazzo. ― Non è giusto giocare con la natura. Non avete imparato niente dall'ultima volta?
― Si tratta solo di un po' di neve ― dice la ragazza sulla difensiva. ― Che male può fare qualche fiocco a natale?
― Già, che male può fare? ― dice il pupazzo.
― Smettila. ― Il ragazzo gli scocca un'occhiata torva. ― Non darle corda. Sii ragionevole ― dice rivolto alla ragazza. ― Tanto o poco non ha importanza. È il concetto che conta.
― Ciò che conta ― dice lei. ― È che questo sarà il primo natale dopo tanti che passeremo davvero insieme e voglio che sia perfetto. Anche Elsa lo vuole, quindi se ce ne sarà bisogno, so che farà nevicare senza nemmeno che io glielo chieda. Chiaro?
― Chiaro? ― le fa eco il pupazzo di neve.
Il ragazzo sospira rassegnato. ― È impossibile ragionare con voi due.
Jack li guarda allontanarsi lungo la strada. ― Devo vedere da vicino questa regina Elsa.
  
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