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Autore: AlexRae00    20/12/2015    0 recensioni
Ho scritto questa storia per ricordare una persona che non c'è più. Il metodo che conosco per comunicare meglio ciò che sento è scrivere e, nonostante non vedevo questa persona da tanto, non posso cancellare gli anni passati insieme.
Fiato per pronunciare le parole non ne ho ancora ma ho la forza di scriverle.
(I nomi che ho utilizzato non corrispondono alle persone presenti nel racconto)
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un sabato sera come gli altri. Sono rimasta a casa con le mie amiche perché volevamo stare al caldo e divertirci insieme.
Abbiamo giocato a Just Dance, riprendendoci a vicenda e scherzando sui movimenti scoordinati, senza preoccuparci di niente.
Asia mangiava un lecca lecca che avevo comprato qualche tempo fa, felice come una bambina perché non vedeva l’ora di assaggiarlo.
Desirè, invece, si impegnava con me nel seguire i passi che le figure eseguivano, seguendo il tempo e cantando anche senza sapere le parole.
Dopo un paio di sfide a ritmo di musica, siamo andate nella mia camera per parlare e sdraiarci sul letto.
Io mi siedo, schiena al muro e gambe incrociate, mentre Desy poggia la testa sulle mie gambe e Asia si stende sul tappeto.
Ridiamo e scherziamo finchè non mi chiama mia madre, il viso preoccupato, addolorato e sorpreso, dandomi la notizia.
“Un ragazzo di quindici anni è morto, investito da un treno.”
 
Rimaniamo in silenzio, troppo scioccate dalla notizia per riuscire a commentare. Ingoio a vuoto e sento il mio stomaco stringersi in una morsa e le gambe tremare.
Mia madre mi guarda ancora, anche lei intenta a realizzare quello che mi ha riferito.
“Papà ha detto che forse lo conosci. Si chiama Nick Desini”
 
La prima cosa che sento è un totale vuoto, causato dallo shock, e poi il viso di Nick mi torna in mente, con i tratti ancora infantili degli anni che abbiamo trascorso insieme alle elementari.
Lo conosci e non ci credi. Non puoi pensare che una parte della tua infanzia sia sparita, così, come polvere nel vento.
“Sei sicura? Mamma sei sicura? Mio Dio..”
 
Asia e Desirè sono immobili e in silenzio, anche loro piene di stupore e dolore per quanto è successo.
Non lo vedevi da un po’ di tempo e non vi frequentavate dalle medie ma non vuol dire nulla in quel momento.
Non sai cosa fare, non capisci se è giusto piangere e star male dopo cinque anni di semplici cenni di saluto. Ma il dolore lo senti e senti ancor più forte il tuo cervello che non sembra muoversi e continua a ripercorrere i momenti passati insieme e il viso di un ragazzo che non c’è più.
Andiamo in camera mia, sedendoci sul letto senza emettere un fiato.
Loro non lo ricordano bene, non capiscono davvero chi sia il ragazzo che poche ore fa se n’è andato, per sempre, e forse nemmeno tu.
Il silenzio sembra attaccarsi alla pelle impedendoci di parlare, come se ci avessero tolto la voce all’improvviso. Non sappiamo cosa dire e ci guardiamo negli occhi, perché a una tragedia così non si sa cosa rispondere.
Mia madre torna e mi mostra una foto. La conferma che il quindicenne che ha perso la vita questa sera è la stessa persona con cui andavo a scuola cinque anni prima.
Vedi i capelli scuri e il sorriso divertito, i tratti ancora un po’ infantili, di chi non è cresciuto del tutto, e pensi che rimarrà così, perché la possibilità di crescere gli è stata tolta.
E ti ricordi di un particolare, un momento di cinque anni prima che hai trascorso con lui. La campanella che suona e voi due che uscite dalla scuola, i grembiuli semi sbottonati che si alzano con il vento mentre correte. Ricordi il marciapiede stretto, pieno di persone e voi che vi fate spazio per arrivare alla piazzetta, dove vi aspettano i vostri padri.
L’asfalto sotto i piedi, li zaini sulle spalle e le risate coperte dalle voci di altri bambini e altri adulti. Ti ricordi che arrivavi sempre prima e discutevate su chi fosse il vincitore, mentre i genitori ridevano. E pensi che forse ti faceva vincere perché così poteva chiederti la rivincita il giorno dopo e potevate divertirvi ancora dopo una giornata di scuola.
Lo racconti, parli di quest’episodio con poche parole, accennandolo con un sorriso triste alle tue amiche, mentre nella tua mente si ripete più volte, come se fosse impresso a fuoco nella tua mente.
Troviamo delle foto e lo vediamo sorridente, intento a ballare con gli amici durante l’assemblea d’istituto o a prepararsi per il ballo di fine anno.
Pensiamo ancora a ciò che è successo e non sappiamo definire ciò che proviamo, perché era un ragazzo come noi.
Molti potrebbero averlo incontrato a scuola, senza sapere chi fosse, o potrebbero essere stati suoi amici. Alcuni forse lo ricordano per dei momenti di infanzia, come faccio io. Tutti però ci pensano e non ci riescono a credere.
  
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