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“No!”,
urlò Regina. L’oscurità
l’avvolgeva e le turbinava intorno, preparandosi ad...
offuscarla. La sentiva
serpeggiarle addosso, sentiva che stava cercando il modo per entrare
dentro di
lei. “Ci deve essere un altro modo!”
“Non
c’è. Hai faticato troppo per
vedere la tua felicità distrutta”.
Non
poteva farlo. Regina non voleva
che lo facesse.
Emma
si voltò verso Uncino e i suoi
genitori. “Già una volta mi avete salvata
dall’oscurità. Lo farete di nuovo! Da
eroi”
-
Basta. Ti stai rendendo ridicola e noi stiamo perdendo tempo!
– La voce di
Uncino ebbe lo stesso effetto che avrebbero potuto avere le unghie che
sfregano
contro una lavagna.
-
Sta a guardare. So cosa sto facendo! – gli rispose Regina,
agitando la
bacchetta dell’Apprendista.
-
Non è abbastanza! Abbiamo bisogno
dell’oscurità e tu ti sei rammollita!
Regina
abbassò il braccio e lo fissò, furente. Il sangue
le rombava nelle orecchie
così forte da stordirla. Le rombava nelle orecchie da quando
aveva capito le
intenzioni di Emma. Da quando aveva capito che Emma intendeva
sacrificarsi
perché lei non perdesse il suo lieto fine. Tuttavia
detestò il pirata. Lo
detestò con tutte le sue forze. – Vuoi vedere
qualcosa di molle? Perché non
usiamo quell’uncino per tirarti fuori le budella?
Uncino
tentò di fermarla. Ma Emma
non si fermò. Emma non poteva fermarsi. Gli disse che lo
amava e poi si spinse
verso il vortice. Allungò il braccio, protendendo il pugnale
dell’Oscuro.
L’oscurità
abbandonò Regina all’istante
e si riversò addosso ad Emma. Le strisciò sul
braccio come un serpente ansioso
di accaparrarsi la sua preda, glielo cinse e infine si gettò
completamente
sulla sua nuova ospite.
Uncino
venne ancora più vicino, alitandole in faccia una zaffata di
respiro che sapeva
di rum. I suoi occhi azzurri dardeggiavano e un ciuffo di capelli scuri
gli era
ricaduto sulla fronte. – Hai la forza, tesoro... ma non
l’oscurità. Non più.
Non
l’oscurità. Non più.
Regina
avrebbe davvero voluto mostrargli che, se qualcuno l’avesse
messa alla prova,
avrebbe potuto fare molto male.
Regina
ebbe modo di cogliere ancora
qualcosa, prima che lei scomparisse del tutto. I capelli biondi che le
fluttuavano intorno al viso, disordinatamente, l’ultimo
barbaglio dei suoi
occhi verdazzurri...
Perché
non usiamo quell’uncino per
tirarti fuori le budella?
La
Regina Cattiva relegata in qualche buio angolo della sua mente aveva
sorriso,
compiaciuta, ma adesso...
-
Per quanto possa sembrare ironico, hai fatto troppe cose buone
– le fece notare
Uncino, puntandole contro un dito. – No... abbiamo bisogno di
qualcuno più...
malvagio.
Infine
l’oscurità cancellò
definitivamente la Salvatrice e si sollevò, portandola con
sé. Si sollevò in
alto, continuando a vorticare, tempestosa.
Poi
un lampo finale ed essa
scomparve.
Il
pugnale cadde al suolo.
Impresso
sulla lama ondulata, come
una minaccia, il nome Emma Swan.
-
No! – disse Regina, sbigottita. – No, no... non mia
sorella! Non è solo
malvagia, è una pazza scellerata.
-
Vale la pena rischiare per Emma. Si è sacrificata per voi, Maestà – La
voce di Uncino era bassa e roca. – Perché pensava
che la Regina Cattiva potesse diventare buona, non è vero?
Le devi qualcosa.
Ripaga il favore.
Ripaga
il favore?, pensò
Regina. Improvvisamente la sua non era più soltanto furia.
Provava un bisogno
quasi crudele di scagliargli addosso quelle parole. Ripaga
il favore, dici? È facile per te dire di ripagare il favore,
vero? Non eri tu quello in procinto di essere risucchiato
dall’oscurità. Non
eri tu quello che sarebbe diventato il nuovo Signore Oscuro se non
fosse stato
per Emma. Non sei tu quello che sente il peso delle sue azioni! Tu sei
soltanto
il pirata rammollito al quale la Salvatrice ha confessato il suo amore
prima di
sacrificarsi per la persona che una volta odiava e che ha cercato di
ucciderla!
Un attimo prima era lì, davanti a me, un attimo dopo ha
usato il pugnale per
attirare l’oscurità. Ma sai che cosa ti dico?
Scommetto che adesso non ha più
tanta voglia di confessarti il suo dannato amore. Scommetto che la
prima cosa
che farà quando ti vedrà sarà
strapparti il cuore dal petto e usarti come
pupazzo! Non gliene importerà più niente del tuo
grande amore, perché quello
non la salverà mai! E se lo farà io non la
fermerò, io lascerò che lei si
prenda il tuo cuore e lo stritoli... E nella sua mente tutto
ricominciò da
capo: Emma con il pugnale in mano, la sua determinazione, quegli occhi,
ricordava quegli occhi come se non vi fosse stato nient’altro
da vedere in quel
momento...
“Hai
faticato troppo per vedere la
tua felicità distrutta”.
Ed
Emma aveva distrutto la sua. L’aveva distrutta per preservare
quella della
donna che un tempo aveva combattuto.
-
Credo che tu non riesca più a ragionare lucidamente
– continuò Uncino. – Sai
benissimo che tua sorella è abbastanza malvagia da attivare
quella bacchetta.
Prenderemo delle precauzioni.
Regina
si riscosse, agghiacciata dai suoi stessi pensieri. - Quali
precauzioni?!
Quali, Capitan Mascara? Sei sicuro di ricordarti di chi sia Zelena?
-
Proprio perché me lo ricordo so che dobbiamo provarci!
-
Mia sorella avrà preso delle precauzioni a sua volta. Non
occorre essere un
genio per intuirlo. Perché attivi la bacchetta è
necessario rimuovere il
bracciale che inibisce i suoi poteri. E sappiamo che Zelena non
rispetterà
alcun patto! – Stringeva ancora quella dannata bacchetta.
Dentro di sé sapeva
che Zelena poteva essere una soluzione, ma non avrebbe mai potuto
affidarle un
simile oggetto.
-
Basta così! – intervenne Neve.
Regina
e Uncino si voltarono, sorpresi di udire la sua voce. David
sobbalzò, colto
alla sprovvista a sua volta.
-
Non abbiamo bisogno di questo. Abbiamo bisogno di focalizzarci su
quello che
conta davvero e quello che conta è Emma. - Il suo tono
sembrava assolutamente
controllato. Parlava così come avrebbe potuto parlare ad un
gruppo di persone
che avevano perso l’orientamento e non facevano altro che
girare in tondo, come
degli idioti. Ma sotto la superficie c’era qualcosa che
ribolliva. Sotto la
superficie, Biancaneve era fuori di sé. – Emma
vorrebbe che restassimo uniti ed
è quello che faremo. Resteremo uniti. Queste discussioni non
ci condurranno da
lei. Regina ha ragione. Zelena potrà anche sapere come
azionare la bacchetta,
ma è troppo pericoloso rivolgersi ad una strega
così potente. Dobbiamo trovare
qualcun altro.
-
E chi? Avete un’idea migliore? – domandò
Uncino, agitando l’unica mano che gli
era rimasta.
-
Sì, ce l’ho. – ribadì Neve.
David
la scrutò, preoccupato.
-
C’è qualcun altro che può attivarla. Ma
dobbiamo sbrigarci. Quindi andate da
Zelena e cercate di scoprire tutto su questa bacchetta. Ci
servirà qualcosa per
arrivare direttamente ad Emma. – Neve strinse di
più il suo bambino tra le
braccia. Neal mosse leggermente i piccoli pugni chiusi. Dormiva.
Dormiva
beatamente, ignaro di tutto. Lui non aveva grandi preoccupazioni. Non
ancora.
Doveva solo chiedere. O meglio, doveva solo piangere per avere
ciò che
desiderava.
-
Chi è? Di chi si tratta? Sputate il rospo, mammina.
– disse Uncino.
-
Mi sorprende che tu me lo stia chiedendo. Andate da Zelena e quando
avrete
scoperto quello che ci serve, mi raggiungerete. Vi dirò io
dove.
Secondo
Zelena, perché la bacchetta li conducesse da Emma avrebbero
dovuto usare
qualcosa che le apparteneva, qualcosa di molto importante per lei.
La
coperta.
Regina
pensò alla coperta, certo. E pensò al maggiolino
giallo. Ma il maggiolino non
era fattibile. Non sapeva guidarlo.
“Dovevi
prenderlo proprio giallo?”
“Mi
piace il giallo. E poi l’ho
rubato”.
E
la coperta... l’aveva sempre avuta. La coperta era
estremamente importante per
Emma.
Andò
a prenderla, mentre gli altri raggiungevano Biancaneve. Robin la
seguì, ma non
parlò di niente. Sembrava volerla sostenere in silenzio.
L’appartamento
in cui Emma viveva... aveva vissuto
con i genitori era vuoto. Naturalmente. Ma il silenzio che
l’accolse quando vi
mise piede la sconcertò. Era un silenzio strano, un silenzio
pieno di domande e
di attese. Un silenzio inquietante, persino. Si aspettava quasi di
vedere Emma
sbucare da dietro un angolo, scendere le scale o entrare in casa come
se nulla
fosse accaduto.
-
Ti aiuto a cercarla – disse Robin, riferendosi alla coperta.
In
realtà Regina impiegò ben poco tempo a trovarla.
Era in una scatola posata sul
fondo dell’armadio nella stanza di Emma. Sollevò
il coperchio e vide il nome
viola cucito sul tessuto bianco e morbido che
un’eternità prima aveva avvolto
una neonata. La neonata che lei avrebbe voluto catturare ed eliminare
perché
non spezzasse la sua maledizione. Quella neonata che era tornata ed ora
si era
sacrificata per impedire all’oscurità di
insediarsi in lei, trasformandola nel
nuovo Oscuro.
Ciò
non fece altro che accrescere il senso di irrealtà e
disorientamento. E la
forza di quel sentimento era così forte da terrorizzarla.
“No!
Ci deve essere un altro modo!”
“Non
c’è. Hai faticato troppo per
vedere la tua felicità distrutta”.
In
modo incerto, le sue dita sfiorarono le E sulla coperta.
L’indice tracciò le
quattro lettere del nome della Salvatrice.
-
Regina, di sotto non c’è. Ho cercato...
Lei
sobbalzò, colta alla sprovvista dalla voce di Robin.
-
Oh, l’hai trovata – L’uomo sorrise. Poi
aggrottò un sopracciglio e domandò,
impensierito: – Regina, ti senti bene?
-
Certo – rispose, prendendo la coperta. La debolezza la
inondò da capo a piedi,
ma dopo un attimo si dileguò del tutto. – Certo,
sto bene.
Robin
si avvicinò e le appoggiò una mano sul braccio.
– Vedrai. Troveremo anche Emma.
Quando
la strega cominciò ad urlare, la guardia di turno si
precipitò verso la cella e
guardò dalla finestrella per capire che cosa stesse
succedendo.
-
Non apra – gli disse l’infermiera incaricata di
portarle il pranzo. Reggeva il
vassoio con i piatti coperti. Roteò gli occhi. –
Sarà una delle sue
sceneggiate. Quella donna è pazza. Il sindaco ha detto di
fare attenzione.
-
Credo stia male. – disse la guardia. Dalla sua posizione
poteva vedere Zelena
inginocchiata sul pavimento della cella. Si stringeva la pancia e
intanto
gridava aiuto. La sua voce era talmente acuta da rischiare di ferirgli
i
timpani.
L’infermiera
guardò a sua volta. L’uomo armeggiò con
le chiavi della cella e aprì la pesante
porta con un paio di violente mandate.
-
Ha bisogno di aiuto? – domandò la guardia,
avvicinandosi con molta cautela.
Zelena
rantolò qualcosa. La sua faccia, in parte nascosta dai
capelli rossi, era una
maschera di dolore. – Il... bambino... aiutatemi.
-
Chiami il ginecologo – ordinò
l’infermiera.
La
guardia afferrò la radio appesa alla cintura. Sapeva quali
erano le istruzioni.
Regina Mills aveva chiesto esplicitamente che la sorella venisse
monitorata
spesso da un ginecologo e che, in caso di emergenza, avrebbe dovuto
esserci
qualcuno a controllare che Zelena si comportasse bene. Non possedeva la
magia,
grazie al bracciale agganciato al suo braccio, ma la sua mente era
sempre al
lavoro. Non ci si poteva fidare di lei.
La
guardia si scordò di tutte quelle istruzioni. Il suo primo
impulso era stato
quello di soccorrere una donna incinta e in evidente
difficoltà. Il suo primo
pensiero era stato: se perde il bambino,
il sindaco mi ucciderà.
Fu
una questione di pochi secondi.
Zelena
allungò una mano, afferrò il tessuto della
camicia azzurra dell’uomo come un
naufrago che cerca disperatamente un appiglio mentre è in
balia delle onde. Ma
l’altra guizzò fulminea verso il calcio della
pistola, lo prese e prima che lui
avesse il tempo di reagire aveva già estratto
l’arma e sparato un colpo. Toccò
alla guardia urlare. Crollò sul pavimento della cella con
gli occhi fuori dalle
orbite e il volto paonazzo, mentre una macchia di sangue si allargava
sotto di
lui, ferito alla coscia. La strega lo colpì in testa.
Infine
Zelena puntò la pistola contro l’infermiera, che
aveva lasciato cadere il
vassoio. Il suo pranzo era sparso un po’ ovunque.
-
Cosa sarebbe questo? Dove sono i miei anelli di cipolla? –
domandò la strega,
scostandosi qualche ciuffo di capelli dalla faccia e puntando i suoi
occhi
azzurri e folli sui broccoli e sul liquido, che era verde come lo era
stata la
sua pelle nella Foresta Incantata.
-
Cibo biologico. – rispose l’infermiera, tenendo le
mani bene in vista. – Ordini
di sua sorella.
-
Mia sorella. Mia sorella! – Zelena rise di gusto. Poi la
fissò, furente. –
Prendi le chiavi della cella.
L’infermiera
fece come le era stato ordinato e le tese il mazzo di chiavi. Zelena se
ne
impossessò e poi raccolse un broccolo da terra. Lo
lanciò alla donna, centrandola
sul naso.
-
Godetevi le comodità della mia stanza – disse,
dirigendosi verso l’uscita. - E
dite alla mia sorellina che le donne incinte non hanno bisogno di cibo
biologico! Ma del resto... non mi sorprende che non lo sappia!
Rise
di nuovo e li chiuse nella cella.
-
Per mille diavoli, che cos’è questa roba?
– esclamò Uncino, quando arrivò dove
Neve aveva detto loro di incontrarsi.
-
Beh, direi che è... rock – suggerì
David, osservando la finestra aperta al
secondo piano con le mani sui fianchi.
La
musica sparata a tutto volume era un’ondata di parole
incomprensibili, cantate
da un tizio che a Regina sembrò un altro pazzo scellerato in
procinto di
rigurgitare e che aveva deciso di riversare la sua personale follia
nelle
canzoni. La sua irritazione salì quasi oltre il livello di
guardia. Strinse più
forte la bacchetta che aveva ancora con sé.
-
Non è rock. È metal. Sono i Rammstein.
– li corresse Henry. – Beh... in realtà
non lo so bene. Forse è anche hard rock.
Regina
si voltò verso il figlio, sconcertata. Quando Henry
l’aveva chiamata per dirle
che voleva unirsi a loro, non si era sentita sorpresa. Da una parte non
avrebbe
mai voluto che lui venisse. Non avrebbe mai voluto che... vedesse Emma nella sua nuova forma.
Qualunque fosse la nuova forma.
Né tantomeno avrebbe voluto che la vedesse compiere qualche
azione terribile.
Perché era ciò che bisognava aspettarsi
dall’Oscuro. Un’oscurità così
grande
poteva portarti a compiere atti tremendi. Non era sicura di essere
pronta lei
per prima. Ma Henry era anche il figlio di Emma. Henry non poteva
essere
lasciato indietro, ad aspettare e basta.
-
Hai la coperta – Quella di Neve non era una domanda. Il suo
sguardo si posò
dolcemente sulla coperta bianca.
-
Sì. – disse Regina. – Avevo pensato al
suo maggiolino, ma non sono molto brava
a guidarlo.
Neve
sorrise.
-
Dunque... davvero possiamo fidarci di una ragazza che voi avete
maledetto e che
pochi giorni fa ha cercato di abbrustolirvi? – chiese Uncino.
-
Non abbiamo molta scelta. Se non vogliamo ricorrere a Zelena, Lily
è l’unica
possibilità. – rispose la madre di Emma, ora in
tono più risoluto.
-
E se non funzionerà?
-
Funzionerà. – tagliò corto Neve,
dirigendosi verso l’ingresso.
In
caso contrario troverò un’altra
soluzione, pensò
Regina. Devo trovarla. Non darò
questa soddisfazione a quella maledetta di mia
sorella. E se non esiste una soluzione alternativa... dovrò
inventarmi qualcosa
che tenga a bada Zelena.
Entrarono
nell’androne e salirono le scale, in silenzio, ognuno immerso
nei propri
pensieri.
David
bussò alla porta. Due colpi decisi. Attesero.
Il
pazzo scellerato continuò a cantare e nel volume non vi fu
alcuna variazione.
Regina
venne avanti, facendo in modo che David si levasse dai piedi e
bussò a sua
volta, più forte. Era pronta a scardinare la porta con la
magia se fosse stato
necessario. Anzi, più probabile che avrebbe dovuto agire
così fin da subito.
-
Mal, sei tu? – gridò Lily.
No,
non sono tua madre. Spegni e
apri questa porta, idiota.
Il
volume si abbassò notevolmente.
Come
siamo arrivati a questo
punto?, si
chiese Regina. Com’è
possibile che siamo davvero arrivati a questo punto?
Neve
le lanciò un’occhiata, come se avesse intuito
ciò che stava pensando.
Poi
la porta si aprì e Lily si ritrovò a guardare sei
facce tutte rivolte a lei. La
figlia di Malefica li osservò con la fronte aggrottata e
quel cipiglio
aggressivo che la contraddistingueva. Indossava una maglietta nera e
piuttosto
usata con il nome di qualche altro gruppo folle come quello che stava
ascoltando, un paio di jeans neri ed era scalza. Regina
pensò, non per la prima
volta, che non assomigliava affatto a sua madre. Quando mutava in drago
era
identica a Malefica, ma ora no. C’era qualcosa nel modo di
guardare la gente,
però... forse qualcosa nel modo in cui piegava le labbra che
le ricordava la
madre.
-
Uhm... beh, salve. – disse, non molto convinta.
-
Dobbiamo entrare. Abbiamo bisogno di parlarti –
tagliò corto Regina.
-
Se è per quella faccenda... –
rispose
Lily, riferendosi al fatto che si era tramutata in drago e aveva quasi
cotto
Neve e Azzurro. – Ci lavorerò su. Mia madre sta
venendo qui apposta per...
-
Non siamo qui per questo – disse Neve.
-
E allora per cosa?
-
Devi aiutarci. È successa una cosa ad Emma.
_________________________
Angolo
autrice:
Ecco
la mia nuova storia. Trattasi del mio primo esperimento con una long
che segue
la serie originale.
Come
avrete capito, l’introduzione di nuovi personaggi
cambierà gli eventi narrati
nella prima parte della 5°stagione. Alcune cose si manterranno
tali e quali.
Altre varieranno. Ci saranno cambiamenti notevoli. Il mio disappunto
per l’esclusione
di certi personaggi/ship/storylines da questa prima parte di stagione
era
troppo grande e non ho potuto controllarlo. ^_^
Spero
vi piaccia!
Ringrazio, inoltre, Lara Zarina Neimann per il bellissimo banner