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Autore: Stephanie86    20/12/2015    13 recensioni
Tutti vogliono salvare Emma.
Tutti vogliono trovare un modo per liberarla dall'oscurità prima che la divori.
Ben presto, però, Regina - e gli altri - si rende conto che per raggiungerla e aiutarla avrà bisogno di aiuto. E non di un aiuto qualsiasi.
Lily è sempre stata legata ad Emma, fin dal principio. Ha sempre dovuto lottare contro il potenziale oscuro che gli Azzurri e l'Apprendista hanno trasferito in lei. Cosa accadrà quando la sua oscurità incontrerà quella della nuova Emma? Dove la condurrà il filo rosso che la unisce al nuovo Signore Oscuro?
Regina diventerà davvero la Salvatrice?
[Spoiler! per chi non segue la messa in onda americana | Pairing: principalmente Swan Queen e Swan Star]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Lily, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lost and Found'
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“No!”, urlò Regina. L’oscurità l’avvolgeva e le turbinava intorno, preparandosi ad... offuscarla. La sentiva serpeggiarle addosso, sentiva che stava cercando il modo per entrare dentro di lei. “Ci deve essere un altro modo!”

“Non c’è. Hai faticato troppo per vedere la tua felicità distrutta”.

Non poteva farlo. Regina non voleva che lo facesse.

Emma si voltò verso Uncino e i suoi genitori. “Già una volta mi avete salvata dall’oscurità. Lo farete di nuovo! Da eroi”

 

- Basta. Ti stai rendendo ridicola e noi stiamo perdendo tempo! – La voce di Uncino ebbe lo stesso effetto che avrebbero potuto avere le unghie che sfregano contro una lavagna.

- Sta a guardare. So cosa sto facendo! – gli rispose Regina, agitando la bacchetta dell’Apprendista.

- Non è abbastanza! Abbiamo bisogno dell’oscurità e tu ti sei rammollita!

Regina abbassò il braccio e lo fissò, furente. Il sangue le rombava nelle orecchie così forte da stordirla. Le rombava nelle orecchie da quando aveva capito le intenzioni di Emma. Da quando aveva capito che Emma intendeva sacrificarsi perché lei non perdesse il suo lieto fine. Tuttavia detestò il pirata. Lo detestò con tutte le sue forze. – Vuoi vedere qualcosa di molle? Perché non usiamo quell’uncino per tirarti fuori le budella?

 

Uncino tentò di fermarla. Ma Emma non si fermò. Emma non poteva fermarsi. Gli disse che lo amava e poi si spinse verso il vortice. Allungò il braccio, protendendo il pugnale dell’Oscuro.

L’oscurità abbandonò Regina all’istante e si riversò addosso ad Emma. Le strisciò sul braccio come un serpente ansioso di accaparrarsi la sua preda, glielo cinse e infine si gettò completamente sulla sua nuova ospite.

 

Uncino venne ancora più vicino, alitandole in faccia una zaffata di respiro che sapeva di rum. I suoi occhi azzurri dardeggiavano e un ciuffo di capelli scuri gli era ricaduto sulla fronte. – Hai la forza, tesoro... ma non l’oscurità. Non più.

Non l’oscurità. Non più.

Regina avrebbe davvero voluto mostrargli che, se qualcuno l’avesse messa alla prova, avrebbe potuto fare molto male.

 

Regina ebbe modo di cogliere ancora qualcosa, prima che lei scomparisse del tutto. I capelli biondi che le fluttuavano intorno al viso, disordinatamente, l’ultimo barbaglio dei suoi occhi verdazzurri...

 

Perché non usiamo quell’uncino per tirarti fuori le budella?

La Regina Cattiva relegata in qualche buio angolo della sua mente aveva sorriso, compiaciuta, ma adesso...

- Per quanto possa sembrare ironico, hai fatto troppe cose buone – le fece notare Uncino, puntandole contro un dito. – No... abbiamo bisogno di qualcuno più... malvagio.

 

Infine l’oscurità cancellò definitivamente la Salvatrice e si sollevò, portandola con sé. Si sollevò in alto, continuando a vorticare, tempestosa.

Poi un lampo finale ed essa scomparve.

Il pugnale cadde al suolo.

Impresso sulla lama ondulata, come una minaccia, il nome Emma Swan. 

 

- No! – disse Regina, sbigottita. – No, no... non mia sorella! Non è solo malvagia, è una pazza scellerata.

- Vale la pena rischiare per Emma. Si è sacrificata per voi, Maestà – La voce di Uncino era bassa e roca. – Perché pensava che la Regina Cattiva potesse diventare buona, non è vero? Le devi qualcosa. Ripaga il favore.

Ripaga il favore?, pensò Regina. Improvvisamente la sua non era più soltanto furia. Provava un bisogno quasi crudele di scagliargli addosso quelle parole. Ripaga il favore, dici? È facile per te dire di ripagare il favore, vero? Non eri tu quello in procinto di essere risucchiato dall’oscurità. Non eri tu quello che sarebbe diventato il nuovo Signore Oscuro se non fosse stato per Emma. Non sei tu quello che sente il peso delle sue azioni! Tu sei soltanto il pirata rammollito al quale la Salvatrice ha confessato il suo amore prima di sacrificarsi per la persona che una volta odiava e che ha cercato di ucciderla! Un attimo prima era lì, davanti a me, un attimo dopo ha usato il pugnale per attirare l’oscurità. Ma sai che cosa ti dico? Scommetto che adesso non ha più tanta voglia di confessarti il suo dannato amore. Scommetto che la prima cosa che farà quando ti vedrà sarà strapparti il cuore dal petto e usarti come pupazzo! Non gliene importerà più niente del tuo grande amore, perché quello non la salverà mai! E se lo farà io non la fermerò, io lascerò che lei si prenda il tuo cuore e lo stritoli... E nella sua mente tutto ricominciò da capo: Emma con il pugnale in mano, la sua determinazione, quegli occhi, ricordava quegli occhi come se non vi fosse stato nient’altro da vedere in quel momento...

“Hai faticato troppo per vedere la tua felicità distrutta”.

Ed Emma aveva distrutto la sua. L’aveva distrutta per preservare quella della donna che un tempo aveva combattuto.

- Credo che tu non riesca più a ragionare lucidamente – continuò Uncino. – Sai benissimo che tua sorella è abbastanza malvagia da attivare quella bacchetta. Prenderemo delle precauzioni.

Regina si riscosse, agghiacciata dai suoi stessi pensieri. - Quali precauzioni?! Quali, Capitan Mascara? Sei sicuro di ricordarti di chi sia Zelena?

- Proprio perché me lo ricordo so che dobbiamo provarci!

- Mia sorella avrà preso delle precauzioni a sua volta. Non occorre essere un genio per intuirlo. Perché attivi la bacchetta è necessario rimuovere il bracciale che inibisce i suoi poteri. E sappiamo che Zelena non rispetterà alcun patto! – Stringeva ancora quella dannata bacchetta. Dentro di sé sapeva che Zelena poteva essere una soluzione, ma non avrebbe mai potuto affidarle un simile oggetto.

- Basta così! – intervenne Neve.

Regina e Uncino si voltarono, sorpresi di udire la sua voce. David sobbalzò, colto alla sprovvista a sua volta.

- Non abbiamo bisogno di questo. Abbiamo bisogno di focalizzarci su quello che conta davvero e quello che conta è Emma. - Il suo tono sembrava assolutamente controllato. Parlava così come avrebbe potuto parlare ad un gruppo di persone che avevano perso l’orientamento e non facevano altro che girare in tondo, come degli idioti. Ma sotto la superficie c’era qualcosa che ribolliva. Sotto la superficie, Biancaneve era fuori di sé. – Emma vorrebbe che restassimo uniti ed è quello che faremo. Resteremo uniti. Queste discussioni non ci condurranno da lei. Regina ha ragione. Zelena potrà anche sapere come azionare la bacchetta, ma è troppo pericoloso rivolgersi ad una strega così potente. Dobbiamo trovare qualcun altro.

- E chi? Avete un’idea migliore? – domandò Uncino, agitando l’unica mano che gli era rimasta.

- Sì, ce l’ho. – ribadì Neve.

David la scrutò, preoccupato.

- C’è qualcun altro che può attivarla. Ma dobbiamo sbrigarci. Quindi andate da Zelena e cercate di scoprire tutto su questa bacchetta. Ci servirà qualcosa per arrivare direttamente ad Emma. – Neve strinse di più il suo bambino tra le braccia. Neal mosse leggermente i piccoli pugni chiusi. Dormiva. Dormiva beatamente, ignaro di tutto. Lui non aveva grandi preoccupazioni. Non ancora. Doveva solo chiedere. O meglio, doveva solo piangere per avere ciò che desiderava.

- Chi è? Di chi si tratta? Sputate il rospo, mammina. – disse Uncino.

- Mi sorprende che tu me lo stia chiedendo. Andate da Zelena e quando avrete scoperto quello che ci serve, mi raggiungerete. Vi dirò io dove.

 

 

Secondo Zelena, perché la bacchetta li conducesse da Emma avrebbero dovuto usare qualcosa che le apparteneva, qualcosa di molto importante per lei.

La coperta.

Regina pensò alla coperta, certo. E pensò al maggiolino giallo. Ma il maggiolino non era fattibile. Non sapeva guidarlo.

“Dovevi prenderlo proprio giallo?”

“Mi piace il giallo. E poi l’ho rubato”.

E la coperta... l’aveva sempre avuta. La coperta era estremamente importante per Emma.

Andò a prenderla, mentre gli altri raggiungevano Biancaneve. Robin la seguì, ma non parlò di niente. Sembrava volerla sostenere in silenzio.

L’appartamento in cui Emma viveva... aveva vissuto con i genitori era vuoto. Naturalmente. Ma il silenzio che l’accolse quando vi mise piede la sconcertò. Era un silenzio strano, un silenzio pieno di domande e di attese. Un silenzio inquietante, persino. Si aspettava quasi di vedere Emma sbucare da dietro un angolo, scendere le scale o entrare in casa come se nulla fosse accaduto.

- Ti aiuto a cercarla – disse Robin, riferendosi alla coperta.

In realtà Regina impiegò ben poco tempo a trovarla. Era in una scatola posata sul fondo dell’armadio nella stanza di Emma. Sollevò il coperchio e vide il nome viola cucito sul tessuto bianco e morbido che un’eternità prima aveva avvolto una neonata. La neonata che lei avrebbe voluto catturare ed eliminare perché non spezzasse la sua maledizione. Quella neonata che era tornata ed ora si era sacrificata per impedire all’oscurità di insediarsi in lei, trasformandola nel nuovo Oscuro.

Ciò non fece altro che accrescere il senso di irrealtà e disorientamento. E la forza di quel sentimento era così forte da terrorizzarla.

“No! Ci deve essere un altro modo!”

“Non c’è. Hai faticato troppo per vedere la tua felicità distrutta”.

In modo incerto, le sue dita sfiorarono le E sulla coperta. L’indice tracciò le quattro lettere del nome della Salvatrice.

- Regina, di sotto non c’è. Ho cercato...

Lei sobbalzò, colta alla sprovvista dalla voce di Robin.

- Oh, l’hai trovata – L’uomo sorrise. Poi aggrottò un sopracciglio e domandò, impensierito: – Regina, ti senti bene?

- Certo – rispose, prendendo la coperta. La debolezza la inondò da capo a piedi, ma dopo un attimo si dileguò del tutto. – Certo, sto bene.

Robin si avvicinò e le appoggiò una mano sul braccio. – Vedrai. Troveremo anche Emma.

 

 

Quando la strega cominciò ad urlare, la guardia di turno si precipitò verso la cella e guardò dalla finestrella per capire che cosa stesse succedendo.

- Non apra – gli disse l’infermiera incaricata di portarle il pranzo. Reggeva il vassoio con i piatti coperti. Roteò gli occhi. – Sarà una delle sue sceneggiate. Quella donna è pazza. Il sindaco ha detto di fare attenzione.

- Credo stia male. – disse la guardia. Dalla sua posizione poteva vedere Zelena inginocchiata sul pavimento della cella. Si stringeva la pancia e intanto gridava aiuto. La sua voce era talmente acuta da rischiare di ferirgli i timpani.

L’infermiera guardò a sua volta. L’uomo armeggiò con le chiavi della cella e aprì la pesante porta con un paio di violente mandate.

- Ha bisogno di aiuto? – domandò la guardia, avvicinandosi con molta cautela.

Zelena rantolò qualcosa. La sua faccia, in parte nascosta dai capelli rossi, era una maschera di dolore. – Il... bambino... aiutatemi.

- Chiami il ginecologo – ordinò l’infermiera.

La guardia afferrò la radio appesa alla cintura. Sapeva quali erano le istruzioni. Regina Mills aveva chiesto esplicitamente che la sorella venisse monitorata spesso da un ginecologo e che, in caso di emergenza, avrebbe dovuto esserci qualcuno a controllare che Zelena si comportasse bene. Non possedeva la magia, grazie al bracciale agganciato al suo braccio, ma la sua mente era sempre al lavoro. Non ci si poteva fidare di lei.

La guardia si scordò di tutte quelle istruzioni. Il suo primo impulso era stato quello di soccorrere una donna incinta e in evidente difficoltà. Il suo primo pensiero era stato: se perde il bambino, il sindaco mi ucciderà.

Fu una questione di pochi secondi.

Zelena allungò una mano, afferrò il tessuto della camicia azzurra dell’uomo come un naufrago che cerca disperatamente un appiglio mentre è in balia delle onde. Ma l’altra guizzò fulminea verso il calcio della pistola, lo prese e prima che lui avesse il tempo di reagire aveva già estratto l’arma e sparato un colpo. Toccò alla guardia urlare. Crollò sul pavimento della cella con gli occhi fuori dalle orbite e il volto paonazzo, mentre una macchia di sangue si allargava sotto di lui, ferito alla coscia. La strega lo colpì in testa.

Infine Zelena puntò la pistola contro l’infermiera, che aveva lasciato cadere il vassoio. Il suo pranzo era sparso un po’ ovunque.

- Cosa sarebbe questo? Dove sono i miei anelli di cipolla? – domandò la strega, scostandosi qualche ciuffo di capelli dalla faccia e puntando i suoi occhi azzurri e folli sui broccoli e sul liquido, che era verde come lo era stata la sua pelle nella Foresta Incantata.

- Cibo biologico. – rispose l’infermiera, tenendo le mani bene in vista. – Ordini di sua sorella.

- Mia sorella. Mia sorella! – Zelena rise di gusto. Poi la fissò, furente. – Prendi le chiavi della cella.

L’infermiera fece come le era stato ordinato e le tese il mazzo di chiavi. Zelena se ne impossessò e poi raccolse un broccolo da terra. Lo lanciò alla donna, centrandola sul naso.

- Godetevi le comodità della mia stanza – disse, dirigendosi verso l’uscita. - E dite alla mia sorellina che le donne incinte non hanno bisogno di cibo biologico! Ma del resto... non mi sorprende che non lo sappia!

Rise di nuovo e li chiuse nella cella.

 

 

- Per mille diavoli, che cos’è questa roba? – esclamò Uncino, quando arrivò dove Neve aveva detto loro di incontrarsi.

- Beh, direi che è... rock – suggerì David, osservando la finestra aperta al secondo piano con le mani sui fianchi.

La musica sparata a tutto volume era un’ondata di parole incomprensibili, cantate da un tizio che a Regina sembrò un altro pazzo scellerato in procinto di rigurgitare e che aveva deciso di riversare la sua personale follia nelle canzoni. La sua irritazione salì quasi oltre il livello di guardia. Strinse più forte la bacchetta che aveva ancora con sé.

- Non è rock. È metal. Sono i Rammstein. – li corresse Henry. – Beh... in realtà non lo so bene. Forse è anche hard rock.

Regina si voltò verso il figlio, sconcertata. Quando Henry l’aveva chiamata per dirle che voleva unirsi a loro, non si era sentita sorpresa. Da una parte non avrebbe mai voluto che lui venisse. Non avrebbe mai voluto che... vedesse Emma nella sua nuova forma. Qualunque fosse la nuova forma. Né tantomeno avrebbe voluto che la vedesse compiere qualche azione terribile. Perché era ciò che bisognava aspettarsi dall’Oscuro. Un’oscurità così grande poteva portarti a compiere atti tremendi. Non era sicura di essere pronta lei per prima. Ma Henry era anche il figlio di Emma. Henry non poteva essere lasciato indietro, ad aspettare e basta.

- Hai la coperta – Quella di Neve non era una domanda. Il suo sguardo si posò dolcemente sulla coperta bianca.

- Sì. – disse Regina. – Avevo pensato al suo maggiolino, ma non sono molto brava a guidarlo.

Neve sorrise.

- Dunque... davvero possiamo fidarci di una ragazza che voi avete maledetto e che pochi giorni fa ha cercato di abbrustolirvi? – chiese Uncino.

- Non abbiamo molta scelta. Se non vogliamo ricorrere a Zelena, Lily è l’unica possibilità. – rispose la madre di Emma, ora in tono più risoluto.

- E se non funzionerà?

- Funzionerà. – tagliò corto Neve, dirigendosi verso l’ingresso.

In caso contrario troverò un’altra soluzione, pensò Regina. Devo trovarla. Non darò questa soddisfazione a quella maledetta di mia sorella. E se non esiste una soluzione alternativa... dovrò inventarmi qualcosa che tenga a bada Zelena.

Entrarono nell’androne e salirono le scale, in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.

David bussò alla porta. Due colpi decisi. Attesero.

Il pazzo scellerato continuò a cantare e nel volume non vi fu alcuna variazione.

Regina venne avanti, facendo in modo che David si levasse dai piedi e bussò a sua volta, più forte. Era pronta a scardinare la porta con la magia se fosse stato necessario. Anzi, più probabile che avrebbe dovuto agire così fin da subito.

- Mal, sei tu? – gridò Lily.

No, non sono tua madre. Spegni e apri questa porta, idiota.

Il volume si abbassò notevolmente.

Come siamo arrivati a questo punto?, si chiese Regina. Com’è possibile che siamo davvero arrivati a questo punto?

Neve le lanciò un’occhiata, come se avesse intuito ciò che stava pensando.

Poi la porta si aprì e Lily si ritrovò a guardare sei facce tutte rivolte a lei. La figlia di Malefica li osservò con la fronte aggrottata e quel cipiglio aggressivo che la contraddistingueva. Indossava una maglietta nera e piuttosto usata con il nome di qualche altro gruppo folle come quello che stava ascoltando, un paio di jeans neri ed era scalza. Regina pensò, non per la prima volta, che non assomigliava affatto a sua madre. Quando mutava in drago era identica a Malefica, ma ora no. C’era qualcosa nel modo di guardare la gente, però... forse qualcosa nel modo in cui piegava le labbra che le ricordava la madre.

- Uhm... beh, salve. – disse, non molto convinta.

- Dobbiamo entrare. Abbiamo bisogno di parlarti – tagliò corto Regina.

- Se è per quella faccenda... – rispose Lily, riferendosi al fatto che si era tramutata in drago e aveva quasi cotto Neve e Azzurro. – Ci lavorerò su. Mia madre sta venendo qui apposta per...

- Non siamo qui per questo – disse Neve.

- E allora per cosa?

- Devi aiutarci. È successa una cosa ad Emma.

 

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Angolo autrice:

Ecco la mia nuova storia. Trattasi del mio primo esperimento con una long che segue la serie originale.

Come avrete capito, l’introduzione di nuovi personaggi cambierà gli eventi narrati nella prima parte della 5°stagione. Alcune cose si manterranno tali e quali. Altre varieranno. Ci saranno cambiamenti notevoli. Il mio disappunto per l’esclusione di certi personaggi/ship/storylines da questa prima parte di stagione era troppo grande e non ho potuto controllarlo. ^_^

Spero vi piaccia! Ringrazio, inoltre, Lara Zarina Neimann per il bellissimo banner


   
 
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