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Autore: Robigna88    20/12/2015    0 recensioni
Adrian Reid è certo che April Jackson, la donna che ama da quattro anni, sia la donna della sua vita. E' pronto a portare la loro relazione ad un altro livello e per farlo ha comprato un bell'anello di fidanzamento ed organizzato una cena nel ristorante che è stato teatro della nascita del loro amore. Ha dei piani ben precisi per quella serata ma il destino sembra averne altri.
Un tragico evento infatti trasforma quella che avrebbe dovuto essere una serata da sogno in un incubo che metterà a dura prova l'amore che li unisce.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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NDA: Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate :D è importante per chi scrive conoscere le opinioni dei lettori :)

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PROLOGO

 

 

 

 

 

April Jackson era la donna della sua vita. Adrian Reid ne era sicuro e lo era oramai da diversi anni; per la precisione da quando dopo il loro primo appuntamento si erano scambiati un bacio appassionato sotto la pioggia.

Un momento da film… così lo descriveva lei quando lo raccontavano ai loro amici. Lui sorrideva soddisfatto ogni volta e puntualmente lei gli rovinava il momento raccontando che se non fosse stata lei a prendere l’iniziativa lui non lo avrebbe fatto.

Era la donna della sua vita ed era assodato, quindi dopo quattro anni insieme era finalmente arrivato il momento di fare un passo in avanti in quella relazione; era per questo che aveva comprato quel bell’anello.

Per metterlo al suo anulare sinistro e chiederle di rimanere per sempre al suo fianco, per tutta la vita, finchè morte non ci separi.

O almeno era quello il piano… lo era prima che tutto andasse in fumo, prima che una telefonata da parte dell’ospedale pochi minuti prima di quell’appuntamento che si erano dati al ristorante facesse squillare il suo cellulare e lo gettasse nel panico.

La sua April aveva avuto un incidente d’auto, era grave e questo è tutto quello che un’infermiera gli aveva riferito quando gli aveva telefonato.

Adrian aveva guidato come un folle nella sera trafficata di Los Angeles, maledicendo ogni auto che gli si era fermata davanti, ogni semaforo che lo aveva rallentato, ogni battito che il suo cuore aveva perduto durante quel tragitto.

Poi finalmente era arrivato, in quel dannato pronto soccorso dove c’era sangue ovunque, dove c’era confusione, dove si respirava la paura.

“April!” urlò guardandosi intorno, le mani tra i capelli, un’espressione di totale panico stampata sul viso. “April Jackson!”

“April Jackson, trent’anni, incidente d’auto” un dottore gli si avvicinò stringendo in mano una cartelletta. “Lei è il suo contatto di emergenza?”

“Sì” annuì Adrian. “Sono il suo ragazzo. Dov’è? Sta bene?”

Il dottore sospirò dando il file che aveva in mano ad un’infermiera di passaggio. “Mi segua” gli disse.

Adrian lo seguì tra le barelle e gli altri medici, incrociando gli occhi spaventati di una donna che forse come lui non aveva idea di cosa fosse successo ad uno dei suoi cari. Pensò che quel posto era terribile, peggio di come sembrava nei film. Un brivido lo percorse da capo a piedi e la testa iniziò a fargli così male che dovette sforzarsi di resistere per non cadere in terra.

“Dottore la prego” chiese all’uomo che lo precedeva. “Mi dica cos’è successo.”

“La sua ragazza è arrivata qui a seguito di un incidente stradale. Da quel che ci hanno detto le autorità intervenute un autobus l’ha colpita frontalmente e dopo un giro su se stessa l’auto è andata a sbattere contro la vetrina di un negozio sfondandola.”

“Oh mio Dio” mormorò Adrian deglutendo a vuoto. “April… lei è…”

“È viva” taglio corto il dottore. “Miracolosamente aggiungerei.”

“Dov’è adesso?”

“In sala operatoria, ma pensiamo che se la caverà” il dottore si fermò davanti ad una stanza e gliela indicò con una mano. “Verrà portata qui non appena l’intervento sarà finito. Può aspettarla dentro se vuole.”

“Tutto qui?” chiese l’altro guardandolo allibito.

Il dottore lo guardò da dietro gli occhiali. “Non so altro al momento” rispose. “Ma le auguro buona fortuna.”

Sparì lungo il corridoio e Adrian si lasciò cadere sul letto della stanza. Fu solo allora che permise a se stesso di piangere.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Metallo… metallo e plastica. April poteva sentire questi due sapori mischiarsi nella sua bocca, un senso di intorpidimento in tutto il corpo, una stanchezza che le impediva di aprire gli occhi.

Si impose di provarci ancora, solo un’altra volta. E ci riuscì.

La luce chiara del posto in cui si trovava le fece sbattere le palpebre ripetutamente per abituarsi e poi pian piano iniziò a muovere le mani, i piedi, ad aprire la bocca. Sentiva le labbra secche, aveva voglia di urlare a qualcuno di darle un bicchiere di acqua. Ma non era sicura che ci fosse qualcuno nella stanza.

Era una stanza poi? Il soffitto sopra di lei suggeriva di sì, ma era tutto così confuso.

“April…” sentì sussurrare e dopo qualche secondo riuscì a mettere a fuoco un viso. Apparteneva ad un uomo e la sua voce era calma e dolce. “April… mi senti?” disse di nuovo.

Lei si prese un attimo per riflettere, pensò che valeva la pena provare a rispondergli ma non era sicura di riuscirci.

“Acqua” mormorò sentendo la sua stessa voce rauca come mai prima.

L’uomo nella stanza avvicinò un cannuccia alla sua bocca e lei bevve due lunghi sorsi sentendo finalmente il bruciore che percepiva alla gola calmarsi.

“Grazie” gli sussurrò cercando di sollevarsi poco, per guardarsi intorno. “Dove sono?”

“Sei in ospedale, hai avuto un incidente d’auto. Ricordi?”

“No” April scosse il capo pentendosi all’istante di averlo fatto. “La mia testa…” si lamentò.

“Chiamo subito un dottore.”

“Aspetta” disse lei quanto più forte riusciva. “Ho bisogno di sapere una cosa prima.”

“Cosa?”

“Chi sei tu? E chi è April?”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Un’amnesia?” chiese Adrian fissando April da fuori la stanza, le braccia incrociate sul petto e un peso al centro del petto.

“Sì, conseguenza del corpo che ha preso in testa molto probabilmente. Un neurologo passerà visitarla in giornata.”

“Non ricorda assolutamente nulla?”

“Neppure come si chiama” gli fece sapere il dottore. “Ma la buona notizia è che nella maggior parte dei casi l’amnesia si risolve da sola.”

Adrian mise le mani nelle tasche della giacca toccando la scatolina di velluto al cui interno c’era l’anello che avrebbe dovuto regalarle… regalare alla donna che ora non ricordava neppure di conoscerlo. “Come posso aiutarla?” chiese mentre alcune lacrime cadevano leggere sulle sue guance, i singhiozzi minacciavano di esplodergli nel petto.

“Le racconti quanto più possibile ma senza stancarla o peggiorerà la situazione” gli spiegò il dottore tenendo le mani nelle tasche del camice. “Sia paziente e non si arrenda. Il neurologo sarà qui non appena avrà finito in sala operatoria.”

“Grazie” gli disse Adrian guardandolo allontanarsi. Prendendosi un attimo per rimettere a posto le emozioni prima di entrare di nuovo nella stanza di April. Prima di iniziare a raccontare alla donna che amava il loro amore.

   
 
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