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Autore: Silvar tales    21/12/2015    5 recensioni
"Sei tu Mannimarco?"
Il Re dei Vermi scrutava l'orizzonte, il cielo morente gettava bagliori aranciati sul suo viso, sciogliendo un poco quella terribile freddezza che lo caratterizzava.
"Chi lo chiede?"
[Prima classificata al contest “Il lato oscuro della Forza” indetto da Barbara Baumgarten]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ingioiellata


skyrim



Venerea era in viaggio da due mesi.
Aveva attraversato il Mare Abeceano ed era sbarcata nella città di Anvil il decimo giorno di Metà Annata della Terza Era. Da Anvil aveva cavalcato sino alla grande Città imperiale, per poi intraprendere il cammino sulla strada ovest. Le avevano detto che fino a Chorrol non avrebbe trovato alcun Cancello aperto, che la Grande Foresta e gli Altopiani Coloviani erano stati sanati, che la terra aveva ripreso a respirare e che il cielo era nuovamente blu. Le propaggini collinari dei Monti Jerall, però, erano ancora ferite dalle Porte Rosse. La strada che portava a Bruma, e poi più a nord verso Skyrim, era perigliosa. Tuttavia Venerea conosceva i rudimenti della magia, e sapeva badare a sé stessa quel tanto che bastava. Nonostante la crisi d'Oblivion, Firsthold e le antiche isole patrie degli Ayleid ove era cresciuta rimanevano luoghi assai più impervi delle lande di Cyrodiil.
Nelle bettole e nei covi di briganti che aveva frequentato strada facendo, aveva appreso a suon di monete e moine che il Negromante si era annidato in un'antica rovina Ayleid, sulle montagne a nordest di Chorrol. E lì lo trovò, sulle soglie di Ninendava, astante come una statua di pietra. I lunghi capelli bianchi gli ricadevano sulle spalle, tra le mani stringeva un bastone coronato da un teschio umano. Nonostante il suo alto scettro fosse imperioso, la tunica di nera lana grezza che indossava non faceva davvero di lui un Re.
"Sei tu Mannimarco?"
Il Re dei Vermi scrutava l'orizzonte, il cielo morente gettava bagliori aranciati sul suo viso, sciogliendo un poco quella terribile freddezza che lo caratterizzava.
"Chi lo chiede?"
"Venerea", rispose prontamente la ragazza, cercando di controllare la voce.
"Vattene, Venerea. Vai a cercare altrove fortune e glorie. Io non ho nulla da darti".
Prima che il Negromante potesse voltarle le spalle, Venerea agitò le mani: il mucchietto d'ossa che teneva in tasca si ricompose nello scheletro di un passerotto, volteggiò traballante attorno alla sua testa, poi volò via in cerca del rifugio degli alberi.
"Ho ora la tua attenzione, padre?"
Venerea si sistemò i capelli di rame dietro le orecchie, sfidando Mannimarco con uno sguardo deciso e irriverente. Ed egli finalmente le rivolse il suo sguardo, pur senza manifestare alcuno stupore. La fissò negli occhi, unico dettaglio in cui ritrovava sé stesso: occhi azzurri, come i suoi. Occhi rarissimi, sia tra gli Altmer che ancor di più tra i Dunmer. La sua pelle era di una tonalità grigio chiaro, e qualche lentiggine nera vivacizzava il suo volto. Aveva un profilo affilato, e lunghe orecchie affilate ancor di più sbucavano sotto i capelli rossicci, gli stessi capelli di Barenziah.
"Non disprezzo la tua Negromanzia. Sono qui per apprenderla".
"Credevo che tua madre avesse deciso di nasconderti a me", disse infine Mannimarco, tornando a rivolgere il suo sguardo all'orizzonte.
"Mia madre è morta. Soltanto allora, morendo, me l'ha detto, facendomi giurare che non ti avrei mai cercato. Ma mia madre era solo una stupida, e io debbo a te la mia fedeltà. Tu che sei mio padre e il Re dei Vermi: insegnami! Sono sangue del tuo sangue, non sono forse io a dover ereditare la tua guida e i tuoi ideali?"
Mannimarco rise, posando nuovamente il suo sguardo su quell'armonia di sangue Dunmer e Altmer che i suoi lombi avevano generato. "Bambina mia", le si avvicinò con passi talmente silenziosi che Venerea credette che fluttuasse invece di camminare. Abbandonò il bastone ed esso rimase ritto in piedi, come fosse stato conficcato saldamente nel terreno. "Io non ho bisogno di eredi, ma come posso rifiutare una tale devozione, da parte di una figlia che credevo perduta per sempre? Avrai da me i doni che non hai avuto in tutti questi anni, tutti in una volta. E non solo avrai, ma diventerai. Diventerai immortale, diventerai resistente come malachite e sinuosa come argento, diventerai bella come un gioiello, navigherai fuori dallo spazio del tempo, e custodirai dentro di te un potere immenso, che potrai condividere solamente con chi un giorno ti troverà e, sconvolto dalla tua bellezza, ti legherà a sé. Questo e altro il Re dei Vermi ti donerà. Dimmi: è ciò che desideri?"
Venerea si chinò, radiosa, davanti al padre, tenendo alta la testa, fulgida in volto, con le labbra umide di aspettative e gli occhi bramosi.
"Sì, sì, ti prego. Non ho mai desiderato altro nella vita. Firsthold non è più la mia casa, non so che farmene di una prigione ingioiellata".
"No davvero", sorrise il Re dei Vermi, ed era terribile in volto. "Ora sorridi, figlia mia, e preparati ad accettare i miei doni".
Le prese dolcemente il viso tra le mani, e Venerea, priva di timori come se si trovasse tra le falde di una culla, sorrise nel calore di quel ritrovato abbraccio paterno.
Mannimarco la guardò per un'ultima volta, poi estrasse un pugnale dalla manica della propria tunica e abbatté un solo fendente sul collo della giovane.
La sua anima spirò, scivolò fuori dalle sue labbra assieme all'ombra di un grido, e si ancorò saldamente all'unico scoglio che trovò nei paraggi: la gemma nera che Mannimarco stringeva nell'altra mano. Il corpo di Venerea cadde a terra con un tonfo, mentre esili zampilli di sangue le ingioiellavano il collo.
"Morgiah non era una stupida, figlia mia. E la morte non è una punizione, ma un dono. Il più generoso che posso offrirti".

Mannimarco entrò in Ninendava e spazzò via la polvere da un vecchio tavolo per incantamenti. Vi appoggiò sopra un amuleto, il cui ciondolo era un semplice ovale di malachite incastonato su una placca d'argento. Chinatosi il Re dei Vermi su di esso, e accostandovi la gemma nera, traboccante dell'anima bianca di Venerea, vi infuse grande potere. Un potere tuttavia che sarebbe dovuto rimanere obliato agli occhi dei profani e degli ignari.
"Hai finalmente pagato il tuo debito, mia bella regina".*
L'immagine di un teschio venne impressa nella pietruzza verdastra, mentre della gemma nera non rimasero che polvere sul tavolo e sibili rancorosi.





* Si riferisce a Morgiah, figlia di Barenziah. Morgiah sposò il Re di Firsthold (nelle Isole di Summerset), e fece un accordo con Mannimarco: in cambio dei suoi poteri negromantici, i quali avrebbe usato per influenzare il marito, Morgiah promise al Re dei Vermi il suo “primo nato”. Non sappiamo altro di questa promessa ambigua, né cosa intendesse realmente Morgiah, né se sia mai stata mantenuta.








Prima classificata al concorso Il lato oscuro della Forza indetto da Barbara Baumgarten.

   
 
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