Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: Iraklion    21/12/2015    1 recensioni
Quindici anni dopo la fine definitiva dei giochi, un personaggio ormai adulto ricorda i tempi bui.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sono trascorsi quindici lunghi anni dalla fine definitiva della tirannia che Capitol City ha esercitato per troppo tempo sui tredici distretti, ma i giochi non smetteranno mai di riecheggiare nella mia mente: popolano i miei sogni trasformandoli in feroci incubi. La notte mi sveglio urlando con la fronte madida di sudore e mia moglie, prontamente, cerca di rassicurarmi.
«E’ tutto finito - mi sussurra ogni volta  - Sei con me. Sei con noi. Per sempre». Ripeto quelle parole muovendo appena le labbra, e mi lascio avvolgere dalle sue braccia mentre copiose lacrime solcano le mie guance.
So che è così, che è davvero tutto finito, eppure la paura mi attanaglia e non demorde. Vivo ancora con il terrore che da un giorno all’altro, da qualche parte, il mio nome possa essere estratto. Ho partecipato a ben due giochi, e non è qualcosa che si dimentica facilmente.

Felici Hunger Games e possa la fortuna essere sempre a vostro favore…

Quella voce è dentro la mia testa e non c’è nulla che io possa fare per scacciarla. Ormai è impressa nella mia coscienza, nella mia anima. E’ tatuata sulla mia pelle, indelebile. Tutto ciò che posso fare è conviverci, accettarla. Impongo a me stesso di ricordare che nonostante tutti gli orrori che ho visto e vissuto, sono ancora vivo. Posso stringere tra le mie braccia l’unica donna che io abbia mai amato in tutta la mia vita e sentire il suo cuore battere contro il mio, baciarla, bearmi dei suoi sorrisi e trascorrere momenti spensierati con i miei figli. Altri non hanno avuto la mia stessa fortuna. 
Sono vivo, sono vivo  continuo a ripetermi da quindici anni. Sono stato così vicino alla morte, ne ho visto il volto, gli occhi iniettati di sangue. Quando chiudo gli occhi, dall’oscurità emergono delle figure spettrali che lentamente prendono forma: gli ibridi.

Katniss, Katniss….

I loro sussurri attraverso le gallerie erano così inquietanti da far accapponare la pelle persino al più intrepido. Ci hanno sorpresi e siamo stati costretti a combattere, a lottare per la nostra stessa vita, ancora una volta.
Per alcuni istanti ho creduto che sarei morto li, che non avrei più rivisto il volto delle persone che amavo. Gli altri erano ormai riusciti a mettersi in salvo, restavo solo io, laggiù, contro quelle creature abominevoli. Non ricordo come siano andate esattamente le cose, e nemmeno dove abbia trovato tutta la forza e il coraggio necessari per sopravvivere, ma quando credevo di essere ormai spacciato, quando ero pronto ad accettare la morte dopo averne percepito la sudicia carezza sulla mia pelle, i rumori intorno a me hanno cessato di sembrare un unico ammasso indefinito ed ho finalmente sentito la sua voce. Katniss era riuscita ad avvertirmi in tempo, prima che uno di quei dannati ibridi cercasse di farmi fuori. Gli ho assestato un colpo ben deciso e l’ho scaraventato contro gli altri, disorientandoli per alcuni secondi, quanto bastava per afferrare la mano di Katniss, che con forza e prontezza è riuscita a tirarmi su. Una volta in cima ho afferrato l’Olo, ho sussurrato per tre volte Morsi della notte e l’ho lasciato cadere su quella massa informe di creature malvagie. Nel momento in cui ha sfiorato le loro viscide teste è esploso e degli ibridi sono rimasti solo miseri brandelli. Abbiamo proseguito, siamo usciti dalle gallerie e abbiamo conquistato Capitol City. La giustizia ha trionfato, il presidente Snow è morto tra atroci sofferenze e l’ultima freccia che l'arco di Katniss ha scoccato, ha spaccato il cuore della Coin, ponendo fine una volta per tutte ai giochi. Nessuno dopo quel gesto estremo avrebbe più osato nominarli e metterli in atto. Non ci sarebbero state più mietiture, né edizioni della memoria. Da quel momento in poi ci sarebbero stati solo vincitori. Tutto questo però ha avuto un prezzo molto alto. Purtroppo non è stato possibile non lasciarci dietro morte e orrore, e abbiamo perso tante persone a noi care.

Nonostante questo, oggi, tutti noi ci consoliamo a vicenda, dicendoci che altrimenti quella tirannia non avrebbe mai avuto fine. Che il loro sacrificio ha servito una causa nobile e giusta. Senza il sangue versato, il sereno non sarebbe mai tornato. Loro saranno per sempre ricordati come eroi, noi come i ribelli che hanno finalmente scritto la parola fine a quelle tristi pagine di storia.

Ma io so che i giochi continueranno a susseguirsi nei nostri tormentati cuori, li sentiremo vibrare dentro di noi, come se fossero scolpiti nelle nostre ossa. E come dei flash improvvisi, appariranno davanti ai nostri occhi gli sguardi imploranti, le lacrime solitarie, e la consapevolezza di chi sapeva che la morte era ormai vicina.
Continueremo sempre a perdonare noi stessi, ma non dimenticheremo. I sensi di colpa non smetteranno mai di ferirci, dilaniarci.
Respiro profondamente e continuo a ripetere quel mantra che, insieme all’amore incondizionato della mia famiglia, continua a sorreggermi, mi aiuta ad andare avanti. Altrimenti mi sentirei perso, vittima di un passato che prova a tirarmi giù con sé, negli abissi. Non posso permetterlo, così afferro le mani di Katniss e mi impongo di risalire in superficie, laddove posso respirare. Mi aggrappo ai sorrisi della mia famiglia. Adesso sono loro la mia ancora.

«Hai visto i miei occhiali da lettura, tesoro?» domando a mia moglie, in questo pomeriggio soleggiato che per qualche strano motivo mi ha fatto pensare intensamente al periodo più buio della mia vita. Avvolto dal calore abbacinante del sole scorgo la sua figura snella avvinarsi con due tazze di tè, e me ne porge una.
«Ti va se invece di stare chino su quel libro, guardiamo questa meraviglia?» mi chiede mentre un leggero sorriso affiora sulle sue labbra.
Le sorrido di rimando e lei si siede accanto a me, appoggia la testa sulla mia spalla e insieme ammiriamo il tramonto, i suoi magnifici colori che riscaldano il cuore mentre i nostri figli ridono felici e spensierati sul prato.

Il tempo scorre lentamente e ci lasciamo andare ad una sincera risata, colma di serenità, quando Annie mi chiede scherzosamente:

«Vuoi una zolletta di zucchero, Finnick?»
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Iraklion