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Autore: Veni Vidi Jackie    21/12/2015    0 recensioni
Matilde, amica (o qualcosa di più?) da più di un anno di Jack, ha da tempo dimostrato con lui atteggiamenti aggressivi. Quando lei troverà l'amore in Frank, Jack verrà prima relegato in secondo piano e poi abbandonato dalla ragazza. Ormai libero, la fine del "regime tirannico" di Matilde dovrebbe farlo stare meglio, ma la gelosia lo dilanierà e ben presto lo farà arrivare sull'orlo della pazzia.
In questa situazione, saranno personaggi assai strani a farlo tornare su di morale!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Orazio mi guarda con un grande sorriso.
Vorrei rimproverarlo per avermi lasciato da solo, ma sono piegato in due per recuperare il fiato.
- Grazie dell'aiuto – gli dico in modo sarcastico, dopo essermi ripreso.
Lui scrolla le spalle e mi conduce ad una piazzola davanti all'ospedale. Sono stato già spesso qui, ma Orazio sembra conoscere il luogo meglio di me. Uno dei tanti misteri, suppongo.
- Prenderemo un taxi – annuncia, sporgendo il pollice della mano destra sulla strada. Mi chiedo come possa sapere cosa sia un taxi, ma decido di non domandarlo. Voglio solo tornarmene a casa. Prima, però, devo fare una cosa. Mi ero ripromesso di chiamare Matilde, ma con tutte le cose che sono capitate non ho fatto in tempo. Compongo quindi il numero ed aspetto.
- Matilde? - chiedo, sentendo rispondere
- Ciao...-  
Percepisco subito la tensione nella sua voce, una tensione che dura dall'ultima volta che ci siamo sentiti. L'ho offesa, quindi non mi aspettavo niente di diverso. Vorrei dirle “sono ancora convinto che tu abbia torto” o “penso ancora di avere ragione io”, ma non lo faccio. Non ha senso alimentare ancora questo fuoco della discordia soffiandoci ossigeno, va solo spento. Solo la fiamma dell'amore deve restare. O almeno, la fiamma del mio amore.
- Come stai? Mi volevo scusare per l'altra volta – le dico, cercando di essere il più dolce possibile. Mi è mancata la sua voce, mi è mancata davvero molto. Nel frattempo un taxi bianco si accosta: Orazio ed io saliamo.
- Ero molto arrabbiato e...insomma, non volevo parlarti in quel modo...-
- Tranquillo – mi dice Matilde, anche lei con voce soave. - E' tutto sistemato, sul serio -
- Sicura? -
- Sì -
- Sicura sicura? -
Orazio si gira verso di me, guardandomi con aria perplessa.
- Sicurissima – risponde la ragazza, ridendo
- Ma sicura sicura o...-
- Ne sono certa! - esclama.
Allontano l'apparecchio dal volto, perchè mi ha appena urlato in faccia. Orazio intanto ridacchia, gustandosi la scena.
- Bene – ricomincio – volevo solo che tu lo sapessi. Buon pomeriggio, Matilde -
- Grazie, anche a te. -
Orazio continua a fissarmi, facendo una smorfia di disgusto. Non posso biasimarlo, mi sono comportato come un adolescente. “Sicura sicura?”. Jack, quanto avresti voluto insistere? Ha detto di sì, significa di sì. Per la prima volta mi sento più a disagio di un uomo di duemila anni fa, forse anche Cicerone non si sarebbe comportato come me.
- Sai, siamo molto affezionati...- mi giustifico
- Ma certo...-   
Guardo fuori dal finestrino. Le case si susseguono veloci, mentre là fuori la vita prosegue. Adesso, però, anche io proseguo la mia vita. Non ho più voglia di sentirmi abbattutto, non ho più voglia di ripetermi “Hey, che bella giornata! Chi sa cosa farà adesso Matilde! Probabilmente sarà con Frank!”. Da qui poi mi deprimerei, pensando a Frank e a quanto sia fortunato ad averla. No, ora non più.
- Dove siamo diretti? - chiedo a Orazio
- A casa tua, ovviamente. -
Sorrido: finalmente un po' di relax. Voglio solo rilassarmi, nient'altro. Niente Seneca, niente Cicerone...solo relax. L'auto si ferma davanti a casa mia dopo venti minuti di viaggio. Il tassista si gira verso noi due, attendendo la sua ricompensa.
Guardo Orazio, dando per scontato che paghi lui. E' stata sua l'idea del taxi, non vedo perchè dovrei pagare io. Lui, però, ricambia lo sguardo dell'uomo al volante, insicuro sul da farsi.
- Signori, mi dovreste pagare...-
- Pagare?! - esplode Orazio, sbuffando. - Per cosa? Per aver guidato una manciata di minuti? Venga a combattere contro i Germani, poi ne riparliamo. -
L'uomo rimane in silenzio, non comprendendo le parole del mio amico. Come lo capisco...
- D'accordo...- dice Orazio, arrendendosi.
Quindi si allunga sul sedile e prende con violenza la mano del tassista. Gliela apre e ci pone due monete argentee.
- Non penso che questo viaggio sia costato più di due sesterzi! Ad maiora! -
Seguo il mio amico giù dalla macchina, mentre l'autista continua a osservare con circospezione le strane monete. Non ne ha mai viste di quel tipo, ovviamente. Dopo un attimo di esitazione, riesco a vedere che fa un'espressione di sopresa e poi sfreccia via con la macchina. Beato lui, adesso i soldi non gli mancheranno...
Mi giro verso l'entrata di casa mia. Proprio sulla porta, Tom mi guarda con uno strano ghigno.
 
  
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