UNA GIORNATA AL SAINT GD HOSPITAL DI CHINA TOWN
Era una giornata come
tante,
all'ospedale Saint GD di China Town.
La mattina era iniziata nel solito
modo: il sole che spuntava da dietro le fronde degli alberi del
grande giardino, la brezza fresca di inizio estate e i medici del
turno di notte che uscivano dall'ospedale, con lo sguardo stanco ma
soddisfatto.
Era un ospedale come tanti altri, il
Saint GD di China Town. Aveva medici, infermieri, personale vario,
addirittura un direttore. L'aspetto che lo differenziava dagli altri
ospedali della città, era che gli uomini, e intendo proprio
tutti
gli uomini, erano asiatici.
Negli ultimi mesi c'era stata una
crescita esponenziale nell'assunzione di infermiere e nella presenza
di pazienti donne che, avendo sentito da amiche e conoscenti di
questi medici talmente belli da sembrare irreali, fingevano qualunque
malanno per doversi recare di urgenza in ospedale.
Che saranno mai, vi chiederete voi,
questi benedetti medici? In fondo, nella realtà non esistono
mica
quegli uomini bellissimi e intoccabili che si vedono in televisione.
Figurarsi, poi, se sono anche asiatici!
Beh, cari miei, è qui
che ci siamo sbagliati tutti.
Quel giorno era iniziato
come tutti gli
altri, e altrettanto normalmente stava procedendo. I soliti pazienti,
i soliti schiamazzi, i soliti rumori. Insomma, era decisamente una
giornata normale.
E come tutti i giorni, i capi dei vari
reparti si trovarono per pranzare alla mensa dell'ospedale. Era
diventata ormai una routine, quando avevano il turno di giorno,
sedersi a quel tavolo di fianco alla finestra e parlare
tranquillamente per quell'ora scarsa che gli era concessa.
Era iniziato tutto per caso, un giorno
di qualche mese prima. Con l'apertura del nuovo ospedale, il caos era
indescrivibile e i vari capo-reparto non avevano mai avuto
l'occasione di incontrarsi tutti insieme e, da un certo punto di
vista, erano tutti talmente impegnati che non ci avevano dato poi
così tanta importanza. Poi, in una giornata nebbiosa e
fredda, si
erano ritrovati seduti tutti allo stesso tavolo, proprio quello che
stavano occupando in quel momento, e avevano iniziato a parlare.
Così, nel modo più anonimo possibile, era
iniziata la loro
amicizia.
Ma credo che arrivati a
questo punto
siate tutti curiosi di scoprire chi siano questi formidabili e
bellissimi medici, che tutte le infermiere osservano da lontano
mentre sospirano incantate, sentendosi delle stupide perché
non
riescono a trovare il coraggio di rivolgere la parola a tali Dei.
I primi che attirano
l'attenzione sono
loro tre, i Tre Moschettieri, anche chiamati la Gang di Belli
Capelli. Vagano sempre insieme, inseparabilmente, e si conoscono
probabilmente da quando sono bambini.
Belli Capelli, colui che da il nome
alla banda, è il Direttore del reparto di Cardiochirurgia.
Il suo
soprannome, ovviamente, si riferisce alla folta chioma che lo
caratterizza e che fa invidia a qualunque essere che abbia dei
capelli in testa. Il suo punto di forza, oltre che a questo,
è il
suo fascino carismatico, il suo sguardo sicuro e il suo stile
inconfondibile. Lui è la causa primaria del successo de
reparto di
Cardiochirurgia dell'ospedale Saint GD di China Town: oltre alle sue
innegabili abilità, non è trascurabile l'alto
numero di pazienti,
ovviamente tutte donne, che si sono presentate alla porta del suo
ufficio, lamentando uno strano dolore al cuore.
Sempre alla sua destra troviamo Brutta
Camicia, il Direttore del reparto di Psichiatria. Alto, slanciato,
con i suoi inseparabili occhiali e le sue amate camicie dai motivi
inguardabili. Tutte le donne, pur ammettendo il suo pessimo gusto nel
vestire, sono inevitabilmente attratte da lui. È attraente,
forse
anche grazie alla presenza costante dell'amico, ma ha anche lui il
suo fascino nascosto e quelle poche fortunate che hanno avuto la
fortuna di potersi sbarazzare di quelle camicie confermano con un
sorrisetto soddisfatto, ma si rifiutano di rivelare il segreto del
loro successo.
Infine, alla sua destra, c'è
Piazzetta. Ovvio anche il motivo del suo soprannome, Piazzetta, Capo
dei Medici di base dell'ospedale, non è affascinante come i
suoi
compari, ma ha comunque il suo seguito di fans, che un po' cercano di
attirare l'attenzione di Belli Capelli, e un po' sono attratte dal
fascino misterioso di Piazzetta.
I Tre Moschettieri furono i primi che
arrivarono quel giorno in mensa. Comprarono da mangiare e si
sedettero al solito tavolo, chiacchierando distrattamente tra di
loro.
Mentre Piazzetta si lamentava dell'ultima paziente di
quella mattina, che aveva inventato un malessere decisamente assurdo
pur di spogliarsi davanti a lui, arrivò il quarto medico,
Cappotto
Nero.
Cappotto nero, Lin per gli amici, è il
Direttore del reparto di Ginecologia. Il suo fascino si potrebbe
definire, secondo complicati termini da fangirl, “da
idol”: la
sua bellezza non è data solo dallo stile o da un aspetto in
particolare, ma dalla visione d'insieme della sua persona. Dietro al
suo sguardo gentile, che fa battere il cuore a tutte le infermiere e
soprattutto alle sue pazienti, si nasconde un animo da pervertito,
che lo ha portato inevitabilmente a scegliere questo mestiere, in cui
tuttavia è decisamente abile.
“Ah, che stanchezza!”, si
lamentò Lin con uno sbadiglio, sedendosi accanto a Brutta
Camicia,
che gli lanciò un'occhiataccia.
“Guardate chi si lamenta”, lo prese
in giro. “Considerato quello che fai dalla mattina alla sera
non
hai il diritto di piagnucolare”.
“Non è sempre un lavoro facile”,
borbottò di rimando, aprendo il suo solito pacchetto di
biscotti,
che consisteva nell'unica sua risorsa di cibo per tutta la giornata.
Forse era per quel motivo che era perfettamente in forma...
“Sì,
certo”, rise Belli Capelli. “Ammetti che ti
diverti!”.
“Io
faccio solo il mio lavoro”.
“E ti diverti”, insistette Brutta
Camicia.
“Ovvio, non avrei mai scelto questo
lavoro se non mi piacesse”.
“Ma ti piace il lavoro o ti piacciono
le donne?”.
Lin li fulminò. “Simpatici. Sapete
che...”.
“Ciao ragazzi!”, lo interruppe una familiare voce
femminile.
I quattro uomini si girarono e
salutarono a loro volta la nuova arrivata, una delle poche donne che
facevano parte della loro cerchia e che non erano ancora morte.
Ilaria1 (sì, purtroppo bisogna numerarle) è la
Direttrice del
reparto di Anatomopatologia. È una persona schietta, sincera
e senza
peli sulla lingua, motivo che le ha permesso di fare amicizia senza
problemi con quelli che le altre infermiere giudicano inarrivabili.
Il suo unico tallone di achille è Belli Capelli, di cui
è
follemente innamorata, ma che, secondo la solita mentalità
asiatica
da drama, è l'unico che non se ne è accorto.
Ilaria1 si sedette proprio di fianco a
Belli Capelli, con il solito discorso in testa. Il problema non era
tanto parlare con lui, quanto confessargli che ne era completamente
cotta. Il che, detto chiaramente, non era per niente facile.
Soprattutto se il ragazzo in questione era sempre troppo impegnato
dal suo lavoro, come potevano confermare le carte che aveva in mano
in quel momento. Tutti si erano accorti di quello che stava
succedendo e ogni giorno approfittavano di quella pausa per aiutare
Ilaria1, in tutti i modi. Anche in quelli più assurdi.
“Ti si è slacciata la camicia”,
disse Lin mettendosi in bocca un biscotto e alzando un sopracciglio
divertito.
Ilaria1 gli tirò un calcio da sotto il
tavolo e lo guardò male, affrettandosi a rimediare al danno.
Non era
sua intenzione conquistare Belli Capelli in quel modo, ma ormai aveva
imparato che quello era invece l'unico che Lin conosceva. Sempre
diretto, in qualunque situazione, soprattutto in quelle più
imbarazzanti. Ancora doveva capire se lo faceva apposta o se aveva
perso qualche rotella a furia di consumarsi gli occhi davanti alle
sue pazienti.
“Come è andata la giornata?”, le
chiese Brutta Camicia, gentile come sempre.
Ilaria1 sbuffò. “Da
quando abbiamo i nuovi stagisti non sopporto più nessuno.
Sono tutti
degli imbranati. Idioti. Imbecilli. Mentecatti”.
“Sempre la solita”, si intromise
un'altra voce, occupando il posto vuoto di fianco a lei.
Ilaria1 abbozzò un sorriso. “La sola
è unica”.
Capelli Rossi rise, passandosi una mano
nella folta chioma e salutando gli altri presenti.
Capelli Rossi, Direttore del Pronto
Soccorso, è uno dei medici più ricercati
dell'intero ospedale. Sono
innumerevoli le pazienti che si feriscono di proposito e che si
recano al pronto soccorso chiedendo il suo aiuto. E lui, nonostante
sia sempre impegnatissimo, non rifiuta mai nessuno e sorride a tutti,
sempre. Ha un animo pacato e gentile, che si scontra spesso con il
carattere forte e deciso di Belli Capelli. In particolare, Capelli
Rossi non sopporta che Ilaria1, che da qualche mese a quella parte
considera senza problemi la sua migliore amica, continui ad andare
dietro a un “idiota dai capelli troppo cresciuti”.
Ma lei non
cede la sua preda, nonostante sia grata delle attenzioni dell'amico,
e cerca sempre il modo per farli andare d'accordo.
“Novità dal pronto soccorso?” gli
chiese Ilaria1, indicando la divisa sporca di sangue sulla manica.
Capelli Rossi sospirò. “Una cretina
si è affettata la mano”.
“Comincia ad essere ingestibile
questa cosa”, si aggiunse Piazzetta, aggiustandosi gli
occhiali sul
naso.
“Perché non avete ancora visto il
mio reparto”, disse Belli Capelli, appoggiando le carte che
stava
leggendo sul tavolo. “Prima è arrivata una donna
che insisteva a
dire che il suo cuore era diventato più grande e voleva che
controllassi. Ci è mancato poco che si spogliasse del
tutto”.
“E
ti dispiace?”, intervenne Lin, sorridendo.
“Se fosse stata bella magari no”,
replicò Belli Capelli. “Però era una
vecchia. E per giunta
brutta”.
“Hai ragione”, confermò Lin.
“Anche io
preferisco le pazienti giovani e belle”.
Ilaria1 lo guardò, a metà tra
l'incredula e lo sconsolato, poi scoppiò a ridere.
“Ovviamente”,
assentì divertita.
“Oh, arriva il nostro spilungone”,
esclamò Capelli Rossi, sventolando la mano verso l'uomo che
si stava
avvicinando al loro tavolo.
Lo spilungone, anche detto Gambe
Lunghe, è il Direttore del reparto di Osteopatia ed
è, come è
facilmente intuibile, la persona più alta di tutto il gruppo.
“Purtroppo non hanno cambiato i
tavoli”, scherzò Belli Capelli.
Gambe Lunghe sbuffò, sedendosi accanto
a Lin e allungando le sue lunghe membra sotto il tavolo.
“Prima o
poi mi siedo per terra”, si lamentò, facendo
ridere tutti. Era
quasi comico vederlo seduto a quei tavoli, che erano di altezza
normale per qualunque essere umano, ma piccoli per lui, che non
sapeva mai dove mettere le gambe per non disturbare. “Di cosa
stavate parlando?”, chiese poi, dando un morso al suo panino.
“Oh, non lo vuoi sapere”, ridacchiò
Ilaria1.
Gambe Lunghe la guardò confuso, poi si
voltò verso Lin e annuì tra sé,
consapevole ormai dei discorsi che
generalmente uscivano fuori quando c'era il loro amico di mezzo.
“Che ne dite se uscissimo di nuovo a
bere, una di queste sere?”, propose Belli Capelli,
allungandosi di
scatto sul tavolo e provocando un mezzo infarto alla povera Ilaria1,
che però si affrettò ad annuire.
“Ci starebbe”, disse Lin. “Posso
portare qualcuno?”.
“Una nuova ragazza?”, ridacchiò
Brutta Camicia.
Lin annuì. “L'ho conosciuta questa
mattina”, affermò candidamente.
“È davvero una bomba”.
Ilaria1 scoppiò a ridere e gli altri
la imitarono, sapendo bene che questa nuova “bomba”
non sarebbe
durata più di qualche giorno. Purtroppo per lui, Lin non
aveva
ancora trovato la ragazza giusta e continuava a saltare da una donna
all'altra cambiandole più spesso di quanto cambiasse
cappotti
d'inverno. E ci sono testimoni che possono assicurare di averlo visto
con più cappotti diversi che magliette.
“Quando arrivano gli altri ci
organizziamo”, disse Ilaria1, evitando così che
Lin iniziasse a
descrivere nei particolari la sua nuova amica.
“Stavate parlando di noi?”, si
intromise una voce.
I nuovi due arrivati sono Ilaria2 (ecco qui
spiegata la necessità dei numeri) e colui che è
soprannominato
l'Asiatico Carino al quale le infermiere devono ancora trovare un
nome adeguato.
Ilaria2 è la Direttrice del centro di
Neurochirurgia, è una persona dolce e gentile, sempre
disposta a
dare una mano ai suoi amici. È entrata nel gruppo grazie
alla sua
profonda amicizia con Ilaria1 e proprio tra i medici lì
presenti, ha
trovato la sua anima gemella in Gambe Lunghe. Entrambi molto alti e
dall'animo gentile, sono l'unica e felice coppia di quella
sgangherata gang.
L'Asiatico Carino, il cui soprannome
sarà di pubblico dominio molto presto, è il
Vice-direttore del
reparto di Pediatria. È più giovane del resto dei
suoi compagni ma
ha stretto subito una profonda e inaspettata amicizia con Lin, che lo
ha preso sotto la sua ala con il malvagio intento di fare sparire la
sua cronica timidezza con le ragazze.
“Volevamo organizzare un'altra
serata”, spiegò Ilaria1 mentre gli ultimi due
arrivati si
sedevano.
“Chi offre la cena, quindi?”,
scherzò Ilaria2.
“Vogliamo fare una scommessa?”, si
intromise Belli Capelli. “Se Lin si lascia con la ragazza che
ha
conosciuto oggi paga lui per tutti!”.
“Io ci sto!”, esclamò Ilaria1,
ridendo.
“Anche io”, la imitarono gli altri.
“Ehi, aspettate un attimo! Non sono
una banca!”, si lamentò Lin.
“Ma sei ricco”, gli fece notare
Belli Capelli.
“Tutti lo siamo”, replicò Lin,
facendo l'offeso.
“Sì, ma con te è più
divertente”.
“E per quale motivo?”.
“Perché non riuscirai mai a vincere
questa scommessa”.
“Scommettiamo?”.
“Era la mia idea quella”.
E fu
così che Lin e Belli Capelli si strinsero le mani, sicuri
entrambi
di vincere.
“E se vinco cosa succede?”, chiese Lin.
“Tanto non vinci”, replicò Belli
Capelli, divertito. Era sempre così, tra loro due. Andavano
avanti a
scommesse che perdevano una volta sì e una no, ma la loro
amicizia
era forte e profonda, anche se un po' strana.
“Ti paghiamo la cena” si intromise
l'Asiatico Carino, capendo che quella discussione sarebbe potuta
durare ancora all'infinito. “E anche da bere”.
“Ci sto!”,
esclamò Lin battendo le mani e sorridendo. “Ora le
scrivo di
tenersi occupata”.
“Ma non abbiamo ancora deciso quando”,
gli fece notare Brutta Camicia.
“Fa niente. Tanto non la
lascerò”.
“Le ultime parole famose”, rise
Ilaria1, scuotendo la testa divertita.
“Ragazzi, io devo tornare in
reparto”, disse Capelli Rossi, alzandosi di scatto.
“Non aspetti Michela per il caffè?”,
lo fermò Ilaria1.
“No, è arrivata un'ambulanza di
emergenza. Fatemi sapere se organizzate qualcosa”, disse
prima di
correre via come un fulmine.
“Quel ragazzo è sempre impegnato”,
disse Michela, arrivando proprio in quel momento.
“Dove sono i nostri caffè?”,
chiese subito Ilaria1, sorridendo all'amica.
Michela la fulminò, incrociando le
braccia al petto. “Al bar. Dove devono stare. E dove
staranno”.
“Daaai”, fece Ilaria1, scuotendo il
braccio di Michela.
Anche quella, ormai, è una scena che
si ripete tutti i giorni. Michela lavora agli uffici amministrativi
ed è niente di meno che la moglie del direttore
dell'ospedale Saint
GD di China Town, Kim WooBin.
La storia di come Kim WooBin (per chi
lo conosce) sia finito in Italia, abbia sposato un'italiana e sia
passato da modello/ attore a direttore di ospedale non si
racconterà
qui e in questo momento, ma basti sapere che Kim WooBin stesso reputa
questa scelta la migliore di tutta la sua vita.
“Questa assurda tradizione del caffè
deve finire”, stava borbottando Michela tra se, mentre si
sedeva.
"Senti, Michi”, la interruppe Belli
Capelli. “Quando è libero il tuo maritino? Stavamo
organizzando
un'altra serata”.
“E chi paga?”, chiese anche lei, facendo
scoppiare a ridere tutti e sbuffare il povero Lin.
“Abbiamo
fatto una scommessa”, disse quest'ultimo, incrociando le
braccia
sicuro.
“Un'altra?”, replicò divertita la
ragazza.
"Questa volta vinco io”, esclamò
Lin, lanciando un'occhiataccia a Belli Capelli, che si
limitò a
ridere.
“Vedremo”.
“Sapete cosa dicono le infermiere?”,
chiese Michela al gruppo, desiderosa di condividere il nuovo gossip
che aveva sentito poco prima in ascensore.
“Su chi?”, chiese Brutta Camicia,
sconsolato.
Michela scosse la testa. “Nessuno di
voi”, disse, gustandosi divertita le espressioni sorprese dei
suoi
amici. “Arriverà un nuovo medico settimana
prossima”.
“Un altro asiatico?”, chiesero
Ilaria1 e Ilaria2 in coro.
Michela guardò le amiche e si aprì in
un sorriso. “Molto asiatico”.
“Cinese? Giapponese? Coreano?
Tailandese? Da dove?”, chiese Ilaria1, curiosa.
“Non si sa, ma posso provare a
informarmi”.
“Sai che gli uomini raccontano molto
di più dopo avere fatto sesso?”, si intromise Lin.
Le tre ragazze lo guardarono storto.
“Grazie per il consiglio”, disse Michela, scuotendo
la testa.
“Voglio proprio conoscerlo”, disse
Ilaria2, guadagnandosi un'occhiataccia dal suo ragazzo.
“Io spero sia bello”, disse invece
Ilaria1.
“Io invece voglio sapere che
soprannome gli daranno le infermiere. Insomma, i nostri sono
veramente ridicoli”, disse Belli Capelli, passandosi
inconsciamente
una mano nella sua chioma e non accorgendosi minimamente di Ilaria1
che si asciugava la bavetta a quella visione.
Le tre ragazze si
guardarono e poi scoppiarono a ridere. La versione ufficiale della
storia era che erano le infermiere a inventare quei soprannomi, ma in
realtà erano loro tre che, amiche fin
dall'università, avevano
iniziato a dare nomignoli ai ragazzi più belli che vedevano
più
spesso a lezione, soprattutto quelli asiatici (ma ormai questo era
chiaro) e avevano finito per portarsi questa tradizione anche nella
vita reale.
In fondo i loro desideri più
impensabili si erano avverati grazie alla creazione del Saint GD
Hospital di China Town, che rappresentava nel modo più
concreto i
loro sogni da ragazzine. E ora avrebbero aspettato con trepidazione
il nuovo medico, decidendo tra di loro, senza nemmeno bisogno di
parlarsi, che avrebbe fatto parte anche lui del loro gruppo. In
qualsiasi modo. Anche a costo di rapirlo. Idea che, in fin dei conti,
non era poi nemmeno così strana.
Non lo
so.
Non
so se questa cosa ha senso.
Non
so se fa ridere.
Non
so se è una cagata.
Non
so nemmeno perché l'ho postata.
L'unica
cosa che so è che mi sono divertita un mondo a scriverla, e
che ovviamente la dedico a quelle due pazze di Ilaria1 e Ilaria2, che
mi hanno aiutata ad fare nascere questa "storia".
E
se ve lo state chiedendo, sì, tutte le persone nominate qui
dentro sono reali (anche Kim WooBin, pace all'anima sua, che
è diventato mio marito!), così come lo sono i
soprannomi. È una cosa malata, è una cosa strana,
è una cosa psicotica. Lo sappiamo, ma è
divertente lo stesso. Preciso che non c'è l'intenzione di
offendere nessuno, è una storia scritta in un momento di
vuoto (al posto di iniziare a studiare, ma ormai è Natale,
quindi non si studia).
Spero
vi sia piaciuta e ringrazio Kim WooBin, il mio caro marito, e GD,
ovvero GDragon per avermi prestato i loro nomi.
p.s.
a chi sta aspettando l'aggiornamento dell'altra storia, sappiate che
sarà una cosa mooolto lunga. Probabilmente infinita.
Sorry.
A
presto
Mikchan