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Autore: nutsandginger    21/12/2015    1 recensioni
Harry/Louis | Photographer!AU | Minilong di due capitoli (3.2K e 3.9K) | breve descrizione di un rapporto sessuale M/M
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Harry è uno che ha sempre amato girare il mondo, il suo sogno sin da piccolo è sempre stato questo. Una volta arrivato a Roma, dove dovrebbe rimanere solo due settimane, decide di fermarsi tutta la vita. Un ragazzo con gli occhi azzurri potrebbe averlo corrotto, facendolo innamorare di lui.
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O dove Harry è un fotografo che visita Roma per la prima volta e viene trasportato in parchi, musei, ristoranti e chiese da Louis, buffo cameriere di una trattoria rustica.
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Questa fanfiction partecipa al fest "It's alright if you want to get used" indetto da @smalltimedreams e @slartjbartfast
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa fanfiction partecipa al fest "It's alright if you want to get used" indetto da @smalltimedreams e @slartjbartfast

Tipologia di storia: Minilong di tre capitoli

Numero di parole del capitolo: 3.244

Prompt scelto: numero 4 - Harry è uno che ha sempre amato girare il mondo, il suo sogno sin da piccolo è sempre stato questo. Una volta arrivato a Roma, dove dovrebbe rimanere solo due settimane, decide di fermarsi tutta la vita. Un ragazzo con gli occhi azzurri potrebbe averlo corrotto, facendolo innamorare di lui. (7 punti)

Punti extra: Playlist (10 punti)

 

 

A Camilla,

il mio grillo parlante

e compagna di indigestione da sushi.

 

 

Eat, pray & love in Rome.

 

Eat

 

 

 

Harry Styles, venticinquenne londinese caratterizzato da una massa indomabile di boccoli castani e due occhioni verdi, ha sempre avuto paura degli aghi. Ricorda ancora quando, giocando con la sorella Gemma, si era procurato un grosso e profondo taglio sulla gamba, costatogli ben dodici punti di sutura e uno svenimento bello e buono. Ricorda anche quando aveva aiutato la madre Anne a cucirsi il vestito per una festa a tema, infilzandosi sbadatamente l'ago nel pollice – un'altra caratteristica di Harry è proprio la sua goffaggine – e sentendosi le ginocchia molli per tutto il sangue che usciva.

Harry Styles ha pero’ anche un’ossessione – come la definisce Anne – per i tatuaggi, unico motivo per cui si fa forza e supera il terrore che prova nei confronti degli aghi. Fin da piccolo, il suo sogno nel cassetto era quello di poter visitare ogni Paese esistente al mondo. Per questo – e per un terribile bisogno di ribellione adolescenziale – il giorno dei suoi diciotto anni era andato a spendere i risparmi della sua giovinezza in un tatuaggio che rappresentasse i continenti, ognuno dei quali segnato dai vari confini dei propri Paesi. Gli era costato un occhio della testa, ma era più che fiero del risultato. Due anni dopo e due ore prima del decollo dell’aereo che avrebbe riportato a casa lui e i suoi amici, di ritorno da una vacanza insieme, si trovava su una poltroncina di pelle, pronto a ‘inaugurare’ il suo planisfero tatuando di nero la Nazione appena visitata e dando inizio a una tradizione.

A trentuno anni compiuti si ritrova su una poltrona sempre di pelle, l’odore di inchiostro nell’aria e il braccio ben disinfettato, pronto a un’iniezione di inchiostro nero nella porzione di pelle che rappresenta la Germania, tappa intermedia del suo progetto fotografico.

La caratteristica fondamentale di Harry Styles – oltre alla cascata di ricci e il terrore degli aghi – è, infatti, la passione sfrenata per la fotografia. Tutto è iniziato un lontano 25 dicembre, in cui un piccolo Harry in mezzo a montagne di giocattoli nuovi, trova sotto l'albero di Natale una macchina fotografica usa e getta. “E' per la settimana bianca” aveva spiegato Anne “Così puoi fare tante foto e riguardarle tra un po' di anni”. Harry si era subito innamorato del nuovo regalo e aveva finito il rullino la prima sera della vacanza in montagna, obbligando i genitori a cercarne uno nuovo.

Per il suo compleanno, pochi mesi dopo, scartava la sua prima vera macchina fotografia, una Polaroid i1237, seguita negli anni da molte altre professionali e sempre migliori.

Un mese dopo che Paul, il primo amore di Harry, si era trasferito senza ripensamenti dalla loro cittadina di periferia alla grande Londra, abbandonando un Harry con il cuore spezzato, il ragazzo aveva capito che non poteva piangersi addosso la sua mancanza per sempre. Degli studi gli interessava poco o niente, voleva solo scattare fotografie, scattare e scattare, fino a finire tutti i rullini presenti sul pianeta. Aveva quindi deciso di girare il mondo e vivere alla giornata, fedele Reflex in una mano e borsone rigorosamente firmato YSL – trent'anni non si compiono tutti i giorni, grazie Gemma, grazie Anne – nell'altra e l’esperienza come scuola di vita.

Questo è il motivo per cui ora si trova a Berlino, capitale della fiorente Germania, a pagare la settima nazione che ha appena preso forma nel suo planetario personale.

Pagato il tatuaggio, si dirige in aeroporto, dove l'imbarco per Roma, prossima tappa, inizierà a breve.

Il volo è tranquillo, Harry lo passa a leggere un libro regalatogli da un amico tedesco di un autore dal nome impronunciabile e illeggibile. Scambia anche due parole con la vecchietta che ha in parte, facendo fatica a capire il suo inglese strascicato, ma riuscendo nonostante tutto ad avere una buona conversazione e fare due risate.

Quello della capitale italiana non è proprio il migliore dei benvenuti. Fuori dalle porte automatiche degli arrivi di Roma Fiumicino lo aspetta un temporale con tanto di tuoni e fulmini e un traffico degno della rumorosa Londra. Ma Harry non si scoraggia: fa un respiro profondo, tira fuori la macchina fotografica dal borsone e scatta la sua prima foto sul suolo italiano, immortalando la tragica caduta di due fulmini.

Si rilassa davvero dopo che – con non poche difficoltà – ha comunicato l'indirizzo del suo albergo a un tassista grasso e puzzolente che sputacchia qualche insulto in italiano diretto a chissà chi, mentre pigia l'acceleratore, senza preoccuparsi dei limiti di velocità segnalati.

 

La camera 178 è piccola, riempita principalmente dal letto matrimoniale e illuminata da una vetrata leggermente sporca, ma per Harry, che si è sempre rifiutato di pagare cifre immense per una camera da letto, è perfetta. A lui serve un tetto sulla testa e un posto dove dormire che rientri nei limiti della sicurezza sanitaria, nient'altro.

Decide di farsi una doccia veloce nel bagno altrettanto minuscolo, per togliersi le ore di volo di dosso. Indossa una t-shirt leggera, adattandosi alla brezza calda italiana, e si inoltra nei vicoli ciottolati del centro storico di Roma, in cerca di un posto dove cenare, mentre le nuvole grigie lasciano spazio a un tramonto mozzafiato.

La trattoria che sceglie è rustica e molto alla mano. All'entrata lo accoglie un cameriere giovane che lo fa accomodare con un'espressione dolce e gentile e gli porta subito un cesto di pane ancora caldo e grissini dall'aria invitante.

Un altro cameriere si avvicina a lui poco dopo e Harry non puo’ fare a meno di pensare che gli occhi del ragazzo sono troppo belli per non essere catturati dal proprio obbiettivo.

“Ciao! Sono Louis e sarò il tuo cameriere per questa sera!” si presenta con una frase che ha tutta l'aria di essere stata detta più e più volte.

Uhm- Ciao Louis! Sono Harry” cerca di articolare quel poco di italiano che sa.

Oh Dio grazie! Sei la prima persona che pronuncia giusto il mio nome al primo colpo e ne deduco che non puoi essere italiano” Louis scherza, prendendo tranquillamente posto di fronte a Harry.

Harry deve guardarlo con un'aria spaesata, dato che Louis ripete la frase in inglese, capendo la difficoltà nel comprendere la lingua.

“Oh, infatti vengo dal Chershire” risponde allora Harry “Ma mi sembra di riconoscere un'accento british nel tuo inglese, sbaglio?”

“Non sbagli per niente! Vengo dallo Yorkshire” Louis si alza e tira fuori dalla tasca posteriore dei jeans un blocchetto “Ora, ragazzo del Chershire, permettimi di introdurti il nostro menù di questa sera” per poi iniziare ad elencare una serie di nomi di cui Harry riconosce solo spaghetti, pesto e roast-beef.

Uhm.. Posso chiederti ti tradurre tutto quello che hai appena detto?” ferma Louis che non ha ancora finito di leggere dal blocchetto.

Oh Dio vorresti dire che nessuno ti ha mai detto o spiegato o, peggio ancora, fatto mangiare niente di tutto questo?!” Louis sembra davvero scandalizzato e Harry pensa seriamente di aver detto qualcosa di offensivo.

“M-mi dispiace?”

“Non dispiacerti! Seguimi e basta” Louis lo fa alzare in fretta dalla sedia e lo trascina per un braccio dietro a un bancone.

“Mi raccomando, non farti vedere da Liam” e Harry è troppo impegnato a osservare rapito quanto la mano di Louis sia minuscola in confronto alla propria per fargli notare che non ha la più pallida idea di chi sia Liam.

Louis lo conduce dietro a una porta su cui Harry legge di sfuggita Cucina, prima di venire investito da un forte odore di cibo che gli fa brontolare lo stomaco.

“Niall, ho bisogno di te!” la voce acuta di Louis rimbomba sull'acciaio dei mobili.

“Ai tuoi ordini, Tommo!” un ragazzo giovane con un grembiule completamente sporco e un cappello da chef in testa spunta da dietro una credenza.

“Harry, Niall, Niall, Harry” Louis presenta velocemente, afferrando nuovamente la mano di Harry con la sua piccola e fredda e portando il ragazzo davanti ai fornelli, dove Niall sta cucinando qualcosa di assolutamente invitante, a detta dell'odore.

“Harry è un forestiero inglese che non ha mai avuto l'onore di assaggiare un piatto italiano. Lascio a te la responsabilità”. 

In quel momento, qualcuno chiama Louis dalla porta della cucina, ricordandogli di dover servire un tavolo, e questo si allontana letteralmente sculettando con un “Il lavoro mi chiama”, ma non prima di aver dato una pacca sulla spalla di Harry.

Harry squadra la figura di Louis lasciare le cucine fin quando Niall non gli da una gomitata e, dopo un sorriso che ne sa tante, “Assaggia” dice, ficcandogli un cucchiaio di legno in bocca.

 

Due ore e tre chili più tardi, Harry è nuovamente in hotel. 

Aveva passato la serata con Louis, Niall e Liam, quello che aveva scoperto essere il secondo cameriere, un ragazzo dolce e gentile, l'unico che sembra avere abbastanza pazienza per continuare a ricordare a Louis di mettersi il grembiule, di servire i tavoli e mille altre cose che il ragazzo è troppo distratto per ricordare.

Avevano passato il tempo a raccontarsi le loro vite, mentre Niall preparava piatti su piatti da far assaggiare al nuovo arrivato, come se fossero amici da una vita. E Harry si era sentito a casa.

Ora Harry, con indosso solo una maglia larga e sgualcita, è seduto sul davanzale della finestrina della sua camera da letto e, con sfondo una Roma scintillante, fa passare un tratto pesante di penna rigorosamente nera sul suo fidato diario rilegato in pelle. Quel diario è stato un regalo di Paul, prima di andarsene e Harry non puo' fare a meno di portarlo con se in ogni momento; non come peso della mancanza, ma come una presenza, un ricordo felice. Ha preso l’abitudine di riempire pagine e pagine di pensieri, riflessioni o semplicemente piccoli disegni e scarabocchi annoiati, di modo da poterli rileggere in futuro e ricordare tutto come se fosse passato solo un giorno.

La penna si trova ora tra le labbra rosse e martoriate dai denti del ragazzo. Tra i suoi pensieri vi è solo un nome: Louis. Quel ragazzo è una scarica di energia, felicità e pazzia. Hanno due caratteri molto diversi ma non ha potuto non notare quanto si sia sentito a sua agio quella sera, a raccontargli squarci della sua incasinatissima vita. Ha scoperto che anche Louis ha molti tatuaggi e, tra ragnatele e aeroplani di carta, spunta un mappamondo di inchiostro nero che quasi coincide con il suo planisfero. Inoltre Louis, proprio come Harry ha sperato, si è proposto di fargli da Cicerone e, come tappa obbligatoria del suo giro turistico, gli ha proposto – ordinato – un intero giorno dedicato al cibo, come se la scorpacciata di quella sera non fosse bastata. Il riccio ha provato in tutti i modi a spiegargli che non è un ragazzo dal metabolismo facile e che il petto scolpito se l'è guadagnato con ore e ore di allenamento in palestra. Ma Louis non ha voluto sentir ragione. Gli ha afferrato le guance e, guardandolo diritto negli occhi, gli ha fatto capire chi comanda e chi obbedisce, per poi scoppiare a ridere e, senza saperlo, far mancare giusto un paio di battiti al cuore di Harry.

Harry ama la notte. E' uno di quelle persone che preferisce di gran lunga dormire tutto il giorno ma girovagare di notte per le strade, illuminate solo dai lampioni di ogni nuova città in cui si trova. Tuttavia è veramente molto stanco, soprattutto se pensa che la stessa mattina si trovava in una diversa nazione. Le luci della città e le nuvole illuminate dalla luce fioca della luna sono pero' troppo invitanti. Harry opta quindi per indossare un paio di pantaloni della tuta e concedersi un giro nel parco sotto l'albergo, per fare giusto qualche scatto. La luna, gli alberi scossi dal vento, le luci di un lunapark in lontananza, è tutto perfetto. Decide poi di sedersi su una panchina illuminata per finire il libro dell'autore tedesco iniziato in aereo e, stanco e affaticato, quando torna in albergo e si mette sotto il lenzuolo leggero, sono le tre del mattino.

 

Un Harry assonnato con i capelli ancora bagnaticci dalla doccia mattutina che gli si arricciano intorno al viso, sta cercando di ordinare un caffè.

“Americano, non espresso” è la terza volta che ripete questa frase, cercando di articolare bene le parole in una pronuncia italiana capibile. Ma a quanto pare l'unico caffè servito in quella città è espresso e il cameriere non sembra avere intenzione di venirgli incontro.

Per qualche grazie divina, Louis arriva – con ben quarantacinque minuti di ritardo, tanto che Harry aveva deciso di iniziare a ordinare il caffè, appunto – a salvarlo, ordinando un caffè lungo per Harry  e un the per lui “Le vecchie abitudini inglesi sono difficili a morire” aveva aggiunto.

Durante la colazione a base di croissant alla marmellata, i due ragazzi per niente mattutini scambiano solo lunghe occhiate piene di significato. Harry è piuttosto convinto che Louis sia il tipo di persona che nasconde lunghe riflessioni sul significato della vita e qualche aneddoto filosofico dietro alla facciata da adulto non cresciuto. Quel genere di persone con cui puoi parlare di qualsiasi cosa perché sapranno sempre sostenere un discorso, che questo sia importante o una leggera conversazione sul tempo.

Harry, curioso, chiede a Louis cosa contenga lo zainetto che ha portato con se, ma Louis lo zittisce con un'occhiata, spiegandogli poi che è una sorpresa.

Harry apre quindi sul piccolo tavolo del bar la sua fidata guida turistica e inizia a snocciolare un elenco di posti che vuole vedere. Louis definisce subito il tutto “Mete troppo turistiche” ed Harry deve mordersi la lingua per ricordargli che lui è effettivamente un turista. 

Dopo qualche discussione e un paio di patti, Louis concede a Harry la visita al Colosseo, al Circo Massimo e a qualche museo conosciuto, dicendo poi che sarebbe stato lui a fargli da guida e a fargli visitare posti che sulle cartine turistiche non sono mai menzionati, ma che meritano davvero.

 

Louis passa la mattinata ad ammirare gli occhioni verdi di Harry che scintillano letteralmente davanti a tutte quelle informazioni storiche che la guida snocciola svogliatamente.

Harry, dal canto suo, si innamora di mille opere d’arte e scatta altre mille fotografie a queste – Louis è presente in qualche fotografia e forse Harry in questo modo lo sta definendo un’opera d’arte, ma sono piccoli dettagli questi, giusto? 

Pranzano in un piccolo e accogliente ristorante e Louis non puo' non fare uno scontatissimo commento su quanto la cucina di Niall sia di gran lunga migliore. Harry si offre di pagare il conto, ma Louis è assolutamente deciso a pagarlo per entrambi e ormai il riccio ha capito che quando l'altro ha una cosa in mente, nessuno gli puo' impedire di farla, quindi si arrende e rimette in tasca il portafogli.

Dopo il pranzo Louis lo trascina in un parco, detto Degli Acquedotti, vicino alla trattoria dove hanno mangiato. Harry rimane incantato dal posto meravigliosamente verde e quando Louis tira fuori dal suo zaino una tovaglia blu su cui stendersi, Harry si scioglie.

Ama questo tipo di cose e Louis l'ha capito anche senza che qualcuno glielo avesse detto.

Sono stesi da qualche minuto, quando Louis si ricorda che nello zaino ha anche preparato dei panini ripieni di Nutella e quando Harry fa una faccia strana al sentir nominare la crema spalmabile, Louis inscena una tragedia completa di un tentativo di suicidio.

Non puoi non conoscere la Nutella! E' fonte di vita!” Louis gli ficca in mano il panino e Harry guarda curioso la crema al cioccolato contenuta tra le due fette di pane, per poi addentare il tutto chiedendosi cosa possa avere di così speciale del cioccolato in crema. Mastica lentamente e con gli occhi chiusi, riuscendo comunque a sentire lo sguardo penetrante di Louis.

“Mi piace!” decreta infine, prendendo un secondo enorme morso.

“Certo che ti piace stupido!”

Tre panini e venti minuti più tardi, Louis sonnecchia sotto l'ombra di un albero, mentre Harry è impegnato a scattare qualche foto del meraviglioso posto in cui sono – e forse qualcun'altra anche a Louis.

 

“Chi se fa”

“Chi… s-se.. fa?”

Louis si è deciso a far imparare a Harry qualche detto romano e Harry direbbe sì a qualsiasi pur continuare a sentire il petto solido di Louis vibrare sotto la sua testa a ogni parola e se Louis avesse continuato a fargli leggeri grattini tra i ricci.

“I cazzi sua”

“I.. casi sua”

“No, Harry, cazzi, con due z”

Cassi”

“Mettici più impeto: caZZi

“CAZZI!” Harry urla contento di esserci riuscito e Louis non puo' che scoppiare a ridere.

“Okay, ci sono: chi si fa i cazzi sua” Harry è deciso ad andare fino in fondo. Deve imparare qualcosa di italiano.

“Campa cent'anni”

“Campa cent'anni”

“Esatto! Bravo”

“Non so cosa voglia dire ma non mi suona come una cosa educata”

Louis ride e fa finta di niente.

“Dai, alziamoci che abbiamo ancora molto da vedere!”

 

Il tramonto immortalato in molti scatti di Harry, permette al quartiere del Trastevere di mostrarsi in tutta la sua bellezza. Tutti i ristoranti tipici stanno aprendo e le luci delle bancarelle illuminano le strade acciottolate.

Il sorriso di Harry è abbagliante e Louis non puo' fare a meno di continuare a mettere un dito nella profondissima fossetta che si crea ogni volta che Harry distende le labbra piene.

Harry è completamente affascinato dal quartiere piccolo e tipico in cui si trovano, con case basse che si susseguono l'una all'altra. Sulla strada si affacciano moltissime trattorie, mentre dalle finestre aperte del secondo e terzo piano si sente il vociare delle famiglie riunite a tavola e dei telecronisti di calcio. Harry ama Roma.

Louis afferra la mano gigante e leggermente callosa di Harry e lo porta davanti a una trattoria. Dopo aver ordinato piatti che Harry non ha mai sentito in vita sua, Louis si alza e si allontana snocciolando un “Torno subito, aspetta qui”. Harry coglie l'occasione per scattare altre foto e per mangiare un po' di pane caldo e sicuramente casereccio che trova in tavola.

Louis torna un paio di minuti dopo, mani dietro la schiena e un'aria quasi timida.

“Per te” gli dice sottovoce, lasciando in parte al piatto del riccio un bracciale di stoffa sottile.

Harry lo guarda confuso e Louis, dandosi del deficiente, inizia a blaterare cose stupide come “Era solo un ricordo per questi giorni, non è niente di speciale, anzi vedendolo meglio adesso è anche piuttosto bruttino, se vuoi buttarlo non fa niente. I cinque euro spesi peggio della vi–”

“Lou, hey, calmo. Mi piace davvero tanto e sei stato dolcissimo a regalarmelo, ti ringrazio” Harry consola Louis sorridendo e questo vi puo' benissimo confermare che quando il riccio sorride in quel modo, potrebbe mettere fine a una guerra mondiale.

Finiscono per mangiare pasta al ragù e un secondo di carne per Harry e uno di pesce per Louis, che finiscono per dividersi. La cena non puo' che finire con un cremosissimo tiramisù che arriva alle labbra di Harry grazie a un cucchiaino tenuto da Louis.

 

Harry è tornato nella sua stanza all'hotel, seduto sull'ormai solito davanzale con l'ormai conosciuto diario in mano di cui riempie le pagine di LouisLouisLouiseLouis. E’ palese quanto l’altro ragazzo stia flirtando con lui, ma Harry decide che per una volta puo’ concedersi di non preoccuparsi del futuro e godersi il momento.

Pensandoci bene, non crede che l'intento di Paul fosse quello di fargli scrivere su un suo regalo di un altro uomo ma, beh, non sembra proprio che Paul sia lì per lamentarsi, quindi Harry alza le spalle e continua a pensare a occhi azzurri, labbra sottili e risate leggere.

 

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Ciao a tutti!

Questo è il primo dei due capitoli che compongono questa mini(molto mini)-long.

Diciamo che è un capitolo di presentazione. I personaggi vengono presentati e iniziate un po’ a conoscerli.

Se questo primo capitolo vi ha quindi ispirato, vi chiedo di continuare a leggere, perché è nel prossimo che si sviluppa per bene la storia.

Dovrei aver detto tutto, quindi vi chiedo una piccola recensione per farmi sapere se questo capitolo vi è piaciuto o no. 

Per chiedermi qualcosa, o semplicemente parlare un po' potete trovarmi su twitter (@nutsandginger) e altri social che trovate nella bio di efp.

 

Un grosso bacio,

Lotus.

   
 
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