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Autore: ARed    22/12/2015    3 recensioni
Bella ed Edward sono una famosa coppia di attori, famosi per essere i protagonisti di una delle saghe di più successo degli ultimi anni.
Sono felici e innamorati, ma qualcuno gli vede come delle semplici macchine da soldi. Persone senza scrupoli, a cui non importerà nulla di far soffrire i due protagonisti, colpiti da un tradimento che come un fulmine a ciel sereno gli separerà.
“Era un inferno che visto dall’esterno poteva sembrare il paradiso”
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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FRANTUMI

La giornata sul set era stata lunga, non vedevo l’ora di tornare a casa. Riley e io avevamo rifatto la stessa scena per quindici volte! Non riuscivamo più a smettere di ridere e il regista si era arrabbiato. Gli avrei chiesto scusa il giorno dopo, con dei pasticcini di Magnolia Bakery.
Los Angeles al tramonto era bellissima, ma all’ora di punta il traffico era micidiale, per tornare casa ci misi quarantacinque minuti, roba da matti. Inizia a cantare, così per farmi passare il tempo, Maps dei Maroon 5. Per fortuna ero in macchina e nessuno poteva sentirmi cantare, non era certo brava come  Katy Perry!
Raggiunsi casa e parcheggiai la macchina davanti al cancello, mi scocciava portarla in garage, Edward si sarebbe sicuramente arrabbiato. Il pensiero mi fece sorridere.
Presi le chiavi di casa ed entrai in giardino, Coco dormiva raggomitolata su se stessa, sotto la veranda, era un amore. << Sta sera ti spupazzo di coccole>>, le dissi.
La porta di casa era aperta, Edward ero sicura che non ci fosse, mi aveva detto che sarebbe tornato a casa alle nove ed erano le sette. La cameriera? Impossibile, il martedì non c’era. Oh, mio Dio e se erano entrati i ladri? Magari Coco non stava dormendo ma era.. No! No! No! Fatti coraggio Bella. Superai l’entrata << C’è qualcuno in casa?>>. Sentì dei rumori in salotto, e afferrai il Pop corn oro, che avevo vinto agli MTV movie award la settimana prima, dalla mensola alla mia sinistra. Ero pronta a difendere ciò che era mio! Mi sentivo come un pugile prima dell’inizio di un incontro, che sicuramente avrei perso.
<< Amore sei arrivata?>>, Edward? Perché è qui? Niente incontro di pugilato per oggi, peccato, posai il premio e lo raggiunsi in salotto.
<< Mhmm. No, non hai l’aspetto di un ladro!>>.
<< Eh?>>, era confuso, aveva una faccia buffa, era bellissimo.
<< Ehm, ciao>>, mi avvicinai e cominciai a baciarlo con passione.
<< Ciao, bellissima>>.
Ricambiò il bacio, ma era distante, a cosa pensava?
Sicuramente me lo avrebbe detto, più tardi, però. Mi strinsi a lui ancora più forte con la mano sinistra e con quella libera cominciai piano, piano a sbottonarli la camicia. Arrivata al quarto bottone, la sua mano mi bloccò.
<< Bella, devo dirti una cosa>>.
<< Mhm, mhm. Me la dici dopo>>, e continuai a baciarlo. Ma lui era immobile, freddo, lo sguardo fisso al pavimento. Che diavolo stava succedendo? La mia famiglia, in Italia, stava bene , ne ero sicura.
Era insicuro, sembrava esitare ed io stavo cominciando a preoccuparmi.
<< Mi vuoi dire che cosa sta succedendo?>>, gli domandai.
Arretrò di un passo, lo sguardo sempre a terra, il respiro cominciava ad essere irregolare.
<< Edward Anthony?!>>, non usavo mai il suo nome completo.
<< Bella, sediamoci>>, mi accarezzò il volto, io lo fissavo, ormai completamente confusa.
Ci sedemmo sul divano, la sua tensione si poteva  toccare con la punta delle dita.
Cominciai ad agitarmi anche io, avevo la strana sensazione che qualsiasi cosa mi avesse detto, avrebbe ridotto in frantumi qualcosa. Era strano, non era il mio Edward. Va tutto bene mi convinsi.
<< Ho baciato Jessica>>, disse tutto di un fiato, sorrisi sollevata.
<< Beh, sai, sei un attore>>. Gli sistemai il ciuffo di capelli che ricadeva sulla sua fronte.
<< E Jessica è la tua coprotagonista in un film d’amore, quindi.. >>. No, forse non avevo capito, perché lui non era sollevato come lo ero io. Lo fissai, lui no.
<< Fuori dal set>>, mi si bloccò il respiro.
<< No, non è vero>>, lo dissi facendo di no con la testa. Per convincermene. Lui no, non me lo avrebbe mai fatto. Non mi avrebbe mai tradito. Invece lo aveva fatto.
Ecco, aveva ridotto tutto in frantumi, come bicchieri di cristallo buttati a terra, violentemente.
<< Mi dispiace, non volevo. Ti amo Bella>>.
Ero immobile, sentivo che qualcosa di forte mi avrebbe colpito, lasciandomi senza forze.
<< Dimmi che è stato solo un bacio>>.
I miei occhi si riempirono di lacrime e un dolore violento mi squarciò il petto, quando capì, dal suo volto, che non si erano fermati a quel bacio.
<< Io.. >>,  cercò di toccarmi, mi allontanai. Non poteva toccarmi, non con quelle mani che avevano toccato il corpo di un’altra. Mi misi in piedi, nonostante le gambe minacciassero di crollare, non sapevo per quanto avrei resistito.
<< Non mi toccare, bastardo!>>.
<< Te lo giuro, è successo solo una volta>>, anche lui in piedi.
L’uno di fronte all’altro, vicini, pochi centimetri ci separavano, ma mi sentivo lontana chilometri da lui, dal mio Edward, o quello che era il mio Edward.
Sembrava un incubo, no era la realtà. La cruda realtà. Perché esitava, cos’altro mi voleva dire? Perché c’era altro , conoscevo il suo volto, c’era qualcosa che non mi voleva dire. Che altro colpo dovevo prepararmi a subire?
<< Se è successo solo una volta, perché me lo hai detto?>>
<< Perché .. è giusto che tu sappia>>, lo disse evitando i miei occhi. Mentiva, lo sapevo.
<< Dimmi la verità!>>, lo dissi con rabbia, il dolore aveva lasciato il posto alla rabbia. Avrei voluto avere a portata di mano il Pop-corn d’oro, volevo fargli del male, come lui ne aveva fatto a me.
Si spostò, raggiunse il tavolo di vetro, al centro della stanza, e prese una busta, che non avevo notato. La riconobbi, era una di quelle che ti mandano le riviste prima di pubblicare delle foto su di te. Delle foto importanti, compromettenti.
Ecco, perché me lo aveva detto. C’erano delle foto, erano stati fotografati. Lo avrei saputo, comunque, assieme al resto del mondo. Pensava, così, di evitarmi un’umiliazione pubblica? Mi aveva umiliato, e lo aveva fatto in grande stile, con tanto di servizio fotografico!
Mi porse la busta, io non le volevo vedere, vederle avrebbe reso tutto reale. Mi avrebbe distrutta completamente.
<< Mi dispiace..>>, lo disse con un filo di voce, e una parte di me soffriva nel sentire uscire quella voce dalla sua bocca, quella piccola parte voleva abbracciarlo.
Mi feci coraggio, la presi,la aprì. Boom! Crollai metaforicamente, perché fisicamente rimasi immobile incapace di muovere qualsiasi muscolo. Tranne le dita che cominciarono a sfogliare quelle foto, quelle maledette foto.
Lui la stringeva, la baciava, la toccava, come faceva con me. E lei ricambiava: stringeva, baciava, toccava, quello che era il mio Edward, si, era il mio Edward.
Non era più mio, ora era il suo Edward. Mi aveva detto che era successo una sola volta, ma lo vedevo, i loro corpi si desideravano. Io avevo perso una battaglia che non sapevo nemmeno di combattere. Ora ero inutile, di troppo, dovevo andarmene.
Sentivo quelle maledette immagini bruciarmi le dita, gliele lanciai addosso, si sparpagliarono sul pavimento del ‘’nostro’’ salotto, anche se non c’era più un ‘’noi’’.
Come se quello stupido gesto potesse cancellare la realtà e riportare tutto come prima. No, non lo faceva.
Corsi in camera da letto, facendo le scale a due a due, allontanandomi il più possibile da lui. Presi il borsone della palestra, lo svuotai, e ci misi le prime cose che trovai nell’armadio. Delle magliette, un paio di jeans, il beauty case …
Lui era li, fermo, impaurito, alla porta.
<< Non te ne andare, ti prego>>, mi supplicò
Non gli risposi, semplicemente non ne avevo le forze. Sentivo che una crisi di pianto mi avrebbe colpito, se solo lo avessi guardato negli occhi.
Mi raggiunse, mi tolse il borsone dalle mani e lo buttò sul letto.
Afferrò le mie spalle,  << Non andartene>>, piangeva. Il mio Edward, Edward piangeva. << Tu sei l’unica per me, ti amo. Odiami, ma non lasciarmi>>.
Non potevo sopportare una parola di più: ero l’unica, mi amava; erano tutte bugie. Lo odiavo per quello che mi aveva fatto, ma quella piccola parte di me soffriva nel vederlo soffrire. Basta! Dovevo andarmene.
<< Lasciami>>, non lo fece.
<< Ti prego>>.
<< Ti ho detto di lasciarmi!>>, lo fece, presi il borsone e scesi le scale, lui era dietro di me.
Uscì di casa e lui con me, attraversai il giardino e lui con me. Fuori, era pieno di paparazzi. Ottimo! Avrebbero, così, avuto il servizio completo. Era testardo, mi avrebbe seguito anche fuori. Perché diavolo non avevo messo la macchina in garage?
Mi raggiunse e mi afferrò il braccio destro << Non lo fare>>, mi voltai.
<< Fuori è pieno di paparazzi, non mi seguire, non vorrei dare spettacolo>>. Mi girai e mi misi i Ray Ban scuri. Con il borsone della palestra avrebbero pensato che fossi diretta proprio li, e non che avevo lasciato quella casa. Questo finché quelle foto non fossero state pubblicate. Poi tutto il mondo avrebbe capito.
Mi ascoltò, rimase li immobile, gli stavo facendo del male, e una parte di me ne era felice. Diedi un’ultima occhiata a Coco, che ancora dormiva, e aprì il cancellino.
Non c’erano paparazzi, strano, illusione, eccoli li pronti ad immortalare il giorno più schifoso della mia vita.
Aprì il bagagliaio della mia macchina e ci misi dentro il borsone, con tutta la calma possibile. Ero un attrice, no? Dovevo recitare bene la mia parte, se non volevo dare spettacolo. Salì in macchina e mi misi alla guida, qualcuno urlò, era lui, non so cosa disse.
Ormai ero al sicuro all’interno della mia 500, potevo urlare, piangere nessuno mi avrebbe sentita.
Partii in direzione Los Angeles, che a quell’ora si preparava ad accogliere la notte. Io, invece, la temevo.
   
 
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