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Autore: Avengeriana    22/12/2015    0 recensioni
"La povera ragazza aveva le lacrime che le rigavano il viso. Un nodo le legava la gola e le sembrava di avere un peso sul petto che nessuno avrebbe mai potuto togliere.
La colpa? La colpa era tutta di un unico ragazzo che aveva spezzato il suo unico cuore."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Artemide, Nuovo personaggio, Zoe Nightshade
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Angolo autrice: salve a tutti! E' la prima volta che pubblico su questo fandom, ma non la prima volta che propongo questo capitolo.
La verità è che l'ho già pubblicato sul fandom di supernatural (infatti ho lasciato comunque il cross-over con la serie televisa, per essere pignola) ma AMO questo personaggio come una figlia e mi piace molto il mondo riguardante Artemide e le Cacciatrici, così eccomi qui... Spero vi possa piacere, perchè ci ho messo tutto l'Ammore per farlo <3
 in pratica è uno spam, ma vi prego leggetelo omunque >.<  e lasciate un commento, così so se terlo oppure toglierlo XD



QUANDO UNA MORTALE DIVENTA UNA CACCIATRICE

Era notte fonda. La luce della luna piena entrava nella stanza e si univa a quella della lampada accesa sulla scrivania.
La camera era dotata di una libreria stracolma di libri, un letto sfatto e  diversi quadri appesi che raffiguravano la proprietaria della stanza nei momenti felici… solo che quel momento non lo era.
Una giovane era davanti a libri di greco e di mitologia colmi di varie leggende di eroi greci, scritti in quella lingua morta. Un dizionario era abbandonato su di loro, inutilizzato. La studentessa aveva un compito il giorno dopo, ma non era disperata per quel motivo. A dir la verità era abbastanza brava negli studi e se anche avesse fallito, avrebbe potuto recuperare in seguito con facilità.
La povera ragazza aveva le lacrime che le rigavano il viso. Un nodo le legava la gola e le sembrava di avere un peso sul petto che nessuno avrebbe mai potuto togliere.
La colpa? La colpa era tutta di un unico ragazzo che aveva spezzato il suo unico cuore.
Si frequentavano da molto e si piacevano molto. Ma alla prima difficoltà, ecco che lui se ne era andato e se l’era spassata con un’altra qualche settimana dopo.
Al solo ricordo, portò la testa indietro, esponendo il suo collo, e altre gocce salate scesero dai suoi occhi grandi. Quel movimento che avrebbe dovuto portarle un po’ di sollievo, servì solo a farla sentire peggio, dato che le vennero in mente i caldi baci che lui spesso si divertiva a regalarle, assaggiando tutto il suo collo. Così tornò come prima, stringendo con più forza le braccia intorno le gambe che in quel momento aveva rannicchiato contro il petto.
Non sapeva più come reagire. Aveva fatto di tutto per lui. Eppure di quel tutto, il ragazzo non si era accontentato. La verità era chiara anche nella notte più buia: la ragazza avrebbe dovuto concedersi a lui, ma non lo avrebbe mai fatto. Non trovava giusta l’idea di perdere quella purezza che aveva in un’età in cui tutto era incerto. Lei voleva un futuro solido e ben costruito e soprattutto voleva la persona giusta, quella per cui avrebbe dato la sua vita pur di salvarla.
Era arrabbiata. Continuava a mandare a quel paese lui, i loro sentimenti e se stessa per aver creduto a tutto quello che le aveva detto. Come aveva potuto non accorgersi di tutte quelle balle? Come aveva potuto fidarsi di lui, dei suoi complimenti, dei suoi gesti dolci quando era sempre stata cauta su quel genere di cose? Come aveva potuto abbassare la guardia così facilmente dopo tutto quello che era successo in passato?
Era troppo infuriata. Riprovò a mettersi a studiare, ma i nomi e le imprese che avrebbe dovuto imparare cominciarono a confondersi nella sua mente. Non ne poteva più; scagliò il libro di mitologia in fondo alla stanza.
Gli occhi erano rossi dal pianto e fu scossa da vari tremiti nella speranza di trattenere le lacrime, fallendo miseramente.
Guardò il libro come fosse un bambino che aveva spinto al parco. Sospirò affranta. Si soffiò il naso in un fazzoletto di carta e dopo averlo buttato a fare compagnia agli altri si alzò e si diresse verso il volume, lo raccolse e lo accarezzò come per chiedergli scusa. Quelle scuse che spettavano a lei per la sua fiducia tradita e che nessuno le avrebbe mai fatto.
Tornò alla scrivania, imponendosi di non piangere più.
La luna era la sua unica compagna quella sera, così decise di spegnere la luce e di far posto al suo chiarore. Si asciugò gli occhi strofinando con forza la manica su di essi e il suo sguardo incontrò la figura circolare e luminosa del satellite. L’aveva sempre affascinata. La luna era sola e il suo bagliore argenteo sembrava così puro.
Sola e pura come lei.
Poi, a un tratto, un lampo passò per il cervello della ragazza. Era un’idea folle, come lei, d’altronde. Corse in cucina a procurarsi una ciotola di porcellana, delle fragole, delle ciliegie e del pane ancora morbido, dei fiammiferi e tornò in camera sua.
In casa non c’era nessuno. Sua madre l’aveva abbandonata a se stessa non appena aveva compiuto i diciotto anni e se ne era andata con il primo sconosciuto, così ora aveva un appartamento tutto suo ma veniva comunque sorvegliata dalla vecchia vicina del piano.
Riguardo suo padre, be’… Non ce l’aveva con lui per essere morto due anni prima a causa del lavoro. Nonostante lo vedesse poco e continuassero a spostarsi per il lavoro, si volevano molto bene ed erano tanto uniti.
La ragazza spostò tutto ciò che era sopra la scrivania con un unico gesto del braccio, gettando tutti i libri, il portapenne e la lampada a terra; al loro posto, mise gli oggetti che aveva recuperato dalla cucina. Scelse le fragole più rosse, gettò una piccola parte delle ciliegie scelte e spezzò il pane, gettando all’interno della ciotola anche quello. Accese un fiammifero, che bruciò emanando scintille azzurre.
In fondo non sarebbe successo nulla, giusto? Al massimo la sua camera si sarebbe riempita di un odore di bruciato. Deglutì e inspirò con forza, nella speranza che la mano che attanagliava la sua anima avrebbe diminuito la stretta che la stringeva con forza e insistenza.
- Consacro… me stessa alla…. alla dea Artemide… - iniziò a recitare in un sussurro, che solo la luna poté percepire – Volgo le spalle alla compagnia degli uomini, accetto la fanciullezza eterna e mi unisco alle Cacciatrici. – le ultime frasi uscirono dalla sua bocca da sole, senza quei terribili singhiozzi e con più sicurezza, come se avesse già saputo cosa dire. Il chiarore della luna si intensificò, come a spronarla a fare quel gesto. Gettò il piccolo fiammifero della ciotola e gli ingredienti presero fuoco poco dopo. Il risultato fu un fumo che sapeva vagamente di rose e artemisia. L’essenza si librò dalla ciotola e sfuggì dalla finestra aperta.
L’adolescente non sapeva che il giorno dopo la sua vita sarebbe cambiata per sempre.

Era pomeriggio. Dopo una giornata faticosa passata a scuola, la studentessa voleva solo tornare a casa e fare una bella dormita. Passò per un parchetto e lì incontrò due figure femminili che stavano parlottando. Una sembrava avere sui diciassette anni, mentre l’altra era più giovane. Non ci fece molto caso, ma si irrigidì non appena la più vecchia la chiamò. - Sei tu Marta?
L’interpellata si voltò turbata. – Chi lo vuole sapere?
- Mi chiamo Zoe Nightshade e sono la luogotenente della dea Artemide. -
Marta era ancora confusa. Avrebbe voluto replicare con un semplice: ”Okay, brava. Buon pomeriggio e tante belle cose”,  ma non ci riuscì. Spostò il suo sguardo su quella ragazzina dalla pelle ambrata, i capelli ramati dalla quale si intravedeva un diadema d’oro e notò i suoi occhi: erano uguali al bagliore della luna della sera precedente.
- Ciao, Marta. – la salutò la ragazzina, con voce dolce.
- Lei è…?
- Sì.
- E anche tutti gli altri allora… sono là fuori?
- Sì. – rispose di nuovo la dea sempre con calma – Mi hai evocata la scorsa notte. E’ raro che io risponda a una chiamata volontaria di una mortale. Eri molto convinta della tua scelta.
- Mortale. – mormorò la ragazza in un soffio.
- La tua compagnia con gli uomini cesserà. Ma purtroppo, non posso cambiare del tutto il destino che è stato scritto per te. Al massimo, subirà delle lievi modifiche.
– Allora? Vieni con noi? – chiese Zoe come se fosse stata la cosa più normale da dire in quel momento per una che non era mai stata a contatto diretto con quel mondo. Più Marta pensava di starsene lontana dagli uomini, più si sentiva libera. Autonoma da tutte quelle emozioni. Niente più amore, se non per ciò che faceva, niente più filmini mentali su ciò che le capitava intorno. Indipendente per il resto della sua vita. Libera come non lo era da settimane.
- Accetto. – confermò lei. Zoe scambiò un sorriso complice alla dea, che raggiunse la neo Cacciatrice e le mise una mano sul braccio - Non temere mia cara. I dettagli ti saranno definiti a tempo debito. – e detto questo, schioccò le dita e il parco tornò a essere deserto.

Marta passò i primi mesi con Zoe, che le spiegava come sarebbe stata la sua vita da lì in avanti. Raccontava i vari miti insieme alle altre consorelle, le insegnava a preparare trappole, affilare le armi, riconoscere lo stato di salute, l’età e il sesso delle varie prede osservando solo le impronte. Marta provava ad apprendere tutto nel minor tempo possibile, ma a volte era difficile ricordare ogni singolo incantesimo e dettaglio di un determinato mostro. Al contrario, non ebbe difficoltà ad imparare le diverse tecniche con le varie armi; quello ce l’aveva nel sangue.
Si integrò in quella strana famiglia e ben presto fu assegnata ad un gruppo comandato da Zoe in persona. Quella ragazza dai capelli scuri e il cerchietto argentato che ricordava una principessa persiana, diventò per Marta la sorella che non aveva mai avuto. Legarono molto e cacciavano insieme con una sintonia tale, che la loro esistenza sembrava essere stata creata solo per quello.
Nonostante i cinque mesi trascorsi con la sua nuova famiglia, spesso la neo Cacciatrice non si sentiva a suo agio con determinati elementi, come se lei non avesse dovuto trovarsi lì con loro, come se non fosse degna di servire la dea.
- Sai, non ti devi vergognare. – le disse un giorno Zoe.
- Per cosa? – chiese confusa Marta, mentre era seduta su un ceppo a contare le frecce rimaste.
- Del motivo per cui sei una Cacciatrice. – l’altra smise di contare e la fissò seria – Molte di noi sono devote ad Artemide perché un ragazzo ci ha spezzato il cuore. Siamo state deboli, ma non capiterà di nuovo – aggiunse comprensiva. Poi riprese - Coraggio. Prendiamo quel bastardo di Alcida per farci ridare la Spada di Ares. Meglio finire questa missione in fretta prima che ci scagli addosso le sue figlie. –  glielo propose con naturalezza, come se stessero per andare a fare compere e Marta sorrise accettando l’idea.

Passarono gli anni e Marta divenne una Cacciatrice di talento. Si separò da Zoe quando divenne capace di gestire da sola un gruppo per un’impresa, ma a volte si ritirava e cacciava solitaria, oppure accompagnava Zoe e la dea Artemide stessa.
Poi scoppiò la Grande Guerra. Crono, il titano del tempo, si stava risvegliando. Artemide e Zoe si spostarono a ovest, mentre Marta rimase nelle vicinanze del Wisconsin per fermare un’armata nemica. In seguito, la notizia che la fece cadere nel Tartaro: la morte di Zoe. Lo venne a sapere il giorno stesso del Solstizio d’Inverno. Aveva capito che c’era qualcosa che non andava quando non l’aveva vista insieme ad Artemide. La luogotenente era sempre al fianco della dea, perché non era lì con lei? Si guardò intorno con insistenza, con la sensazione che qualcosa era andato storto, ma una vocina continuava a dire che forse era solo la sua immaginazione. Dopo la lunga riunione avvenuta all’Olimpo, cercò Artemide per chiederle spiegazioni e le sue paure furono confermate. Zoe Nightshade non c’era più. Le salirono le lacrime agli occhi. Marta era una persona che si commuoveva facilmente, ma non aveva versato lacrime così amare da anni. Il cuore si spezzò alla sola idea di non rivedere mai più la sua migliore amica, che per anni le era stata a fianco. Dopo aver scoperto che la dea l’aveva trasformata in una costellazione, Marta non poté che esserne fiera e quella tristezza sembrò alleviarsi un po’. La sua luogotenente se lo meritava più di chiunque altro.
Al suo posto arrivò una certa Talia Grace: capelli neri, occhi blu elettrici, lentiggini sul naso. Era la figlia del re dell’Olimpo Zeus. Il suo look da punk non andava molto d’accordo con i vari accessori argentati da Cacciatrice, e questo strappava un sorriso sul volto di Marta. Fecero subito amicizia grazie anche ai loro gusti musicali simili (grazie rock!) e la nostra Cacciatrice aveva di nuovo una compagna. E’ vero, Talia spesso era impulsiva e immatura, ma era forte e intelligente e si fidava ciecamente di Marta. Fu per questo che la mandò dai Winchester. Niente e nessuno l’avrebbe distratta dalla sua missione.

Alzò gli occhi al cielo e la vide: la costellazione di Zoe, la prima luogotenente di Artemide e la sua prima migliore e vera amica. Fece un lungo respiro, come se si fosse tolta un peso dallo stomaco dopo quella confessione – Questa è la mia storia, giovane Winchester. – gli disse. Sam la guardava con ammirazione, ma non disse nulla. Quegli occhi nascondevano così tante domande e Marta gli fu grata per non averne posta nessuna. Non era pronta a rivelare tutti i dettagli, ma era già tanto se aveva parlato così apertamente. Dopo averlo fissato in quegli occhi per un momento, sentì una strana sensazione che non sapeva come classificare. Era curiosità? Forse, dal momento che trovava un certo interesse nei suoi confronti e voleva sapere tutto di lui, ma non c’erano né il tempo né la possibilità. Per cui decise che l’argomento “Sam” era chiuso e archiviato.
Si alzò e gli disse che entro un paio di ore sarebbero dovuti partire per cercare quella dea. 
Costi quel che costi.

   
 
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