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Autore: GaaRa92    07/03/2009    3 recensioni
<< Ok >> rispose con un sussurro. << Dove e quando? >> << Tra dieci minuti. Poco fuori il villaggio. Non voglio che nessuno sappia la missione che ti ho affidato >> Una smorfia alla parola “missione” distorse il volto del jonin. Non la si poteva certo definire missione quella di attentare alla vita del quinto Kazekage! Nonostante la disapprovazione fosse chiaramente leggibile negli occhi di Kankuro, questi non emise un fiato e lentamente si congedò.
Genere: Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Being So Human

Being So Human

 

 

Protagonisti: Sabaku No Gaara; Kankuro

Sequenza spazio temporale: dopo il devastante attacco al villaggio della Sabbia e la consequenziale estrazione dello Shukaku

 

 

 

<< No! Non se ne parla! Cerca di essere razionale fratello! >>

Uno sguardo color acquamarina lo perforò da parte a parte.

 

Inutile. Non sarebbe mai riuscito a far ragionare Gaara, non se il fratello in quel momento era così deciso. La sua fermezza si leggeva con chiarezza negli occhi acquamarina, ancora segnati dalla presenza dello Shukaku.

Era determinato. Ormai aveva deciso. Ci aveva riflettuto a lungo, con attenzione: i rischi per lui erano minimi se venivano prese le giuste misure di sicurezza e lui era disposto a correre qualsiasi rischio.

Doveva scoprire. Sapere. Comprendere.

Kankuro però non era dello stesso parere. Non erano passati molti  giorni da quando Naruto e gli altri avevano lasciato il villaggio, ma Gaara era rimasto ancora indebolito dallo scontro e questo non giocava un punto a favore della sua decisione.

Le notti trascorse da quella volta erano state totalmente insonni. “Forza dell’abitudine” gli aveva detto il fratello, ma forse voleva dire qualcosa di più.

Forse.. forse non se ne era andato veramente…

Questa paura lo attanagliava. Lo faceva rabbrividire anche quando non aveva freddo, lo portava più volte a controllare le emozioni, a reprimerle.

Non poteva andare avanti così. Il bisogno di sapere si era trasformato in un’ossessione bramosa. Avrebbe commesso qualche sciocchezza irresponsabile se non avesse agito subito. Non poteva commettere errori, e non poteva mettere in pericolo il villaggio, non un’altra volta.

 Perciò, il momento era arrivato.

Lo sentiva.

 

<< ADESSO BASTA! >>

Le carte sul tavolo tremarono lievemente, svolazzando per la stanza, in seguito al pugno sbattuto con violenza sulla scrivania in mogano.

Non ce l’aveva fatta a trattenersi. La rabbia era sfociata con violenza dalla voce del Kazekage, ormai allo stremo della disperazione, manifestandosi in quel gesto rabbioso.

Perché non capiva quanta importanza poteva avere per lui?

Si massaggiò lievemente la mano, raggruppando i fogli sparsi. Una folata contribuì a spargerli ancor di più per la stanza, rendendo inutile il suo tentativo di mettere un po’ di ordine.

 Pazienza, ci avrebbe pensato dopo.

Kankuro era ammutolito. Incerto sul da farsi. Dopotutto quello era un ordine diretto dal Kazekage in persona, ma anche da suo fratello in persona. Non poteva farlo.

 

<< Io.. Io non posso! Non puoi chiedermi questo! >>

Un sospiro tremolante fuoriuscì dalle labbra di Gaara.

 

- Calmo.. Respira.. Devi solo fargli capire quanto sia importante per te. Mantieni la calma. –

Non gli sarebbe piaciuto quello che stava per fare. In pochi casi faceva leva sulla sua autorità, ma questa volta era una questione troppo importante.

 

<< Kankuro questo è un ordine dal Kazekage del villaggio della Sabbia. >> la voce ferma e priva di inflessioni, eccetto che per quella autoritaria, non tradiva la fatica che gli costava farlo.

<< O lo fai tu. O agisco da solo. >>

Non sapeva se ci sarebbe riuscito da solo.

Se avesse perso la testa.. Se il demone si fosse risvegliato..

No!

Kankuro doveva esserci. Doveva fermarlo nel caso fosse successo il peggio.

 

<< Pensa al villaggio! Non posso permettere che gli accada qualcosa nel caso che.. nel caso.. >>

La sua voce sfumò incerta. Non sapeva cosa sarebbe realmente successo, ma Kankuro doveva farlo. Doveva aiutarlo ancora una volta.

<< Aiutami… Ti prego.. >>

 

Kankuro sollevò lo sguardo, sondando il volto del fratello. I capelli rossicci ne incorniciavano morbidamente il volto stanco, segnato da quei sedici anni di lotte, lotte continue. Gli occhi, di quel colore così particolare, erano umidi, sinceri, desiderosi e bisognosi del suo appoggio. Dell’appoggio di suo fratello.

Cedette. 

<< Ok >> rispose con un sussurro. << Dove e quando? >>

<< Tra dieci minuti. Poco fuori il villaggio. Non voglio che nessuno sappia la missione che ti ho affidato >>

Una smorfia alla parola “missione” distorse il volto del jonin.

Non la si poteva certo definire missione quella di attentare alla vita del quinto Kazekage!

Nonostante la disapprovazione fosse chiaramente leggibile negli occhi di Kankuro, questi non emise un fiato e lentamente si congedò.

 

***{Gaara’s POV}***

 

 

Mi passai stanco una mano fra i capelli. Era stata proprio una fatica convincere Kankuro!

Sospirai, sorpreso di quanto fosse cambiato il nostro rapporto in quei due anni trascorsi dall’attacco alla Foglia.

Un tempo non ci avrebbe pensato due volte ad uccidermi e ora lo dovevo pure pregare!

Risi sommessamente.

Quanto poteva essere strano il corso della vita. Inaspettato, ma mai noioso.

E poi non gli aveva chiesto esattamente di ucciderlo, solo di sferrare un forte attacco contro di lui: il quinto Kazekage del Villaggio della Sabbia, nonché suo fratello minore.

Forse gli ho chiesto davvero tanto…

 

Mi alzai lentamente, afferrai il mantello e mi diressi impaziente verso le porte della città.

Verso il momento della verità.

 

 

 

Una nuvola di sabbia si sollevò all’improvvisa raffica di vento. Il vento non si concedeva tregua in quel posto, non si fermava un istante a rimirare i suoi effetti.

Rimasero immobili per un istante, solo il fruscio delle loro vesti era ben udibile in quella irreale tranquillità.

 

<< FALLO! Ora. >>

La richiesta di Gaara giunse come un ordine perentorio alle orecchie del fratello. Come l’ordine di un Kazekage.

 Le  mani del marionettista si chiusero a pugno. L’indecisione era ben evidente in lui, ma non in Gaara. Non un’ombra di incertezza gli velò lo sguardo. Sarebbe stato disposto ad assumersene le conseguenze. Qualunque esse fossero state.

Il chiaro rumore di un kunai, che fendeva con forza l’aria, giunse ovattato alle orecchie del Kazekage.

Fu un attimo.

Il kunai gli penetrò la carne, lo sentiva. Poteva percepire il sangue caldo sgorgare dalla ferita appena inferta. Una macchia vermiglia incominciò a macchiargli le vesti candide. Il sangue fuoriusciva copioso, inarrestabile.

Non riuscì a trattenere un gemito e cadde in ginocchio.

 

<< FRATELLO! >> La mano protesa a raggiungerlo e le gambe pronte a scattare.

<< Stai. Fermo. Per.. Favore.. >>

Le parole uscirono smorzate dalle sue labbra, divenute pallide.

Tossì. Fiotti di sangue si riversarono anche sulle mani. L’attacco era andato a buon segno.

Non poteva fermarlo proprio ora, doveva aspettare.

 E se fosse successo?

Se il demone avesse preso il sopravvento? Lo avrebbe certamente fatto. Si sarebbe accorto che qualcosa non andava nel suo corpo.

Ma c’era ancora un demone?

C’ERA?

 

L’interrogativo che più lo aveva tormentato prese a risuonargli nella testa. Una fitta di dolore alle tempie.  Si prese la testa tra le mani come quando sentiva che stava in procinto di perdere il controllo. Quella sensazione di non essere più padroni di se stessi la conosceva bene oramai.

E ora? Stava veramente per prendere il sopravvento?

Con le ultime forze rimastigli provò a modellare la sabbia attorno a sé in modo da crearne una mano, come quando faceva un tempo.

Percepì il kunai abbandonare il proprio corpo, lasciare un vuoto incolmabile dietro di sé. Lasciare il proprio segno.

La vista gli si annebbiò, le forze rimaste svanirono. Poco prima che il corpo del Kazekage toccasse la morbida sabbia dorata il jonin lo afferrò prontamente. Preoccupato osservò per un istante il fratello: era pallido come un cencio lavato.

 

Sapeva che era stata una pazzia! E lui ne era stato volontariamente complice!

Doveva sbrigarsi. Non sapeva quanto il fratello avrebbe potuto resistere. Il kunai, sferrato mirabilmente tra il fegato e il polmone destro, aveva adempiuto a quella sconsiderata “missione”.

Velocemente rafforzò la stretta attorno al corpo di Gaara, posto fra le sue braccia così prematuramente segnate, e corse.

Corse come mai aveva fatto prima.

 

 

 

Le palpebre fremettero lievemente al raggio di sole che gli illuminava debolmente il volto. Lentamente aprì gli occhi.

La stanza era bianca, asettica, doveva essere una stanza d’ospedale. La sorpresa di trovarsi in un luogo che non fosse arso dalle fiamme dell’Inferno lo riscosse completamente. Si mise a sedere gradualmente, nonostante qualcosa bruciasse da qualche parte non ben identificata.

Le coperte cerulee scivolarono giù dal busto, scoprendo delle bende. Bianche, morbide, sconosciute al suo corpo. Quando mai ne aveva avuto il bisogno? La sabbia si era sempre rivelata una protezione totale, inespugnabile. Lo aveva sempre protetto.

Sempre.

Era stata un po’ come l’amore di una mamma, ma forse non era stato un amore che si era nutrito solo di se stesso, ma del suo corpo, della sua mente. Quella protezione, quella forza, le aveva pagate a caro prezzo.

 

Passò una mano sulle fibre di cotone della fasciatura, avvolta con cura attorno alla ferita.

Se ci fosse ancora stato.. non gli avrebbe permesso di spingersi fino a quel punto. Lo avrebbe fatto reagire. Lo avrebbe fatto diventare un mostro.

Osservando il bendaggio un senso di sollievo inaspettato lo inondò totalmente. Continuò a fissare quelle bende candide, come se fossero state il dono più grande che avessero mai potuto fargli.

Non riusciva ancora a crederci...

Attonito continuò a massaggiarsi in modo febbrile la ferita, come a volerne assaporare le dimensioni. Una fitta di dolore gli impose di fermarsi.

Ansimò, come se avesse corso a lungo. Non potè trattenersi dal sorridere, dal provare piacere di quel dolore inaspettato, che lo aveva lasciato attonito per una frazione di secondo, che lo stava facendo sentire così vivo.

Così umano.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: Era da un po’ che mi domandavo cosa sarebbe successo dopo l’attacco sferrato dall’Alba. Ho preferito non andare troppo oltre con i fumetti perciò non so effettivamente se questo episodio, o un fatto simile, sia avvenuto nella storia, so solo (da qualche voce che è arrivata) che Gaara non ha perso del tutto i suoi poteri. Ma voi ve lo immaginate Gaara senza il demone Tasso??? Io proprio no!

Ok ok sto divagando *Si rimette composta^^*, passiamo alla storia. Volevo dire solo poche cose: spero che la vicenda sia scritta chiaramente e non ci siano problemi, in tal caso io sono qui^^ Provvederò a chiarire i dubbi!

Spero di aver ricostruito dei personaggi IC e che siano riusciti ad incastrarsi bene con il corso della vicenda generale.

Le recensioni sono sempre stragradite (a chi non fanno piacere???) perciò vincete la pigrizia e cliccate su “vuoi inserire una recensione?” ^-^

Guardate metto pure il messaggino no-profit! XDDD

 

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Ringrazio chi recensirà, chi metterà tra i preferiti (sono ottimista dai XD) e anche chi leggerà solamente (pigroni! xDDD).

Un saluto,

Gaara92

 

 

 

 

 

 

   
 
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