Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Arydubhe    22/12/2015    4 recensioni
Sabo e Kohala si conoscono da una vita, ma l'ennesima missione in cui finiranno per mettersi nei pasticci sarà l'occasione per loro per mettere finalmente le cose in chiaro tra sentimenti che da troppo tempo nascondono nel proprio cuore...complici un lumatrasmittente, una imprevista nuotata nell'oceano e un simbolo capace di rievocare vecchi ricordi.
__________________________________________________
Dal testo:
“Ho sempre trovato bizzarro il simbolo degli schiavi. Un cerchio con tre spicchi in alto e uno in basso. Per quanto ci pensi non riesco davvero a trovarci un senso…Decisamente, meglio un sole”
Improvvisamente, si trovò a sussultare. Kohala non si era aspettata di sentire le mani di Sabo sfiorarle il simbolo. Onestamente, Sabo non si aspettava di evitare una colossale sberla per avere osato così tanto.
“No…non credo abbia un senso – la sua voce era baritonale, il viso rabbuiato – come non ha senso la schiavitù e la totalità delle porcate che combinano i potenti di questo pianeta…”
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emporio Ivankov, Koala, Monkey D. Dragon, Sabo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Soli che risplendono e panni bagnati

“Guarda che è tutta colpa tua se siamo ridotti così!”

La voce di Kohala rasentava l’isteria, gli occhi a fessura, la rabbia concretizzata in una specie di aura scura che circondava la sua persona.

Erano fuggiti abbastanza lontani dal nemico da potersi permettere di urlare.

Sabo e Kohala si trovavano in una fenditura nella scogliera, dove a fatica si erano arrampicati dopo una lunga nuotata tra i flutti.

La ragazza si tolse il cappello fradicio, guardando con imbarazzo i propri indumenti bagnati, completamente bagnati, che le segnavano le forme in modo troppo evidente. Acqua colava dai suoi capelli, dai volant delle camicetta. Anche gli stivali erano zuppi, anzi, si poteva dire che fossero pieni zeppi di acqua. Quando li levò, ne uscì addirittura una stella di mare, che Kohala rigettò tra le onde dell'Oceano con un ringhio.

“Oh, suvvia per un po’ d’acqua…Almeno adesso siamo all'asciutto...” replicò Sabo con noncuranza, strizzandosi il cappotto. Uno scroscio liquido si riversò sul terreno della grotta dove i due ragazzi si erano rifugiati, creando un'enorme pozza che cominciò pian piano a diffondersi sempre più.

Mortificato, Sabo distolse velocemente lo sguardo dal piccolo lago che aveva creato e decise di far finta di niente. Sperava che Kohala non si mettesse a sbraitare anche per quel piccolo particolare...

In effetti quello di essere fuori dall'acqua era l'unico lato positivo. Erano totalmente bagnati e senza una fonte di calore a disposizione in un anfratto ignoto di una scogliera senza nome…non proprio l'ideale, insomma, ma non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce davanti a Kohala, neanche sotto tortura.
Non sarebbero morti per così poco, si diceva il ragazzo. Avevano affrontato situazioni decisamente peggiori…

Ma quella pozzanghera decisamente non aveva contribuito a calmare Koala...

“Un po’ d’acqua?- rincarò Kohala guardando il compagno di sghimbescio, il tono che saliva di una nota a ogni sillaba - Un po’ d’acqua, hai il coraggio di chiamarla??? Ma dico, mi prendi per scema? Ci siamo dovuti gettare in mare aperto perché come al solito TU non ti sei attenuto al piano! Ce la siamo fatta a nuoto fino alla scogliera…e parliamo del West Blue! Correnti, squali, mostri...Siamo vivi per miracolo…”

“Abbiamo una preparazione più che adeguata per affrontare imprevisti di questo tipo…”

tentò di minimizzare Sabo.

Non ebbe tempo di finire la frase che si trovò sotto il naso la ragazza, la quale, incurante della diversità di altezza, lo prese per la guance nel tentativo di fargli del male il più possibile.

“Imprevisti che si potevano sicuramente evitare…anzi, che il mio piano avrebbe sicuramente permesso di evitare SE fosse stato seguito anche solo un minimo!”

Sabo, stizzito, estrasse dalla tasca un tubo impermeabile di metallo e lo aprì a mostrare una serie di documenti perfettamente asciutti: “Questa roba è sigillata ermeticamente. Era tutto calcolato.”

Kohala lo guardava con un’espressione di chiaro sdegno.

Come al solito, era inutile ragionare con lui. 

Sbuffando, la ragazza si limitò a voltargli le spalle e trovare un posto comodo in cui sedersi in attesa dei soccorsi. Non che in una grotta rocciosa ci fosse chissà che di comodo su cui posizionarsi. Alla fine trovò una sporgenza nella parete modellata quasi a forma di sedile e vi si accomodò.
Continuava a gettare occhiatacce torve a Sabo, che, chiaramente a disagio per via della situazione, si aggirava nervosamente per la grotta senza degnarla di uno sguardo. Quella situazione non gli piaceva

E chissà quanto avrebbero dovuto aspettare prima dell’arrivo dei soccorsi…

Nel suo cantone, Koala, si disperava per il guaio in cui si erano cacciati. Sabo non vedeva proprio oltre il palmo del proprio naso, alle volte, ripeteva tra sè e sè indispettita. 
Non era l’acqua salata darle fastidio, nemmeno il pensiero di un raffreddore, ovviamente.
Erano salvi, anche se solo per il rotto della cuffia, a causa di quel cretino di Sabo, che per giunta si rifiutava di ammetterlo; ma se non avessero consegnato al più presto quei documenti recuperati con tanta fatica, la missione sarebbe sfumata e sarebbe stata tutta colpa di Sabo e della sua sconsideratezza.
Ci avrebbe pensato lei stessa personalmente, nel qual caso, a cambiare i connotati a quell'idiota una volta per tutte…

Essere recuperati alla svelta era fondamentale per evitare un disastro. Se fosse successo qualcosa al loro sistema di posizionamento avrebbero avuto più di qualche grattacapo per la testa..

Mai presentimento era stato più nefasto.
La ragazza infilò la mano in tasca in cerca del lumatrasmittente che avrebbe dovuto segnalare la loro posizione al quartier generale e inorridì. 
Inutile dire che non stava dando segni di vita.

Provò ad accarezzarlo con dolcezza.
Niente.
Lo scosse delicatamente.
Nulla.

Un misto di rabbia e preoccupazione si impadronì nuovamente di lei.

E adesso, come li avrebbero trovati?

"Accidenti..."
Si lasciò sfuggire quasi con rassegnazione. Quel lumatrasmittente era messo davvero male e senza di esso l’unica cosa che avrebbe permesso ai loro compagni di individuarli sarebbe stata solo la cara vecchia “botta di culo”.
Si voltò di scatto a guardare Sabo, lo sguardo carico d'ira. Il tanto agognato momento in cui sarebbe stata costretta a inculcare in Sabo il senno a suon di sberle era forse giunto.

“Tutto calcolato un corno…” proferì in tono asciutto Kohala gelida, mostrando la lumaca a Sabo.

Anche il ragazzo, richiamato dall'armeggiare di Koala, si era finalmente accorto del piccolo problema col segnale di posizionamento. Guardò il den den mushi un attimo, interdetto, come se un ceffone da Kohala se lo fosse preso veramente.

Evidentemente alla trasmittente non aveva proprio pensato, comprese Kohala a un solo sguardo.
Tipico.

Tentarono di riaccenderlo in ogni maniera possibile. Fu con disperazione che alla fine Sabo tentò di rianimare il lumatrasmittente a suon di patacche, dopo averlo strappato con mala grazia dalle mani di Kohala.
Ma la ragazza se lo riprese subito, protettiva.

“Lascialo stare, non servirà a niente, non è colpa sua, povero, ha bevuto acqua salata. Ci vorrà del tempo prima che si riprenda, ma dovrebbe…”

Scese tra di loro un breve silenzio.
Kohala continuava ad accarezzare il lumatrasmittente, Sabo si era messo a guardare il mare dalla fenditura da cui erano entrati.
Si davano le spalle.

“Be’ sanno che siamo qui…più o meno” tentò di sdrammatizzare Sabo, in parte tentando di convincere se stesso.

“Sì, come no, siamo in una fetta qualunque del mare orientale…”

“Ma abbiamo appena affondato due navi.”

“Che giacciono oramai sul fondo dell’oceano.”

“Ma la Marina sarà sulle nostre tracce…”

“Proprio i nostri grandi amiconi, è da loro che ti vuoi far trovare, eh, Sabo?”

“Oh, dai, Kohala, non farla tanto lunga…è andato tutto bene ed è quello che conta.”

Un tremito percorse la schiena di Koala. “No Sabo, non è la sola cosa che conta. Ma evidentemente il tuo ego è sempre troppo impegnato a tentare di strafare per pensare un attimo solo alla valutazione dei rischi, prima di agire”

A quelle parole Sabo si voltò di scatto, palesemente piccato.
Per un attimo Kohala ebbe il dubbio di avere esagerato, ma la vista del povero lumatrasmittente nelle sue mani le riconfermò di aver fatto benissimo. Non distolse neppure un secondo lo sguardo di Sabo, che la squadrava in cagnesco.
Sapeva di avere ragione lei.

“Credi che io sia così stupido?”

“Alle volte sì, francamente”

La consapevolezza fu fulminea. Stavano litigando. Seriamente.

Εra normale sentire Kohala inveire, insultare, persino picchiare la gente. Era quel tono astioso e calmo l'indice di quanto la furia di Kohala questa volta fosse davvero arrivata a livelli inauditi.

Non era il solito battibecco, di quelli che costellavano la loro decennale relazione di amicizia. Questa volta c’era qualcosa di diverso nell’aria.

“Allora senti, cosa dovrei dire? Sì mi dispiace, ho sbagliato. Non ho calcolato tutto e adesso siamo nei guai. Mi dispiace aver rovinato il tuo piano che effettivamente avrebbe potuto funzionare anche meglio. Sei contenta ora?”

A essere sincera non lo era. Non lo era affatto. Koala sperava che quel tacco sbattuto a terra e quel pugno stretto così tanto da far stridere i guanti di pelle fosserp abbastanza eloquenti da farglielo capire.

Aveva capito davvero o fingeva solo per farla contenta -o peggio, chiuderla lì-?

Era sollevata che Sabo dicesse di aver compreso il proprio errore, che avesse addirittura chiesto scusa, una cosa così rara da parte sua. Ma le sembravano parole sputate lì giusto per tagliare corto, con poca convinzione e intenti sotto sotto quasi provocatori. Sabo sì, chiedeva scusa, ma era chiaramente irritato più che dispiaciuto.

L'alterco proseguì per un bel po' con toni sempre più accesi, fino a che Kohala si rese conto che quella situazione stava davvero solo degenerando. La sua, intanto, era una partita persa.
Il sole stava lentamente calando e a urlarsi contro così non avrebbero, di fatto, risolto un bel nulla.  
Quello non era il momento per le prediche, soprattutto né lui né lei erano dell’umore giusto per una discussione che mirasse ad ottenere qualcosa di concreto, per quanto ne avessero bisogno. Quel che era fatto era fatto, del resto, e adesso avevano ben altri problemi a cui pensare...

Riguardò un attimo il lumatrasmittente, squadrò il tunetto nelle mani di Sabo. Poi, con un sospiro, la ragazza decise di lasciarsi tutto alle spalle.
Forse tagliare corto sarebbe stata davvero, ammetteva, la cosa migliore sin da subito.

“Ok, è inutile. Lasciamo perdere Sabo. Siamo qui, pensiamo solo a come uscirne”

Ma arrivati a questo punto Sabo non aveva più voglia di far finta che tutto andasse bene. “Non hai accettato le mie scuse…”

“Ma sì, ti dico di lasciar stare…”

“E questo sarebbe accettare le scuse? Stai ancora svincolando!”

“Sabo, ti sto venendo incontro, non andare avantiECCIU’”

Lo starnuto si frappose tra le frasi e i toni sempre più concitati dei due come un campanello d’allarme. Forse, bene o male, era davvero giunto il momento della tregua.

Kohala fece per tapparsi il naso e impedire al muco di colare.

“Che schifo, non ho neanche un fazzoletto”

L’espressone di entrambi cambiò improvvisamente, distendendosi. Il brutto momento era passato come una nuvola trasportata lontano dal vento. In questo caso da uno starnuto...

“Non ho niente da offrirti…solo la manica…ma è fradicia” disse Sabo toccandosi la giacca

“Manco avessimo ancora 10 anni…tanto per tanto uso la mia…e addio femminilità”

“Potremmo usare i documenti…”

“Ma sei scemETCI’”

“Be’ almeno quelli erano asciutti…ETCI’”

Scoppiarono a ridere fragorosamente tra uno starnuto e l’altro.

“Lo sai che ci ammaleremo tutti e due, vero?” disse Kohla ancora ridacchiando, le parole impastate dalla sequela di starnuti che non accennava a smettere.

“Mi dispiace, mi sa che ce lo siamo già buscati il raffreddore…” rispose Sabo, tirando su col naso rumorosamente.

Koala sorrise sorniona. Ecco, questo era un “mi dispace” vero e sentito.


“Sarebbe il caso che ci levassimo questa roba bagnata” disse a un certo punto la ragazza, quando l'eccesso di starnuti parve darle tregua.

Sabo la guardò un attimo interrogativo.

“Asciugherà prima così…” spiegò con tutta calma, mentre già si era tolta entrambi gli stivali e stava procedendo a levare la camicetta…

“Woo…woooo…aspetta” Sabo si era quasi arrampicato sulla parete della grotta, dalla parte opposta a Kohala.

“Che c’è?” chiese quella, con volto stupito, alla reazione di Sabo, mentre il ragazzo sconvolto stava balbettando: “ Tu cioè, io…un uomo e una donna…i vestiti…senza cambio”

Per tutta risposta Kohala gli gettò in testa la camicetta.

“Non diciamo stronzate. Bagnata come sono, potrei solleticare i tuoi istinti di uomo più così che nuda…”

Nuda? Forse Kohala non si era resa conto della gravità di quanto stesse dicendo.

“Ciò non ti autorizza a guardarmi mentre mi spoglio o sono senza vestiti…Se ti giri ti mollo un ceffone. E comunque dovresti fare lo stesso anche tu.”

La parete rocciosa aveva incontrato il naso di Sabo in un autoimposto tete-a-tete ancor prima che Kohala avesse finito di sbottonare la camicia e finire la frase.

Non aveva intenzione di prendersele, non aveva intenzione di sbirciare.

Ma soprattutto, come era possibile che Kohala non provasse imbarazzo al solo pensiero di stare nuda o quasi davanti a lui?

“No no…sto…sto bene così”

“Oh be’, fa’ come vuoi”

Mentre Kohala compiva la delicata opera di svestizione, Sabo si mise a cercare qualcosa per accendere un fuoco fuori dalla grotta. Trovò due pietre focaie che parvero adatte allo scopo e raccattò nidi e frasche e alghe che la corrente aveva fatto impigliare nelle rocce della scogliera.

Non sarebbe durato molto, un fuoco improvvisato alla bell’e meglio con quella roba, ma abbastanza per velocizzare l’asciugatura dei vestiti e il momento con cui Kohala quei vestiti se li sarebbe rimessi addosso.

Ma si rendeva conto, quella ragazza, di cosa stesse suscitando in lui? Per la carità, era vero, la camicetta bagnata non gli aveva neanch’essa ispirato pensieri casti e puri -almeno nei pochi secoondi che non avevano passato a preoccuparsi e urlarsi contro-, ma certo levarsi tutto non poteva migliorare la situazione.

Un po’ gli dispiaceva sapere che Kohala non provasse imbarazzo alcuno a pensare a lui, ma del resto sospettava da tempo che il suo amore per lei non fosse ricambiato.

Koala non lo riteneva un uomo?
Si ritenevano troppo amici?

Non poteva però costringerlo a seguire la sua folle idea di spogliarsi. A parole, vestito, poteva fingere indifferenza- anche se non era tanto capace-, nascondere l'imbarazzo e mantenere un pelo di dignità. Ma nudo...il corpo di una donna non mostra segni di apprezzamento così palesi come quelli di un uomo, si diceva. E purtroppo era da parecchio tempo che il solo nome di Kohala provocava in lui palesissimi segnali di questo tipo, sebbene un po' se ne vergognasse.

Di fatto, erano cresciuti quasi come fratelli...per questo si sentiva un meschino a provare sentimenti del genere nei confronti di Koala.

Da quando la ragazza aveva fatto la sua rocambolesca comparsa nelle file dei rivoluzionari, i due si erano trovati a crescere assieme, giorno dopo giorno. In effetti, non c'era persona in tutto il gruppo dei rivoluzionari a cui Sabo si sentiva più affine, a cui voleva più bene e con cui aveva condiviso altrettanto. Non c'era persona che lo conosceva meglio e sapeva di poter dire lo stesso di lei. 

La base dei rivoluzionari non era un contesto che la media delle persone avrebbe ritenuto “raccomandabile” per tirare su due ragazzini di circa dieci anni, anno più, anno meno, ma i due non potevano negare di sentirsi a casa molto più tra quegli uomini di mondo, bruti forse, che rischiavano ogni giorno la loro vita per la libertà dei paesi schiavizzati dal Governo Mondiale,  che nei villaggi da cui provenivano. Incontrare i rivoluzionari era stato davvero per loro il modo di ottenere, per la prima volta, finalmente, la libertà.

Perciò si capivano, lui e Kohala. Molto spesso lei gli aveva ribadito come le quattro mura di casa sua, dopo la dipartita degli uomini-pesce, le fossero da subito diventate strette, come per lei fosse diventato frustrante essere circondata da persone il cui orizzonte era troppo ristretto a paragone con quanto i propri occhi avevano visto,: ”Mi rendo conto che la maggior parte delle persone, una volta conosciuto il male, vuole solo sfuggire da esso; è anche normale…e riavuta la felicità, chi vi dice addio con tanta noncuranza? Ma per me, vivere una vita tranquilla, ignorando tutto il male del mondo…semplicementenon era più possibile”

Il caso di Sabo era simile, ma non del tutto uguale. Aveva schifo del mondo e voleva, come lei, fare qualcosa per cambiarlo a tutti costi. Il cancro che si celava dietro al sistema del Governo Mondiale andava senza mezzi termini eliminato, per quanto non fosse facile né indolore, si diceva.
Ma Sabo dello schifo che lo aveva portato a pensare così non aveva memoria. Ancora i suoi ricordi non erano tornati da quel giorno in cui un'amnesia aveva fatto piazza pulita della sua identità e per quanto il cuore del ragazzo si riempisse di tristezza ogni volta che tentava di scavare nei meandri della propria mente alla ricerca di anche solo un frammento del passato…il quadro nella sua testa restava confuso, un fumoso vuoto grigiastro con ombre che si muovevano e nulla più che un forte senso di dolore e disperazione. Per questo Sabo non sapeva se ritenersi fortunato o cosa a non ricordare di più niente di sè e cosa gli fosse capitato.

La storia di Koala, al contrario, era una delle più tristi di cui egli fosse a conoscenza. Nessuno, tra i rivoluzionari, poteva dire di avere un passato ricco di felicità, ma alcuni di loro potevano effettivamente fare a gara in quanto a sfortune e sofferenza. E Kohala, nella media, vinceva.
Anche per questo fin da piccolo l'ammirazione di Sabo per Kohala era stata sconfinata.
Capiva che dentro di lei doveva celarsi una forza inaudita: Kohala aveva visto il male, eppure era buona.
I suoi occhi erano sempre pieni un velo di tristezza, ma la sua risata era cristallina, il suo cuore sempre sincero, la sua voglia di aiutare gli altri encomiabile.

Era talentuosa, anche, Koala. Imparare il karate degli uomini-pesce era qualcosa ai limiti della fisiologia umana. Eppure, in una qualche maniera, vi era riuscita, tanto da diventare istruttrice. “Laddove non arriva il vostro corpo, può arrivare la forza di volontà” diceva sempre ai suoi allievi. E le nuove leve dell’esercito rivoluzionario la adoravano per questa sua capacità motivazionale.
Guai però a farla arrabbiare: uno schiaffo poteva trasformarsi in un biglietto di sola andata in infermeria. E Sabo decisamente ne sapeva più che qualcosa…
Kohala aveva mille difetti, ma nulla che potesse oscurare i suoi numerosissimi pregi, che Sabo poteva enumerare con orgoglio, quasi fossero i suoi.

Si era anche fatta bella, Kohala. Forse non di una bellezza troppo convenzionale, con quei capelli arancioni un pelo castigati dal taglio a bob che le incorniciava il viso e il berretto quasi sempre calato in testa. Ma quei googles che si ostinava a portare sul berretto come lui stesso era solito fare le stavano dannatamente bene, così come le camicette e le gonne che era solita indossare, sempre di colori sgargianti e vivaci.  Faceva quasi ridere vederli di fianco, lei e Sabo, che non si sbilanciava mai oltre il nero e il blu scuro.

Era stato un po' per tutte queste ragioni che il ragazzo, alla lunga, si era innamorato di lei.

Sabo aveva avuto modo di vedere i suoi progressi, di accorgersi di come i fantasmi del passato della ragazza si erano trasformati nello sprone che la spingeva ad andare avanti dando sempre il meglio di sé. C’era un motivo, lo sapeva, se lei, così coscienziosa, era spesso e sovente associata a lui durante le missioni, visto che era la testa calda per eccellenza dell’esercito, nonostante il ruolo di secondo in comando. Lei era perfetta come sua compagna.
A 20 anni appena, avevano condiviso una così enorme quantità di avventure che forse nemmeno nei loro sogni di bambini avrebbero potuto immaginare. Non tutto era stato divertente, piacevole da vivere e poi da ricordare. Ma uno al fianco dell’altra avevano superato svariate difficoltà, sconfitto diversi malviventi e cattivi della peggior specie, portato a termine un numero esorbitante di missioni. Erano stati cresciuti per quello, del resto, e tutto quello che avevano potuto imparare l’avevano fatto loro.

La realtà però era che quei due sapevamo combattere, intercettare, pedinare…ma ben poco sapevano di tante altre cose, più normali, come l’amore. Anche il solo pensare all'amore, anzi, era per loro quasi un tabù: avevano deciso di sacrificare le loro vite per un bene superiore, perciò sembrava loro estremamente egoistico cercare di trovare la felicità in cose così banali. Erano strati cresciuti come i perfetti nakama. E i nakama collaborano, non si innamorano, per deontologia professionale.
Ma in breve Sabo e Kohala si erano ritrovati ad avere vissuto assieme più di quanto avessero vissuto separati. Perciò quasi come logica conseguenza a un certo punto entrambi si erano resi conto di essersi innamorati l'uno dell'altro, anche se per tutti questi motivi l'avevano poi tenuto per sè.

E così, con simili pensieri sul suo amore deluso e sull'ingiustizia della vita, Sabo faceva del suo meglio per rabbonire i propri bollenti spiriti.
Quando egli fece ritorno alla grotta, convinto di essersi munito della adeguata preparazione psicologica, rimase stupito nel vedere i panni stesi a un filo e Kohala in bikini e pareo. 

“Da dove salta fuori quel costume…?”

“Non sono una sprovveduta come credi, io- disse, indicando il capello – ha talmente tante tasche impermeabili e comparti segreti  che potresti perdertici …Ma davvero non avrai creduto che intendessi aggirarmi nuda per una grotta di nenache 2 metri cubi con te a fianco…?”

Per tutta risposta, Sabo si sbrigò ad accendere il fuoco con quel po’ di cose che aveva trovato.
Fece un breve giro degli improperi che conosceva per decidere quale fosse più appropriato per insultarsi da solo.
Sperava solo che la fatica che stava facendo per rilasciare qualche scintilla giustificasse appieno il suo rossore.

“Oh, questa sì che è una buona idea” trillò Kohala tutta esaltata alla vista delle prime fiammelle che si sprigionavano da alcuni arbusti.

Quando il fuoco sembrò aver fatto presa, Kohala gli lanciò in testa un asciugamano sottile “E adesso, piantala di fare il cretino e cambiati pure tu. La biancheria asciugherà in pochi minuti, il resto no, ma sarà sempre meglio di come è ora…e senza dubbio, visto il clima di quest’isola, staremo meglio semi-svestiti attorno al fuoco che completamente bagnati con quelli addosso.”

Detto questo si voltò per nascondere l'imbarazzo che le imporporava il viso. Kohala non sapeva con quale forza si era costretta a spogliarsi e fare spogliare anche Sabo.Certo il buon senso lo voleva, tant’è che da quando si era levata quella roba fradicia aveva già smesso di starnutire.
Eppure tutta quella situazione era così strana. Ammirava la propria capacità di tenere a freno l’agitazione
, ma sapeva che ben presto avrebbe dovuto lottare non solo con pensieri impuri, ma anche con visioni mozzafiato alle quali sapeva non si sarebbe mai abituata. 

Conosceva il petto di Sabo come il suo volto. 
Aveva curato Sabo parecchie volte, conosceva ogni sua singola ferita, ogni imperfezione della pelle.
Capitava di vederlo girare a petto nudo per gli edifici della Resistenza più spesso di quanto potesse dire di gradire. Così come le era capitato di vederlo più volte in costume da bagno.  
Anche per questo, si diceva, vederlo mezzo svestito di fronte a lei non avrebbe dovuto poi causarle tanto scombussolamento.

Di fatto anche adesso erano in fronte al mare. A qualche metro al di sopra dei flutti, ma c’erano. Forse una giustificazione più che valida che avrebbe potuto aiutarla a dare un senso quella assurda situazione…E poi era per il loro bene...

L’unico che effettivamente non l’aveva mai vista nuda o quasi, ora che ci pensava, era Sabo. Ma del resto, si diceva, ad essere in costume da bagno, non c’era nulla di imbarazzante, appunto.
 

“Sai, ti dona” disse improvvisamente Sabo mentre la ragazza ancora metteva a stendere i panni di lui.

“Cosa, scusa?”

“Il tatuaggio. Dovresti mostrarlo più spesso”

Kohala rimase un secondo interdetta, gli occhi sgranati a guardare il ragazzo.

Non si era aspettata quella affermazione. Istintivamente, portò una mano dietro alla schiena.

Sabo era più che al corrente della sua storia, era stata lei stessa a raccontargliela senza tralasciare nessun dettaglio. O almeno così credeva.

Solo ora si rendeva conto che di quel sole che le riempiva la schiena non aveva fatto mai mostra a nessuno, neppure a Sabo. Neanche lei sapeva perché. Non si vergognava di quel simbolo, anzi. Tuttavia, per qualche ragione, l’esistenza di quel marchio sulla sua schiena era qualcosa che aveva sempre vissuto come un ricordo privato, troppo anche per parlarne con lui.

Era quasi stupita di averlo mostrato così ora, senza neanche pensarci.

Il ragazzo del resto non aveva parlato per provocare Koala, ciò a cui aveva dato voce era un pensiero cui credeva veramente. Quel grande sole arancione sembrava risplendere tra le scapole di Kohala, perfettamente intonato al colore dei suoi capelli. Sabo era davvero convinto che le donasse. Perché Kohala era così, splendeva come il sole ai suoi occhi, da tanto, tantissimo tempo.

“Per la verità è un marchio a fuoco” si limitò a commentare Kohala “E’ il simbolo dei pirati del sole…”

A quella rivelazione Sabo non ci mise un secondo di più a comprendere di aver toccato un tasto dolente.

“Ah…non lo sapevo…scusami, fai finta che non ti abbia detto nulla”

“No, perché?- chiese Kohala fingendo noncuranza; si sedette a fianco a lui, mostrandogli la schiena – alla fine questo simbolo è parte della mia storia come tutto il resto di me…Me lo apposero i pirati per nascondere un altro marchio a fuoco, quello che viene imposto dai Draghi celesti agli schiavi...Onestamente, vedo di non sfoggiarlo perché potrebbe essere controproducente nelle indagini e, come ben sai, non sono il tipo che si spoglia neanche durante gli allenamenti…quindi è essenzialmente per questo che mai nessuno lo vede”

La verità non era tutta lì, ma poteva bastare. Avevano già tanto di cui preoccuparsi senza stare a rivangare cose così lontane nel passato.

Ora che Sabo l'aveva così vicina, poteva notare i bordi leggermente slabbrati del marchio a fuoco che aveva bruciato le carni di Kohala prima di cicatrizzarsi.

“Quindi, lì sotto…” chiese Sabo esitante.

Kohala si limitò ad annuire.

“Ho sempre trovato bizzarro il simbolo degli schiavi. Un cerchio con tre spicchi in alto e uno in basso. Per quanto ci pensi non riesco davvero a trovarci un senso…Decisamente, meglio un sole”

Improvvisamente, si trovò a sussultare. Kohala non si era aspettata di sentire le mani di Sabo sfiorarle il simbolo. Onestamente, Sabo non si aspettava di evitare una colossale sberla per avere osato così tanto.

“No…non credo abbia un senso – la sua voce era baritonale, il viso rabbuiato – come non ha senso la schiavitù e la totalità delle porcate che combinano i potenti di questo pianeta…”

Ecco, quella era esattamente una delle principali ragioni per cui Kohala aveva sempre tenuta nascosto tutta la faccenda dei simboli e aveva evitato di mostrarli a lui in primis. Sapeva come Sabo si infervorasse, di fronte alle ingiustizie, sapeva come il ragazzo fosse sempre stato parecchio turbato dalla sua storia, forse perché non conosceva la propria e in parte perché in quanto ex-nobile portava il peso delle malefatte di quella gentaglia come se i loro peccati fossero suoi. All'epoca aveva deciso intenzionalmente di risparmiare a Sabo quel particolare .

“Almeno - Quando Kohala si voltò a guardarlo, Sabo sobbalzò – le mie ferite sono qualcosa che gli abiti giusti mi permettono di nascondere.”
Aveva una voce triste, Kohala, mentre a sua volta si era messa ad accarezzare l’enorme cicatrice di Sabo.

Ricordava lo stupore che aveva provato quando, a soli 10 anni, aveva visto un bambino, suo coetaneo, con la faccia mezza sfigurata da una bruttissima ustione.
Lei sapeva fin troppo bene chi era responsabile delle sue cicatrici. Perciò le faceva rabbia non potersi indignare per chi aveva causato male al suo amico, esattamente come poteva fare lui.

Come si può scendere a patti con un passato che non si conosce? Se lo era sempre chiesta, Kohala…

In tutto quel turbinare di pensieri Sabo e Kohala non si erano nemmeno accorti di essere finiti così vicini. Si guardavano l’un l’altra, contemplando quanto fosse bella la persona che avevano davanti, nonostante i difetti, nonostante il passato, nonostante le cicatrici…o forse proprio a causa di esse.

In quel momento attorno a loro non c’era la grotta, non c’era la missione, non c’era l’imbarazzo di essersi messi nudi per un puro e semplice incidente.

C’erano loro due, Sabo e Kohala, due bambini sperduti che erano cresciuti assieme fino a diventare adulti. Fu forse inaspettato il momento che di lì a pochi secondi unì i due in un abbraccio e un bacio.

Il bacio di Kohala sapeva di brezza marina, di quella calma che invade i cuori guardando i flutti accarezzare placidi la spiaggia. Quello di Sabo era ardente come il sole d’agosto e a ondate travolgeva Kohala quasi togliendole il respiro. Non si aspettavano, appunto, che quel momento arrivasse quel giorno, nel bel mezzo di una missione, dopo una colossale litigata, sotto la minaccia di mille o più pericoli. Ma in cuor loro sapevano da tempo che sarebbe arrivato.

Rimasero abbracciati ancora un po’; quel bacio lungo, ma casto e puro non voleva finire.

“Sai prima –disse Kohala quando infine i loro sguardi tornarono a incrociarsi –mi sono arrabbiata perché a volte ho davvero paura che la tua avventatezza ti porti lontano da me, che succeda qualcosa di brutto…e..”

“Io non me ne vado proprio da nessuna parte. Non ti libererai di me così facilmente” la rassicurò lui, zittendola con due dita sulle labbra.

“Sai che nei romanzi d’amore questa frase porta parecchia sfiga?”

“Eccallà. Kohala, sei tu che ci tiri addosso il malaugurio a forza di fare così…”

“Ma è vero! In genere quando uno dei due innamorati dice così succede sempre qualcosa di brutto, rapiscono lei, o muore uno dei due…ah alle volte compare un mostro marino…oppure…”

“Oppure- disse, facendoli sbiancare, una voce alle loro spalle che entrambi i ragazzi conoscevano fin troppo bene- compare alle loro spalle il capo, che era in pensiero per i due cretini perché non tornavano, visto che la marina aveva appena mandato un comunicato su alcuni incidenti avvenuti nell’area dove erano stati mandati in missione. Esigo spiegazioni, deficienti, e subito. Soprattutto visto che il resto dell’operazione dipende dai documenti che avete voi, anche se sembra siate più interessati a fare altro…”

I romanzi d’amore parlavano di ladri e rapitori, disgrazie e incidenti…ma che Dragon li avesse beccati in quella situazione compromettente equivaleva a 100 mostri marini che si scatenavano in un sol colpo.

“Possiamo spiegare...” cominciò Sabo.

“E’ colpa del lumatrasmittente, si è rotto perché ha ingurgitato acqua e non mandava il segnale…” proseguì Kohala.

“Ci tengo a sottolineare che se siamo svestiti non è che per questo dobbiamo cadere in equivoci…”

“Eravamo caduti in mare e ci trovavamo tutti bagnati, poi abbiamo cominciato a starnutire…” disse annuendo la ragazza.

“E quindi ci siamo tolti i vestiti per farli asciugare…” rincarò Sabo sottolineando i verbi e indicando il fuoco.

“…mentre vi dilettavate in altre attività per non soffrire il freddo senza nulla addosso…” concluse Dragon sornione.

“Sì, cioè…No, assolutamente no, non oseremmo mai, eravamo solo in religiosa attesa…diglielo Kohala!”

“Oh, religiosissima…Certo, certo- interruppe il siparietto Dragon, senza lasciare alla ragazza il tempo di aggiungere alto- piuttosto: dove sono i documenti?”

La mano di Kohala allungò, verso quella di Dragon, l’involucro contenente i documenti.

“Bene allora io vado, visto che di tempo ne abbiamo perso già abbastanza. E comunque, la prossimo volta che ti sento dire che userai i documenti per soffiarti il naso, Sabo, sappi che potrai direttamente darti per morto” e dopo aver girato sui tacchi, ormai se ne stava andando.

I due ragazzi rimasero pietrificati a quelle parole.

“Come avete fatto…”

“Al vostro lumatrasmittente si è rotta la spia, ma il microfono e il posizionatore funzionavano benissimo…sapete, ci potrebbero scrivere una soap opera su quanto i ragazzi al quartier generale hanno sentito. Iva-chan, pensaci tu ai due piccioncini…”

Solo allora, tutto giulivo, fece capolino il testone di Iva-chan con un corredo di abiti per i due. Agitò le dita in segno di saluto prima di sparire fuori dalla grotta con Dragon.

“Era proprio necessario metterli così in imbarazzo?” chiese, in disparte, al suo capo.

“Così la prossima volta impareranno a tener fisse le priorità…”

“Oh, Dragon-san, come sei severo alle volte…non sei contento che finalmente quei due si siano confessati il loro amore, anche se nel mezzo di una missione?”

“Certo, Iva, era anche ora…ma devono imparare a badare a chi potrebbe sentirli…”

“Ah le priorità, capisco…Dragon-chan sei un tenerone!”

Dragon squadrò l’amico da capo a piedi: “Dillo ancora una volta e ci lascio te su questa scogliera. Appeso per i piedi e non al calduccio dentro una grotta”

“Ok, ve bene…”

“Me ne vado, prenditi cura di loro…non abbiate fretta, tanto abbiamo due navi…”

 

Dentro alla grotta Sabo e Kohala, ai due lati opposti, piegavano i rispettivi vestiti alla velocità della luce.

“Come cavolo abbiamo fatto…?” ripeteva Sabo come in trance.

“Oh, non lo so – rispose Kohala al colmo della vergogna – e sì che avevamo controllato più e più volte il luma…”

“Be’ una cosa positiva c’è…”

“E che cosa sarebbe?”

“Dragon non ci ha ammazzati, abbiamo portato a termine la nostra parte di missione e una volta tornati alla base non dovremo dare tante spiegazioni…”

Lo stivale colpì in testa Sabo ancor prima che la frase fosse giunta a termine.

“Io ti odio Sabo!”

“Ahiooo! E io che mi aspettavo un “ti amo”!”

 

Fuori dalla grotta, sulla nave, un gruppo di uomini della Resistenza, Iva compreso, ridacchiavano con il boccale in mano, pronti a un brindisi.

“A Sabo e Kohala! Ahhhh, che bella cosa l’amore!”

Image and video hosting by TinyPic 

------------author's corner--------------

Ehilà!

Santo cielo da quanto non scrivo una One shot! D: Mi sento un pelo arrugginita, ma spero che si noti poco hihi :P

Ordunque, mi sono presa una pausa dal mio main struggle attuale, la GaLe, che sta facendo a gara con le sudate carte leopardiane, perchè questa coppia ha in brevissimo tempo scalato la vetta delle mie OTP, assillando i miei recenti pensieri :3 Trovo Kohala e Sabo semplicemente PERFETTI assieme e quindi, un po' perchè viaggiare con la mente è il mio pane, un po' perchè frustrata dalla penuria di ff e doujinshi su questi due, ecco a voi questa storiella fluffosa che spero vi piaccia.

E' nata oggi pomeriggio di getto e l'ho pubblicata in un pugno di ore, quindi spero assomigli a una One-shot più che a una One shit (ha fatto la battuta ahah).

Vorei che il manga ci regalasse presto una nuova apparizione di questi due. Attendo davvero con ansia che ritornino, rivelandoci più di loro *_* Non so, ma nel vedere le scene di cui sono protagonisti mi pare che sia l'unica coppia di One Piece ad avere davvero un pelo di beneplacito da parte di Oda, che piazza strafighe ovunque ma non le shippa praticamente con nessuno -a parte Hanckok, che è persa per Luffy, ma tanto lui non se la caga...-

Ah, il lumatrasmittente credo di essermelo inventato, ma del resto a 'ste lumachine abbiam visto fare di tutto, telefono, pure da macchina fotografica -la possedeva la stessa Kohala...-

Be' insomma, che aggiungere: buona lettura. E perdonate questo mezzo sclero da astinenza da SaKo :) 

 Ah vi piace il disegno??? L'ho colorato con tanto ammmore *_*

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Arydubhe