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Autore: scrabble_wars    23/12/2015    0 recensioni
Dopo il doloroso sacrificio proposto da Vinculus per salvare il Libro del Re Corvo, Childermass e Segundus si trovano di fronte a nuove sfide che li porteranno a conoscere meglio il passato da cui dipende il loro destino.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Movieverse | Avvertimenti: Violenza
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3. Un'opera d'arte

Il vantaggio delle strade del Re è che offrono una comoda scorciatoia ai viandanti capaci di orientarsi tra le mille scalinate e tra i boschi immersi in una semioscurità quasi perenne. Lo svantaggio delle strade del Re è che leggono nel cuore dei viandanti e tanto più rallentano il loro cammino quanto più rifiutare di provare umani desideri in nome di un'integrità che non ha fondamento rallenta il raggiungimento della felicità. Le strade del Re aborrono la disonestà verso gli altri, ma ancora di più verso sé stessi. Sono la casa di esseri potenzialmente eterni, ma che hanno coscienza dell'esistenza della morte e del nulla a cui vanno incontro, e sono abbastanza saggi da non negarsi qualsiasi esperienza abbiano l'occasione di accumulare, non perché possa servire nel sonno eterno, ma perché nel sonno eterno non ne avranno più l'occasione.

John Childermass aveva salito gradini e calpestato muschio umido di rugiada e attraversato specchi decine di volte dopo il ritorno della magia e a ogni passo il cammino si era fatto più tortuoso e ingannevole come la strada che portava alla verità in lui nascosta. Sarà stato quel gesto brusco, ma tanto agognato e svanito in un istante, quel braccio attorno alla vita del signor Segundus mosso senza lasciare spazio a ripensamenti, quel contatto già cercato e non assaporato nel tentativo di proteggere la sua caduta.

Fu così che Childermass rimase stupito dalla celerità del viaggio di andata e, nel momento in cui si fermò a rifletterci, compromise la celerità del viaggio di ritorno. Fu anche il primo a provare quel panico che avrebbe condiviso con i suoi compagni, unito a sensi di colpa vecchi di vent'anni e dall'odore di salsedine.

Non si erano propriamente persi. Segundus ricordava perfettamente ogni punto di riferimento su cui aveva fissato l'attenzione quando aveva percorso la strada in senso contrario e non provava nulla che lo avvisasse di una falla nel suo impeccabile senso dell'orientamento. Iniziò a temere che trovarsi troppo a lungo oltre lo specchio avrebbe potuto avere una cattiva influenza su lady Pole, già notevolmente impallidita e tremante, ma era ancora più scosso dal cambiamento di Childermass. L'entusiasmo che aveva dimostrato non poco tempo prima aveva lasciato spazio a un atteggiamento da cui non traspariva altro che impotenza. Il suo passo si faceva sempre più esitante, come se si stesse abbandonando ai pensieri che gli offuscavano la mente, e Segundus, notandone i segni tangibili ma indecifrabili, iniziò a provare lo stesso tipo di fastidio che lo riempiva durante i tentativi di lettura di Vinculus.

In quel momento, però, si sentì avvolgere da una sensazione opposta che proveniva dall'atmosfera circostante e decise di lasciare che si impossessasse di lui. Era così piacevole e lui era così stanco. Avrebbe accettato di perdere Vinculus, le carte dei suoi studi, il sogno di aprire una scuola di magia, la sua stessa umanità pur di smettere di pensare e provare emozioni.

Dopo un numero incommensurabile di minuti, ore, forse giorni, Emma si accorse del silenzio. Il loro dialogo era fatto unicamente di sguardi intrecciati o evitati o fissi nel vuoto che da una parte riempivano il momento di significato, ma dall'altra lo lasciavano cadere a terra senza che ci fosse la possibilità di svelarne la natura. Era il silenzio, pensò Emma, che li aveva cristallizzati nello spazio e nel tempo. Sarebbero bastate poche parole dette ad alta voce, oneste e ben scandite sui perché dei loro pensieri, ma nessuno osava aprire bocca o alzare un dito, nemmeno lei.

Il tempo, come una dea dalle numerose braccia, da una parte li cullava sollevandoli da ogni contingenza e dall'altra continuava a fare ruotare il globo e a spostare le lancette su ogni orologio d'Inghilterra. Si assopirono una, due, tre volte, continuando a camminare per la stessa identica via che avevano conosciuto uno, due, tre giorni prima.

Childermass era paralizzato in un'espressione allucinata. Per gli ultimi tre giorni, o almeno quelli che erano trascorsi nel mondo da cui proveniva, aveva guardato i suoi desideri negli occhi e intrapreso un lungo monologo interiore con il pretesto di ammonirli, ma con il vero obiettivo di affermare la propria volontà in modo abbastanza rumoroso da coprire le loro parole tentatrici. Aveva guardato anche Segundus entrare sempre di più a far parte del mondo che li stava tenendo prigionieri con un abbandono insopportabile; un atteggiamento completamente opposto all'enfasi con cui Emma tentava di liberarsi. Ma era anche vero che Segundus, a differenza loro, non era mai stato legato da catene a cui non ci si può assuefare, non conosceva il tormento di un'identità che forze interne ed esterne tentano di annullare e forse era convinto che la scelta posta davanti a lui avesse lo stesso peso di quella che prendeva ogni mattina, quando diversi tipi di confetture di frutta gli venivano presentati al tavolo della colazione. Eppure, chi era lui per dirgli di non accettare una condizione che sicuramente non l'avrebbe reso felice? Chi era lui per dire cosa l'avrebbe reso o meno felice? Bene, se l'obiettivo di Segundus era quello di abbandonare il suo desiderio più grande per entrare a far parte di un mondo senza fatiche e sacrifici allora non avrebbe fatto nulla per fermarlo.

Nessuno specchio apparve alla sua decisione.

Solo Emma si convinse che, se non fossero riusciti a parlare, almeno avrebbero potuto comunicare con i gesti. Ovviamente si sbagliava sulla distribuzione delle responsabilità, ma ciò non impedì al suo disperato tentativo di ribellione di avere un esito positivo. Per prima cosa si mise di fronte a Segundus appoggiando le mani sulle sue spalle, aggrappandosi saldamente in modo da potergli essere da conforto, e attese che l'apatia sul suo volto sparisse per lasciare spazio alla risolutezza. Grazie al contatto con Emma, Segundus riuscì a ricostruire pezzo per pezzo la coscienza di essere un corpo umano e non un frammento di magia perso in un universo fatato che sembrava avere tutte le intenzioni di inglobarlo. Poi fu la volta di Childermass. Emma gli prese il volto tra le mani, un volto che avrebbe preso a schiaffi pur di uscire dalle strade del Re il più velocemente possibile, lo costrinse a guardarsi attorno e a concentrarsi su quello che c'era fuori dalla sua mente come se volesse dirgli che quella non era l'Inghilterra, che c'era bisogno di tornare a casa, che lei era lì per un motivo e che quel motivo era sembrato estremamente urgente quando l'avevano messa al corrente dei loro problemi.

Prima capire tutto questo Childermass si accorse che Segundus era tornato in sé. Non riuscì a sopportare la vista di quegli occhi grigi da cui trasparivano tutti i suoi timori. Le lacrime iniziarono a scorrergli sulle gote scarne, a perdersi nella barba incolta e a raccogliersi ai suoi piedi in una roccia cava dove si trovava già dell'acqua. La pozzanghera emanò per qualche secondo una luce azzurra per poi mostrare quella che aveva tutta l'aria di essere la stanza di Starecross Hall da cui erano partiti.



Quando riuscirono a passare dall'altra parte dello specchio Vinculus non si mosse dalla sua posizione fetale nell'angolo più nascosto della stanza. Il fuoco del camino si era spento senza consumare l'ultima legna e il gelo divenne subito insopportabile. L'unico rumore che veniva dall'uomo era una serie di singhiozzi, rantoli e parole incomprensibili.

Ci mise un attimo a capire che quelle davanti a lui non erano più le stesse allucinazioni degli ultimi due giorni, ma tre persone in carne e ossa che procedevano a tentoni e, a differenza di quelle nella sua immaginazione, erano riuscite a ripristinare un po'di luce e calore.

"Mi ero sbagliato, signori. Ho già finito di dire le mie preghiere eppure sono ancora in vita" disse Vinculus senza nemmeno provare ad aprire gli occhi o a sollevare la testa dal pavimento. "E voi, voi siete un branco di idioti e di illusi."

In qualsiasi altro momento una simile affermazione avrebbe avuto delle pesanti conseguenze. Vinculus si irrigidì aspettando una reazione da parte dei due uomini, ma non li conosceva abbastanza da capire che nessuno tra quelle mura aveva intenzione di colpirlo per avere sentito la verità sfuggire dalle sue labbra. In compenso si sollevò con uno sforzo immane alle prime parole gentili che sentiva da tempo.

"Vinculus - sussurrò Emma inginocchiandosi accanto a lui - per quanto possa valere, vi capisco perché sono già stata nella vostra posizione e mi dispiace immensamente. È grazie ai maghi come voi che si è mantenuto vivo il ricordo della magia negli anni più bui. Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto"

Il mago avrebbe voluto risponderle che, onestamente, non aveva scelto lui di portare una profezia scritta sul suo corpo, né tantomeno aveva avuto buoni rapporti con il ritorno della magia - come poteva dimostrare la sua attuale situazione - ma decise di fare silenzio e accettare i ringraziamenti. In fondo venivano da una donna che conosceva la morte e non potevano che essere sinceri.

Non pensò nemmeno per un attimo di chiederle cosa avrebbe trovato nell'aldilà, in parte per paura di rimanere deluso, in parte perché sapeva che il sentiero imboccato dalla sua anima sarebbe stato profondamente diverso da quello che aveva già percorso quella di Lady Pole.

"Non posso fare altro che lasciarvi il mio corpo." Rispose Vinculus accennando un sorriso malizioso.

Nel frattempo Childermass stava tentando di dare un ordine ai numerosi documenti e Segundus aveva trovato un ago e del filo che erano appartenuti a Emma e aveva conservato per riparare eventuali strappi nei pochi abiti che avrebbe dovuto conservare in ottimo stato almeno fino ai primi mesi dopo l'apertura della scuola.

"Non ci serve il tuo corpo. L'abbiamo già studiato abbastanza." Disse Childermass, sperando che il mago avrebbe smesso all'istante di importunare la gentildonna.

"Illusi e pure tonti. Ha! Credete davvero di riuscire a ricamare della carta? E in due giorni?"

Childermass si accorse che la risata di Vinculus nascondeva qualcosa di tragico, un' allusione a cui non avrebbe creduto se non l'avesse sentita con le proprie orecchie. "Cosa staresti suggerendo?" Chiese in tono preoccupato.

"Serve che il lavoro sia fatto bene e velocemente, no? Avete ancora del laudano? Spero basti a tenermi addormentato fino alla fine perché quando sarò ricoperto di sangue e con metri di filo sotto la pelle il dolore sarà tale che tenterò di fermarvi. E voi non volete che questo accada."

"Cosa?" Segundus aveva sentito distrattamente le parole di Vinculus mentre si occupava di inserire il filo nella cruna di uno degli aghi e sperò di avere capito male, ma non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che il mago gli si avvicinò, risvoltò una manica della lurida giacca che indossava, strappò l'ago dalle sue mani e cucì un punto nel proprio avambraccio seguendo le linee del Libro.

"Ecco cosa."

Segundus provò a fermarlo con la forza, ma Vinculus era agile e non aveva intenzione di arrendersi. Solo una voce tonante riportò la calma.

"Adesso basta. Mi dispiace dirlo, ma Vinculus ha ragione. Può rivelarsi veramente l'unica possibilità che abbiamo di salvare la nostra conoscenza. Lady Pole..." Childermass si voltò verso la donna in cui aveva già riposto tutta la sua fiducia e non fu deluso dalla reazione che ottenne.

Emma era fissa in una posizione statuaria, con le braccia lungo i fianchi, il capo chino e delle lacrime che non si sarebbero fermate se si fossero liberate dalla gabbia delle ciglia, ma stava annuendo quasi impercettibilmente. Aveva capito fin troppo bene quello che le veniva chiesto e, per quanto si fosse sforzata di proporre delle alternative, non era riuscita a trovarne. Sarebbe stata dura, sicuramente più per loro che per Vinculus.

"Mi servono degli stracci e dell'acqua pulita."

Vinculus mostrò per l'ultima volta i denti marci in un sorriso inebetito. "Avete sentito? Siamo tre contro uno, signor Segundus! Ho sempre saputo che era una fanciulla sveglia da prima che tentasse di piantare una pallottola in corpo a Norrell. Mi ricorda la mia amata moglie..."

Childermass abbandonò la conversazione per dirigersi verso la propria stanza. Trovò la boccetta che cercava dove l'aveva lasciata pochi giorni prima. Era piena per due terzi.

Stesero Vinculus sul tavolo e quando si addormentò lo privarono di quasi ogni vestito. Emma mostrò ai due maghi come agire con una precisione quasi scientifica e divise il lavoro a seconda della difficoltà.

Il primo punto non fu facile per nessuno dei tre. Erano passati i tempi in cui Childermass avrebbe fatto del male a qualcuno senza ripensamenti, ma era pervaso da un senso di colpa che non riusciva a spiegarsi pienamente e si sentì in dovere di iniziare. Quando vide che Vinculus non dava nessun segno di dolore, prese coraggio e finse di non esserne profondamente inquietato. Dentro di lui i segreti più grandi lasciarono spazio all'ennesima dissimulazione.

Emma riuscì a procedere solo perché aveva ricamato tante volte, ma era comunque difficile fingere che sotto le sue dita ci fosse del tessuto al posto della carne che era costretta a ripulire costantemente dal sangue. Sapeva già che in futuro non avrebbe più osato prendere tra le mani un telaio da cucito per paura di essere ossessionata dalle immagini del fluido cremisi impresse nella sua mente.

L'ultimo ad agire fu Segundus. Cominciò per imitazione e continuò per inerzia, tentando di dissociarsi il più possibile dalla situazione tanto che, dove gli altri stavano tentando il più possibile di provocare un danno solamente superficiale, spesso affondò l'ago fino a sentirne la punta a contatto con le ossa. Solo quando Vinculus, sempre dormendo, sospirò più rumorosamente, egli fu costretto a prendere atto di ciò che stava realmente succedendo e corse in giardino dove fu colto da conati di vomito. Per qualche attimo venne costretto da Childermass a sedersi accanto al tavolo, a controllare lo stato di coscienza di Vinculus e a portargli alla bocca delle gocce di laudano prima che la dose precedente perdesse il suo effetto, poi il senso del dovere diventò un impulso più forte di quelli che lo stavano trattenendo e tornò all'opera.

Diventò impossibile ripulire ogni goccia di sangue. Quello lasciato fluire liberamente andò a imbrattare il tavolo e a coagularsi accanto ai chiodi di ferro che tenevano assieme le assi. L'aria era pregna di un odore nauseabondo.

All'alba del secondo giorno si resero conto che stava diventando sempre più difficile controllare lo stato di agitazione di Vinculus. Stava chiaramente soffrendo in maniera indicibile, ma l'oppio gli impediva ogni reazione, soprattutto considerando le dosi che era stato costretto ad assumere. Aprì spesso le palpebre in uno stato di dormiveglia e ogni volta qualcuno glie le richiuse per evitare che assistesse al triste spettacolo oltre che farne parte.

Nel primo pomeriggio del secondo giorno Emma annodò l'ultimo filo. Contemporaneamente a Vinculus venne somministrata l'ultima dose di laudano e, dopo un'ora, l'ammasso di carne e ossa iniziò a dimenarsi nello stesso modo in cui si muovono i pesci quando vengono tolti dall'acqua.

Fu compito di Emma tenergli la mano attraverso gli ultimi orribili momenti che gli restavano da vivere, sempre che quella potesse essere chiamata vita. Childermass avrebbe voluto fumare del tabacco, ma vide Segundus seduto in poltrona, tremante e singhiozzante, con le mani nei capelli e con grandi lacrime che andavano a creare macchie circolari sulle ginocchia delle sue brache.

Finalmente, dopo essersi dimenato emettendo rantoli angoscianti più a lungo di quanto possa essere umanamente sopportabile, Vinculus si calmò, inspirò profondamente e poi si irrigidì con il suo solito sorriso beffardo sulle labbra.

Sul tavolo rimasero decine di fogli bianchi, ma i ricami non sparirono.

   
 
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