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Autore: fedetojen    23/12/2015    1 recensioni
NOTA: Questa storia ha come personaggio l'attore che interpreta Daryl, ovvero: Norman Reedus *__*
Spero possa piacervi
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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NOTA: Come già scritto questa è una fanfiction su Norman Reedys, ovvero l'attore che interpreta Daryl Dixon :)


TROUBLE IN PARADISE
 
1
 
Sono Sophie, ho 30 anni, lentiggini sul viso, rossa naturale e amo il mio lavoro: già da quando ero più piccola fare la babysitter mi era sempre piaciuto. Quando a New Jersey la voce del mio lavoro sempre così onesto e ben svolto, si è sparsa, sono stata chiamata da un attore che poco dopo avrebbe iniziato a girare una serie tv. D’istinto accettai, conoscendo anche la serie tv; appena però incontrai l’attore mi venne quasi un colpo: nel fumetto il personaggio che lui svolgeva non c’era, e lui era un uomo davvero bello. Nonostante la sue età, riusciva a far voltare tutte le donne, compresa me sono sincera. Appena quel giorno si tolse gli occhiali fui rapita da quegli occhi: per i prossimi due anni, feci da babysitter a suo figlio Mingus, bello quasi come il padre. Ma ora parliamo del presente.
 

-MINGUS!- non ce la facevo più. Gridai così forte che tutto l’albergo sentì sicuramente il suo nome.

-Se non esci immediatamente da quel bagno, butto giù la porta!- dissi arrabbiata nera. Mingus era ormai un ragazzo di 16 anni, che si prendeva gioco di me visto che con il padre non era possibile, dato il suo carattere fermo e autoritario. Ma la cosa che mi preoccupava di più era il loro felino: il loro gatto nero, al quale ancora non mi ero abituata nonostante più di due anni di conoscenza, si prendeva anche lui gioco di me.

-Dove diavolo è finito quella palla di pelo, invece?- dissi distraendomi un momento voltandomi sul posto. Subito Mingus, scappò nella sua camera.

-Mingus!- urlai ancora, sentendo un dolore alla gola, che troncò l’urlo. Dal bagno vidi uscire il gatto, tranquillo, che si strusciò sulla mia gamba in cerca di coccole.

-Non ho tempo per le coccole- dissi andando in cucina a bere un sorso di acqua, sperando che le mie corde vocali non si siano spezzate.

-Sono a casa- disse qualcuno entrando. Voltandomi, vidi Norman entrare e chiudersi la porta alle spalle, era una visione paradisiaca: quel giacchetto di pelle, il suo portamento e gli immancabili occhiali da sole anche di sera tardi.

-Salve- dissi salutandolo formalmente.

-Sophie, quante volte ti devo ripetere di essere meno formale? Ci conosciamo da anni- disse scherzoso, regalandomi uno dei suoi sorrisi mozzafiato.

-Va bene- dissi cercando di non arrossire.

-Dov’è mio figlio?- mi chiese mentre poggiava le chiavi sul tavolo bianco della cucina.

-In camera- dissi con un filo di voce.

-Che è successo?- chiese notando il mio calo di voce.

-Chiedi a lui- dissi indicando le stanze.

-Mingus- disse Norman alzando la voce mentre si dirigeva nella sua stanza a passi pesanti e veloci. Li vidi arrivare poco dopo, mentre Norman aveva la sua mano sulla spalla del figlio, mentre Mingus con sguardo basso poi parlò dopo un incoraggiamento del padre.

-Scusa se ti ho fatto arrabbiare- disse con tono incerto. Mi avvicinai e mi inginocchiai per guardarlo in faccia.

-Sembri molto poco credibile- dissi per poi vederlo sorridere. Si buttò al mio collo, scusandosi.

-Scusa Sophie. Non lo farò più- disse sincero, questa volta. Sorrisi, ricambiando l’abbraccio.

-Vai a letto che è tardi- dissi indirizzandolo nella camera.

-Sì- disse andando a dormire. Mi alzai vedendo Norman andare nel balcone ad accendersi una sigaretta. Lo seguii sedendomi difronte a lui.

-Una di queste sere dovrei portarti fuori- disse mentre fumava la sua sigaretta.

-Ma no, si figuri- dissi scuotendo le mani, imbarazzata. Si voltò a guardarmi male e sapevo benissimo a cosa si riferiva quello sguardo accigliato.

-Cosa ne pensi della serie tv che sto girando?- mi chiese curioso, spostando lo sguardo dal panorama a me.

-Mi ha preso troppo- dissi sorridente, mentre lui sorrideva contento.

-Personaggio preferito?- chiese subito, poggiando i gomiti sul tavolo, appoggiando la testa sulle mani intrecciate, guardandomi con più attenzione negli occhi.

-Ce ne sono parecchi, ma il mio preferito è sicuramente Daryl- dissi imbarazzata, sapendo che il personaggio che lui interpretava era proprio Daryl.

-Perché?- mi disse curioso, arricciando le labbra.

-Mi sembra un vero uomo, non parlo solo fisicamente ma anche di carattere: è forte, impulsivo, protettivo, a volte molto rude ma sono quei suoi aspetti un po’ ombrosi a farlo essere ancora più intrigante e misterioso- dissi con enfasi.

-Diciamo che è anche merito dell’attore che lo interpreta- disse lui, sicuro di sé.

-Ovviamente- dissi senza rendermene conto. Mi guardò soddisfatto e dopo mi resi conto di quello che avevo detto, diventando una vampata di rosso, come i miei capelli. Soffocò una risata, spegnendo poi la sigaretta. Si spostò la ciocca di capelli davanti ai suoi occhi, facendomi quasi perdere un battito.

-Cosa pensi di me, invece?- chiese poi, facendosi serio.

-Come?- chiesi non capendo.

-Lo vedo come mi guardi- disse divertito. L’ha capito, ha capito che ho una leggera cotta per lui.

-Pensi che io non sia all’altezza di Daryl?- mi chiese quasi provocandomi, mentre mi persi in quell’oceano dei suoi occhi: quella barba, quelle
labbra, il suo sguardo… maledizione.

-Non lo penserei mai- dissi mordendomi poi il labbro.

-Domani sera non prendere impegni- disse alzandosi avvicinandosi alla vetrata per rientrare.

-Perché?- chiesi alzandomi.

-Andiamo a cena fuori. Ci vediamo domani alle 20, fatti trovare fuori casa- disse abbozzando un sorriso, per poi sparire in camera. Che qualcuno mi tiri un pizzicotto e mi dica che questo non sta succedendo realmente! Una suoneria catturò la mia attenzione e voltandomi vidi il telefono di Norman che suonava sul tavolo affianco a me. Lo presi e aprii la porta della sua camera, ritrovandolo a petto nudo. Merda! Subito mi voltai e con il braccio teso, feci vedere il telefono che squillava.

-Grazie- disse con una punta di divertimento. Chiusi subito la porta e uscii da quell’appartamento con il cuore in subbuglio e il calore sulle guance aumentare.



Sophie

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Norman e Mingus
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