Scritta come regalo di Natale per:
Amore dorato
Ferrero sospirò, rotolando
tra i suoi fratelli fino ad
andare a sbattere contro le pareti di metallo della sua abitazione.
Gemette
sentendo il suo pancione pulsare e sospirò nuovamente. Uno
dei suoi fratelli
saltellò fino a lui, facendo accartocciare il suo vestito
dorato.
“Si può sapere
perché sospiri da mezz’ora?”
domandò. Ferrero
lo guardo nel bollino bianco, su cui risaltavano le frasi nere.
- Nere, come il mio animo –
pensò.
“Mi sono specchiato nel
metallo oggi”. Iniziò. Il fratello
si voltò, guardando il riflesso di se stesso e degli altri
loro parenti. Il
metallo della guantiera era illuminato
dalle luci dell’albero di Natale che passavano da un rosso
accesso a un bianco giallastro.
“Ed hai fatto
l’incredibile scoperta che siamo tutti uguali?
O che nella pubblicità ci fanno più grossi
ancora?” chiese. Ferrero negò e si
piegò in avanti, sentendo un peso sopra di sé.
“Sono grasso”
piagnucolò. Il fratello più grande si
scrollò,
facendo una serie di scricchiolii con la carta stagnola.
“Lo sai che gli umani ci
scelgono e ci divorano proprio per
quello?” chiese. Ferrero si coricò a faccia in
giù, facendo ridacchiare i suoi
fratelli minori.
“Morirò senza
essere amato da nessuno” bisbigliò. Il
maggiore rotolò all’indietro, guardando sopra di
sé. La visuale del soffitto
gli veniva coperta da una lunga candela rossa.
“Ieri hanno comprato le
monete di cioccolato e le hanno
posate della guantiera accanto a noi. Perché non frequenti
una di loro?” gli
domandò. Ferrero strofinò il pancione contro il
bordo metallico creando uno
stridio metallico.
“Ci
proverò”. Capitolò. Si sentirono delle
risate e tutti i
fratelli s’immobilizzarono. Si sentì una risata di
un bambino e una manina paffuta,
le dita cicciottelle si avvolsero intorno al più piccolo dei
loro fratelli e si
sollevò.
“Sono stato scelto io! Sono
il migliore!” gridò, con la voce
coperta dal rumore del suo rivestimento che veniva scartato dal
bambino. Ferrero
rabbrividì.
Le labbra
carnose del
bambino si avvolsero intorno a Rocher ricoprendolo di saliva.
Ferrero si raddrizzò e
rotolò fino al bordo della guantiera,
saltò e rotolò sul tavolo. Si nascose dietro una
renna di ceramica e proseguì
sul tavolo, coperto da una tovaglia verde. Strisciò sul
disegno ricamato di due
candeline su del pungitopo e si fermò davanti a una
scatolina di legno. Alzò il
capo e rabbrividì, spalanco gli occhi. Tremò
così forte da far accartocciare la
sua carta stagnola dorata, guardando la figura davanti a lui.
“Tu chi sei?”
domandò.
“Io sono boccino”
spiegò la sferetta dorata davanti a lui.
Fece tremare le alucce trasparenti ai lati del suo capo e
sbatté un paio di
volte le ciglia. Ferrero trattenne il fiato, seguendo i ghirigori che
adornavano
il suo corpo d’oro.
“Tu?” chiese la
sconosciuta. Ferrero aprì e chiuse la bocca,
sentendo squagliare bollente il cioccolato, le sue praline
scoppiettavano
seguendo il battito accelerato del suo cuore.
“Ferrero Rocher, come tutti
i miei fratelli, ma tu puoi
chiamarmi solo Ferrero. Da dove vieni?”.
S’informò. Boccino gli sorrise e saltò
giù dal proprio piedistallo, avvolgendo il proprio corpo
nelle ali sottoli.
“Da Hogwarts. Sono scappata
in questa casa di Babbani perché
mi sfruttavano. Mi utilizzavano in uno sport violento, in cui mi
afferravano,
strattonava e persino tentavano di mangiarmi”
spiegò. Rabbrividì e socchiuse
gli occhi. Ferrero le si appoggiò contro, sorridendole.
“Capisco il tuo dolore,
anch’io ed i miei fratelli siamo
nati per essere mangiati”. Ammise. Boccino sgranò
gli occhi e Ferrero si staccò
da lei.
“Devi essere stanca, il
viaggio sarà stato lungo” le disse
gentilmente. Arrossì ed abbassò lo
sguardò. Boccino gli sorrise, arrossendo a
sua volta.
“Ti consiglio di
nasconderti nell’albero. Tra i rami alti,
dove il gatto non arriva. Un Pan di Stelle mi ha detto che quando gli
umani
trasformano il cibo in decorazione, poi non lo mangiano”
spiegò Ferrero,
redendo roca la voce. Boccino sbatté un paio di volte le
palpebre.
“Perché non ti
nascondi insieme a me? Non voglio tu sia
mangiato” sussurrò. Ferrero le sorrise e
gonfiò il petto, ondeggiando sulla
tovaglia.
“Non temo il mio destino.
Sono le cose belle come te che
devono sopravvivere, non quelle tozze e brutte come me”
rispose. Boccino negò
con il capo.
“Ti salverò io
da questi babbani. Ti condurrò con me nel mio
pellegrinare” gli promise. Ferrero sgranò gli
occhi.
“Ti dirò quella
che ti sembrerà un’assurdità, ma
già ti amo”
ammise. L’ambiente fu rischiarato dalla luce rossa prodotta
dall’illuminazione
dell’albero di Natale.
“E questa proposta mi
riempie di gioia, ma non capisco
perché tu me l’abbia detta”. Ammise
Ferrero. La melodia delle canzoni di Natale
riempì il salotto. Boccino sbatté le palpebre.
“Vi risponderò
con una cosa ancora più assurda. Anche voi mi
siete piaciuto subito, siamo più affini di quanto
pensiate” rispose.
Ferrero girò su se stesso
e balzò, ridendo.
“Oh, come vorrei davvero
venir via con voi” ammise. Boccino
spalancò le ali e si aprì, facendo vedere il suo
interno vuoto.
“Ed allora venite” rispose. Ferrero balzò e Boccino si richiuse su di lui, avvolgendolo. Boccino sbatté le ali e spiccò il volo.
"Ti amerò per sempre"
promise Ferrero e Boccino sentì la sua voce rimbombare
vicino al proprio cuore dorato.