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Autore: Brinne    23/12/2015    4 recensioni
Da inguaribile romantica quale sono non ho potuto non leggere dopo la breve occhiata che Billy e Abigail si sono scambiati un'intensa storia d'amore che sono certa non si avvererà mai visti i precedenti di Black Sails MA la speranza è l'ultima a morire ed per questo che ho ripreso da dove la seconda stagione ci ha lasciato, provando a immaginare Abigail alle prese con il mondo pirata di Nassau ma soprattutto alle prese con il bel Billy Bones.
Dal testo:
Era quella la libertà?
Essere continuamente braccati ovunque, da chiunque.
Eppure se guardava negli occhi di quegli uomini poteva vedere moltissimi demoni, ma non quello della prigionia.
[Billy x Abigail]
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
 
Non si può essere infelice quando si ha questo: l’odore del mare, la sabbia sotto le dita, l’aria, il vento.
(Irène Némirovsky)
 
Il primo colpo di cannone la lasciò quasi indifferente, come se fosse stata già preparata all’ipotesi che qualcosa sarebbe andato storto, ma a ben pensarci qualcosa era andato storto molto tempo prima e passare tutte quelle settimane in balia dei pirati e dei loro umori l’aveva fatta abituare al suono di una cannonata.
Dunque era rimasta indifferente, credendo che suo padre avesse aperto il fuoco contro la nave del Capitano Flint: aveva già tradito la parola data uccidendo Mrs Hamilton, quindi c’era da aspettarsi che avrebbe iniziato a massacrare i pirati.
L’improvviso frastuono, incredibilmente vicino, la ridestò e la spinse ad osservare fuori dalla finestra, oltre la quale sembrava scoppiato l’inferno.
Dove fino a pochi secondi prima era riunita tutta Charlestown ora vi erano solo grida e fumo nero, nessuna traccia di Flint e di Vane.
<< Mrs Ashe? Allontanatevi dalla finestra e venite con me.>>
Abigail non se lo fece ripetere due volte, ma invece di camminare dietro alla guardia, la superò e iniziò a correre più veloce che poteva verso l’uscita, senza nemmeno lei sapere quale diamine di motivo la stava spingendo nel cuore dello scontro.
Molto furba.
Sentì la guardia richiamarla, ma ormai aveva già varcato la soglia: un acre odore di legno bruciato misto a qualcos’altro di disgustoso le investì i sensi, lasciandola spiazzata per qualche secondo, e dove quell’odore non era riuscita a stordirla ci pensò la visione di quella devastazione.
Ovunque le persone correvano e inciampavano nei corpi riversi a terra, ovunque tuonavano i cannoni e le case esplodevano in schegge assassine e lei, Abigail Ashe, era di nuovo nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Avanzò alla cieca con le braccia intorno al viso per evitare di ferirsi gli occhi, un urlo le lacerò le orecchie e Abigail in quell’istante fu sicura che le grida delle anime dannate avessero lo stesso lacerante suono.
Inciampò in delle macerie ma riuscì a mantenere l’equilibrio, appoggiò la schiena contro un edificio miracolosamente ancora in piedi e poi riprese la sua marcia finché non raggiunse la piazza dove si era svolto il processo, fino a poco prima brulicante di vita e ora simile a un cimitero.
Fu allora che lo vide, suo padre.
Si avvicinò a lui e si inginocchiò, prendendogli il volto ormai esangue tra le mani e avrebbe iniziato a disperarsi e a piangere copiosamente se solo il suo sguardo non fosse caduto a qualche metro di distanza: in una cassa il corpo martoriato di Miranda Hamilton faceva da inquietante testimone a quello scempio.
La ragazza impiegò qualche secondo per metabolizzare quello che doveva essere successo e non appena la consapevolezza si fece strada in lei, Abigail iniziò a urlare e lasciò il volto del padre quasi fosse carbone ardente.
Urlò con tutta la voce che aveva in gola e quando trovò la forza di distogliere lo sguardo da quell’orrore si rese conto che ovunque avesse posato gli occhi, la sua reazione sarebbe comunque sempre stata la stessa: intorno a lei c’era solo morte.
Charlestown era caduta e con lei i suoi abitanti.
Urlò finché la gola non bruciò e tutto ciò che riuscì a emettere fu un tremulo gorgoglio.
Si guardò intorno e capì che lì non c’era più nulla per lei, e forse non c’era mai stato.
Iniziò a correre verso il molo, sicura che il Capitano Flint fosse ancora sulla terraferma perché il bombardamento non era ancora terminato.
Superò senza degnare di un’occhiata due guardie moribonde, svoltò l’angolo e finalmente la vista si aprì sul molo.
Riprese fiato e cercò i due pirati con lo sguardo: stavano prendendo una scialuppa e lei, cascasse il mondo, sarebbe andata con loro.
Si fermò a qualche metro da loro sulla passerella di legno mentre i due uomini si accingevano a slegare la lancia.
<< Capitano Flint!>> urlò, incurante del dolore.
Vide l’uomo osservarsi intorno prima di riuscire a metterla a fuoco e la sua espressione mutò dal preoccupato al sorpreso, interrompendo ciò che stava facendo e raddrizzando la schiena.
<< Mrs Ashe torni in casa, mi dispiace per quello che è successo.>>
Voleva andare il più lontano possibile da lì, Abigail glielo leggeva in viso, ma dopo che tutti loro avevano contribuito a rovinarle la vita, il minimo che potessero fare era darle una seconda possibilità.
Strinse i pugni. << A casa? Quale casa? Guardatevi intorno, Capitano Flint.>> gridò, mentre le lacrime tornavano a pizzicarle gli occhi.
Sperava che farlo sentire in colpa lo avrebbe convinto, ma tutto quello che ottenne fu uno sbuffo da parte di Charles Vane, mentre Flint aggrottava le sopracciglia e sospirava. << Sono addolorato, Mrs Ashe, ma non posso fare nulla per alleviarvi il dolore.>>
Abigail avanzò verso di loro, consapevole che non avrebbero potuto indugiare un minuto di più. << Permettetemi di venire con voi.>>
<< Non è possibile.>>
La ragazza affondò le unghie nella pelle dei palmi e si morse l’interno della bocca, veramente arrabbiata.
<< Capitano Flint, avete distrutto la mia casa e ucciso mio padre mentre voi, Capitano Vane, voi avete dato inizio a tutto.>> disse, indicando le macerie alle sue spalle mentre i due uomini si scambiavano un’occhiata veloce.
Stavano cedendo.
<< Io ora sono una vostra responsabilità e se non siete solo dei ladri come tutti vi discrivono, se veramente c'è dell'onore nella vostra vita, allora è il momento di dimostrarlo.>> concluse, fissando prima uno e poi l’altro e nel momento in cui incrociò i loro occhi seppe di aver fatto centro.
Non dissero nulla, ma Vane le tese una mano per aiutarla a salire sulla piccola scialuppa e mentre Abigail si sistemava seduta, i due iniziarono a remare verso la nave.
Nonostante avesse il cuore distrutto, nel guardare i sottili fili di fumo levarsi da ciò che una volta era Charlestown, Abigail provò un profondo senso di sollievo e l’immagine del sole che placido iniziava a tramontare nel mare le sembrò la visione più bella che avesse mai visto.
Chiuse gli occhi.
<< Mi dispiace per vostro padre.>> sussurrò allora Flint, ma prima che potesse proseguire Abigail scosse la testa.
<< Gli volevo bene, ma se sei una persona così orribile non puoi credere di riuscire a lasciare questo mondo in serenità.>>
Dopo una ventina di minuti arrivarono alla nave e uno per volta iniziarono ad arrampicarsi, mentre un brusio sorpreso si alzava dalla ciurma e Abigail era certa si stessero domandando che fine avesse fatto Miranda e perché al suo posto Flint si era portato di nuovo a bordo la marmocchia.
Salì finalmente sul ponte, aiutata da Flint, e trovò davanti a sé le due ciurme che la fissavano, chi interessato e chi stranito.
Vane iniziò a raccontare ciò che era successo a Charlestown, ma Abigail perse subito interesse in quel che aveva da dire perché a pochi metri da lei due occhi azzurri la stavano fissando.
Billy Bones si era finalmente fatto vedere.
Sentì Flint sghignazzare vicino a lei e se non fosse stata così educata, anche Abigail avrebbe fatto fatica a trattenere le risate di fronte all’espressione sconvolta di Billy, che sembrava avesse visto un fantasma.
<< E lei?>> stava chiedendo un uomo, indicandola con la punta della spada.
Vane le lanciò un’occhiata veloce, poi fece un passo avanti. << Mrs Abigail Ashe tornerà a Nassau con noi e il primo di voi idioti che le darà fastidio se la vedrà con me. Tutto chiaro?>>
Non appena tutto fu pronto per ripartire, Vane e Flint, seguiti dai loro quartiermastri e da Abigail, si diressero nella cabina del comandante, preoccupati.
Erano visibilmente stanchi, come tutti del resto, ma sembrava che qualcosa fosse cambiato in maniera più radicale per quei due uomini un tempo così nemici e ora uniti contro la tempesta che, presto o tardi, si sarebbe abbattuta su Nassau.
Billy appoggiò le mani sullo schienale della sedia e senza che Abigail riuscisse a evitarlo in tempo, i suoi occhi caddero sulle possenti braccia dell’uomo.
Deglutì e distolse velocemente lo sguardo, mentre Flint parlava di quanto velocemente dovevano tornare a Nassau per organizzare la difesa.
Sicuramente ci sarebbe stata una rappresaglia e loro avrebbero dovuto essere pronti.
<< Quello che mi chiedo, Capitano, è perché mai ci stiamo portando dietro questa ragazza su un’isola che prima o poi sarà assediata dall’Inghilterra.>> Roger* la stava fissando e Abigail non riusciva a capire se in lui ci fosse della preoccupazione per lei o se invece fosse scocciato dalla sua presenza.
<< Non poteva restare da sola in una città distrutta, non credi?>>
Roger non sembrava convinto per nulla, anzi.
<< Lo so, ma cosa diremo quando torneremo a Nassau? Lo sapete tutti voi come sono gli uomini dopo molti giorni in mare, non può stare con noi per sempre. E cosa farà? Ora che il padre è morto non ha più alcun valore.>>
E Abigail lo sapeva e lo sapevano tutti, che a Nassau li aspettavano decine di domande tra cui quella che in quel momento stava risuonando nella testa dei presenti e che più di tutte avrebbero posto: perché la troietta inglese era tornata?
Si sarebbero vendicati su di lei per ciò che suo padre aveva fatto.
 
***
 
Socchiuse gli occhi e respirò a pieni polmoni, mentre una leggera brezza le scostava i capelli dalla fronte.
Era quella la libertà?
Essere continuamente braccati ovunque, da chiunque.
Eppure se guardava negli occhi di quegli uomini poteva vedere moltissimi demoni, ma non quello della prigionia.
<< Volevo assicurarmi che steste bene dopo quello che è accaduto oggi.>>
Si era aspettata che qualcuno l’avrebbe avvicinata entro sera, ma mai avrebbe immaginato che sarebbe stato lo sfuggente Billy Bones a farsi avanti ed effettivamente, guardandolo in viso, sembrava che le sue gambe e la sua voce avessero tradito e stupito anche lui.
Si appoggiò di schiena contro lo spesso bordo di legno.
Abigail pregò che l’oscurità della notte nascondesse il rosso delle sue gote perché l’idea di arrossire e imbarazzarsi davanti a un pirata era veramente paradossale e lui l’avrebbe sicuramente vista come una cosa da bambini.
<< Sono stata meglio, grazie.>> bisbigliò la ragazza, mentre la pelle abbronzata di Billy sembrava tremendamente vicina.
<< Troveremo una soluzione a Nassau, non passerete il resto della vostra vita nell’anonimato.>>
Era stata quella la soluzione più plausibile per tutti: dal momento che in pochissimo sapevano chi fosse, e quei pochi facevano parte della ciurma, avevano deciso che avrebbe mentito sulla sua identità.
Sospirò e stiracchiò le braccia davanti a sé. << Non è detto che sarà una cosa tanto brutta, il nome Ashe pesa e se posso essere chi voglio potrò sbizzarrirmi.>>
Con la coda dell’occhio vide Billy sorridere e osservarla interessato: di certo non si era aspettato che Abigail fosse una persona così estroversa dopo quel breve incontro in compagnia della signora Hamilton e di Flint.
<< Chi vorreste essere?>>
<< Lo scoprirete solo vivendo, così come anche io.>>
Cominciava a soffiare un vento freddo e dopo quella infinita giornata, Abigail desiderava solo potersi coricare su una delle non troppo comode amache sottocoperta, nella cabina del capitano.
Billy si era accorto della stanchezza della ragazza ma sembrava che qualcosa lo disturbasse profondamente.
<< Ditemi.>> voleva sapere cosa gli stava passando per la testa.
Lui si voltò verso il mare, incrociando le mani sotto il mento e appoggiando i gomiti sul bordo della nave e per qualche secondo non disse nulla, poi si girò verso Abigail e sembrò studiarla.
<< Non siete costretta a venire a Nassau, potete andare in un posto sicuro. Perché siete uscita di casa quando avete sentito i cannoni?>>
Aveva un cipiglio severo mentre parlava e Abigail aveva notato che quell’espressione, o comunque l’ombra di essa, non lasciava mai il suo volto nemmeno quando Billy si scioglieva in larghi sorrisi.
Pensò che le sarebbe piaciuto sapere perché fosse sempre così preoccupato, anche se in quel momento l’idea che lo fosse per lei non poteva che farle piacere.
Batté le mani e poi le strinse intorno al corpo per scaldarsi, cominciando a fare qualche passo verso la cabina del capitano, mentre Billy la seguiva con lo sguardo.
<< Perché il mio motto è essere sempre nel posto sbagliato nel momento sbagliato negli ultimi tempi. Non lo avete notato, Billy?>>
Lo lasciò rimuginare sulle sue parole e gli diede le spalle.
Nassau.
Forse per la prima volta in vita sua sarebbe stata nel posto giusto al momento giusto.

*Roger è un nome totalmente inventato 
 
 Angolo autrice:
Ho divorato l’Isola del Tesoro da piccola e non appena ho scoperto di Black sails non ho potuto fare a meno di vedermelo tutto d’un fiato e poi iniziare a fantasticare su quello spero che accadrà nella prossima stagione (Abigail spunterà fuori di nuovo?).
E poi quello sguardo fugace tra Billy e Abigail mi ha mandato fuori di testa e beh, questo è il risultato!
So che è molto veloce, ma questo è solo il prologo e nei prossimi capitoli se ne vedranno delle belle, spero.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Brinne
 
  
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