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Autore: SkyFullOfStars_    24/12/2015    1 recensioni
Dal testo:
"L’angelo non aveva mai avuto istinti del genere prima di incontrare Dean Winchester.
Non era mai neanche stato innamorato.
Non aveva mai rischiato la vita per qualcuno, neanche per i suoi fratelli.
Non aveva mai sofferto per qualcuno. Non così tanto da desiderare la morte pur di non cedere al dolore."
(OS after 11x03)
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Outlaws of Love'
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Era notte fonda ormai nel bunker.
Dean Winchester lo sapeva bene dopo aver fissato e rifissato la piccola finestra della sua stanza inondata dai flebili raggi della luna.
Non riusciva a dormire.
Dopo quello che era successo tra lui e Castiel era difficile prendere sonno. Si sentiva dannatamente in colpa per averlo quasi ammazzato di botte.
Aveva portato pesi che sembravano macigni sulla coscienza, nel suo spirito sentiva aggrappate anime ed anime di gente da lui uccisa…Era stato così spietato e feroce che temeva di non averla più un’anima…Aveva compiuto atti atroci, eppure il fatto di aver quasi ucciso il suo amico angelo era il più terribile di tutti.
Si rigirava agitato nelle lenzuola ancora con gli occhi chiusi, nel disperato tentativo di riuscire ad addormentarsi una volta per tutte. E ci riuscì.


 
 
-Qualcuno mi aiuti!-
La voce strozzata del ragazzo echeggiava per quelli che sembravano chilometri e chilometri di fumo nero.
Legato a quelle catene com’era, nessuno poteva sentire la sua voce e di certo nessuno lo avrebbe salvato da quell’agghiacciante dolore che stava provando.
Intorno a lui il buio, accompagnato da atroci urli strazianti che sembravano dilaniare a morsi la sua anima ed il suo corpo, circondato da enormi lingue di fuoco.
-Aiutatemi! Vi prego!- gridava e gridava mentre la sua carne veniva infilzata da lame e marchiata da fuoco vivo.
Poi un flashback…Un ricordo che si alimentava sempre di più davanti ai suoi occhi pieni di lacrime: l’immagine di Castiel, l’angelo che l’aveva salvato, coperto interamente di sangue, e di lui stesso che lo picchiava a morte.
Sobbalzò mentre cercava di liberarsi da quei stretti catenacci e gridò ancora con tutto il fiato che aveva. Ora Castiel giaceva morto a terra, nel bunker, ai suoi piedi mentre lui sorrideva soddisfatto con gli occhi completamente neri.
La voce di Alastair gli risuonò in testa.
Benvenuto, Dean Winchester.
Benvenuto all’Inferno.
 
 


 
-Dean.-
Il Winchester saltò seduto sul letto terrorizzato.
Si passò una mano sulla fronte bagnata prima di accorgersi di un lembo di impermeabile accanto alle lenzuola.
La figura preoccupata di Castiel gli apparve davanti agli occhi.
-Dean…Va tutto bene?-
L’angelo lo teneva per le spalle.
-Si…Si, tutto bene, Cas.- sospirò.
-Dal tuo sguardo non sembra.-
Castiel lo osservò più da vicino, con aria quasi comprensiva, come se capisse e condividesse la paura dei suoi incubi.
Dean sospirò ancora mentre si passava una mano sui lividi procuratosi la sera prima.
L’angelo rabbrividì ai ricordi.
-Mi osservi ancora mentre dormo? Credevo che avessimo superato quella fase.-
L’altro si sedette sul letto.
-Ti ho sentito gridare. Per questo sono qui.-
Dean volse lo sguardo in basso.
Aveva davvero gridato anche al di fuori del sogno?
La porta della sua camera si spalancò accogliendo la sagoma spaventata di Sam Winchester con in mano un coltello.
-Dean! Che diavolo succede?-
Quell’immagine di suo fratello mezzo svestito e coi capelli arruffati lo fece quasi scoppiare in una risatina.
-Tutto bene, Sammy, sta’ tranquillo. Solo un brutto sogno.-
A quelle parole il ragazzo più alto sembrò sollevato ed abbassò l’arma da taglio.
-Si, solo un brutto sogno.- ripeté Castiel volgendo una strana occhiata a Dean.
L’angelo sospettava che non si trattasse solamente di un brutto incubo. Sapeva esattamente cosa stesse succedendo nell’anima del ragazzo ed odiava il fatto che non gli avesse permesso di spazzare via tutto con le sue doti angeliche.
Perché non la smetteva di sentirsi sempre in colpa?
Sam sembrava tranquillo ora, forse anche perché aveva visto Castiel accanto a Dean non appena aveva fatto irruzione nella stanza come un vero agente dell’FBI farebbe. Sapeva bene che quando quei due erano insieme suo fratello sarebbe stato al sicuro.
Almeno per la maggior parte delle volte.
-Bene, allora visto che non ci sono demoni o mostri che vogliono ucciderti, me ne ritorno a dormire. Chiamate se necessario.- e detto questo, Sam Winchester sparì tra le mura del bunker.
Dean e Castiel erano di nuovo soli nella mezza oscurità della stanza.
-Devi dirglielo.-
Il cacciatore sembrava confuso.
-Dirgli cosa? Che mi osservi mentre dormo? Credo lo sappia.-
-Che fai quegli incubi. Non stai bene Dean. La tua anima è lacerata, lo sento. Lo vedo.-
L’altro lo guardò nel profondo dei suoi occhi. A volte aveva l’impressione di perdersi in quell’oceano, in quella tavola tappezzata d’azzurro, calma e rassicurante.
Ogni volta che lo guardava dritto negli occhi, Dean si sentiva dannatamente vulnerabile: era come se una parte di sé fosse convinta che riuscisse ad entrare dentro il suo spirito e navigare quietamente tra le sue emozioni.
Odiava quando riusciva a leggerlo in quel modo.
Poi il cacciatore si alzò dal letto, quasi scocciato, come se avesse l’intenzione di scappare da quella conversazione.
Castiel lo osservò scalciare le lenzuola e dirigersi alla piccola finestra.
Avrebbe fatto di tutto pur di non farlo soffrire. Se solo glielo avesse permesso.
-Dean, lascia che ti guarisca.-
-Non puoi guarirmi, Cas. Io non…non posso essere guarito.-
Lo sguardo del ragazzo si fece cupo.
Castiel si alzò di scatto.
-Io posso guarire tutto…-
-Puoi guarire tutto eccetto me!- gridò Dean.
Con quello scatto d’ira si era voltato a guardare la figura inerme dell’angelo, che lo osservava con il suo solito sguardo intenso.
-Lo hai detto tu…La mia anima è lacerata, distrutta! Stavo per ucciderti, dannazione! Ma ti rendi conto? Come fai ad avere voglia di guarirmi ancora?-
La voce del cacciatore era spaventata, Castiel si era accorto di ogni piccola sfumatura di quelle note che si agitavano nell’aria.
Avrebbe solo voluto aiutarlo. Non sopportava di vederlo stare modo in quella maniera da non poter neanche dormire.
-Non eri in te, Dean.- sussurrò l’angelo visibilmente commosso.
Il cacciatore sbuffò ridendo amaramente.
-Avrei preferito morire piuttosto che vedere assistere alla tua autodistruzione.-
La creatura angelica si avvicinò lentamente col suo passo silenzioso. Aprì e chiuse le braccia in segno di rassegnazione.
-E poi anch’io credo di averti quasi ucciso.-
-E’ diverso.-
-Non lo è.-
-Si che lo è.- il cacciatore posò lo sguardo sugli occhi paradisiaci dell’angelo.
-Sei stato vittima di una maledizione…Io invece… Cosa credi che mi abbia salvato dalla morte? Cosa pensi abbia alimentato la mia rabbia in quel momento?-
Castiel stava per replicare con una delle sue solite frasi filosofiche, ma l’altro lo precedette.
-Sono stato io. Dentro di me c’è oscurità, Cas.- respirava a fatica.- Sono un mostro.-
Seguirono pochi minuti si assoluto silenzio, mentre i primi ticchettii di pioggia riecheggiavano al di fuori delle mura.
Castiel abbassò lo sguardo.

Che cosa devo fare? Cosa posso dire per farlo stare meglio, padre?

Molte volte si era riferito al suo creatore quando Dean era nei guai. Non aveva mai ricevuto risposta.
Il più delle volte non sapeva a chi affidarsi: realizzava che era completamente solo, anche se i fratelli Winchester continuavano a riferirgli che non l’avrebbero abbandonato come avevano fatto gli altri angeli.
Eppure la solitudine non cessava di tormentarlo.
Forse Dean si sentiva in questo modo. Forse si sentiva solo proprio come lui.
-Dean.- sussurrò la creatura angelica ponendogli una mano le sue spalle.
Il giovane cacciatore guardava con aria malinconica la pioggia scendere.
-Vattene. Prima che ti faccia ancora del male. Vattene, Cas.-
-Come?-
-Va via!- gridò il cacciatore spingendo il suo braccio via dalla sua spalla tremante.
Dean si voltò. Gli occhi dell’angelo erano più celesti del solito. Ed i suoi incubi sempre più vividi.
Sapeva che c’era solo un modo per allontanarlo da sé.
-Non ho bisogno di te. Non ho bisogno delle tue stupide cure o delle tue dannate doti angeliche…Vattene.-
-Stai mentendo.-
-Cas…-
-Non provare ad allontanarmi da te. Ti ho salvato una volta, posso farlo di nuovo. Lo farei ancora ed ancora per te.-
Dean tremò a quelle parole. La voce di Castiel si era trasformata in un flebile sussurro.
-Non potrai mai allontanarmi del tutto. Siamo legati, Dean. Tu ed io siamo anime legate.-
Il cuore del cacciatore sembrò fermarsi per qualche secondo. Si sentiva come nell’occhio di un ciclone di emozioni: rabbia, tristezza, sollievo ed una certa attrazione per il suo angelo.
Era forse sbagliata quella sensazione? Era anormale sentirsi in quel modo nei confronti del suo angelo?
Magari era colpa della sua fragilità.
Abbassò lo sguardo per qualche secondo, poi chiuse gli occhi mormorando:
-Mi dispiace, Cas.-
Poteva percepire il dispiacere dell’angelo anche senza l’ausilio della vista…L’aveva deluso. Di nuovo. Almeno era salvo. Salvo dal famigerato Dean Winchester.
Castiel aveva provato molto dolore nel periodo in cui era stato umano, ma niente poteva compararsi a quella specie di bruciore che sentiva salirgli agli occhi.
E quella sensazione di stretta alla gola che gli umani chiamavano nodo?
Dean udì uno svolazzare d’ali poco dopo.
Aprì gli occhi: Castiel era sparito.
La camera era sempre la stessa, fuori continuava a piovere, ma era lui ad essere cambiato.
Improvvisamente niente gli parve così ovvio e decise di aver fatto un grande sbaglio.
Osservò il pavimento. Una piccola piuma biancastra giaceva a terra.
Dean Winchester corse fuori sotto la pioggia.






 
 
 
 
-Cas! Cas!-
Il cacciatore si era appena catapultato fuori del bunker degli uomini di lettere e gridava a squarciagola il nome del suo angelo.
Piangeva. Solo chi lo conosceva bene avrebbe potuto riconoscere le sue lacrime sotto una pioggia invernale.
Chiamava Castiel mentre i suoi vestiti si bagnavano gradualmente ed in pochi minuti passati a gridare il nome di chi gli aveva salvato la vita almeno una decina di volte, anche i suoi capelli erano completamente bagnati.
Si fermò a riprendere fiato nel frattempo che il ticchettio delle gocce d’acqua proseguiva indisturbato.
-Cas! Ti prego…Ti prego, torna da me.-
Il cacciatore cadde sulle ginocchia.
-Anch’io ho bisogno do te.- dichiarò affranto con un sussurro quasi totalmente oscurato dal rumore della pioggia.
-Ti ho mentito solamente per proteggerti, credimi, ti prego.-
Sospirò percependo le lacrime unirsi con la pioggia sul viso.
-Se mi senti Cas…- respirava a fatica con il cuore che batteva a mille. – credo di essermi innamorato di te.-
Strinse gli occhi e abbassò il capo ascoltando il fracasso della pioggia intorno a lui.
 
 
 
-Stai piangendo.-
Il cacciatore alzò lo sguardo.
Castiel.
La voce della creatura era debole, gli occhi lucidi, di una velina colorata, paradisiaca.
Una lacrima bluastra scese lungo una guancia dell’angelo.
Gli angeli possono piangere?
-Anche tu.- Dean si alzò in piedi.
Osservò il viso della creatura come fosse un capolavoro, con quella tale dolcezza che l’angelo non poté far altro che perdersi in quello sguardo tinto di verde.
Il Winchester si avvicinò a lui.
Avvertiva una strana voglia di stringere a sé quell’impermeabile, come se sentisse il bisogno fisico di tenere Castiel tra le sue calde braccia.
Portò la sua mano sul colletto del cappotto bagnato dell’angelo e lo sfiorò delicatamente, quasi avesse paura che tutto potesse sparire da un momento all’altro. Carezzò teneramente le labbra semichiuse di Castiel con un dito e sorrise appena quando sentì la bocca dell’altro tremolare sotto il suo tocco.
Castiel avvertiva una certa debolezza nelle sue gambe e temeva che sarebbe potuto crollare inaspettatamente dall’emozione. Era tutta colpa di quegli occhi, di quelle carezze, di quella irresistibile bocca di cui non desiderava altro che assaporare il sapore.
L’angelo non aveva mai avuto istinti del genere prima di incontrare Dean Winchester.
Non era mai neanche stato innamorato.
Non aveva mai rischiato la vita per qualcuno, neanche per i suoi fratelli.
Non aveva mai sofferto per qualcuno. Non così tanto da desiderare la morte pur di non cedere al dolore.
-Mi dispiace.-
Castiel lo zittì con due dita sulle morbide labbra. Dean gliele baciò e poi lo strinse a sé fino a toccare la sua bocca bagnata con la fronte dell’altro. La pioggia suonava una meravigliosa melodia ticchettante intorno a loro.
-Dean…-
-Cas…-
Afferrandogli il viso con una mano tra i capelli, Dean cominciò a baciare Castiel.
Schiuse la bocca e poggiò le sue labbra su quelle bagnate del moro fino ad accoglierle nelle sue, delicatamente, facendo in modo che il corpo di Castiel potesse rilassarsi abbracciato al suo.
Tutto era più facile sotto la pioggia, le loro bocche scorrevano lubrificate dall’acqua.
L’angelo sembrava imbarazzato dall’accaduto e si lasciava guidare dalle labbra esperte del cacciatore, che lambivano ed accarezzavano la sua bocca in modo casto e piacevole.
Il bacio divenne più sensuale quando le braccia di Dean si strinsero ancora di più alla vita di Castiel, afferrarono quelle dell’angelo e le agganciarono attorno al suo collo.
In questo modo le mani del Winchester potevano esplorare ogni meandro del corpo angelico, restituendo con  altrettanta voluttà l’accarezzare della sua lingua con quella di Castiel. A questo punto l’angelo iniziò a sciogliersi, seguendo gli indizi di Dean e trovando il perfetto equilibrio a quella danza strana ma accattivante.
Dean sorrideva mentre lo baciava, nel frattempo che si sentiva irradiato da una forza sovrannaturale che si era intrufolata dentro di lui e che stava lavando via ogni livido interno ed esterno sul corpo.
Pochi secondi dopo Castiel aveva posato una mano sul suo collo ed aveva interrotto il bacio osservando gli occhi acerbi con un leggero imbarazzo.
Dean si posò una mano tastandosi il viso bagnato dalla pioggia: i gonfiori ed i lividi erano spariti.
-Mi hai curato.-
Castiel lo baciò ancora.
-Te l’ho detto che posso curare tutto.-

  
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