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Autore: LiliFantasy    24/12/2015    2 recensioni
[ATTENZIONE: FIC IN COMPLETA E RADICALE RIVISITAZIONE]
Dal prologo:
Angeli. Creature potenti e misteriose. Buone e generose. Alcuni timidi...altri piú estroversi.
Diciamo che sono permessi i matrimoni tra angeli, c'è uno ad esempio che mi fa il filo da quando quella stupida di Eva mangió la mela...
Ma, amore tra mortali e angeli...mhm...
...L'ultima volta che degli angeli si sono innamorati degli umani decidendo di aiutarli, sono stati scagliati giú dal cielo... 
***
Ogni persona ha un angelo custode. Gli angeli sono creature misteriose che vivono tra di noi sotto forma di umano, facendo di tutto per aiutare il proprio protetto.
La regola principale?
Non innamorarsi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dolcetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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// CAPITOLO ANCORA NON REVISIONATO \\






CAPITOLO 13

GIOCARE A CARTE SCOPERTE



-Mhm...- mugugnai, girandomi a destra. Sentivo una strana sensazione.
Mi voltai nuovamente, a sinistra. Un profumo a me molto familiare si era impossessato delle mie narici.
-Mhm?- replicai cominciando a girarmi nel letto per capire se stessi sognando.
Poi, sentendo una fonte di calore alla mia destra e un respiro caldo sul collo, aprii di scatto gli occhi.
-COSA???- Con uno strano quanto buffo balzo mi misi a sedere su quel letto che non era mio.
-Castiel, ma cos- mi interruppi immediatamente. Le braccia mi ricaddero lungo i fianchi.
E un’espressione di stupore prese dominio sul mio viso esterrefatto. Inarcai un sopracciglio.
-Ho dormito con te per tutto il tempo??- sussurrai cercando di non svegliarlo.
Mi avvicinai con passi felini al corpo addormentato di fianco a me.
Però...era davvero bello quando dormiva. Sembrava così in pace...
Sorrisi amorevolmente e presi ad accarezzargli una guancia.
-E sei stato così buono da non svegliarmi, eh?- sorrisi nuovamente -Ma allora mi vuoi bene! Beh, se è così anche io te ne voglio tanto!!- mi avventai su di lui abbracciandolo, incurante del fatto che lo avrei svegliato.
Appena aprì gli occhi, con la sua voce potente, cominciò ad abbagliare.
-Calma Demon! Ti ho detto che ti voglio bene ed ora tenti di farmi fuori le orecchie??-
Mi sollevai da lui lentamente, per poi stiracchiarmi in un coro di sbadigli.
Dopodiché, mi slanciai fuori dal letto, ricordandomi solo in quel momento di un dettaglio abbastanza importante...
-Uhm, ma...aspetta...se Demon ha dormito con me...e Demon è il cane di...allora io...questa è la casa di...- barcollai all’indietro, fino a ricadere sul letto. La testa mi girava e, come credendo di poter fermare le sue piroette, portai le mani al capo terrorizzata.
No...
Se era davvero successo tutto quello che ricordavo, allora io avevo davvero disubbidito al Signore...e poi...poi cosa era successo??
Poi, già...poi c’era la consapevolezza di stare fallendo la mia missione di proteggere Castiel.
E il problema era che non avevo fatto nulla, nulla per impedirlo. Nulla per evitare che succedesse.
Nulla.
Dovevo controllare in prima persona ciò che succedeva a quel ragazzo. Dovevo fin da subito accantonare la mia ostilità per lui e proteggerlo con tutta me stessa.
Avevo passato tutto il mio maledetto tempo ad odiarlo. Lo avrei dovuto seguire ovunque...avrei dovuto...
Era tutto un avrei dovuto...ciò che è fatto è fatto...ciò che è detto è detto.
Il destino ha già scritto la sua storia, la mia storia. Il Marchio è stato lasciato, ed io non me ne ero neanche accorta.
Satana aveva lanciato il suo avviso, senza che io fossi riuscita a proteggere Castiel. Lo avrei dovuto capire prima...
Dopotutto la musica che ascoltava durante la lezione di religione era palesemente controllata da Lui.
Mi lasciai cadere a terra, le mani avanti a reggere stancamente il mio peso. I miei lunghi capelli sul viso, a coprire le mie guance rigate dalle lacrime.
E allora perché non avevo fatto ciò che avrei dovuto fare? Perché avevo sottovalutato in quel modo la situazione?
-Perché ora sono così triste??- sussurrai, tra i nuovi singhiozzi che erano andati a impadronirsi del mio respiro.
Perché mi sentivo così legata a lui?? Perché mi sentivo felice quando era con me, anche solo a tormentarmi con le sue battute e offese scherzose?
No, non potevo lasciar correre le cose. Anche se sembra tutto finito, anche se la speranza sembra essere un’irraggiungibile emozione, si deve fare tutto, rischiare ogni cosa per chi si ama.
Non credevo avrei conosciuto un sentimento talmente potente in quel modo, ma lui non lo avrebbe mai saputo.
Avrei in qualche modo riconquistato la fiducia di Dio, salvato la mia e la vita del Paradiso.
-Poi abbandonerò per sempre il lavoro di Angelo Protettore...- mi alzai da terra lentamente. La decisione era stata presa.
Farò solo il mio lavoro.
Mi incamminai verso il bagno per farmi una doccia. Poi mi rivestii con ciò che avevo già addosso e scesi al piano di sotto.
I miei passi erano lenti e cadenzati. Ogni scalino equivaleva ad un sordo rumore che si propagava nell’ambiente deserto del salotto del rosso.
Appena giunta con entrambi i piedi sul pavimento dell’ampio salone, cominciai a preoccuparmi.
-Castiel?- chiamai inquieta.
Nessuna risposta. La mia voce era l’unico suono presente in quella stanza. Il divano al centro della stanza era vuoto, la Tv era spenta, le finestre erano chiuse e coperte dalle spesse tende color albicocca. 
La porta d’ingresso era chiusa a chiave dall’interno, segno che Castiel non era uscito.
Così cominciai a cercarlo chiamando il suo nome, ma ovunque cercassi di Castiel non c’era traccia.
-CASTIEL!!- urlai ancora -CASTIEL! DOVE SEI??- sentii la gola farmi male e inciampai  cadendo all’indietro stanca e confusa.
-Castiel...d-dove sei??- sussurrai terrorizzata -Ho paura...- altre lacrime fuoriuscirono dai miei occhi spaventati.
Portai le braccia in avanti ad abbracciare le gambe, appoggiai la schiena al muro e la testa alle ginocchia.
Perché avevo così tanta angoscia? Perché in quel momento ero inerme a terra senza fare nient’altro che piangere?
Stavo per alzarmi e uscire a cercarlo, quando sentii una mano toccarmi una spalla.
Mi alzai di scatto, per poi ricadere a terra in un urlo di terrore, che subito si spense nel vedere ciò che avevo davanti.
Castiel era in piedi davanti a me con un’espressione mista tra il preoccupato e il confuso, con la mano che mi aveva toccato la spalla avanti a mezz’aria.
-A-angel...che cos’hai??- chiese accucciandosi lentamente accanto a me.
Io intanto avevo ancora il cuore che batteva a mille per lo spavento e gli occhi sgranati, mentre con una mano mi reggevo il petto come per evitare che il cuore fuoriuscisse dalla cassa toracica tra un battito e l’altro.
Cominciai a guardarmi intorno interdetta, poi, quando Castiel mi fu davanti a osservarmi preoccupato, mi voltai verso di lui, facendogli però notare i miei occhi colmi di lacrime.
-C-cosa...? Angel, stai piangendo...- portò una mano sul mio viso e mi asciugò delicatamente alcune piccole lacrime sulle mie guance.
Ma io scrollai la testa liberandomi dalla sua presa e portai di scatto le mie mani sulle sue spalle scuotendolo energicamente.
-DOVE CAVOLO ERI?? MI HAI FATTA PREOCCUPARE!- gridai mentre lasciavo che altre lacrime mi rigassero in silenzio il volto.
-Io ero in giardino a tagliare il prato...- rispose sorpreso.
Mi interruppi, sgranando gli occhi e allentando la presa su di lui -Cosa?-
-Perché stavi piangendo?- chiese assumendo un’aria estremamente seria e  prendendomi una mano per stringerla tra le sue.
-I-io...t-ti ho cercato ovunque...e...l-la porta era chiusa...-
Lui scosse la testa indicandomi qualcosa dietro di lui -C’è un’altra porta là, che conduce direttamente al giardino...- spiegò lentamente -...perché continui a piangere?- chiese ancora portando una mano ad accarezzarmi la guancia.
-Ascolta...- dissi piano, riprendendo fiato e compostezza -Quello di ieri sera...è stato solo un incidente-
Lui si interruppe e, dopo un attimo di esitazione, annuì, allontanandosi leggermente da me -Certo...- si alzò, aiutandomi a fare lo stesso -Io, stare con una nanetta come te? Tzé...-
Sorrisi, sollevata di aver ritrovato il Castiel che avevo conosciuto la prima volta -Quindi, Rosso Tinto, mi faresti l’onore di riaccompagnarmi a casa?-
-Mhm...- incrociò le braccia al petto -Devo pensare di aver conquistato un’altra ragazza?- disse maliziosamente, appoggiandomi un braccio sulle spalle ed attirandomi leggermente a lui.
-Certo...- sorrisi -In un’altra vita- mi liberai da lui scivolandogli sotto il braccio.
Corsi all’ingresso per afferrare il giubbotto ed aprire la porta, seguita a ruota da Castiel che prese le chiavi dalla moto e mi superò, ignorando il galateo del “Prima le signore”, ed uscendo, ignorandomi completamente.
Questo un po’ contribuì a farmi comprendere che finalmente tutto era tornato alla normalità, ma, di certo, questa sua indifferenza mi aveva rovinato la mattina...
Salimmo sulla moto ma, proprio quando stava per mettere in moto, sentii una voce familiare chiamare il mio nome.
Mi voltai di scatto riconoscendo in quella voce Rosalya.
-Rosa?- scesi dal veicolo infernale e mi avvicinai a lei, accorgendomi solo dopo che l’albina era seguita da un ragazzo.
 -Angy!!- corse verso di me con l’intento di abbracciarmi, ma venne bloccata dalle sbarre del cancello che dava accesso al giardino e alla casa del rosso. Si bloccò e diede un pugno alla gabbia metallica che bloccava il suo intento -CASTIEL! APRI IMMEDIATAMENTE QUESTO MALEDETTO CANCELLO!-
Mentre Rosa imprecava contro la sua povera vittima, io mi avvicinai al ragazzo che poco prima stava seguendo Rosalya.
Era alto, mi superava di venti centimetri buoni...quindi alto più o meno quanto Castiel...
Aveva i capelli neri come la notte e gli occhi color smeraldo, indossava una lunga tunica bianca e un paio di sandali in cuoio.
-Angel...- sussurrò lui.
Mi avvicinai ancora, incastrando le dita nella rete metallica che rivestiva il cancello.
-J-Jeson??- il mio tono era malinconico ed incredulo, come divenne il viso del ragazzo quando dimostrai di ricordare il suo nome.
Sentii un rumore e un urlo provenire da dietro di me. Sobbalzai spaventata, girandomi di scatto e vedendo Castiel cadere dalla moto e rialzarsi subito dopo in una bestemmia che fece sospirare il ragazzo dietro di me.
Mi scostai dalla rete metallica e dal cancello per andare a controllare se Castiel stesse bene, ma fece prima lui a raggiungermi che io a muovere un singolo passo nella sua direzione.
-Chi è lui??- esclamò avvicinandosi al ragazzo, ed evitando per un soffio di inciampare in un sasso sul viottolo.
-Nessuno...- risposi appoggiandogli una mano sulla spalla.
Il rosso si voltò verso di me corrugando un sopracciglio -E allora perché conosci il suo nome??-
-Saranno fattacci miei perché lo conosco! E poi, a te cosa importa...non sarai mica geloso?-
Lui scrollò le spalle liberandosi della mia mano -N-no! Ma che dici?? Sei pazza?-
Sorrisi -Noo...tu sei geloso?? Tu?-
-Prima devi spiegarmi chi è questo tizio e come mai ti conosce!- continuò lui alzando il tono della voce.
-Hey, tu non sei mia madre! Non deve importarti chi conosco perché non siamo né migliori amici, né fidanzati...anzi, non so nemmeno io cosa siamo noi due! Quindi ora non fare il geloso e apri questo cancello!- risposi a tono, profondamente irritata dall’immenso orgoglio del rosso.

Lui strinse i pugni e si voltò verso di me con un’espressione talmente rabbiosa che mi fece venire i brividi. Castiel, per la prima volta nella mia vita, mi faceva paura.
-Ah, io sarei geloso?? Ma neanche per sogno! Ma ti sei mai guardata allo specchio?? Prima di insinuare una cosa del genere, prova a ricordare cosa puoi e non puoi essere...e di certo non potrai mai essere il mio tipo!- urlò lui ormai fuori controllo. Poi, a passo di elefante aprì il cancello e corse in casa, sbattendo la porta.
Sentii gli occhi pizzicarmi, ma cacciai indietro le lacrime e lasciai che Rosa corresse a soffocarmi in un caldo abbraccio.
-Vieni, ti riaccompagno a casa- sussurrò lei staccandosi da me quanto bastava per permettermi di continuare a vivere.
Uscii dal cancello, concedendomi un fugace e malinconico sguardo alla casa nella quale avevo passato la notte, vedendo con la coda dell’occhio un’ombra che ci osservava dalla finestra.
Ed eccola qui, Angel Heaven, che si allontana ancora una volta dal suo protetto invece di proteggerlo, colei che si è lasciata sopraffare dai sentimentalismi e che ora ha il cuore a pezzi.
Il mio ennesimo errore.
-Angy, questo bel ragazzo si chiama Jeson, ma tu lo sai già...ed è venuto da me chiedendomi di accompagnarlo da te- fece una piccola pausa -Siamo andati a casa tua, ma non c’eri, quindi ho capito che avevi passato la notte da Cas...quindi...cosa devo sapere su di te e Castiel??- chiese mentre camminava in direzione della sua Shopping-mobile.
Sussultai imbarazzata -Sì, ho passato la notte da Castiel...ma non è successo assolutamente nulla! Mi sono svegliata ed accanto a me c’era Demon, sono scesa ed ho trovato Castiel a tagliare il prato...poi gli ho chiesto di riaccompagnarmi a casa e sei arrivata tu- mi affrettai a rispondere.
 Lei si fermò di scatto e cominciò a guardarmi negli occhi, poi si avvicinò con aria inquisitoria, bloccandomi al muro.
Jeson, intanto, osservava la scena a debita distanza, appoggiato al muro alla destra del marciapiede.
-Mhm...sì...dici il vero...- concluse lei staccandosi da me, afferrandomi un braccio e trascinandomi per venti metri, facendomi entrare a forza dentro la macchina. Jeson salì subito dopo, senza proferire una parola.
Rosa accese il motore e cominciò ad osservarmi dallo specchietto retrovisore -Comunque...me lo dovevi dire subito che eri un angelo-
Mi andò di traverso la saliva -COSA?!?-

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-Quindi...Jeson ti avrebbe raccontato tutto perché tu faresti parte del destino??- domandai perplessa mentre preparavo delle tazze di thé.
Jeson si alzò dal divano e mi si avvicinò, aiutandomi a prendere un vassoio che non riuscivo ad afferrare in una credenza troppo in alto.
Arrossii nel sentire i suoi addominali scolpiti poggiarsi alla mia schiena.
MA IN CHE RAZZA DI FILM-POLPETTONE ROSA SONO FINITA???
-Angel, erano ordini del Signore. Secondo lui quella ragazza potrebbe influire sul tuo destino- rispose il ragazzo porgendomi il vassoio.
Io lo afferrai ringraziandolo in un sussurro, per poi indurire lo sguardo -Quindi Dio prima mi abbandona e infanga il mio nome di angelo, poi mi fa saltare anche la copertura??-
Jeson corrugò la fronte -A noi Guardiani e agli angeli non ha raccontato nulla sul perché ti abbia ripudiata...e se non vuoi dirmelo io non te lo chiederò, ma vista la situazione in cui ti trovi, ha deciso darti una terza possibilità-
Già...una terza...Dio era stato già troppo buono con me nel darmene una seconda...
Lui si voltò facendomi cenno di seguirlo. Si accomodò su un divano ed io a quello davanti a lui, accanto a Rosalya.
-Questo è il momento di scoprire le carte- posò le braccia sulle gambe -E giocare a carte scoperte-
Annuii, mentre Rosa più che mai era concentrata sulle sue parole.
-Rosa...- iniziai -E’ vero, io sono un angelo- mi girai a guardarla.
-E agli angeli vengono assegnati dei protetti. Io...- continuò Jeson -...Io ero uno dei protetti di Angel, quelli erano gli anni della Prima Guerra Mondiale, eravamo in Italia...-

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Mi allacciai il vestito e scesi al piano di sotto.
-Jeson...ho paura- sussurrai trattenendo le lacrime e abbracciando il ragazzo che amavo.
Lui mi strinse amorevolmente fra le braccia cercando di infondermi coraggio -A chiunque ti controlli da lassù, io impedirò che ti venga inferto qualunque male-
Sorrisi dolcemente -il Signore non dà sofferenza a nessuno- una lacrima mi rigò il viso -Non avrei dovuto innamorarmi di te e raccontarti tutto...i-io non avrei mai voluto complicarti la vita...-
Inarcò un sopracciglio -Scherzi? Tu dai scopo alle mie giornate, sei la luce dei miei giorni...impedirò a chiunque di allontanarti da m- fu interrotto da un inaspettato boato.
Jeson si voltò velocemente verso la finestra di legno e si affacciò, tenendomi a disparte.
-Un’altra bomba...- sussurrò correndo ad abbracciarmi.

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Le lacrime ormai sgorgavano incontenibili dai miei occhi. Ricordavo, ricordavo benissimo quel giorno...ero io la causa di tutti i mali...
Rosalya mi si avvicinò, abbracciandomi mentre io scoppiai a piangere.
Non volevo mostrarmi così debole davanti ad una persona che una volta si fidava di me. Non volevo farmi vedere così vulnerabile da un ragazzo al quale avevo rovinato la vita con il semplice fatto di esistere, di essere scesa sulla terra a proteggerlo.
Jeson mi osservò con aria malinconica -Erano altri tempi, eravamo giovani all’epoca...credevamo ancora nelle fughe d’amore-
Mi staccai da Rosa, riprendendo la mia postura iniziale e ostentando un’espressione seria, anche se nel ricordare mi sentivo sempre più morire dentro.
-Il nostro rifugio era piccolo, ci nascondevamo dalla nostra stessa patria...- feci una pausa in cui mi concessi un singhiozzo e permisi ad una lacrima di terminare la sua corsa lungo il mio viso, fino a cadere al suolo.
-Jeson era stato reclutato contro la sua volontà dall’esercito ed io ero stata costretta a lavorare in una fabbrica di armi pesanti...come molte altre donne della Nazione-
Altre lacrime fuoriuscirono dai miei occhi rossi dal pianto e dal dolore che mi provocavano quei ricordi. Lacrime salate cadevano dal mio mento, fino a uccidersi sul pavimento, umido del mio pianto.
Ed ecco, un altro flashback ad oscurarmi la vista. Un altro ricordo a trafiggermi il cuore. Un altro dolore che sale, e sale fino alla mia testa pulsante.
L’ennesima pugnalata al petto.

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-Non ti preoccupare- mi sussurrò Jeson all’orecchio -Andrà tutto bene...-
-No invece, non andrà tutto bene!- lo presi per le spalle, tentando invano di fermare le lacrime -Ci prenderanno! Moriremo, Jeson. Moriremo tutti i due!!- urlai in preda al terrore.
Lui si voltò, guardandomi dritto negli occhi. Non parlò. Mi guardò e basta. Nessuna parole di incoraggiamento uscì dalla sua bocca.
Certo...
Come darmi torto? Saremmo morti per mano del nostro stesso esercito.
Ci avrebbero uccisi entrambi, con la scusa del Tradimento.
Satana. Satana annebbia le menti. Satana, esaltatore di vendetta. Ingannatore delle genti.
Satana spietato e tentatore. Satana crudele e assassino.
Era colpa mia. Jeson sarebbe morto per mano di un angelo. L’ironia della sorte...
E’ crudele il destino. Il mondo è ingiusto. Satana è intorno a noi, e nel mio cuore.
Un angelo innamorato è facile preda della vendetta. E io, come un topo nella trappola, ero caduta nel peccato.
Abbracciai il ragazzo che amavo, con tutte le forze che mi rimanevano in corpo. Lo abbracciai come se non ci fosse un domani. Lo abbracciai siccome non c’era un domani.
Un altro rumore sordo esplose appena fuori dal nascondiglio. Cominciai a piangere, fino a graffiarmi la gola con le mie stesse grida di sofferenza.
Satana crudele e spietato assassino delle genti.
Jeson mi strinse ancora più a lui, emettendo singhiozzi strozzati e sofferenti. Gocce salate caddero sulla mia testa. Jeson piangeva.
Un’ultima esplosione giunse poco prima dell’abbattimento della minuta porta di pietra che avevamo posto all’ingresso, come protezione.
Protezione troppo debole contro la dinamite.

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-Ed entrarono i soldati- disse tristemente il ragazzo che sedeva davanti a me.
Sentivo Rosa tremare; emetteva dei singhiozzi poco pronunciati ad ogni suo respiro.

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Tre uomini armati fecero ingresso nella piccola grotta di terra e fango.
Quello al centro gridò agli uomini affianco a lui di sparare.
-In nome della legge io...-
Chiusi di scatto gli occhi, accucciandomi su me stessa e tenendo le mani sopra la testa.
Uno sparo. Due spari. Tre spari. Uno di seguito all’altro. Uno dopo l’altro, senza interruzione.
Un urlo di dolore...che non era mio.

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-Ed è così che io morii...- sussurrò Jeson -Ho salvato Angel dalle armi di quei soldati. Sono stato eletto Guardiano dal Signore per il mio ultimo gesto di amore-
Il cielo annuvolatosi tutto d’un tratto, faceva da sfondo ai suoi occhi verdi, diventati scuri e tristi. Anche il cielo soffriva. Anche il cielo quel giorno di tanti anni fa era in lutto per l’ennesimo assassinio di Satana.

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Jeson cadde all’indietro, accasciandosi tra le mie braccia deboli.
Sgranai gli occhi, mentre la mia voce piano piano diminuiva. Mentre la mia speranza spirava insieme al mio amato.
Mentre le mie mani raggiungevano tremanti il petto del ragazzo cadutomi in grembo.
Petto sanguinante. Carne a terra come gelatina. Organi sfregiati da quella mitragliatrice pesante.
Schegge di legno a terra. Il muro dietro di noi bucato dalle pallottole che erano entrate in lui e uscite dalla sua schiena.
La mia voce che tornava dirompente, per un ultimo e doloroso grido. Un grido potente ed assassino.
Il grido di un angelo che uccide le anime. Il grido di un angelo che spacca le pareti.
Il grido di rabbia che fa crollare le piccole grotte di terra e fango.

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*ANGOLO DELLA SCRITTRICE*
Hey, ciao!
Come va ragazzuole??
Ed eccoci qua...in questo capitolo mi sono soffermata sul passato di Angel...
Non so...ho l'impressione che sia un po' banale l'ingresso di Jeson nella storia...voi che ne pensate?
Comunque...siccome credo che Jeson non sarà uno dei personaggi principali della ff (come invece lo saranno ovviamente Cas, Angel e Rosa...e forse altri ^^) non l'ho caratterizzato molto, infatti non ha un "carattere"  preciso...ma vabbè ^_^'
Comunque...mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate...quindi, accetto anche le negative e le neutre: servono a migliorare!
Per cui, vi saluto ancora...e...e rigrazio enormemente le lettrici e recensitrici (?) che mi aiutano e sostengono tantissimo!!!
In particolare sono two persone, ma non voglio fare nomi...e neanche iniziali... (forse iniziali sì...)
*Coff S. Coff*
*Coff M.V Coff*
Ok ok...basta...la finisco qui ^^
Al prossimo capitolo!!

*Fa il segno militare con la mano e ritorna trotterellando nel suo manicomio di fiducia*
 

 


 

   
 
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