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Autore: Daph Lincoln    24/12/2015    0 recensioni
«Non sono preoccupato per lui, Gwen. Mi scoccia solo il fatto che quell'inutile essere del mio servitore se ne sia andato nel bel mezzo della notte. Che farò domani appena sveglio, me lo spieghi? Mi serve quel maledetto. Scommetto che è andato a zonzo nel bosco!»
«Sire, non siate così insensibile con lui.»
[…]
Lo sapeva, lo sapeva! Perché non lo aveva seguito? Doveva accompagnarlo, ma ovviamente l'orgoglio aveva preso il sopravvento su di lui. Non voleva ammettere la verità. Non voleva ammettere che, quel maledetto servitore, fosse più importante della sua stessa vita.
[…]
«Tu devi essere Emrys.»
«Emrys?»
«Oh, andiamo. Non fare il finto tonto.»
Duncan doveva costi quel che costi attirare Merlin nella sua trappola. Sapeva che era astuto, che era potente, ma bastava una storia strappalacrime per riuscire a convincerlo. E poi... che diavolo ci facevail più grande e potente mago da quelle parti a quell'ora della notte? Ma poco importava: quello che davvero importava era il gruzzoletto che avrebbe guadagnato una volta raggiunto il proprio obiettivo.
[...]
«Perché ci metti così tanto a indossare l'armatura?»
«E tu perché non ti lavi mai? E perché sei così stupido?»
«Stupido io? Ha parlato!»
Genere: Angst, Comico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù, Merlino/Morgana, Morgana/Artù
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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Stava andando a Eldor, avendo sentito che la madre aveva avuto qualche malore. Non esitò un attimo e, dopo aver ottenuto il permesso da Arthur, Merlin prese un cavallo e partì nell'oscura notte che invadeva Camelot. Ovviamente il Sire era affacciato alla finestra a guardare il proprio servitore andare via. Era notte fonda ormai e Arthur era tremendamente preoccupato per Merlin. Era tardi...Sassoni, banditi e chissà, forse anche Morgana, giravano per quelle terre alla ricerca di qualcuno da derubare, tormentare o -peggio ancora- da uccidere. 
«Arthur,» quella voce femminile, così famigliare..Guinevere, era lei a chiamarlo. Si avvicinò al Re e poggiò delicatamente una mano sulla sua spalla. «Merlin se la caverà. Vedrete che non sarà così stupido da farsi catturare..» Ella aveva capito che il corvino occupava un posto speciale nel cuore del giovane re. Avrebbe voluto esserci lei, in quel posto speciale, ci aveva sperato così tanto e c'era anche riuscita in un primo momento. Difatti, i due sono stati assieme per un paio di anni, ma poi il giovane re le confessò che provava qualcosa per qualcun altro. Pur non avendo detto il nome, Gwen intuì di chi si trattava e decise di rispettare la sua scelta e di mettersi da parte. Certo, aveva perso l'amore della sua vita, ma non sempre le cose vanno come vogliamo, giusto? Perciò si arrese e tentò di non provare più nulla per Arthur...impresa impossibile, ma faceva del suo meglio. 
«Gwen, non sono preoccupato. Mi scoccia il fatto che il mio servitore se ne sia andato, nel bel mezzo della notte e chissà, magari quella della madre malata è solo una scusa per andare a zonzo nel bosco!»
«Non siate così insensibile, Sire.» disse Gwen, con una piccola nota di serietà. «Hunith è l'unica famiglia di Merlin..è ovvio che lui si preoccupi per lei.»
La ragazza aveva ragione, ma Arthur non sopportava il fatto che Merlin fosse andato da solo. Perché non lo aveva accompagnato? Si stava rimproverando mentalmente quando, in quello stesso istante, il giovane mago si era appena accampato nei boschi, così da potersi riposare durante la notte. Accese il fuoco manualmente, essendo abituato a nascondere la propria magia, e si preparò da mangiare. Finito, si coricò, si portò le mani dietro la nuca e fissò il cielo sospirando. Quanto avrebbe voluto essere in compagnia. Magari...magari in compagnia di Arthur -perché no?-. Si sentiva tremendamente solo. Si disse che, comunque, dopo un giorno di cavalcata e se tutto fosse andato bene, sarebbe arrivato presto a Eldor e avrebbe curato la madre. Sorrise leggermente al solo pensiero e tenne lo sguardo fisso sul cielo, guardando le stelle. Ma quel sorriso sparì poco dopo: pensava sempre e solo a lui. Nonostante i battibecchi che si lanciavano, Merlin sentiva di provare qualcosa di..forte per quel maledetto idiota reale. Era più che semplice amicizia. Era qualcosa di..intenso, qualcosa che gli faceva battere il cuore all'impazzata. Si passò una mano sul viso e tentò di addormentarsi, così da non pensarci più. 
Ma non vi riuscì. 
Lo voleva lì, con lui. E se non fosse stato per la madre che stava male, sarebbe tornato immediatamente a Camelot pur di stare vicino ad Arthur. 
Così come Arthur avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di correre da Merlin. Il re si stava scervellando, chiedendosi più e più volte come stesse il giovane. Convocò due dei suoi Cavalieri, Gawain e Parsifal, per dire loro che sarebbero partiti all'alba alla ricerca di Merlin. 
«Non preoccupatevi, Sire» disse Gawain. «Merlin sarà pure un mingherlino con le orecchie a sventola, ma quando vuole da difendersi meglio di tutti noi.» 
Aveva ragione, ma Arthur non l'avrebbe mai affermato. 
«Sì, ma ti ricordo che la maggior parte delle volte sembra una donzella in pericolo.» ribadì e inarcò un sopracciglio. L'altro, Parsifal, rise sotto ai baffi e scosse la testa. Anche Gawain rise poi e si passò una mano tra i capelli. Avrebbe fatto di tutto per Merlin..lo aveva aiutato tante volte ed erano grandi amici. Ancora però non capiva perché il re si preoccupasse così tanto, quasi come se fosse..innamorato del ragazzo. 
No. È impossibile, pensò mentre si stava mettendo l'armatura. Guardò Parsifal e decise di prenderlo un po' in giro, chiedendogli perché ci impiegasse il doppio del tempo per indossare l'armatura. 
«Tu invece perché non ti lavi mai?» chiese Parsifal e Gawain rise, scuotendo il capo. «Guarda che io mi lavo» 
«Ah. E allora perché sei così stupido?»
«Stupido io?! Ma ti sei visto?» 
Si punzecchiarono un po', del resto come sempre, si lanciarono qualche sguardo di sfida e -alla fine- entrambi risero. Smisero non appena Arthur entrò, dato che aveva un viso serio, non vi era l'ombra di un sorriso..era talmente evidente che fosse preoccupato per il servitore, il quale ormai si era addormentato, rannicchiato su sé stesso. 
«Cavalieri.»
«Sire.»
«Se siete pronti...penso che potremmo anche partire.» 
I due annuirono e seguirono il biondo. Uscirono dalla cittadella all'alba e, una volta giunti nella città bassa, Gwen cercò di incrociare il proprio sguardo con quello del Sire, il quale era serio, determinato a riportare Merlin a casa. Sentiva che qualcosa gli stava per accadere, ne era certo. Era evidente per lui che il proprio Filo del Fato era legato al giovane e, anche lui, provava le stesse identiche cose di Merlin. Lo amava, ne era sicurissimo. Anche se più volte aveva tentato di scacciare questo pensiero, si arrese e accettò la verità: amava alla follia quell'umile servitore inutile, maldestro, quel servitore che faceva battute stupide, che andava spesso alla taverna The Rising Sun e che si inventava mille scuse pur di non lavorare. 
Ma il bello era che amava ogni suo difetto. Amava tutto di lui. I suoi occhioni, poi. Maledizione a te, Merlin! Pensò, mentre cercava delle tracce da seguire. 
Il giovane mago, nel frattempo, non aveva ancora incontrato alcun pericolo. Ormai mancava poco al suo arrivo a Eldor e presto avrebbe visto la sua amatissima madre. Aveva preso tutte le tinture necessarie e tutto quello di cui aveva bisogno. 
«Dove vai di bello, mocciosetto?» 
Ed ecco che arrivarono guai. Sperò vivamente che il viaggio andasse bene e sperò che quei banditi non fossero scagnozzi di Morgana..
«Sono un medico e sto andando verso le Montagne Bianche.» rispose tranquillamente. 
«Scendi dal cavallo, dottore.» intimò uno di loro e puntò la spada contro il ragazzo. 
«Fossi in te non darei ordini.» disse quest'ultimo, sempre con tranquillità. 
L'altro scoppiò in una fragorosa risata, accompagnato dai suoi amici. Inarcò poi un sopracciglio e si avvicinò di più al ragazzo, puntando questa volta la spada sotto al suo mento. 
«Altrimenti?» chiese a denti stretti. 
Non esitando neanche una volta, Merlin usò la magia e l'uomo si ritrovò a sbattere contro un albero, perdendo così i sensi. La maggior parte dei suoi amici scapparono via.
Uno rimase. 
Si era nascosto dietro a un albero. Sapeva chi era quello e portarlo a Morgana significava guadagnare una montagna di monete d'oro. Costui, Duncan, era un giovane druido sfuggito alla morte più volte. Sin da piccolo aveva sentito parlare di un certo Emrys: era sicuro che fosse lui, nessuno di quelli che conobbe possedeva una tale magia! Era così potente, così..vibrante. Ma, poco dopo, questa magia svanì. Era come se il mago si fosse mosso, ma in realtà era ancora lì, a guardarsi attorno.
Come aveva fatto a camuffare tutta quella potenza? Il druido ormai non lo percepiva più e ciò lo lasciò estremamente perplesso. 
Merlin ordinò al proprio destriero di proseguire e Duncan lo seguì. Non lo avrebbe fatto sfuggire, voleva costi quel che costi consegnarlo a Lady Morgana. 
Il mago, inizialmente, non percepì nulla. Ma poi si sentì osservato e seguito; si voltò di scatto e lo vide. 
«Chi sei?» chiese Merlin e scese dal cavallo. 
Il ragazzo gli si avvicinò e si levò il cappuccio del mantello, guardandolo con pungenti occhi verdi. 
«Mi...mi chiamo Duncan. Tu devi essere Emrys.» rispose e l'altro s'irrigidì. 
«Emrys?» chiese, facendo finta di nulla. 
«Ti ho visto poco fa, quindi non fare finta di non sapere. Tu sei Emrys, colui che porterà la pace su queste terre e che costruirà il mondo che tutti noi vogliamo.» rispose Duncan. 
Ormai Merlin non aveva più via di scampo. Che cosa avrebbe potuto fare? Certo, avrebbe potuto usare la magia contro di lui, ma era solo un ragazzino. Ma chi gli garantiva che non fosse una trappola? Quasi con violenza, prese il braccio del ragazzo e vide il simbolo dei druidi. Lo sfregò, per vedere se fosse fittizio o vero, e guardò l'individuo dritto negli occhi. Era veramente un druido e non era stato mandato da Morgana. 
«Che...che cosa vuoi? Ho una certa fretta, devo andare da mia..»
«Mi devi aiutare.» disse il giovane interrompendolo. «Il campo druido a cui appartengo è stato attaccato da Morgana e dai suoi..ho..ho perso le tracce dei miei famigliari, ma so che sono ancora vivi! Solo che non so da che parte iniziare per cercarli..ti prego, Emrys. Ti supplico, aiutami. Ho un figlio di appena due mesi e..non vorrei che gli fosse successo qualcosa o che, peggio ancora, che fosse morto.» 
Tutte bugie che Duncan si era inventato al momento. Non aveva più famigliari e di certo non aveva un figlio di due mesi. Quest'ultima parte parve molto strana al giovane mago, data l'età del druido, ma decise comunque di fidarsi. 
Tuttavia non poteva abbandonare la madre. 
Scosse la testa, e si allontanò dal ragazzo. 
«Mi spiace, non posso. Ho una commissione urgente da fare.» disse e risalì in sella. 
«Ma mio figlio? I miei genitori? So che hai un cuore buono, Emrys! Te lo chiedo in ginocchio..dio solo sa se Morgana li ha presi o no. E se li avesse uccisi? Ti prego, aiut-..»
«Vorrei, ma non posso!» esclamò Merlin e si voltò, partendo infine. 
L'altro annuì e abbassò il capo. «Bene», mormorò «allora non mi lasci altra scelta.» 
Lanciò un pugnale alla spalla del ragazzo, ignaro di qualche probabile attacco, e costui cadde dal cavallo, perdendo quindi i sensi. 
Il druido sperò di non averlo ucciso. Gli serviva vivo, non morto. 
Corse a controllare se respirasse ancora e, una volta rimosso il pugnale dalla spalla del malcapitato, tirò un fortissimo sospiro di sollievo. Richiamò a sé il cavallo, ci mise su il ragazzo e infine salì in sella, pronto a partire verso il castello abbandonato a sud del regno di Camelot, dove Morgana aveva il pieno controllo.
Arthur e i Cavalieri si addentrarono nei boschi, sperando di vedere il giovane servitore. 
«Qualcuno è stato qui di recente.» disse Parsifal, chinatosi nel falò era ancora acceso. 
Il re annuì e si guardò attorno cercando altre tracce. “Avanti Merlin, so che hai lasciato qualcosa per farti trovare”, pensò. 
«È lui?» chiese Gawain all'amico e l'altro annuì. 
«Probabile, ma dobbiamo avere altre prove.» 
Proprio in quell'istante, Arthur trovò qualcosa che lo fece paralizzare. Sbiancò di colpo e si passò una mano sul viso. No, no..non poteva essere. 
«Ma questo è...il fazzoletto di Merlin.» disse Gawain, una volta arrivato davanti al suo re. Anche Parsifal si avvicinò e aggrottò la fronte, per poi annuire. 
«Pensate che gli sia successo qualcosa?»
«Lo vedi che sei stupido, Gawain? È chiaro che gli è successo qualcosa! Merlin non si separerebbe mai da quel fazzoletto!»
Parsifal aveva ragione. Nessuno sapeva come mai il ragazzo fosse così affezionato a quel pezzo di stoffa. 
Nessuno tranne Arthur. 
«Dobbiamo trovarlo in fretta. Questo sta solo a significare che non è arrivato a Eldor, e che quel cretino si trova nei guai.» 
Lo sapeva, lo sapeva! Solo che non ne era certo. 
Non attese gli altri e si mise subito alla ricerca di altre tracce. 
Ma doveva fare in fretta, poiché Duncan era quasi arrivato a destinazione e Merlin ancora non si era ripreso. 
   
 
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