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Autore: fitzecker    24/12/2015    2 recensioni
"Le luci dell’appartamento erano spente, ma qualcos’altro illuminava la stanza in cui si trovavano. Delle luci rosse e gialle illuminavano ogni angolo della casa, specialmente un grosso albero con ogni tipo di decorazione, dalle classiche palle di natale a degli oggetti domestici appesi, cosa che facevano spesso quando erano bambini. Questo particolare lo rendeva felice, perché ciò significava che Bucky ricordava qualcosa del loro passato."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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One shot Stucky scritta in onore del periodo natalizio. È possibile trovare la versione in inglese sul mio account Wattpad (fitzecker).
Buon Natale!




La neve cadeva dal cielo scuro, trovando posto sul davanzale della finestra dal quale un giovane ragazzo si apprestava ad osservare la città da quel minuscolo appartamento.
Aveva un espressione pensierosa ma anche attenta. Le dita del suo braccio di metallo slittavano sulla neve fredda, senza sentire il minimo brivido né avvertendo il tocco dei piccoli fiocchi di neve.
Il rumore di una moto si sentì in lontananza, disegnando un piccolo sorriso sul volto dell’uomo quando vide uno scudo rosso, bianco e blu spuntare dall’angolo di una delle strade.
Si scostò dalla finestra, voltandosi verso la porta in attesa di sentire la chiave entrare nella serratura e girare in modo da aprirla.
Quei pochi secondi sembravano durare un'eternità, forse perché erano passati giorni dall’ultima volta che aveva visto il suo Capitano.
Di colpo la porta si spalancò e un uomo alto e biondo spuntò poggiando sul pavimento un borsone e il suo scudo, alzando di conseguenza lo sguardo incontrando quello dell’uomo che lo stava aspettando.

“Bucky!” esclamò il biondino chiudendosi la porta alle spalle. Lo sguardo rivolto verso il suo Bucky, quando d’un tratto si accorse che qualcosa di diverso cercava di attirare la sua attenzione.
Le luci dell’appartamento erano spente, ma qualcos’altro illuminava la stanza in cui si trovavano. Delle luci rosse e gialle illuminavano ogni angolo della casa, specialmente un grosso albero con ogni tipo di decorazione, dalle classiche palle di natale a degli oggetti domestici appesi, cosa che facevano spesso quando erano bambini. Questo particolare lo rendeva felice, perché ciò significava che Bucky ricordava qualcosa del loro passato.

Allora… che ne pensi? Ti piace? O vuoi che tolga tutto? Posso farlo, non c’è nessun problema…” disse Bucky, sperando che al ragazzo sarebbe piaciuta quell’atmosfera natalizia, ma sentendosi intimorito dal suo improvviso silenzio.

No, non togliere nulla. Mi piace davvero, davvero tanto.” Rispose Steve con sincerità, avvicinandosi all’uomo sorridendo e continuando a guardarsi intorno, fermandosi davanti al ragazzo che lo stava guardando con ancora quello sguardo un po’ intimorito, cosa che Steve notò subito.

Hai fatto tutto tu? Io sono sempre stato un disastro con le decorazioni…” disse Steve, ripensando per un momento ai bei tempi andati e sorridendo tra sé e sé.

Sì, lo so, dovevo sempre aiutarti io, specialmente con l’albero… eri così piccolo…” aggiunse Bucky mormorando con una lieve risata, la prima dopo tanto tempo.
Steve si voltò di scatto verso di lui, guardandolo con un espressione sorpresa e con una strana luce negli occhi. Bucky stava iniziando a ricordare anche i piccoli dettagli e questo lo rendeva davvero felice, facendolo sentire sull’orlo di un pianto di felicità.
Di nuovo quel silenzio nella stanza. Bucky si chiedeva se c’era qualcosa che non andava, non capendo a cosa stesse pensando Steve o perché stesse sorridendo, ma tutto questo gli faceva solo pensare ad una cosa.

Mi sei mancato…” mormorò abbassando lo sguardo pur di evitare quello del biondino, mordendosi subito dopo il labbro inferiore per paura di aver detto qualcosa di sbagliato ma, a quelle parole, Steve si avvicinò di più a lui e gli circondò le spalle con le braccia, stringendolo a sé in un caldo abbraccio e chiudendo gli occhi poggiando il mento sulla sua spalla.

Anche tu, Buck…” mormorò accanto al suo orecchio, inconsapevole di aver scatenato un brivido lungo la schiena del moro che affondò la faccia nel collo del biondino, sentendo quell’odore che tanto gli era mancato.
Steve era stato via solo cinque giorni per via di una missione, ma l’idea di lasciare Bucky da solo non gli piaceva affatto. Eppure sembrava stare bene, ma fu durante quell’abbraccio che Steve promise a sé stesso che non sarebbe mai stato via per così tanto tempo.
Adesso Bucky era la sua priorità e doveva mettere da parte Capitan America per un po’.

Ancora una volta si era immerso nei pensieri, non accorgendosi del fatto che Bucky stesse silenziosamente singhiozzando contro la sua pelle, facendogli sentire delle lacrime calde scorrere lungo il suo collo.
Steve prese il suo viso tra le mani e lo guardò con sguardo preoccupato, incrociando subito gli occhi color ghiaccio del suo Bucky.

V-Volevo farti un regalo, ma… non sapevo c-cosa prenderti…” mormorò tra i singhiozzi, abbassando ancora una volta lo sguardo, cercando invano di calmarsi.
Da quando era scappato dall’Hydra, era diventato emotivamente instabile. Non era la prima volta che lo vedeva piangere per una sciocchezza – come la chiamava lui –, ma per Steve quelle non erano sciocchezze. Bucky si sentiva impotente, violato, debole ed era per questo che ogni inconsapevolezza lo distruggeva.

Buck, ascoltami bene… Non voglio nessun regalo. Non voglio nessun oggetto inutile. Tutto quello che voglio sei tu e dal momento che sei qui, tra le mie braccia e sotto il mio tetto, non ho bisogno di nient’altro. Perché sei tutto ciò che io abbia mai voluto, sei tutto ciò di cui ho bisogno… Perché io sono tuo e tu sei mio, fino alla fine.” Mormorò Steve cercando il suo sguardo e incontrandolo dopo un po’, asciugando le ultime lacrime del ragazzo.
Bucky lo guardò in silenzio senza dire nulla, poiché non sapeva cosa dire. Non era abituato a tutto quello, a stento riusciva ad accettare il fatto che Steve non lo odiasse, ma sapere che ciò che sentiva per lui era al disopra dell’amicizia era qualcosa che non riusciva ad accettare appieno, non perché non sentisse lo stesso – da ciò che riusciva a ricordare, si era sempre sentito strano attorno al suo “migliore amico” –, ma perché trovava impossibile che un uomo così puro tenesse in quel modo ad un assassino.
Adesso Steve gli stava accarezzando le guance, poggiando la fronte sulla sua e facendo sfiorare le punte dei loro nasi.

E’ già successo, ricordi? Prima della guerra, prima del siero, prima che ci dividessero…” mormorò Steve a pochi centimetri dalle labbra di Bucky, sentendo il desiderio di poter sentire ancora una volta il sapore dolce delle sue labbra, proprio come il suo primo bacio, il loro bacio.

Io non… non ricordo… mi dispiace…” mormorò il moro, sforzandosi di ricordare quel momento, ma sentendo un vuoto nella sua testa, uno dei tanti. Abbassò lo sguardo verso le labbra del biondo, cercando di immaginare il loro sapore, il loro calore, ma non riuscendoci appieno.
A quelle parole, Steve non ci pensò due volte. Voleva che lui ricordasse cosa si erano costretti a non essere e cosa potevano finalmente essere.
Lo spazio tra le loro labbra si ridusse, facendole sfiorare in un leggero e per niente forzato bacio. Entrambi chiusero i loro occhi, facendosi trasportare da quel momento e sperando che il tempo si fermasse, lasciandoli per sempre lì, l’uno tra le braccia dell’altro.
Per la prima volta dopo tanto tempo, Bucky si sentiva amato e non aveva dubbi su ciò che Steve gli diceva o dimostrava, non più.
Ma Steve oscillava tra la felicità e la tristezza, ancora spaventato che qualcuno sarebbe riuscito a riportare via il suo Bucky. Non lo avrebbe permesso, non di nuovo. Avrebbe agito, lo avrebbe protetto. Avrebbe protetto quegli occhi azzurri che tanto amava, avrebbe protetto quel sorriso che tanto gli mancava, avrebbe protetto quell’amico che per lui è sempre stato. Dopotutto, aveva un debito da riscattare, dal momento che Bucky si era sempre preso cura di lui. Adesso era il suo turno.
Si risvegliò da tutti quei pensieri quando il moro si separò dalle sue labbra, abbassando lo sguardo con un lieve sorriso. Si sentiva le guance andare a fuoco, ma non ci fece molto caso.

Cosa?” chiese Steve, sorridendo un po’ divertito pensando che Bucky si sentisse imbarazzato, cosa che trovava dannatamente dolce.

Alza lo sguardo…” mormorò, guardando Steve con sguardo divertito. In quel momento Steve vide una luce nei suoi occhi che non vedeva da tanto, ma seguì il suo consiglio, alzando lo sguardo e notando qualcosa sopra le loro teste.
Steve sospirò e abbassò lo sguardo verso Bucky, guardandolo con uno sguardo d’arresa e assistendo al suo amico – no, ragazzo – che se la rideva contento.

Divertente, Buck. Vischio? Era davvero necessario o era solo una scusa?” chiese Steve, incrociando le braccia e facendo un piccolo passo indietro.

Una scusa? No, no… E non è l’unica stanza in cui l’ho appeso!” esclamò contento, ridendo ancora sotto i baffi.

Questo non migliora la situazione, lo sai?” disse Steve ridendo e allungando entrambe le mani verso le spalle di Bucky, accarezzandogli le braccia non facendo caso alla freddezza del suo braccio sinistro e arrivando fino alle sue mani, stringendole piano. Era una cosa che non aveva mai fatto con nessuno e sentiva di potersi abituare a tutto quello, nonostante le tante complicazioni dovute al suo ruolo nel mondo.
Bucky lo stava guardando in silenzio, senza pensare a nulla, semplicemente osservando gli occhi del suo amato. Ricordava perfettamente come lo aveva sempre fatto sentire quello sguardo.
Fortunato, sereno, amato.
Amava quegli occhi azzurri e gli doveva molto per il modo in cui lo stava aiutando.
D’un tratto entrambi si voltarono verso la finestra, sentendo degli scoppi e vedendo delle luci nel cielo.
Inizialmente Bucky si strinse di più a Steve, ripensando alla guerra e a ciò che era stato costretto a fare, ma poi vide i colori dei fuochi e lì si tranquillizzò, mentre il biondo gli accarezzava la schiena guardando i fuochi con un sorrisetto.

Buon Natale, Buck.” Mormorò il biondo, voltandosi verso l’uomo che stava stringendo e rivolgendogli un grosso sorriso che subito sciolse il cuore di Bucky.

Buon Natale, Stevie…” mormorò l’altro, sapendo che sarebbe stato il miglior Natale di sempre. Dopotutto, ogni Natale con il suo Steve era il migliore di sempre.
   
 
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