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Autore: _armida    24/12/2015    3 recensioni
Piccola raccolta di storie collegata a 'L'Altra Gemella'
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Giuliano Medici, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elettra'
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Nda, parte I
Bene, siamo già alla vigilia e, come promesso, eccomi qua.
Era già un po' che ci pensavo a questo progetto e ora ho finalmente deciso di trasformarlo da pensieri a lettere: questa si tratterà di una raccolta di tutte quelle parti a cui avevo pensato ma che non hanno trovato posto nella storia principale; ci saranno storie nuove, approfondimenti del rapporto di Elettra con alcuni personaggi che (mi dispiace molto) non compaiono molto spesso e riprenderò alcune parti che prima ho sempre solo accennato.
Spero che questa mia nuova idea vi piaccia e, se avete dei suggerimenti (approfondimenti di alcune parti o idee per nuove storie), non esitate a contattarmi :D
Buona lettura e ci risentiamo in fondo ;)


A Natale puoi

A Natale puoi
fare quello che non puoi fare mai:
riprendere a giocare,
riprendere a sognare,
riprendere quel tempo
che rincorrevi tanto.

È Natale e a Natale si può fare di più,
è Natale e a Natale si può amare di più,
è Natale e a Natale si può fare di più
per noi:
a Natale puoi.

A Natale puoi
dire ciò che non riesci a dire mai:
che bello è stare insieme,
che sembra di volare,
che voglia di gridare
quanto ti voglio bene.

È Natale e a Natale si può fare di più,
è Natale e a Natale si può amare di più,
è Natale e a Natale si può fare di più
per noi:
a Natale puoi.

Luce blu,
c'è qualcosa dentro l'anima che brilla di più:
è la voglia che hai d'amore,
che non c'è solo a Natale,
che ogni giorno crescerà,
se lo vuoi.

È Natale e a Natale si può fare di più,
è Natale e a Natale si può amare di più,
è Natale e a Natale si può fare di più
per noi:
a Natale puoi.

A Natale puoi
puoi fidarti di più.

A Natale puoi.

 
***

Roma...

Girolamo Riario osservò con la sua solita espressione distaccata le persone riunite intorno al lungo tavolo nella sala dei banchetti a Castel Sant'Angelo: la sua famiglia, tutta riunita lì, per festeggiare insieme il Natale. C'erano, fra gli altri, i suoi cugini, Raffaele Riario Sansoni e Giuliano Della Rovere, entrambi cardinali, e sua zia, Violante Riario. E ovviamente c'era anche Papa Sisto IV, seduto a capo tavola.
"Perchè non sorridi un po', cugino? E' Natale", gli disse con un sorriso a trentadue denti Raffaele, seduto al suo fianco.
Girolamo si era dimenticato quanto la sua famiglia potesse essere logorroica. Lo guardò per un attimo, prima di tornare nuovamente ad osservare il proprio piatto. 
Si sgranchì ua mano e strinse forte il coltello che teneva nell'altra. 
Si era scordato quanto le feste fossero faticose. Per il resto dei comuni mortali il periodo natalizio significava riposo e bei momenti da passare con la propria famiglia.  Per il Conte di Imola e Forlì, invece, significava più lavoro e nervosismo: aveva passato tutta la durata della messa di quella mattina con la mano stretta nell'impugnatura dell'elsa della propria spada, con i sensi sempre all'erta. Temeva che, tra la marea di gente riunita in San Pietro, ci fosse sempre qualche mal intenzionato; spettava a lui e alle sue guardie svizzere vigilare sulla sicurezza del Santo Padre.
Osservò Sisto IV alle prese con l'arrosto di cinghiale che aveva nel piatto: suo padre, quello che tutti chiamavano 'Sante Padre' o 'Vostra Santità', quell'uomo che doveva essere un gradino sopra a tutti in quanto rettitudine, sembrava davvero un maiale in quel momento; possibile che nessuno gli avesse mai insegnato il galateo?
Girolamo cercò di non pensarci, tornando a guardare il proprio piatto. Prese delicatamente forchetta e coltello e, compostamente, tagliò un pezzetto di carne, portandoselo poi alla bocca.
"Allora, cugino, hai conosciuto qualche bella dama durante il tuo recente soggiorno a Firenze?". Raffaele non aveva proprio nessuna idea di lasciarlo in pace.
Girolamo lo osservò con la sua solita espressione fredda ed apatica: quelli non erano certo affari suoi! Poi tornò ad interessarsi al proprio piatto, che faticava a svuotarsi.
"Magari nostro cugino ha altre preferenze, Raffaele", disse Giuliano. I due si guardarono negli occhi, scoppiando entrambi a ridere.
Girolamo alzò gli occhi al cielo, imponendosi di restare calmo e distaccato; ancora poche ore e poi, forse, non li avrebbe più rivisti fino a Pasqua. Si portò entrambe le mani alle tempie, massaggiandosele. Per i mal di testa Elettra gli faceva sempre bere una tisana alle erbe preparata a Palazzo della Signoria; non gli aveva mai rivelato gli ingredienti eppure, aveva degli effetti quasi miracolosi.
Elettra...
Chissà cosa stava facendo in quel momento?
Girolamo non fece in tempo a finire di formulare quel pensiero che una delle sue guardie svizzere entrò. Aveva qualcosa con sè.
Lo vide fare un inchino al Papa e baciargli l'anello pescatorio, poi si avvicinò a lui, porgendogli il pacco che aveva tra le braccia: era di forma cilindrica, foderato di stoffa rossa. 
Raffaele e Giuliano lo guardarono, curiosi.
Girolamo tolse il coperchio al cilindro, osservandone poi l'interno: c'era un qualcosa, arrotolato, al'interno. Con delicatezza lo sfilò, facendo cadere sul tavolo un piccolo biglietto. Raffaele, fece per prendere il pezzetto di carta ma, l'occhiata intimidatoria che il Conte di Imola e Forlì gli lanciò, lo fece desistere.
Lentamente, Girolamo srotolò la tela, rimanendo stupito, da quello che aveva davanti: era un ritratto, il suo ritratto. Era lui, seduto alla propria scrivania, nel proprio studio nella Rocca di Ravaldino, la sua residenza forlivese. 
"Mirabile fattura", commentò Giuliano. "Ma chi è l'artista?"
Girolamo lo sapeva benissimo, chi ne era l'autore: lo stile del ritratto era inconfondibile. Ma non lo avrebbe mai rivelato a quei pettegoli dei suoi cugini.
Appoggiò la tela sul tavolo, che subito venne 'presa in ostaggio' da Raffaele e Giuliano, e si mise a leggere il bigliettino. La carta sapeva di vaniglia e, neanche qui, come sul dipinto, vi era una firma. C'era solo una frase. 
 
Natale con i tuoi, Capodanno con chi vuoi...

Girolamo fece una cosa che nessuno, in famiglia, gli aveva mai visto fare: sorridere. Un sorriso sincero.

A Natale puoi
fare quello che non puoi fare mai...

***

Firenze...

 
Elettra uscì di casa carica di regali: lei adorava il Natale. Aveva un sorriso radioso, stampato in volto. Adorava quell'atmosfera calda e famigliare che veniva a crearsi. Perfino le celebrazioni natalizie, le piacevano: era andata alla messa di mezzanotte, la notte precedente, insieme a Gentile Becchi ed Aramis. Non che, a Natale, sentisse l'improvvisa chiamata del Signore, quello no, assolutamente no, però l'atmosfera, che veniva a crearsi durante la messa di mezzanotte, era unica. E perfetta.
Quel giorno, se fosse riuscita a chiudere la porta di casa, con le mani occupate da pacchi di diverse forme e dimensioni, sarebbe andata in bottega, da Andrea e Leonardo, a distribuire la prima tornata di pacchetti. Poi l'aspettavano a pranzo a Palazzo, dove avrebbe lasciato i regali rimanenti.
Adorava dare i regali. E adorava osservare le facce stupite delle persone a cui erano destinati, mentre gli aprivano.
Stava per mettere i piedi sullo zerbino quando, con la vista in parte ostacolata dai regali, vide a terra una scatolina rettangolare, di velluto rosso. Appoggiò in modo molto precario i pacchetti sulla bassa siepe ai lati del vialetto che conduceva alla porta d'ingresso e si abbassò a raccoglierla. 
La teneva tra le mani, studiandola. Si sedette sui gradini; se qualcuno avesse visto Elettra mentre apriva quel regalo inaspettato, probabilmente l'avrebbe presa per matta, visto il sorriso da ebete che le era comparso in volto.
Sollevò lentamente il coperchio: all'interno della scatolina vi era un braccialetto d'oro bianco, finissimo, e qua e là, disposte a distanza regolare, vi erano delle pietre, della stessa tonalità dei suoi occhi. Acquamarina.
Facendo attenzione ad ogni singolo movimento, se lo mise al polso. Era semplicemente perfetto.
Guardò in alto, verso il cielo azzurro di Firenze.
"Ci vediamo a Forlì, Girolamo"


Nda, parte II
No, non scriverò di Capodanno. E no, questa storia non ha niente a che vedere con i fatti che stanno succedendo adesso in 'L'Altra Gemella'.
Bene, dopo queste precisazioni, vorrei augurare a tutti quanti un buon Natale e un felice anno nuovo :D 
PS: fatemi sapere cosa ne pensate della storia e della mia nuova idea ;)
 
   
 
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