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Autore: Princess Kurenai    08/03/2009    8 recensioni
{Jyabura x Kalifa (accenni LucciKaku) per la Festa della Donna} Li cercavano.
Li braccavano come i più temibili criminali.
Loro che fino a qualche ora prima erano la punta di diamante del Governo.
Loro: la Cipher Pol 9.
I temibili guerrieri con l’autorizzazione di uccidere.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cipher Pool 9
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Coppia strana per augurare una Buona Festa delle Donne a tutte le lettrici^^

Come da introduzione, la coppia principale e la JyaburaKalifa^^ con un accenno alla LucciKaku perché è anche la festa delle fanciulle amanti dello yaoi e mi sembrava giusto accontentare un po’ tutti i gusti ù.ù

Che dire: Perché ho scelto questa coppia?

Primo perché mi piace ù.ù anche se temo di essere l’unica^^

Secondo perché da sempre la figura della mite pecorella è associata a quella del feroce lupo. E come ben sapete tutti i membri della CP9 rappresentano un animale^^ E se Jyabura è il lupo, Kalifa la pecorella data la sua “trasformazione a pecorella”. La ricordate no? XD

Terzo, e non è assolutamente una mia impressione XD, ma nei CP9’s Independent Report ma Kalifa durante la fuga da Enies Lobby indossa la giacca di Jyabura e questo per me basta e avanza per far cavalcare la mia fantasia**

La fic, di conseguenza, ripercorre alcuni fatti mostrati proprio nei CP9’s Independent Report e spero di essere rimasta abbastanza IC °O°

Quindi, buona lettura e ancora auguri^^

(Ps: Rallegratevi inoltreXDD non è la mia solita FlashficXD è una oneshot ^O^)

 

 

{ The Sheep and the Wolf  ~

 

Li cercavano.

Li braccavano come i più temibili criminali.

Loro che fino a qualche ora prima erano la punta di diamante del Governo.

Loro: la Cipher Pol 9.

I temibili guerrieri con l’autorizzazione di uccidere.

Invincibili agli occhi della marina che li aveva sempre rispettati.

Eppure, erano stati sconfitti da dei pirati e tutto pareva essere finito.

No.

Non era la sconfitta a bruciare.

Quei pirati erano mossi da un qualcosa di più forte che a loro mancava ed era ovvio che perdessero.

Quei pirati erano amici e l’amicizia per loro era sempre stata inutile, ma mai come in quel momento avevano bisogno di una spalla sulla quale appoggiarsi.

E senza bisogno di parole la loro cerchia si era stretta, appianando diversità e rivalità.

Perché a bruciare era l’atteggiamento che aveva assunto il Governo nei loro confronti.

Era come se la sconfitta li avesse fatti diventare alla portata di tutti.

Dei semplicissimi uomini.

Eppure continuavano ad essere loro, gli unici ad aver superato i limiti del loro corpo e che per anni erano stati guardati con terrore.

Il loro nome per molti era leggenda.

E proprio per mantenere vivo il loro orgoglio sarebbero tornati.

Nessuno poteva offendere il loro onore, ma prima... avevano delle ferite da curare.

“ Proseguendo per questa tratta... dovremmo raggiungere San Popula...”, mormorò Kaku, adagiato sulle spalle di Jyabura.

“ Perfetto.”, assentì l’uomo voltandosi verso i compagni che lo seguivano lungo i binari del treno.

“ Per questa tratta si va per San Popula.”, annunciò, notando all’istante le difficoltà di Kalifa nel muoversi avvolta nel lenzuolo che avevano trovato.

Era lungo, sporco e pesante a causa i bordi imbevuti d’acqua.

Non si era ancora stabilita del tutto e poteva essere potenzialmente pericoloso lasciarla procedere in quello stato.

“ Blueno, prendi Kaku.”, ordinò rallentando per permettere al compagno di prendere l’altro.

“ Che succede?”, domandò.

“ Niente.”, rispose senza dar peso alla domanda e liberandosi della giacca nera.

La controllò sotto lo sguardo degli altri.

Era rovinata ma era sempre meglio di quel lenzuolo.

“ Kalifa. Tieni.”, la porse alla donna accanto a lui, il suo tono non era quello che si poteva definire gentile ma non aveva mai avuto un buon rapporto con le donne.

Aveva dei precedenti particolarmente negativi.

“ Cosa?”

“ Al posto di quel lenzuolo...”

La donna si sfiorò i capelli con un’espressione scettica.

Era tentata di accusarlo di volerle vedere le gambe, ma non aveva visto alcuna malizia nei suoi gesti e... questo la stupiva.

Non aveva mai ricevuto una simile gentilezza dai suoi compagni, e anche se il tono non era dei più amichevoli e quasi seccato - forse era imbarazzato - le aveva fatto piacere tanto che accettò la giacca, indossandola.

Le copriva quasi del tutto il sedere e lasciava scoperte le lunghe gambe, era una vista stupenda per qualsiasi uomo, ma Jyabura le lanciò una semplice occhiata interessato più che altro a verificare che fosse comoda.

Appurato quel punto, si caricò di nuovo Kaku sulle spalle, riprese ad avanzare sui binari.

Sentiva su di sé gli sguardi dei compagni, stupiti per quel suo gesto, ma li ignorò.

“ Che cavaliere che sei...”, mormorò il giovane sulle sue spalle.

“ Rischiava di cadere in acqua se metteva un piede sul lenzuolo.”, ribatté con un filo di voce facendo ridacchiare Kaku che, scorgendo una biforcazione tra i binari alzò leggermente la mano.

“ Per San Popula a destra...”

“ Ottimo!”, esclamò dando un colpo di reni per sistemarlo meglio.

“ Ehi...”, mugugnò. “ Piano... così mi ammazzi...”

“ Hai la pellaccia troppo dura per lasciarcela qui.”, rispose ridendo, sembrava quasi un ululato. “ Un po’ tutti qui siamo così testardi da non morire.”

Ed era vero.

Loro erano la CP9 e non sarebbe stato semplice eliminarli e quella sconfitta non aveva fatto altro che rinforzarli.

Potevano piegarsi ma non spezzarsi e a dimostrarlo c’erano quelle risate.

Erano vivi.

Erano insieme ed erano... felici.

L’unica che non rideva era Kalifa che si limitava ad osservarli con un sorriso, era troppo posata per ridere come quei cinque uomini.

Anche perché era sempre stata fredda nei loro confronti, spesso diffidente, ma quella era un’altra vita.

Quei binari che stavano seguendo erano la strada per una nuova esistenza e già iniziava a sentire anche lei un piacevole calore nel cuore, accompagnato dal forte ma rassicurante profumo che la giacca che aveva attorno emanava.

Si sentiva avvolta e protetta dal profumo di Jyabura ed era una sensazione gradevole e, inconsciamente, sperava che in quella nuova vita quel profumo fosse sempre presente.

 

 

 

Pioveva ininterrottamente da ormai due giorni e loro non avevano ancora notizia di Lucci e di come procedevano le sue cure.

Avevano lavorato come pazzi, facendo i lavori più disparati, per permettersi le cure mediche e ci erano riusciti.

A quel giorno, da quel che sapevano, il loro compagno era ancora in coma e i dottori, per quanto strambi, stavano lavorando giorno e notte per rimetterlo in sesto.

Quello li rincuorava alquanto.

Anche se Rob Lucci non li aveva mai calcolati più di tanto, comportandosi sempre in modo superiore e crudele, nessuno era disposto a lasciarlo al suo destino, neppure Jyabura che con lui aveva sempre avuto un rapporto più che conflittuale anzi, aveva anche accettato senza troppe lamentele la richiesta di Kaku di tenere con loro Hattori, almeno finché il suo padrone non si fosse ristabilito. E anche se di tanto in tanto c’erano degli screzi, che rimanevano comunque nella norma, come una famiglia si dividevano i piccoli compiti dell’appartamento che dividevano.

Tanto che nessuno si stupì di vedere Kumadori armeggiare in cucina in compagnia di Blueno - l’unico che avesse almeno un po’ di esperienza grazie alla copertura usata su Water Seven.

Certo, quando sbagliava la dose di sale, o lo confondeva con qualche altra spezia, minacciava di fare seppuku per rimediare al suo terribile errore, ma quello causava solo delle risate: sapevano tutti che non l’avrebbe mai fatto.

Un po’ tutti avevano trovato come passare il tempo e se Kumadori cercava di imparare a cucinare, Kalifa se ne stava seduta sul divano con in mano uno straccio nero munita di ago e filo.

Kaku, invece, se ne stava spesso sul balcone, in compagnia di Hattori, a guardare il cielo grigio in attesa di chissà quale segnale, che giunse la sera del secondo giorno.

“ Ragazzi!”, rientrò nell’appartamento con il piccione accoccolato sulla sua spalla. “ Il vento è cambiato. Sono più che certo che domani sarà una splendida giornata.”

“ Finalmente! Chyapapa!”, rise Fukurou che non vedeva l’ora di uscire e di andare a spasso per la città.

“ Era l’ora.”, commentò Jyabura, steso per terra poco lontano dal divano.

“ Dovremo andare a fare un po’ di shopping.”, aggiunse prontamente Kalifa, senza staccare gli occhi da suo lavoro.

“ E andiamo anche a vedere come sta il tuo padrone.”, ridacchiò Kaku, coccolando Hattori che tubò beato.

Jyabura lo osservò con un sopracciglio inarcato.

Erano cambiati un po’ tutti dopo quell’avventura, ma era certo di una cosa: Kaku era diverso.

Era quello che più di tutti era maturato tanto che aveva anche ammesso che non era soddisfatto di come aveva condotto la sua vita fino a quel momento e che gli era dispiaciuto tradire l’immagine che si era creato a Water Seven.

Condivideva quel pensiero sicuramente con Kalifa e Blueno, ma non lo ammettevano così apertamente come lui.

Kaku era come un libro aperto tanto che tutti si erano resi conto che non era più ammirazione quella che lo legava a Lucci ma era ben altro, un qualcosa di più forte che faceva un po’ ingelosire Jyabura.

Il suo compagno era innamorato, forse non era ricambiato ma era pur sempre felice.

Quei sorrisi e quelle risate erano vere.

Non mentiva.

E lui ne era geloso perché non aveva mai avuto la fortuna di incontrare un qualcuno che ricambiasse i suoi sentimenti cosa che, a causa di Fukurou e della sua bocca fin troppo larga, era ben nota a tutti.

Sospirò, di certo non si sarebbe arreso, ma era umiliante.

“ Jyabura.”, la voce di Kalifa lo fece tornare con i piedi per terra.

“ Sì?”, alzò lo sguardo sulla donna.

Indosso aveva una sgualcita maglia larga color rosso pallido, le era stata data dalla donna che abitava lì accanto in cambio dell’aiuto che le aveva dato.

Inutile dirlo: stava bene con qualsiasi cosa.

“ La tua giacca.”, rispose porgendogli lo straccio nero sul quale aveva lavorato durante quei giorni.

L’uomo lo prese stranito.

Era stato lavato e rattoppato... certo, non era un lavoro perfetto, ma l’aveva fatto Kalifa ed era per lui.

Sentì le guance andargli a fuoco, si sentiva stranamente emozionato da quel gesto.

“ G-grazie... s-sei stata bravissima. Sembra nuova!”, esclamò, riuscendo a smettere di balbettare.

Lei si sistemò gli occhiali.

“ Non adularmi.”, rispose semplicemente con un sorrisetto. “ Vado a farmi il bagno. Non disturbatemi.”, dichiarò poi sparendo con passo elegante dietro una porta.

Calò per un nanosecondo il silenzio e Jyabura sapeva che tutti avevano assistito a quella scena.

Lo sapeva e non poteva fare a meno di sentirsi come in pericolo.

Chyapapa! Ti piace!”, esclamò infatti Fukurou poco.

Yoyoiii!! Sono innamorati!”, rincarò Kumadori con teatralità.

“ E chi l’avrebbe mai detto... Jyabura e Kalifa... io mi sarei aspettato più che altro di vedere lei con Lucci.”, disse Blueno, togliendosi il grembiule.

“ Impossibile.”, dichiarò con un pizzico di gelosia Kaku. “ Lui è già occupato… anche se non lo sa ancora.”, ammise poi ridacchiando, come se fosse un argomento sul quale potersi divertire.

“ La volete piantare?”, ordinò il lupo seccato, piegando con cura la giacca.

Chyapapa! Cerca di non rovinare tutto come hai fatto con Elizabeth!”

“ Io non ho rovinato un bel niente!”, abbaiò.

“ Elizabeth? Il nome non mi è nuovo...”, commentò Blueno. “ Ma non ci stavi provando con una certa Sheera?”

“ Elizabeth è venuta dopo Sheera e prima di Grace. Chyapapa!”, precisò Fukurou.

“ E la cuoca?”, domandò Kaku, divertito.

“ La smettete?”, chiese sempre più esasperato Jyabura, sentendo un forte impulso omicida. “ Non sono innamorato di lei. E non può neanche essere il contrario. Mi ha solo fatto un favore.”

“ Non te la prendere.”, ridacchiò Blueno, avvertendo il pericolo provenire dal compagno. “ È ci ha spiazzati vedere Kalifa lavorare in quel modo per te.”

“ Non l’aveva mai fatto per nessuno”, confermò Kaku, nascondendo dietro l’alto colletto del maglione che indossava un ghigno. “ Anche se... in realtà c’era Iceburgsan... con lui aveva un rapporto molto profondo.”

Il suo tono era stato volutamente malizioso tanto che anche l’ex barista, afferrato il crudele gioco che il più giovane stava tirando su, confermò la presenza di un altro uomo.

“ Chi? Chi è? Lo conosco?”, domandò Jyabura, non sapeva perché ma gli dava fastidio sentire quelle insinuazioni. “ Non è che è quel mocciosetto dell’armeria?”

“ Ma lo sai che con questa reazione stai esattamente dimostrando il contrario delle tue parole?”, fece notare Blueno con una bassa risata, accompagnata da quella grave di Kumadori.

Sapevano tutti che spesso il loro compagno non attaccava la lingua al cervello.

Era troppo istintivo.

Era selvaggio come un lupo.

“ Iceburgsan è il tizio per il quale abbiamo lavorato.”, spiegò divertito Kaku, sedendosi sul divano. “ E ti assicuro che non ha mai avuto quel tipo di rapporti con Kalifa... il che mi ha fatto sorgere sempre certi dubbi.”, soggiunse.

“ Ma lo sai che anche a me ha sempre dato la stessa idea quando veniva con la vecchia Kokoro al bar?, ammise Blueno.

“ Immagina che quando ho ascoltato i suoi battiti cardiaci li ho sentiti strani. Come se ci fosse un qualcosa in più...”, e mentre la discussione verteva sugli orientamenti sessuali di Iceburg, che parevano aver attratto anche Fukurou - voglioso di pettegolezzi - e Kumadori, Jyabura si allontanò sollevato dal cambiamento di discorso.

Stretta tra le braccia aveva ancora la giacca e osservandola si sentì ancora imbarazzato.

Conosceva bene quella sensazione e... diamine: quei bastardi avevano ragione.

Il lupo si era innamorato della pecora.

Impossibile ma vero tanto quanto lo strano sfarfallio nello stomaco che sentiva, e per l’ennesima volta Jyabura si sentì sfortunato in amore.

Kalifa era stupenda ma dannatamente femminista, convinta che tutti gli uomini si avvicinassero a lei per molestarla.

Sarebbe stato difficile farle capire la sincerità dei suoi sentimenti.

 

 

 

Seduta sulla poppa della nave pirata che avevano sequestrato osservava l’ormai lontana San Popula, mentre sull’acqua si riflettevano i caldi colori del tramonto.

Erano stati dei giorni felici quelli passati in quella piccola isola.

La CP9 non era più solamente un gruppo di agenti segreti ricercati dal Governo, era una famiglia alla quale - con lunghi silenzi e piccole concessioni - si era unito anche Rob Lucci, ripresosi completamente dallo scontro.

E per la prima volta, dopo tanti anni, Kalifa si sentiva entusiasta della sua vita.

Non si pentiva di essere lì in compagnia di quei cinque uomini così diversi l’uno dall’altro.

Tutti avevano un pregio che li aveva fatti entrare nel suo cuore ma solo per uno aveva ritagliato un posto speciale.

Sì, proprio lei che aveva sempre odiato gli uomini, accusandoli sempre di essere dei molestatori, si era ritrovata quasi a sospirare per uno di loro.

Un’esemplare tanto raro quanto normale.

Jyabura era l’unico a non guardarla con un desiderio carnale ma era sempre un uomo e nei suoi occhi leggeva un altro tipo di desiderio.

Poi... vi era il suo profumo.

Lo amava e si sentiva stupida.

“ Non dovresti stare qui al freddo.”

Si voltò appena vedendo l’uomo dei suoi pensieri avvicinarsi con passo lento.

“ E tu dovresti stare con gli altri.”, ribatté, voltandosi del tutto per guardarlo.

Il petto nudo era imperlato di cicatrici e la camicia che indossava svolazzava al vento.

“ Kumadori e Fukurou giocano a carte. Blueno cucina.”

“ Kaku e Lucci?”

“ Penso che la giraffa sia riuscita a trascinare il micio in camera.”, sogghignò malizioso.

“ Buon per lui.”

" Sono felice per Kaku.", ammise. " Se lo m-"

" Senti, Jyabura.", lo bloccò la donna, seria.

" Dimmi."

" Ti piaccio?", domandò diretta, aggiungendo poi minacciosa. " E sii sincero."

L'uomo la guardò indeciso, valutando le opzioni che gli si prospettavano davanti, sfortunatamente nessuna attuabile che potesse salvarlo.

" Sì. Mi piaci.", ammise. " In realtà credo di essere innamorato."

Era sincero.

Lui non mentiva mai alle donne sui suoi sentimenti.

" Bene. E allora che aspettavi?"

" Eh?"

Delle curate mani lo afferrarono per la camicia, quasi strattonandolo.

" Ho scoperto una nuova razza di uomini e non sono maniaci pervertiti. E visto che sei l'unico esemplare che conosco...", ghignò avvicinando le sue labbra al viso dell'altro. " Quindi baciami."

Jyabura ricambio il ghigno ubbidendo all'istante a quel piacevole ordine.

La strinse a sé, possessivo, muovendo le labbra sulle sue.

Era stupito.

Era felice.

Ma non riusciva a pensare a nient'altro a quella donna che stringeva e baciava.

Non era un sogno era la realtà e Kalifa, anche senza dichiarazioni, gli aveva fatto capire di essere ricambiato.

E quello era tutto ciò che gli bastava infondo... a tutti capita un po' di fortuna in amore ogni tanto.

 

 

 

Spazio di Miki

Spero vi sia piaciuta XDD io mi sono decisamente divertita nello scriverla XP

I nomi delle “ex” di Jyabura sono da me inventatiXDD

E spero inoltre di essere rimasta il più possibile IC, visto che mi sono basata su quello che ho letto nel manga e nei CP9’s Independent Report ù.ù

Grazie per essere arrivati fin qui e mi raccomando!

 

 

 

 

   
 
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