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Autore: Artemide BlueMoon    24/12/2015    2 recensioni
Dalla storia:
C'era una volta, tanto tempo fa, ma allo stesso modo un tempo molto attuale, in uno spazio lontano e più vicino di quanto ti immagini, un castello imponente e umile, meraviglioso e tetro, ricco e povero dove abitavano tre persone che nessuno poteva conoscere perché esistevano, esistono ed esisteranno, ma non nella nostra realtà.
Loro vivevano secondo ritmi non umani: si svegliavano, ma rimanevano addormentati, si annoiavano, ma erano sempre allegri e spesso anche al contrario...
(contesto a base filosofica)
questa storia racconta di come spesso ci accorgiamo troppo tardi di quanto possano essere importanti le persone attorno a noi.
La dedico a F e Matte, perchè sì.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedico questa storia

alla mia gemella F e a Matteo,

loro che sanno sempre come rallegrarmi la giornata e ai quali non importa il mio livello di pazzia perchè insieme forse siamo anche peggio (senza il forse), loro che non giudicano, ma accolgono e mi hanno fatta sentire a casa dalla prima volta che le nostre vite si sono incontrate.
Spero di potervi augurare ancora tantissimi "Buon Natale".

 

 

Il Natale che desidero

C'era una volta, tanto tempo fa, ma allo stesso modo un tempo molto attuale, in uno spazio lontano e più vicino di quanto ti immagini, un castello imponente e umile, meraviglioso e tetro, ricco e povero dove abitavano tre persone che nessuno poteva conoscere perché esistevano, esistono ed esisteranno, ma non nella nostra realtà.

Loro vivevano secondo ritmi non umani: si svegliavano, ma rimanevano addormentati, si annoiavano, ma erano sempre allegri e spesso anche al contrario.

Queste tre figure erano di consistenza incerta, non potevano provare emozioni definitive perchè loro erano e allo stesso tempo non erano e la sicurezza li avrebbe solo portati fuori da quel limbo di incertezze.

Sapevano dell'esistenza dell'uno e dell'altro, ma allo stesso tempo non erano sicuri che esistessero davvero.

Avevano tre essenze diverse e uguali, discordanti ed armoniosi.

La prima figura è energica come il fuoco, battagliera, emotiva ed impulsiva, gli altri due quando erano consapevoli della sua probabile presenza la chiamano Ares.

La seconda è l'opposto di com'è la prima: fredda, calcolatrice, chiusa ed attenta, dall'alba dei tempi l'hanno chiamata Atena.

L'ultima, ma anche la prima o la seconda, solo lui lo sa, ma allo stesso tempo non lo può sapere, è un misto tra gli altri due: calcolatore, ma focoso, chiuso, ma emotivo ed impulsivo quanto attento, lui è Poseidone.

Insieme loro tre vivevano, vivono e vivranno senza uno scopo preciso, una meta o un obbiettivo che potesse motivare la loro esistenza, forse a mala pena sono consapevoli di loro stessi.

Queste presenze avevano bisogno di consapevolezza, ma non lo sapevano.

Una mattina o una sera, in un momento preciso quanto astratto che noi temporanei identifichiamo come Natale, ma che loro contano come un lasso di tempo non diverso da tutti gli altri, Atena aprì gli occhi cerulei e la stessa cosa successe nelle stanze di Ares dove due occhi rossi si riversarono sul mondo che esiste ma che non c'è e un paio di occhi blu oceano appartenenti a Poseidone si spalancarono.

I tre si ritrovarono insieme, ma erano davvero insieme oppure era la loro immaginazione? Non lo sapevano, ma per una volta sentirono che quello era il posto dove dovevano essere, forse.

Al centro della sala grande, ma anche piccola, sfarzosa e misera, trovarono ad attenderli una sorpresa.

Un enorme abete occupava lo spazio restante, addobbato di ogni luce e colore si potesse trovare in quel modo anomalo.

Le lucine si infrangevano sui loro volti così particolari ed anonimi scaldando i loro animi freddi e raffreddando il calore che annientava il freddo in una lotta di contrari.

Ares, Atena e Poseidone si sentivano fuori luogo, incerti com'erano davanti a tutta quella magnificenza così concreta, mai vista prima.

Sotto l'albero c'era una lucina sferica sembrante acqua, quella si mosse verso di loro che arretrarono terrorizzati da tutte quelle cose nuove, tutte in una volta.

-Ciao!- un saluto fu la prima parola che fosse mai risuonata in quello spazio e rimbombò nei timpani fin'ora vuoti dei tre riuniti.

Il globo venne osservato con aria sospettosa.

-Io sono un elfo di Babbo Natale, sono stato incaricato di venire qui a portarvi un regalo, ma non so come mi sono ritrovato in questa forma-

-Regalo?- la voce di Atena rimbalzò imperiosa tra le mura fatte di niente del castello inesistente. Lei, portatrice della saggezza eterna e allo stesso tempo così ignorante di tutto, portò la parola in quell'universo sciogliendo le lingue ai suoi compagni.

-Sì. Babbo pensa che voi siate troppo soli così per Natale vi ha concesso un desiderio. Ditemi chi volete ed io ve lo darò-

-Chiunque?- chiese Ares che era la più ingorda e lussuriosa subito seguita da Poseidone.

-Esatto. Chiedete pure e sarà avverato-

Il globo fluttuava davanti ai loro occhi ma avrebbe anche potuto essere fermo su un piano diverso dalla dimensione su cui poggiavano loro tre.

-Io voglio un bell'uomo, battagliero e silenzioso, muscoloso e bravo combattente- Poseidone espresse per primo il suo desiderio.

Il globo prese ad espandersi e comprimersi, in men che non si dica, ma anche in tantissimo tempo prese la forma luminescente di un uomo. Quando si separò da lui quello si rivelò essere un alto ragazzo dai capelli verdi, la mancanza di maglia mostrava una profonda cicatrice da spada che andava dalla spalla destra al fianco sinistro, nella guaina tre spade.

-Lui è Zoro, un valente spadaccino silenzioso e chiuso in sé. Utilizza le spade in maniera sublime-

Quando Poseidone toccò Zoro per la prima volta l'essenza che lo formava si agitò rassodandosi in un ragazzo dai capelli scuri, gli occhi blu, alto, dal cipiglio severo.

-Tocca a me. Io voglio un uomo bellissimo meno muscoloso e più slanciato, non giovane come quello di Poseidone. Lo voglio simpatico e da molte facce, che sappia essere un buon combattente e allo stesso tempo un sinistro amante-

-Il tuo desiderio sarà avverato Ares-

Il globo ripeté la scena precedente fino a materializzare un uomo bello, ma più vecchio rispetto a Zoro, vestito di tutto punto in nero, dallo sguardo gentile, i capelli castano chiaro e gli occhi gentili, un accenno di barba sul mento.

-Lui è Tom Hiddleston, attore e uomo inglese. Può essere tutto quello che vuoi-

Ares prese la mano del signore. Anche lei si compattò in una donna dalle belle curve sinuose, gli occhi rossi, poco meno alta di Poseidone ma con nello sguardo un lampo malizioso e spietato.

Aver espresso un desiderio aveva reso corporee le essenze degli esseri di quel mondo inesistente interrompendo l'armonia della lotta dei contrari da sempre presente tra quegli spazi.

-E tu, Atena? Qual'è il tuo desiderio?-

Lei rimase in silenzio. I suoi due compagni la guardavano con accanto il loro desiderio, l'attenzione era tutta incentrata sulla presenza ancora incorporea.

La bolla di quello spazio incerto persisteva su di lei.

-Io ho già quello che voglio- parlò con voce imperiosa e decisa -A lungo avrei voluto potermi chiedere cosa desiderassi. Siamo rimasti chiusi in questo spazio non spazio per così tanto tempo da dimenticarci di tutto e di tutti, ma io ho capito solo ora che grande ricchezza avevo al fianco. Io non voglio niente perchè la compagnia di Ares e Poseidone mi è già più cara di ogni altra cosa al mondo. Sono importanti per me ed io finalmente so cosa voglio, dopo tanto tempo ho una certezza assoluta-

Un forte vento iniziò a far volare via l'abete e le mura esistenti ma inesistenti vacillarono, come se fossero scosse da un terremoto.

Niente distrasse Ares e Poseidone dal guardare Atena come mai avrebbero sperato di poter fare.

-Io voglio stare con voi per sempre- fu un sussurro che ebbe la stessa intensità di un'onda di marea, di un fuoco distruttore, di un terremoto e di una tromba d'aria.

La bolla che li aveva catturati per il tempo infinito scoppiò in un muto boato, ma Atena, Ares e Poseidone erano ancora lì, stretti in un abbraccio.

Al tocco delle persone più importanti della sua vita Atena prese una forma concreta: era la più bassa dei tre, il corpo formoso e abbondante, gli occhi cerulei colmi di una saggezza antica quanto nuova ed appena acquisita e sul naso un paio di occhiali, segno di sapienza.

I tre dal nontempo tornarono reali, vennero nel nostro mondo e camminarono fra noi consci dell'importanza della consapevolezza e dell'amicizia, insegnarono questi valori a chi incontravano per strada, al lavoro, alla famiglia che si crearono e ovunque ce ne fosse bisogno.

Non si separarono mai e quando venne il momento della loro morte erano insieme come lo erano stati durante tutta la loro esistenza, unico punto fermo e sicuro tra una montagna di incertezze e paure, si tenevano per mano stretti in cerchio. Vennero trasportati di nuovo in quello spazio che era stata casa loro da quando era stato creato il mondo, ma che la loro presenza aveva stravolto rendendolo concreto ed importante, un vero paradiso.

Proprio come la loro unione.

   
 
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