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Autore: Shin4    25/12/2015    2 recensioni
La vita a Beika continua a scorrere ininterrotta. Shinichi si ritroverà a dover fare molte scelte difficili per preservare la sicurezza di chi ama mentre l'ombra dell'organizzazione si allungherà sempre più su di lui. Riuscirà il nostro eroe a mantenere il suo sangue freddo, il suo carisma, mentre il mondo sembrerà crollargli addosso?
La mia storia riprende il manga direttamente a partire dal capitolo 940. insomma fresca fresca di novità cercherò di riempire le vostre giornate con nuovi casi, nuove rivelazioni e forti sentimenti che si dipaneranno attraverso questo racconto che prevede essere una lunga fanfiction all'insegna del crimine
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Omicidio inaspettato

 Due profondi occhi blu si aprirono sul mondo. Un’altra lunga giornata era appena iniziata, un altro giorno in cui si sarebbe dovuto fingere Conan, e non avrebbe potuto essere un liceale 17enne come realmente era.
Il ragazzino si alzò di malavoglia e andò a fare colazione. Ancora mezzo addormentato prese una fetta di pane iniziando a sbocconcellarla mentre in sottofondo la televisione dava le notizie recenti.
<<…un’altra grande perdita per la comunità scientifica. Rokuro Takuya è stato ritrovato morto stamattina nel suo appartamento freddato da un colpo di pistola. Gli inquirenti…>>
Goro intento a leggere il giornale sbuffò sonoramente catturando l’attenzione di Conan “è successo qualcosa zietto?”
“Si una vera tragedia” rispose serio lui “hanno cambiato l’orario dello special di Yoko e ora non potrò più vederlo! Avevo anticipato apposta l’incontro con il cliente” urlò fra lacrime di disperazione.
Conan, che era quasi caduto dalla sedia per lo spavento, rise sommessamente guadagnandosi un’occhiataccia. Quella scenetta fu fortunatamente interrotta da Ran che entrando come un tornado esclamò “Conan è tardissimo se non ti dai una mossa arriveremo tardi a scuola!”
“Arrivo subito Ran-neechan!” disse correndo via a prendere la cartella, sfuggendo alle grinfie dello zietto.
 
I due si avviarono insieme, lei con entrambe le mani sulla cartella tenuta davanti, lui con le mani in tasca perso nei propri pensieri. “Quasi come una volta” si disse lui, già quasi perché lui ora era solo un bambino.
La voce solare di Ran lo riscosse “Ah Conan ieri mi sono dimenticata di chiederti se oggi, dopo la scuola, vuoi venire con me e Sera-chan a trovare un giornalista, mi pare si chiami Tezuya Nabuyama.”
Il bambino la guardò perplesso “Come mai?”
“Sera mi ha detto che è un amico di suo fratello e che ci teneva a incontrarlo perché era da un po’ che non si vedevano, ma non voleva andare sola visto che abita dall’altra parte della città.” Si portò un dito alle labbra pensierosa continuando “Mi ha chiesto di portarti con noi perché voleva chiederti una cosa, ma non ho idea di che cosa si tratti”
“Ah davvero? Si certo che vengo! tanto non ho niente da fare” rispose lui con un grande sorriso alzando le braccia al cielo cercando di fingersi entusiasta. Mentalmente intanto aveva già iniziato a chiedersi quali fossero le reali intenzioni della ragazza. Era da un po’ che aveva il sospetto che lei sapesse la sua vera identità. Tra l’altro, proprio quella mattina, aveva ritrovato fra le sue cose lo strano fazzoletto con ricamato in un angolo il nome ‘Mary’ che aveva preso qualche tempo prima in quel ristorante di Ramen. Voleva assolutamente delle delucidazioni in proposito: quel nome non gli era nuovo e poi la ragazzina che Sera nascondeva nella sua camera, quella che lui sospettava essere questa misteriosa Mary, somigliava così tanto ad Ai. Che ci fosse un legame di parentela fra loro? Era da un po’ che cercava di trovare un modo per estorcerle delle informazioni e chiarire quindi i suoi dubbi. Forse quella era la volta buona per capirci qualcosa.
 
Il pomeriggio arrivò e con lui il caldo che sembrava voler tormentare i ragazzi che si aggiravano fra le strade di Tokio alla ricerca dell’appartamento del giornalista.
“Manca molto?” domandò Conan annoiato
“No dovremmo essere arrivati, eccolo è quello lì” disse Sera indicando un palazzo di fronte a loro.
Quando prima si erano incontrati Conan aveva provato a chiedere subito a Masumi cosa volesse sapere da lui, ma lei con un sorriso noncurante gli aveva risposto che ne avrebbero eventualmente parlato più tardi e che tanto non era importante. Aveva cominciato a parlare con Ran delle lezioni e lui spazientito si era avviato dietro di loro.
Salirono le scale esterne e suonarono il campanello più volte. Nessuno rispose “Che strano, mi aveva assicurato che mi avrebbe aspettata a casa”
“Guarda Sera-neechan la porta non è chiusa a chiave” si intromise il bambino girando la maniglia. Un brutto presentimento lo colse. Spalancò la porta e togliendosi di fretta le scarpe si precipitò in quella casa a lui sconosciuta. Le imposte delle finestre erano aperte e il sole prorompente invadeva quello spazio ordinato in modo quasi maniacale. I rumori del traffico giungevano ovattati alle orecchie dei giovani ma per il resto c’era silenzio, troppo silenzio.
“Conan ma dove stai andando?” Ran lo rincorse preoccupata, seguita da Sera, bloccandosi all’improvviso quando una scena terribile si mostrò davanti ai loro occhi all’ingresso dello studio. Il signor Nabuyama era seduto in modo scomposto sulla sedia vicino alla scrivania con un taglia carte che gli spuntava di poco dal petto. Una mano stringeva ancora l’impugnatura in modo febbrile come se l’uomo avesse fatto un inutile tentativo di estrarla dal proprio corpo prima che fosse troppo tardi. Il sangue che imbrattava la camicia chiara e parte dei pantaloni, era colato sulla sedia e in parte anche sul pavimento. Alcuni schizzi avevano raggiunto il piano della scrivania e le carte ancora aperte su di essa.
Ran lanciò un grido mentre gli altri due accorsero ad esaminare il corpo. Il sangue era secco, la mascella era rigida e cosi le mani. Era morto almeno sei ore prima.
“Sarà meglio chiamare la polizia, tanto per lui non possiamo fare più niente” sospirò Sera sommessamente.
 
Nell’attesa Conan e Sera diedero una rapida occhiata alla scena del crimine alla ricerca di qualche indizio, aggirandosi per la stanza facendo attenzione a non toccare nulla.
Era chiaro che Tezuya era stato colpito alla sprovvista, aveva ancora un’espressione sorpresa sul volto. L’assassino doveva aver agito senza premeditazione altrimenti non avrebbe usato il taglia carte che era stato chiaramente preso dalla scrivania. Inoltre quella camera, nonostante qualcuno avesse provato a mascherarlo era stata velocemente setacciata da cima a fondo. I fogli sulla scrivania erano stati spostati dalla posizione originale, lo si poteva intuire chiaramente dal fatto che gli schizzi di sangue si trovavano in una posizione strana che non potevano essere conseguenza della pugnalata. L’assassino aveva cercato informazioni anche nel computer, la tastiera infatti mostrava tracce sbiadite di sangue.
Perfino nella libreria qualcuno aveva dato rapidamente un’occhiata: i volumi erano stati spostati.
 
“Ehi guarda, ho trovato qualcosa” disse raggiante Sera mostrando a Conan una pietruzza colorata.
“È un brillantino, deve averlo perso l’assassino quando ha pugnalato Nabuyama, era ai piedi della scrivania” lo ripose in tasca con cura per mostrarlo poi alla scientifica.
“Sera-neechan intanto che aspettiamo la polizia, mi sai dire qualcosa di più sul signor Nabuyama? Di che tipo di articoli si occupava per esempio. Vedo molte riviste e libri riguardanti le cose più diverse.” disse il bambino con fare pensieroso avviandosi insieme alla ragazza verso la porta d’ingresso, dove li aspettava Ran.
“Tezuya scriveva per una rivista scientifica, si occupava principalmente di ricerche e lavori nel campo delle nuove tecnologie e nuove scoperte. Era un tipo molto colto è per questo che puoi però trovare libri di ogni genere. Era una brava persona, il suo più grande difetto era la sua mania per l’ordine. Si arrabbiava sempre tantissimo se qualcuno metteva qualcosa fuori posto”.
“Sai su che cosa stesse lavorando ultimamente?”
“Non saprei mi spiace, non lo conoscevo così bene”
I due vennero interrotti dal sopraggiungere dell’ispettore Megure “E voi tre cosa ci fate qui? Non ditemi che siete stati voi a ritrovare il corpo”.
“Proprio così” replicò prontamente Sera “La vittima, il signor Tezuya, era un vecchio amico di mio fratello e mi aveva chiesto di andarlo a trovare”
“Capisco, ditemi per caso con voi c’è anche Goro?” chiese Megure con tono sconsolato
“No signore siamo da soli” disse innocentemente il bambino, alche l’ispettore si assicurò che non avessero toccato nulla e chiese loro di attendere fuori intanto che controllava la scena del crimine insieme agli uomini della scientifica.
 
Tornato dai tre giovani scopritori iniziò a porgere le domande del caso “Ho bisogno delle vostre deposizioni ora, per quale motivo vi trovavate qui?”
“Come le ho già detto ispettore eravamo venuti a fare visita al signore che era un mio conoscente. Quando siamo arrivati abbiamo suonato il campanello ma non rispondeva nessuno così dato che la porta non era chiusa a chiave siamo andati a vedere se fosse successo qualcosa.”
“mm bene, avevate un appuntamento?”
“Si ci eravamo sentiti per telefono questa mattina presto per fissare l’orario, dovevano essere circa le 7 e mezza”
L’ispettore armato di guanti controllò ciò che si era appuntato sul taccuino. “Sul cellulare che abbiamo ritrovato nelle tasche dei pantaloni della vittima, ci sono tre chiamate risalenti a stamattina e un messaggio. La prima risulta essere la tua alle 7.27 e poi le due successive, una alle 7.48 da parte di un certo Rokudo Masaashi e un’altra alle 8.15 della signorina Reika Yotsui. Li conoscete per caso?
I ragazzi negarono in silenzio “Beh poco male, abbiamo già contattato i due per vedere se hanno maggiori informazioni da darci”.
 
Dopo poco sopraggiunsero sulla scena un uomo di mezza età con dei folti baffetti neri, vestito con un elegante completo da lavoro con tanto di giacca verde oliva nonostante il caldo, e una giovane in tayer con le maniche della camicetta arrotolate fino ai gomiti e un brillante cerchietto che tratteneva i capelli castani.
“Voi siete il signor Masaashi e la signorina Yotsui? Mi spiace dovervi comunicare la notizia che il signor Nabuyama è stato ucciso. Siete stati contattati immediatamente perché le vostre sono le ultime telefonate trovate nel cellulare della vittima. L’ora stimata del delitto è da collocarsi fra le 8 e le 10 di questa mattina”
Il signor Masaashi che sconvolto dalla notizia si era appoggiato alla porta prendendosi il viso fra le mani intervenne per primo “avevo telefonato al signor Nabuyama per accordarci sulla consegna del suo nuovo articolo. In teoria sarebbe dovuto venire alla sede della mia rivista poco prima di pranzo. Anche se non si è presentato non mi ero particolarmente preoccupato perché era in anticipo sui tempi previsti e ho pensato che come suo solito si fosse fissato sui particolari. Sapete era un uomo molto preciso. Avevo deciso di passare da lui stasera prima di tornare a casa se non avessi avuto altre notizie nel pomeriggio.”
La donna che era scoppiata in lacrime e si era accasciata sul pavimento, smise di singhiozzare e cercando di ritrovare un po’ di contegno balbettò “Io lo avevo contattato questa mattina per discutere di lavoro. Avrei dovuto intervistare una sua conoscenza e volevo qualche indicazione. Dovevamo incontrarci in teoria prima delle 9 ma ho avuto un contrattempo per cui ho provato a richiamarlo per spostare l’incontro nel pomeriggio, altrimenti sarei arrivata tardi al lavoro. Quando l’ho chiamato poco prima delle 9 non ha risposto quindi gli ho lasciato un messaggio in segreteria.”
“Si, lo ha lasciato alle 8.52”
Sera con un sorriso malizioso interruppe l’ispettore “Beh direi che l’arco di tempo può essere ristretto fra le 8.15 e le 8.52 quando è stato lasciato il messaggio nella segreteria. Il telefono si trovava nella tasca della vittima quindi se non ha risposto è perché probabilmente era già morto non crede?”
“Si certo hai ragione.”
“Allora perché non chiede a questi due signori dove si trovavano a quell’ora?” chiese Conan con fare innocente, guadagnandosi però un’occhiata di rimprovero sia da Ran che dall’ispettore.
“Ragazzini non siete ancora un po’ troppo giovani per intromettervi nelle indagini della polizia? Soprattutto tu piccolo?” si intromise la donna abbassandosi all’altezza di Conan e accarezzandogli la testa.
“La signorina ha ragione” disse con tono burbero l’ispettore “per una volta lasciate fare alla polizia”.
Ma la mente di Conan lavorava già a pieno ritmo e nonostante mancassero ancora dei tasselli si era già fatto un’idea su come si potevano essere svolti i fatti.
   
 
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