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Autore: AlexisVictorie    25/12/2015    4 recensioni
Alexis è stata maledetta e non ha le ali.
È una fata solo a metà.
Gea avverte il dolore delle persone ed è diversa da qualunque altra fata.
Questo ha allontanato tutti.
Akira è' nato con un potere immenso ed è stato isolato dalla società perché troppo pericoloso.
Queste tre fate non hanno niente in comune eppure si incontrano ed è così che inizia un viaggio per tentare di rompere la maledizione che impedisce ad Alexis di venire accettata come regina.
E se nel frattempo capitassero anche in mezzo ad una guerra?
Cose che capitano direte voi.
Staremo a vedere,
possa la fortuna sempre essere a vostro favore
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alexis fissava preoccupata, l'uomo che la osservava.

Indossava un camice bianco, ma da due fori nel tessuto sbucavano le ali verde acido del dottore.

Aveva un'espressione concentrata mentre scrutava la sua schiena, stuzzicandola e picchiettandola.

Alexis puntò lo sguardo sul suo consigliere.

Eridanus muoveva appena le sue ali (di un rosso sangue un po' inquietante) e sembrava preoccupato.

Alexis sapeva che era solo una facciata.

Non erano mai andati d'accordo lei ed Eridanus.

Sospirò e sobbalzò, quando la mano del dottore premette sulla sua schiena, portandola a raddrizzare la postura.

Il medico sospirò piano e si risollevò.

-Alexis non sta sviluppando le ali. Succede raramente. Quasi per caso. Sta di fatto, che la nostra principessa, non può essere definita, una fata.- spiegò l'uomo, rivolgendo uno sguardo preoccupato alla ragazza.

-Non è possibile- rispose atona Alexis, gli occhi fissi sul muro, lucidi per le lacrime che stava trattenendo.

Tutti, nel suo regno, avevano le ali.

Fate e maghi, tutti, avevano le ali.

A lei, invece, quel dono era stato rinnegato.

A lei non sarebbero cresciute le ali.

Eridanus sbuffò irritato e afferrò bruscamente la mano della bambina.

-Andiamo, Sua Maestà- la chiamò il consigliere e la piccola principessa lasciò cadere le lacrime che  aveva faticosamente trattenuto.

Eridanus alzò gli occhi al cielo e sbuffò, trascinandola via.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Astra sorrise alla cugina, le ali arancioni, sbattevano allegramente.

Si bloccò quasi immediatamente quando vide le lacrime della principessa.

Alexis la fissò stravolta e si indicò le spalle.

-Non mi cresceranno mai le ali.- sussurrò, e la sua voce si spezzò.

Eridanus la spinse bruscamente oltre la soglia di casa.

Astra cercò di abbracciare la cugina ma ricevette un'occhiata di scuse, prima di vedere la bimba scappare via.

-L'ha presa malissimo- commentò indifferente Eridanus e Astra voltò le spalle al consigliere di corte.

Alexis non aveva le ali ma avrebbe avuto sempre qualcuno pronto a sostenerla.

Astra non lo sapeva allora, ma la sua amata cugina avrebbe davvero trovato qualcuno capace di risollevarla dal pozzo senza fondo dov'era caduta.

Sospirò piano, ignorando l'allegria malcelata di Eridanus e si apprestò a seguire la cugina.

Quella fu la prima di tante notti insonni, passate ad attendere che la principessa esaurisse le lacrime.

 

 

 

 

 

 

 

-Siete la principessa?-

Alexis sussultò a quella domanda e si voltò quasi di scatto.

Di fronte a lei, dritta e vagamente curiosa, stava la fata più strana che la principessa avesse mai visto.

Aveva delle ali stupende, di un intenso rosso, che sfumò velocemente nell'arancione passando per il giallo fino al verde.

Cambiavano colore lentamente e ammaliavano in una maniera assurda.

Portava dei jeans strappati e una maglia larga, piena di schizzi di pittura, che lasciava scoperta una spalla.

La pelle era scura, abbastanza da far sentire la principessa alla pari di una mozzarella, e aveva due occhi dal taglio particolare.

Uno era scuro mentre l'altro aveva una macchia di grigio.

I capelli erano castani alla radice ma sfumavano nel biondo e terminavano con un acceso verde/azzurro.

-Credevo che Carnevale si festeggiasse solo tra gli umani.- sorrise Alexis e la ragazza sbuffò, senza dar segno di essersi offesa.

E in effetti, non era quella, l'intenzione di Alexis.

I suoi sudditi la temevano per quella sua mancanza.

Era così simile agi umani ma al tempo stesso riusciva a compiere magie.

La Fata dei Quattro Elementi, anche se non era davvero una fata.

Era naturale essere temuta.

-Sono la Fata della Gioia e della Pace Interiore- la informò la ragazza e un sorriso spontaneo fiorì sul viso della principessa.

-Hai delle ali stupende-rispose, osservandole mentre sfumavano sul lilla e diventavano di un magnifico rosso porpora.

-La ringrazio Maestà. Come mai siete sola? Di solito qui in piazza c'è sempre un sacco di gente.- osservò con innocenza la sconosciuta e Alexis sorrise a tanta ingenuità.

-A nessuno piace avermi intorno. Ma non chiamarmi Maestà. Abbiamo la stessa età. Sono Alexis- aggiunse porgendo una mano all'altra.

-Mi chiamo Gea.-

-È un bel nome.- fu la risposta pacata della principessa.

-Mi sorprende, Alexis.- ricambiò Gea -Non ho mai visto nessuno fingere tanta pace interiore e avere l'inferno che infuria dentro-

Alexis sussultò, un po' sorpresa dall'osservazione.

-Non so di cosa parlate. L'Inferno è per i peccatori…e io non ho peccato.-

-Oh, lo so. La vostra è una maledizione. Qualcuno non vuole che le vostre ali si manifestino.-

-Io non ho ali.- ribattè tagliente Alexis, e tutta la calma che aveva finto di possedere, scomparve sostituita da un'occhiata torva -È una condizione che ho accettato tredici anni fa.-

-Vi ho sentita.- rispose Gea -Una grande esplosione, un baratro, il vuoto dentro, e la sensazione di non essere giusta. Di non essere normale. L'odio verso voi stessa e verso le vostre ali, ali mai cresciute. Essere la Fata della Gioia rende sensibili al dolore. Lo sapeva principessa?-

Alexis si sentì morire dentro, al ricordo dei suoi cinque anni.

-Non voglio ricordare queste cose. Le ho superate-

-Non è vero, principessa. E io sono stanca di soffrire per voi.- rispose Gea.

-Nessuno ti chiede di soffrire con me.- fu l'acida risposta.

-Siete maggiorenne. Posso aiutarvi a riavere le ali.-

Alexis la fissò sconvolta, chiedendosi se fosse solo uno scherzo di cattivo gusto.

-Cosa devo fare?-

-La vostra nascita è stata maledetta da qualcuno di potente, principessa.-

-Alexis- la corresse automaticamente l'altra, ottenendo uno sbuffo divertito.

-Volete sentire la vostra maledizione, sì o no?-

La principessa annuì e ottenne un sorriso sincero da Gea.

-È tutto dentro di voi, Alexis. Le vostre ali non escono perché la maledizione le ha bloccate. Ma è stato un blocco momentaneo. Eppure…dopo è stata solo colpa tua. Una volta convinta che non avresti mai avuto le ali, il tuo inconscio ha agito da solo, impedendo loro di sbucare.-

-Devo solo…volerle? E loro appariranno?-

-È passato molto tempo ormai. Sarà necessario un…aiuto-

-Aiuto?-

-Devi trovare la Fata della Psiche. Solo lei (o lui) ha il potere di agire sulla tua mente stravolta.-

-Mi aiuterai?- chiese afflitta la principessa.

Gea sorrise.

Per un secondo, le sue ali divennero nere e passarono subito al bianco, per poi tornare sulla scala dei colori dell'arcobaleno.

-C'è tanta oscurità nel vostro cuore, principessa. Residui della maledizione e del vostro stesso dolore. Avete così tanta sofferenza in voi che soffro anche solo ad affiancarvi. Ma non temete, vi aiuterò fino alla fine. Che non si dica che non onoro la Corona delle Fate-

-Vediamoci domani qui- tagliò corto Alexis, sentendosi a disagio. -Stessa ora. E decidiamo come muoverci-

-Come desidera- scrollò le spalle Gea.

-E dammi del tu! Maledizione- ringhiò fra i denti la principessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il giorno dopo, Gea sorrideva tranquilla, seduta su una panchina.

Stringeva un sasso che brillava fra le sue mani e cambiava costantemente colore.

Alexis si chinò ad osservare la pietruzza ma appena Gea la fece cadere, quella perse la luce.

Alexis si sentiva come quella pietra.

Aveva vissuto per anni senza avere davvero uno scopo.

Si era sentita come un guscio vuoto e freddo.

Ma poi era arrivata Gea.

Aveva illuminato i suoi occhi con quelle ali magnifiche e i capelli colorati e Alexis aveva brillato nel suo riflesso.

Aveva il terrore che Gea lasciasse perdere, e non la aiutasse.

In quel caso, avrebbe perso l'unica fonte di luce dopo tredici anni.

-Ho cercato informazioni sulla Fata della Psiche. Non risulta niente nei registri e non capisco come è possibile.-

-Il Mago della psiche ha poteri straordinari, quasi quanto i tuoi, principessa. Non mi sorprende che la sua esistenza sia stata tenuta nascosta.- spiegò Gea.

-Allora perché tu lo conosci?- corrugò la fronte Alexis.

-Non ve l'hanno detto? Io so essere estremamente ribelle-

Alexis scoppiò a ridere e avvolse un braccio attorno al collo dell'altra ragazza, facendo attenzione a non danneggiare le ali.

-Andiamo. Presentami questo fantomatico mago.-

-È un tipo simpatico. E carino. Vi piacerà.- commentò distrattamente Gea.

La ragazza fece per alzarsi in volo ma ebbe il buongusto di correggere il tiro e restare coi piedi piantati a terra, sotto gli occhi malinconici della principessa.

-Scusate-

-Sta zitta e andiamo. Prima incontriamo sto tipo e prima potrò volare anche io.-

 

 

 

 

 

 

 

 

Alexis scrutò con attenzione la strada che gli si presentava davanti.

-Quindi dovrei fare tutto questo percorso a ostacoli (senza ali perché non le ho) facendo affidamento solo sulla mia dubbia agilità?- sbuffò la ragazza, sollevando le sopracciglia.

-Ehm..sì. Vi aiuterò come posso però.- si affrettò ad aggiungere Gea  ricevendo un'occhiata scettica.

La prima parte era un semplice burrone.

Niente di che per una fata qualunque.

Alexis scrutò con vago interesse il paesaggio, mentre Gea la scrutava preoccupata dall'altro lato.

-Terra.- sussurrò piano e dallo strapiombo emersero migliaia di sassi che si compattarono in un ponte.

Alexis sorrise, orgogliosa del suo operato, e la sua nuova amica applaudì meravigliata.

-Sono pur sempre la Fata degli Elementi-

Proseguirono in silenzio, godendo dell'allegro cinguettare degli uccellini e dei continui fruscii degli animali del bosco.

-Certo potevano trovare un posticino più isolato per il Mago della Psiche. Un giorno devi spiegarmi come lo hai trovato.- sbuffò Alexis schivando un ramo che Gea le stava per lanciare in faccia.

-Te l'ho detto. Sono brava ad avvertire il dolore.- rispose enigmatica l'altra. 

-Ha sofferto?-

-Come soffre chiunque altro, Alexis.- annuì Gea.

-Non è vero. Lui ha sofferto di più. Per questo lo hai trovato. È successa la stessa cosa con me. Sapevi che avevo patito un dolore indicibile. Cosa può mai aver passato questo Mago da attirare la tua attenzione?-

-Sapete…è cresciuto completamente da solo. Io non sarei felice al posto suo.-

-Non è solo questo- la contraddisse Alexis.

-No infatti.- concordò Gea -Ma non avrai altro da me.-

Alexis alzò gli occhi al cielo e si bloccò di scatto.

-Ditemi che c'è una strada tra le montagne e che non dovrò scalarla- pregò la principessa fissando quel monte troppo…monte.

-Dovrai scalarla- fu la risposta atona della Fata della Gioia.

-Mentre tu volerai come l'angioletto quale sei?- sbuffò Alexis irritata, ricevendo un'occhiata di scuse.

-Penso proprio di sì-

-Non ci tenno proprio. Nemmeno morta.-

Alexis cercò di concentrarsi.

L'incantesimo che doveva provare era pericoloso senza delle ali.

In effetti, quell'incantesimo non serviva affatto a chi le aveva, le ali.

La principessa lo aveva creato appositamente per sé stessa.

I venti iniziarono ad imperversare, fornendolo un appoggio sicuro, come su una di quelle tavole da zurf inventate dagli umani.

Alexis si sollevò sempre più in alto, il sudore freddo e l'orrore di poter cadere da un momento all'altro.

Continuò a volare, sempre più su, cercando di respirare nonostante l'aria rarefatta.

Gea la seguiva, come un'ombra, pronta ad afferrarla se qualcosa fosse andato storto.

Superata la cima, Alexis sospirò per la tanto attesa discesa.

Fu allora che perse la concentrazione.

Il vento smise di sostenerla e la fata sentì l'appoggio mancarle sotto i piedi.

Gridò e Gea si voltò di scatto.

La fata si gettò all'inseguimento della principessa e riuscì a bloccare la caduta a pochi metri dal suolo.

Alexis abbracciò l'amica terrorizzata.

-Mai più- decretò la sovrana, prima di staccarsi dall'amica e riprendere il cammino.

-Ci siamo quasi principessa- la rassicurò Gea.

-Va bene. Mi fido.-

-Manca solo…la cascata da risalire-

-…La cascata. Certo che si sono proprio impegnati per nascondere questo benedetto Mago- sbuffò la ragazza e Gea sorrise divertita.

-Potete sempre manovrare l'acqua, come con la terra e l'aria.-

-Il bello è che non so nuotare. Le fate sorvolano le acque. Non ho mai sentito il bisogno di imparare.

-Avreste dovuto. Dopottutto non avete le ali a giustificare questa mancanza-

-Nessuno mi ha insegnato.- tagliò corto Alexis.

-Mi chiedo quanto ci metterete a superare anche questa. Tanto dopo siamo arrivati.-

-Oltre la cascata? Me lo giuri?-

-Ve lo giuro, Vostra Altezza- dichiarò solenne l'altra.

-Smettila di essere formale- cantilenò la principessa.

-È magnifica- aggiunse subito dopo, una volta raggiunta la cascata.

Il rumore dell'acqua era fragoroso e arcobaleni rendevano il urto molto fiabesco.

Ninfee galleggiavano placide, sospinte dalla forza della cascata.

Un pesce rosso saltellò agile prima di rituffarsi.

-Mi sembra di essere in quei cosi degli umani…flim?- chiese la sovrana all'amica.

-No, Ale…film.-

-Ah va bene. La L viene dopo la I quindi.-

-Sì. Adesso potremmo…?- Gea fece un gesto vago verso la cascata.

Alexis entrò lentamente in acqua.

Poi, senza alcun preavviso, Gea vide sbucare un enorme getto d'acqua dalle profondità del lago e la sua Sovrana volare via-

-Ma chi me l'ha fatto fare?- ringhiò fra i denti prima di correre a salvare l'amica.

Alla fine ne uscirono indenne, in un modo o in un altro.

E come promesso, una piccola casetta si prospettava all'orizzonte.

Il tetto era formato da fili di paglia intrecciati.

Le finestre avevano incastonate dei vetri colorati che davano un tocco di allegria.

La porta recava un incisione: Akira.

Del fumo usciva dal comignolo, e una voce allegra si sentiva canticchiare dall'interno.

Gea bussò educatamente e un ragazzo subito spalancò l'ingresso.

-Gea! Sei tornata a trovarmi finamente!-

La prima cosa che Alexis riuscì a pensare fu "Che bella voce"

L'attimo dopo, la principessa stava scannerizzando il nuovo venuto.

Aveva i capelli biondo dorato, e la luce che filtrava dagli alberi,  li schiariva leggermente.

Aveva una pelle leggermente abbronzata e due vivaci occhi acquamarina, un colore luminoso come le acque dell'oceano.

Dello stesso colore, erano le piccole ali che sbucavano dalla sua schiena.

Alto e sottile, ma non privo di muscoli, quelli non mancavano sicuro, avrebbe fatto strage di cuori se avesse potuto vivere attivamente nella corte di Alexis.

-Hai portato ospiti- sorrise cordiale, abbracciando la sovrana come se si conoscessero da sempre.

Fu strano per lei.

Il biondo usò una delicatezza non indifferente e non fece commenti sulla mancanza delle ali.

-Coraggio, entrate-

L'interno era caldo e accogliente, tutto in legno e stoffa.

Akira le fece accomodare vicino al fuoco e preparò del latte caldo, allungando con aria saputa, un vassoio di biscotti.

-Spiegatemi cosa volete che io faccia- esordì rilassato.

Gea tossicchiò discretamente e Akira distolse lentamente gli occhi da Alexis.

-Penso che per prima cosa servano delle adeguate presentazioni.- ragionò Gea.

-Certamente. Perdona la mia maleducazione. Sono Akira, Mago della Psiche, umile abitante del regno delle Fate.- aggiunte poi, voltandosi verso la principessa.

-Alexis, Fata degli Elementi-

-La principessa! Santo Arcangelo, Gea! Volevi avvisarmi? Non posso abbracciare la principessa come se fosse la mia vicina di casa!-.

-Ma non avete vicini- obiettò ragionevolmente Alexis.

-Non hai conosciuto l'adorabile famiglia di scoiattoli nell'albero qui fuori.- ridacchiò Akira.

Gea sbuffò e il mago tornò ad osservarla.

-Spiegati Gea.-

-Alexis ha un blocco nella sua mente. Le impedisce di sviluppare le ali. Tu potresti aiutarla. Leggi nel pensiero degli scoiattoli dopotutto. Per te non può essere tanto complicato.-

-Odio ascoltare i pensieri di quelle bestioline nel tronco. Non immaginereste mai quanto siano focus durante la stagione degli amori-

Alexis si strozzò con un biscotto, causando la ridarella degli altri due.

-Vedrò come aiutarla, Principessa.- 

-Chiamami Alexis.- lo corresse la ragazza.

-Gea devo chiederti di uscire. Sono spiacente.- si rammaricò Akira.

-Va tutto bene. Buona fortuna- sussurrò ad Alexis.

-Bene! Iniziamo!- si sfregò le mani il Mago.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Dove siamo?- chiese Alexis, sfregando le mani sulle braccia.

Sentiva il freddo penetrare nelle sue ossa.

-Questa?- il biondo sorrise leggermente e la principessa si chiese come potesse essere così tranquillo-Questo è il luogo che la tua mente, ancora inesperta, ha creato per ripercorrere tutta la tua giovane e probabilmente triste vita.- spiegò velocemente Akira.

-Non mi piace.- sbottò infastidita la ragazza.

-Puoi cambiarlo se vuoi. È la tua mente. Anche qui sei regina-

-Non sono una regina. Lo diventerò raggiunta la maggiore età.- obiettò Alexis ma Akira parve ignorare la precisazione.

Alexis preferì sorvolare sull'irriverenza del Mago.

Chiuse gli occhi e si concentrò.

Se doveva rivivere la sua vita preferiva farlo in un luogo confortevole.

Quando li riaprì era di nuovo nella radura con la cascata, quella ai piedi della casa di Akira, ma non c'era Gea con lei e la cosa la rese triste.

Il Mago della Psiche sorrideva, osservando un telo steso a terra, e il cesto di vimini ricco di cibo.

-Pranzo immersi nella natura?- ironizzò e Alexis sorrise.

-Tanto vale mettersi comodi- fu la sua risposta.

Akira si accomodò con una grazia che male si addiceva alla vita da contadino che svolgeva.

Alexis lo seguì quasi automaticamente.

Si sentiva stranamente affezionata a quel ragazzo, anche se lo conosceva da circa una ventina di minuti.

Una grande schermata nera apparve loro di fronte.

Recava una scritta elegante e ricca di ghirigori, dorata.

 

la persona che ha portato speranza

 

-Rivivrai eventi e persone del passato. E capirai le origini della tua maledizione. Solo così la puoi sconfiggere-

-Ho paura- rispose Alexis.

Akira scrutò i suoi occhi viola.

Erano spalancati, le pupille dilatate e ricolmi di un'angoscia che gli stinse il cuore.

-Puoi farcela.- la incoraggiò ma la fata scosse il capo.

-Posso vivere anche senza le ali.-

-Ma saresti infelice. Ascoltami…tutti abbiamo paura, ma ci sono io qui, okay? Ti aiuterò come posso.-

-Quando leggo una storia , il protagonista affronta la sfida finale completamente solo. I suoi aiutanti non ci sono mai. Io non penso che stavolta andrà diversamente.-

-Tutte le persone che ti amano…saranno sempre al tuo fianco anche se non le vedi.- la rassicurò.

Alexis lo fissò, e i suoi occhi scintillarono paurosi.

-Andrà tutto bene. Puoi farcela-

Alexis scrutò Akira preoccupata ma annuì, nonostante qualche lacrima minacciasse di uscire.

Tornò a voltarsi verso la schermata e sobbalzò per la sorpresa.

Il viso sorridente di Gea, svettava sullo schermo, la pelle scura, i capelli azzurri e gli occhi scuri con quella macchia grigiastra.

-Per un secondo ho pensato fosse lei- borbottò Akira e Alexis annuì.

- Non mi sorprende che sia apparsa lei. Mi ha dato speranza quando pensavo che sarei rimasta per sempre quella diversa. Ha effettivamente portato speranza nel mio cuore.-

-È fatta così.- rispose piatto Akira.

-L'ha fatto anche con te. Ti ha aiutato quando avevi bisogno.-

Il viso di Gea scintillò nello schermo e Alexis seppe di aver ragione.

-È un'amica straordinaria e dubito che le persone se ne rendano conto. I migliori non sono mai ben visti.- 

-Gea è importante per me come lo è per te. Mi sta aiutando ad uscir dall'apatia in cui ero caduta. Ti va di parlarmi di lei? Di come l'hai conosciuta?-

-Dovrei prima raccontarti la mia storia- 

-Mi pare che abbiamo tutto il tempo del mondo qui no?-

Akira annuì seppur a fatica.

 

 

 

 

 

 

Quando ero piccolo, i miei genitori mi adoravano.

Dicevano che ero il bambino più bello del mondo e che ero destinato ad essere un campione.

Ero convinto che sarebbero stati orgogliosi di me quando mi sono spuntate le ali, quando ho iniziato ad usare la magia.

Si è scoperto facilmente il mio innato tanto psichico.

Riuscivo a muovere gli oggetti e a controllare piccoli animaletti, convincerli ad agire come volevo.

Ero piccolo, non capivo ancora quanto importante fosse la libertà.

Mia madre mi vide controllare un uccellino.

Lo avevo convinto a fare alcune acrobazie spettacolari, mi sentivo come in quei circhi Babbani, dove si addestrano gli animali.

Mia madre era terrorizzata.

Disse che o non ero suo figlio, che ero stato scambiato dalle ninfe dei Boschi, che non appartenevo alla sua famiglia.

Disse che avevo gli occhi del diavolo.

Le gridai di fermarsi, quando iniziò a scappare e lei fu costretta a farlo dalla mia stessa magia.

Ero terrorizzato.

La abbracciai ma lei non voleva.

Gridava di lasciarla andare, che non dovevo toccarla.

Era solo spaventata.

Cercai di calmarla ma più si agitava, più o perdevo il controllo che avevo allora e non era molto.

Ricordo solo una grande esplosione.

Mi ritrovarono in coma.

Mamma era morta sul colpo.

Io no. 

Dopottutto una fata non può morire per opera della sua stessa magia.

Gridai di rivolere mia madre.

I dottori non sapevano che pesci prendere.

Mio padre si rifiutò di vedermi.

Mi lasciò solo una lettera che stracciai pochi anni dopo, quando conobbi Gea.

 

 

 

-Perchè stracciasti la lettera?- chiese subito Alexis.

-Quella lettera elencava tutti i motivi che spingevano mio padre a ritenermi un mostro. Quando conobbi Gea riuscii a capire che gran mucchio di stupidaggini erano state impresse su carta.-

Una luce illuminò il viso di Gea nella schermata.

La ragazza sorrise con dolcezza prima di sfumare e sparire lievemente.

Fu un altro il viso ad apparire sullo schermo.

Akira scrutò con interesse il fusi della dona buona che aveva sostituito Gea.

Aveva dei ricci e lunghi capelli biondi e due grandi occhi azzurri.

La pelle era bianca come il latte, al punto da far intravedere le vene blu intorno agli occhi.

Aveva delle labbra rosee, il labbro inferiore più pieno di quello superiore, con gli angoli verso l'alto, a formare un sorriso.

-Mamma- fu il sussurro spezzato di Alexis, che tentò di muoversi verso lo schermo.

-Cosa mi dici di Vittoria? Così si chiama tua madre, no?-

-Non era una fata. Era una ninfa. La Ninfa della Vittoria. Era lei a decidere le sorti di ogni battaglia.-

-Tu adesso combatti la tua battaglia personale, Alexis. Abbi fede nel potere di tua madre, che ti protegge anche ora che lei se ne è andata- le consigliò affettuosamente Akira e Alexis gli strinse una mano.

-Posso parlarti di lei?-

-Certo-

 

 

 

 

 

-Mamma! Papà mi ha portato una bambola. È di argilla sai? L'hanno costruita per lui i nomadi del deserto-

Una piccola Alexis sorrise dolcemente, mettendo in mostra una finestrella fra i dentici.

Aveva ancora i capelli scuri, ma molto più lunghi e gli occhi viola non erano velati dalla tristezza come quelli attuali.

Vittoria sorrideva alla figlia, tenendola stretta, giocando con quella bambola così strana e rigida, poco flessibile e maneggevole.

-È splendide tesoro.-

-Per i colori hanno usato le polveri di fiori che vengono raccolti nelle oasi. Papà ha detto che è molto costosa in effetti, ma che ne valeva la pena.-

-E a te piace?- sussurrò Vittoria all'orecchio della figlioletta.

-Tantissimo mamma. La metterò in una vetrina così sarà al sicuro e non si romperà.-

-E non ci giocherai?-

-Troppo preziosa. Ci giocherò solo con papà.- fu la risposta tranquilla della bimba, che doveva già avere la risposta pronta.

-Capisco. Se a te piace non vedo quale sia il problema. È splendida, Ale.-

La bimba annuì con entusiasmo e afferrò una ciocca dei ricci biondi della donna.

-Adoro i capelli biondi. Il mio fidanzato dovrà essere biondo.-

-Il tuo principe, vorrai dire- ridacchiò Vittoria ma la bimba annuì concorde.

-C'è ancora tempo per queste cose, Ale-

 

 

 

 

 

 

 

-Doveva essere davvero dolce- commentò piano Akira.

-La madre migliore al mondo- fu la risposta di Alexis.

Anche Vittoria, come Gea, sfumò lentamente.

-Rimane una sola cosa o persona che ha segnato la tua vita. Abbiamo visto Gea,la speranza di trovare le ali e tua madre che rappresentava il tuo trionfo sulla maledizione. Ma c'è sempre qualcuno che ostacola il cammino di un eroe. Hai qualche idea?- chiese pacato Akira e Alexis annuì piano.

-Bene…stavolta non dovrai fare niente. Le tue ali sopite mostreranno da loro, come si è arrivati oggi ad una simile condanna-

Lo schermo si illuminò di nuovo.

L'uomo stavolta, aveva dei freddi occhi nocciola, che celavano un fuoco devastante e peccatore al loro interno.

I capelli neri erano come un'aureola oscura che accentuava quel suo sguardo costantemente truce e maligno.

Un Angelo della Morte che spargeva il sangue delle vittime sulle sue ali vermiglie.

-Eridanus. È il consigliere della mia corte- spiegò Alexis.

Akira lo scrutò con sommo interesse e lo schermo mostrò una sequenza che spaventò la ragazza

Eridanus che versava una pozione fra le labbra di una Alexis bambina.

La piccola che si agitava e le scapole, dove spuntavano le ali, che si illuminavano di nero.

Alexis tremava, mentre il video mostrava il volto malignamente felice di Eridanus.

-Ogni notte, versava quella pozione fra le tue labbra, impedendo che si manifestassero le ali entro i cinque anni. Il resto lo hai fatto da te.- spiegò Akira.

-Voglio vedere Eridanus. Devo sapere cosa sta facendo.- pretese Alexis.

-Manchi da casa da una settimana. Il viaggio con Gea si è rivelato troppo lungo ed Eridanus ha preso il potere, raccontando la tua morte. Ha preso il potere e stermina tutti color che si oppongono al suo regime. Aspettava questo momento da una vita, Alexis. Non ti consiglio di guardare cosa sta facendo.-  

Alexis spalancò gli occhi, sconvolta e offesa nell'animo.

-Allora è tempo di andare. Sono terribilmente terrorizzata ma non intendo permettere a nessuno di sopprimere le mie ali e il mio popolo.-

Gli occhi di Alexis brillarono e una luce accecante abbagliò Akira.

Quando riaprì gli occhi, il Mago della Psiche era di nuovo nella sua casa.

Il ragazzo si voltò di scatto a cercare Alexis e ciò che vide lo lasciò senza fiato.

Due sottili e luminosi ali lilla spiccavano fra le scapole della sua principessa che si fissava sconvolta nello specchio che Akira tempo prima aveva affisso alla parete.

-Principessa…- cercò di dire a venne investito da una cascata di capelli castani.

Alexis lo stava abbracciando.

Tutto il nervosismo si sciolse e scomparve e Akira sorrise.

 

 

 

 

 

 

 

Gea era diventata una piccola fata balzellante.

Non solo era euforica per le ali ma sembrava non avere alcun problema ad andare in guerra.

Alexis stentava a capire quella ragazza.

-Ma non sei terrorizzata? Io lo sono e sono quella che dovrebbe stare in prima linea.-

-Ma è ovvio che lo sono.- ridacchiò Gea -La mia è solo fiducia. Inoltre emanate un'aria positiva per le vostre ali e Akira non è mai stato così tranquillo prima d'ora. Ho tutte le ragioni del mondo per saltellare come un folletto.-

Alexis sorrise sconsolata -Contenta tu-

Gea parve non farci caso.

-So a chi chiedere per giungere velocemente a palazzo.-

-Sono gironi di marcia, Gea. Anche volando non sarà facile.- obiettò Akira.

-Ma noi non voleremo.- fu l'enigmatica risposta.

Gea raccolse con eleganza sette fiori apparentemente presi a caso.

Il primo era rosso-rosato e aveva un'aria delicata.

-Questo è il cotogno del Giappone. Si è riusciti a diffonderlo ovunque nel mondo ormai ma è di quelle terre. Rappresenta la tentazione. Abbandonare il proprio popolo e vivere come una reietta. Non è bello ma ti assicura la salvezza.-

Il secondo fiore, quello arancione andò a posarsi a terra, accanto al primo.

-Una Dalia Arancione. Simbolo di eleganza e dignità. Quella che avete mostrato restando a testa alta anche senza ali.-

Il terzo fiore di un intenso giallo era familiare ad Akira.

-Quella è ginestra.- ricordò, infatti.

-Simbolo di umiltà, quella che avete sempre avuto e che vi ha reso amata da chi guardava oltre le apparenze.- fu la risposta di Gea verso Alexis.

-Non sono così speciale, Gea.-

-Oh sta zitta.- la interruppe la ragazza appoggiando dell'elleboro a terra dopo aver indossato dei guanti

-Elleboro orientale. L'elleboro dal greco vuol dire qualcosa come ferita mortale. Maneggiarlo è pericoloso senza guanti ed è un po' come vi vedo io. Pericolosa nonostante tutto.-

Alexis scosse la testa divertita.

Gea raccolse un gruppetto di vaporosi fiori azzurri.

-Agerato imperiale. Rappresenta l'amore senza fine. È quello che mi auguro voi troviate molto presto. Perché senza amore non siamo niente.-

Akira strinse entrambe le ragazze ma la Fata della Gioia si staccò per recuperare il penultimo e sesto fiore.

Era bluastro, incantava Alexis, e Gea lo maneggiava con immenso affetto.

-Questo è più un mio augurio. Il fiordaliso rappresenta il bene che vince sul male, la forza di Dio sui peccati. Desidero vedervi trionfare contro le ingiustizie.-

-Grazie- fu il sussurro lieve di Alexis.

L'ultimo fiore era di sicuro noto a tutti e tre.

-Lavanda- sorrise la principessa.

-Quando viene donata, questa pianta simboleggia la ricchezza e la saggezza. Perché per me voi siete ricca di virtù e saggia nello spirito.-

-Non sono un terzo delle cose che hai detto. Ma ti ringrazio. Nonostante il poco tempo assieme sei entrata nel mio cuore e dubito uscirai facilmente.-

-Bene…detto questo…- Gea si girò verso i fiori e prese a declamare.

-Oh Fata dell'Arcobaleno, simbolo di rinascita, di una vita che continua nonostante tutte le morti che si vedono ogni giorno, rendi omaggio a questi fiori. Aiutaci come solo tu puoi.-

Akira e Alexis si scambiarono uno sguardo confuso.

I fiori si illuminarono e invasero la radura dove si erano fermati, creando una scia arcobaleno.

Quando Alexis riaprì gli occhi era ai piedi del suo palazzo.

-Ma come?- sbottò incredula mentre Akira fissava avido ogni dettaglio del mercato e delle piazze.

-La Fata dell'Arcobaleno può arrivare ovunque con la sua magia. Chiunque deve muoversi velocemente può pregarla. Ma serviva utilizzate dei fiori appositi e che avessero un valore. Ho solo trovato quelli giusti.- si schermì Gea e Alexis le sorrise meravigliata.

-Sei stata straordinaria.-

-Ho i miei mezzi-

 

 

 

 

 

La battaglia infuriava.

Alexis aveva ritrovato molti dei suoi più leali cavalieri che opponevano resistenza a coloro che avevano cambiato schieramento.

Aveva preso Rubin da parte e aveva chiesto al cugino di tenere d'occhio Gea e Akira.

I due se la cavavano egregiamente ma Rubin era stato addestrato, mentre loro no.

Una protezione ulteriore non era di sicuro un male.

Alexis cercò Eridanus nella mischia.

Abbattè qualche soldato, sentendosi in colpa per ogni uomo che cadeva.

Poi ricordò chi stava effettivamente cercando.

-Eridanus non combatte in prima fila. Manda l'esercito a morire per lui. Vorrà dire che toccherà a me stanarlo.- riflettè fra i denti.

Gea, Akira e Rubin la raggiunsero velocemente.

La sua recente amica sembrava stanca ma mostrava un leggero velo di speranza sugli occhi.

Rubin la sosteneva gentilmente e Akira copriva loro le spalle.

-Hai bei capelli- sorrise affettuosa Gea, afferrando una ciocca rossa della chioma di Rubin.

Il ragazzo rise e aumentò la presa.

-Cos'ha?- si preoccupò Alexis.

-Troppo dolore.- fu la criptica risposta del Mago della Psiche.

-Io sto bene.- obiettò Gea, lasciando in pace i capelli di Rubin -Cerchiamo Eridanus.-

-In che senso troppo dolore?- borbottà preoccupata la principessa e Akira sospirò.

-La gente sta morendo. E lei sente tutto questo dolore come suo. Come quando ha avvertito le nostre sofferenze. È esattamente la stessa cosa- si spiegò il ragazzo.

-Speriamo resista.- fu il commento teso.

-È più forte di quel che sembra. Sta mettendo a dura prova Rubin.-

-Ha iniziato a tormentarlo appena lui è arrivato con l'ordine di proteggerci.-

Alexis rise.

Tipico di Gea.

Nella distrazione venne quasi colpita da una freccia che la mancò di striscio.

Si voltò nella folla per cercare chi avesse attentato alla sua vita ma c'erano troppi arcieri da ambo le fazioni.

Sbuffò irritata e parò una freccia diretta a Gea, abbattendo il soldato nemico a malincuore.

Sfondò senza rimpianti una finestra (non era proprio il momento di preoccuparsi dell'arredamento) del palazzo reale e abbattè le guardie ancora all'interno con due mosse decise

Rubin afferrò con decisione l'elmo di una guardia e colpì con quello la testa di un altro soldato che crollò come un manichino abbandonato a sé stesso.

-Odio doverli uccidere.- fu la sua spiegazione, gettando una breve occhiata all'uomo svenuto in terra.

Gea gli sorrise piano e Alexis li dovette tirare entrambi via.

-Muoviamoci.-

 

 

 

 

Eridanus era nella sala del trono, seduto impropriamente al posto di Alexis.

Quando le porte si spalancarono alzò distrattamente lo sguardo.

Per un secondo si accigliò.

Lasciò vagare lo sguardo da Akira con i luminosi e brillanti occhi acquamarina a Rubin con la chioma rossa e le ali beige.

Passò per Gea e vi si soffermò osservando il costante e placido cambiare delle ali.

Quando arrivò alla principessa si bloccò.

Alexis era ricoperta di abrasioni e tagli su gambe e braccia, ferite che l'avevano sfiorata ma mai abbattuta.

I capelli lisci erano sporchi di polvere e cenere. 

La pelle era cadaverica e la ragazza non sembrava proprio il ritratto della salute.

Ogni rossore era scomparso.

Ma gli occhi erano sempre gli stessi.

Lilla e intensi, lo fissavano con sfida, sdegno e delusione.

Le ali dello stessi colore sbatterono nervosamente.

Eridanus le fissò con orrore e sconvolgimento.

Alexis sorrise di soddisfazione.

-A quanto pare hai fatto un errore di calcolo. Pensavi che sarei rimasta quella diversa, la fata solo a metà. Beh sorpresa.- ringhiò furiosa.

-Alexis cara, non so di cosa parli onestamente.-

-C'è una guerra lì fuori. Ferma quegli uomini brutto bastardo-

-Sei tu la principessa. Ordinaglielo.-

-Mi stai sfidando Eridanus.. E mi dispiace ma finchè sarò viva non governerai sul mio regno, sulla mia gente, sui miei soldati-

La terra tremò e Gea eresse una barriera attorno ai suoi amici.

Gli occhi di Alexis scintillarono pericolosi e Eridanus si sollevò dal suo trono.

-Fermati. Distruggerai tutto con un terremoto. Tutti i tesori del tuo amato pala…-

Il terremoto cessò mentre Alexis ringhiava.

-Non me ne frega niente del mio palazzo. Mi sono solo ricordata che, sai com'è, ho una guerra nel cortile e non posso uccidere tutta la mia gente.- rispose sarcastica.

Eridanus si rilassò di nuovo ma sgranò gli occhi quando le mani della principessa presero fuoco.

-Posso sempre bruciarti vivo brutto stronzo- 

Quando Eridanus si ritrovò a fare slalom per evitare gli attacchi della ragazza aveva dimenticato che quella non era sola.

Akira e Gea gli si pararono di fronte e Rubin lo placcò a terra, assestandogli un gancio destro sulla mascella.

La ragazza lo fissò disgustata e gli piantò un piede sul naso, facendolo sanguinare copiosamente.

-Questo era per Alexis.- gli ringhiò contro.

Akira aveva evocato una sfera di energia quando le fondamenta del palazzo cedettero.

Fu veloce a creare un campo di protezione intorno a tutti i suoi amici ma non pensò minimamente al consigliere.

Quando un enorme pezzo di muro crollò dal soffitto verso di loro, si spostarono in fretta.

Eridanus rimase a terra però e venne completamente schiacciato dalla pietra sotto gli occhi sconvolti dei quattro.

Alexis evocò i suoi poteri per riassestare le basi del palazzo.

Quando ci riuscì cadde al suolo esausta e venne gentilmente rialzata da Gea.

-ha avuto una morte anche troppo veloce.- le sussurrò all'orecchio e Alexis cercò di camminare fino al balconcino che affacciava alla piazza, dove ancora il popolo combatteva.

Gli occhi di Akira si illuminarono quando la principessa prese parola, la sua voce echeggiò con forza su tutti gli altri suoni.

-Miei amati sudditi.- la folla si bloccò -Per anni mi avete disprezzata perché non ho avuto le ali. Sono stata una fata solo per metà e penso che tutti voi abbiate avuto riluttanza ad accettarmi come vostra sovrana. Voglio credere che sia per questo che la maggior parte dei miei soldati mi abbia voltato le spalle. Non mi avete ritenuta degna. E mi sento davvero triste per questo. Come vedete, le ali adesso le ho. Sono stata vittima di una maledizione ma l'ho sconfitta e sono stata premiata. Spero che adesso vi convinciate che posso essere una buona sovrana. Deponete le armi. La guerra non è quel che io desidero per la mia gente. Porta solo dolori e sofferenze. Riponete le armi e abbracciate i vostri fratelli.-

Gea si sollevò lentamente in volo, sotto gli occhi ammirati di tutti.

Pronunciò una liana nell'antica lingua delle fate e ondate di energia si espansero dal suo petto.

Alexis e tutta la corte furono invasi da un sentimento di pace e serenità che la principessa aveva sempre sentito, in maniera minore, solo stando accanto all'amica.

Spontaneo fu sorridere e Akira le strinse con delicatezza una mano.

La principessa avvolse con un braccio la vita del Mago della Psiche e appoggiò il capo sulla sua spalla.

Rubin fissò orgoglioso Gea, 

Era l'inizio di una nuova era.

 

 

 

 

 

7 anni dopo

 

Alexis aveva 25 anni ormai.

Si era sposata due anni prima con Akira dopo non pochi ripensamenti, dubbi, difficoltà e gelosie.

Non era stato facile affrontare una relazione, per nessuno dei due.

Erano entrambi inesperti, Akira a causa dell'isolamento e Alexis perché nessuno aveva volto avvicinarla quando senza ali, e di conseguenza ci erano andati coi piedi di piombo.

Però nessuno dei due si era mai arreso, consapevoli di quel legame che avevano instaurato fin da subito.

Alexis sorrise affettuosa in direzione della sua pancia. 

Sorrise, pensando che Gea sarebbe stata la prima a capirlo con quella sua strana capacità di avvertire gli stati d'animo di qualunque forma di vita.

Era stata capace di avvertire la gioia di suo figlio quando aveva solo quattro mesi di gravidanza.

Probabilmente si sarebbe accorta che la sua migliore amica era incinta molto presto.

Le porte si spalancarono e Gea la colse nell'atto di accarezzarsi il ventre piatto.

La scrutò sorpresa per un secondo ma si aprì subito in un sorriso.

La Fata della Gioia era con il suo amato figlioletto.

Alexander aveva due anni, i capelli rossi e gli occhi particolari di Gea (scuri ma con una macchia di grigio in quello destro).

Non aveva ancora le ali ma non se ne preoccupavano.

Gea l'aveva concepito con Rubin durante il loro terzo anno di fidanzamento e i due non erano ancora intenzionati a sposarsi, sebbene fosse in programma.

Qualcuno non aveva visto bene Alexander, in quanto nato al di fuori di un matrimonio ma Gea e Rubin non avevano voluto sposarsi solo perché lei era rimasta incinta. Dovevano volerlo entrambi e nelle condizioni giuste. 

Adesso che avevano una vita più stabile, avevano messo in mezzo il discorso e Rubin era fiducioso.

Alexis sperava davvero di vederli accasati finalmente.

Il piccolo Alexander le corse incontro e si fece prendere in braccio sebbene la principessa temesse qualche calcio nel ventre che voleva evitare decisamente.

-Sei incinta finalmente- rise Gea e recuperò il figlio prima che iniziasse ad agitarsi -Akira si è deciso a darci un erede-

-Non si può mai farti una sorpresa- sbuffò Alexis.

-Se è femmina la chiamerai Gea.- ribattè l'altra e la regina rise.

-Ovvio. Avevi dubbi?-

-Dubbi su cosa?- intervenne Akira, entrando con Rubin al seguito.

Gea si lasciò baciare dal fidanzato prima di mandare un occhiolino all'amica.

-Ehm…ti ricordi quando ho vomitato pure l'anima qualche giorno fa?-

-Sì…quando hai cercato di cucinare e hai preteso anche di assaggiare quel pollo carbonizzato invece degli spaghetti di Gea.-

-Smettila di rinfacciarmelo- borbottò imbronciata Alexis e il re non commentò.

-Comunque non ho capito il discorso di prima. Dubbi su cosa?- riprese Akira e la moglie arrossì non poco.

-Ecco…potrei…ma proprio per caso…essere incinta forse?-

-Me lo stai chiedendo? No perché non faccio il fanta-ginecologo sai?-

-Ho fatto l'incantesimo per controllare e…beh sembra proprio che io sia incinta.-

Akira fissò con sguardo vacuo la moglie prima di baciarla con trasporto sotto lo sguardo leggermente disgustato di Gea che si copriva gli occhi e Rubin che li copriva ad Alexander.

-Se è femmina la chiamiamo Gea- asserì Akira e tutti risero mentre la suddetta correva ad abbracciare quello che considerava come un cognato/fratello.

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice: Buon Natale  a tutti! *sorride affabile*

Ora…non so bene cosa sia questa sottospecie di one-shot che ho inventato e scritto in parecchi mesi di duro lavoro per la mia migliore amica (Gea appunto).

So solo che ho amato scrivere ogni momento e anche se continuo a pensare che sia peggio della spazzatura che mio padre butta la mattina, beh..io ci ho provato.

Scusate se ho inzzozato il sito con questo mio scritto più o meno disgustoso.

Un bacio a Gea che è straordinaria e che adoro anche se non ha mai tempo per recensire e in questo mento non sta rispondendo ai miei messaggi.

Io ho le crisi esistenziali e lei non mi caga.

Chiamasi solido rapporto. -.-

Detto questo, spero che passiate.

Un saluto anche a Roxy che dà sempre un'occhiata ai miei scritti.

Come va lì in Romania?

Un bacio a chi recensirà o leggerà solo.

Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

Alexis

 

   
 
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